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Autore: Oducchan    30/01/2017    0 recensioni
Atobe, Tezuka, Sanada e Yukimura sono in vacanza. Quella che vorrebbe essere una normale attività ludica (a.k.a., realizzare un pupazzo di neve) si trasforma in... beh, un'altra attività ludica.
...
Che diavolo avete pensato, razza di sporcaccioni?!
Genere: Generale, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Crack Pairing | Personaggi: Genichirou Sanada, Keigo Atobe, Seiichi Yukimura, Tezuka Kunimitsu
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Nick autore: Oducchan
Titolo: Just a winter afternoon
Fandom: Prince of tennis

Personaggi: Tezuka Kunimitsu, Sanada Genichirou, Atobe Keigo, Yukimura Seiichi, Kabaji Munehiro
Pairing: implied TezuSanaAtoYuki (o comunque vogliate incolonnarli, insomma)
Genere: generale, sentimentale, slice of life presumo
Avvisi: what if/future!fic

Rating: giallo
Conteggio parole: 880
Note:

Scritta per il COW-T 7, prompt "neve"
 
Just a winter afternoon

 
Tezuka diede un’occhiata all’ammasso di neve, per nulla convinto della validità dell’opera.
-Dovremmo rientrare- tentò di obiettare, strofinando le mani guantate tra loro mentre parlava –Si sta facendo tardi-
Ma ovviamente, le sue parole furono prese in considerazione solamente da Sanada, che emise un grugnito di concordo mentre arrancava da un lato all’altro dello spiazzo su cui si stavano attardando. Perché neppure lui nulla poteva contro la volontà di Yukimura Seiichi, il quale aveva prontamente deciso di erigere un pupazzo di neve.
-Non essere sempre il solito musone guastafeste, Kunimitsu!- lo rimprovera questi, mentre inizia a compattare giovale la neve per farle assumere una forma sferica. Poco più in là, Atobe, infagottato dalla testa ai piedi in un giaccone di cachemere, con tre strati di sciarpa avvolti attorno al naso e un cappello calato sui suoi adorati capelli, li osserva perplesso, poco abituato a maneggiare quella fredda sostanza con le proprie reali mani.
-Ore-sama non comprende il motivo di tanto fervore, Seiichi- commentò, avvicinandosi di un passo a Tezuka per permettere a Sanada di portare un’altra bracciata di neve –Non pensavo ti dedicassi ad attività tanto infantili-.
 L’interpellato distolse l’attenzione dal proprio lavoro giusto un secondo, giusto per rivolgere ad entrambi un’occhiataccia
-Keigo, abbiamo soltanto 15 anni. Noi siamo dei bambini, fino a prova contraria- sentenziò, prima di ringraziare il suo ex vicecapitano con uno smagliante sorriso (e facendolo arrossire come un peperone), e cominciare a creare una seconda palla, che avrebbe costituito la probabile testa della creatura antropomorfa. Atobe e Tezuka si scambiarono un’occhiata, ma non poterono replicare a quella constatazione.
-Seiichi. Tezuka ha ragione- commentò con cautela Sanada stesso, seppur continuando a portare nuova neve –Sarebbe meglio continuare domani. La tua salute…-
-Oh insomma, ma come siete brontoloni oggi!- sbottò l’ex capitano della Rikkai, rialzandosi in piedi e rassettandosi i vestiti. Il pupazzo era ormai quasi completamente formato, ma tutti quei commenti negativi avevano di gran lunga smorzato il suo entusiasmo. A meno che…
Con un sorriso mefistofelico, allungò le mani per prendere tra le dita, staccandola da quello che avrebbe dovuto essere la sua odierna opera d’arte. Poi, prima che gli altri tre ragazzi potessero razionalizzare cosa stesse succedendo, si voltò su sé se stesso e lanciò la palla all’indirizzo di Sanada, centrandolo dritto in faccia e troncando sul nascere qualunque sua forma di replica.
-Ho cambiato idea!- annunciò, serafico. Atobe, per riflesso, fece un mezzo passo indietro, mentre Tezuka, che era fin troppo abituato ad avere attorno creature dal finto aspetto angelico, si affrettò a tentare di aiutare Sanada a tornare a respirare.
-Faremo una partita a palle di neve- proclamò il Figlio di Dio, tornando a riempirsi le mani –E chi vince avrà il diritto far fare ai perdenti qualunque cosa vogliano- un altro sorriso, che mise in mostra i denti brillanti –Qualunque-
-Perdenti?- le orecchie di Atobe si erano subito rizzate, sentendo il plurale. La cosa si stava facendo veramente interessante!-
-Io e te contro i nostri due adorabili vecchietti, Keigo- gli confermò Yukimura, strizzandogli complice un occhiolino. Tezuka, che aveva appena terminato di togliere gli ultimi rimasugli di neve dal colletto della giacca di Sanada e gli era rimasto accanto per aiutarlo a tossire con dei piccoli colpetti d’incoraggiamento, avvertì un brivido corrergli giù per la schiena, che poco aveva a che fare con il freddo ma molto più con il terrore.
-E perché non l’hai detto subito?- con un ghigno trionfante, Atobe si liberò della sciarpa e poi del cappello, abbandonandoli in un angolo in modo da non aver alcun ingombro sulla sua persona. Poi si rimboccò pure le maniche, iniziando a raccogliere la prima manciata di neve –Ore-sama colpirà i loro punti deboli e li farà capitolare. Voglio sentire Kuni-chan e Gen-kun gemere il mio nome, stanotte…- terminò, cantilenando le parole mentre prendeva la mira.
Tezuka battè le palpebre, perplesso. Poi, con un sospiro, acchiappò una delle maniche di Sanada, e iniziò a correre, borbottando uno “Yudan sezu nii ikou” tra sé e sé. Ah, che cosa non era disposto a fare per amore…
 
Due ore più tardi, Kabaji (uscito a cercarli dallo chalet che avevano prenotato  a nome della Atobe Corp per le vacanze natalizie) lì trovò intenti a combattere una guerra serrata senza esclusione di colpi. Rimase un istante a guardare Atobe sfoggiare il suo Atobe Kingdom per tentare di colpire Tezuka, e Tezuka deviare le palle di neve con il suo Tezuka Phantom. A guardare Sanada tentare di centrare Yukimura con il Ka, ma mancarlo platealmente. A guardare Yukimura controbattere, pronto a togliere i sensi ad entrambi i suoi avversari. A guardare i loro volti arrossati ma felici e rilassati, ad ascoltare le loro risate e le loro grida.
Se fosse stato una persona appena più espansiva, si sarebbe tirato una manata in faccia, incredulo di fronte a quanto potessero essere stupidi il suo migliore amico e i suoi tre compagni. Ma siccome era Kabaji, si limitò a sorridere appena appena e a tornare sui suoi passi, mandando un messaggio a Michael di preparare tre bagni caldi, molte coperte, una scorta di antipiretici, e informandolo che non c’era bisogno di allertare i soccorsi: Atobe-sama non rischiava nulla di male, se non di essere troppo, troppo felice. 
 
   
 
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