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Autore: Oducchan    30/01/2017    1 recensioni
Il ronzio delle porte scorrevoli del laboratorio lo distrae dall’esperimento in corso.
Avrebbe potuto essere la sua salvezza
[Frankenstein - e la Dark Spear - e M-21 che compare perché lo amo]
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Frankenstein, M21
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Nick autore: Oducchan
Titolo: Sweetest pain
Fandom: Noblesse
Personaggi: Frankenstein, M-21, la Dark Spear
Pairing: NN
Genere:  Angst
Avvisi: credo ci sia un warning, ma non so quale possa essere XD
Rating: giallo
Conteggio parole: 651
Note:
Scritta per il COW-T 7, prompt "oscurità".



 
Sweetest pain
 
Il ronzio delle porte scorrevoli del laboratorio lo distrae dall’esperimento in corso. Alzando lo sguardo, Frankenstein nota che ad entrare è stato M-21, il quale si guarda attorno con prudente attenzione, evidentemente a disagio in un ambiente che, suo malgrado, gli porta solo brutti ricordi.
Sforzandosi di sorridere e di apparire rassicurante, lo scienziato si allontana dal bancone, per venirgli incontro. Avverte una punta di sollievo, quando l’altro alza lo sguardo dalla sua strumentazione e lo punta su di lui cambiando immediatamente espressione.
-Qualcosa non va?- chiede, ma dall’atteggiamento calmo di M-21 sa già che tutto è nella norma.
-I bambini sono tornati a casa- lo informa infatti il suo interlocutore, scrollando appena le spalle alla memoria del pomeriggio trascorso tra urla esagitate, lotte senza quartiere attorno a giochi in scatola e banchetti improvvisati in salotto –Io e Takeo abbiamo pulito e sistemato tutto. Tao ha già inserito gli allarmi, e Karias e Rael sono di guarda alla scuola. Raizel-nim, Seira e Regis sono nelle loro stanze…- M-21 s’interrompe, probabilmente a corto di altro da dire –Andrei a dormire anche io, se non hai bisogno di me-
Frankenstein gli poggia una mano sulla spalla.
-No, non ho bisogno. Tanto tra poco ho finito-
M-21 ha un piccolo, impercettibile sobbalzo. Sgrana gli occhi, fissa perplesso la sua mano, apre la bocca come se volesse chiedere qualcosa; ma poi la richiude e annuisce, compito.
-A domani, allora. Buona…buonanotte- borbotta, incespicando appena nelle parole. Quindi si volta, e si avvia rapido fuori dalla stanza senza ulteriori indugi. Con un altro ronzio, le porte si chiudono una seconda volta alle sue spalle.
Frankenstein esala un sospiro. Si appoggia pesantemente contro uno dei banconi, massaggiandosi le tempie con una mano. Non ci voleva. Non avrebbe dovuto mandare via M-21. Avrebbe dovuto convincerlo a restare, magari con la scusa di un nuovo esperimento, di una nuova analisi per scoprire qualcosa di nuovo sul suo potere. Avrebbe dovuto tenerlo con sé e ancorarsi alla sua persona, per restare lucido e padrone di sé stesso.
Invece…
Fraaaaaankessssssteeeein…..
Ora invece è solo, e la voce di lei è morbida e suadente, terribilmente sensuale. Resisterle sembra sempre più difficile.
-Silenzio- sibila, rivolto contro il nulla –Sto lavorando-
Con un fruscio del camice, ritorna all’esperimento che stava conducendo, riprendendo in mano i suoi strumenti. Non ha tempo per queste cose. Se riuscirà nel suo intento, Tao e Takeo potranno…
Frankenstein mormora la voce che risuona nella sua mente, mio unico amore, vieni da me
Frankenstein stringe i pugni. Deve resisterle. E non può cedere a quella presenza nera e viscida che si agita nel suo corpo e cerca di ghermire la sua anima, che sia prevaricandola con violenza durante le battaglie o con la dolcezza di un’amante durante la quiete. Deve opporsi, perché non può permettersi di arrendersi, non può abbandonarsi alle promesse che gli sussurra, tentatrice, perché la sua persona appartiene soltanto al suo Master, e il suo Master ha bisogno di lui.
Frankenstein, lei piagnucola – Frankenstein, amore mio. Vieni da me, vieni da me…
È un mondo di tenebra e oscurità che lo attende. È un velo di nero silenzio, di dolore, di disperazione, che lo avviluppa, lo avvinghia, lo artiglia. È buio e oscurità in cui affoga, lontano dalla luce, lontano dalla realtà. Lei lo chiama e le sue difese cedono, si disgregano.
La Dark Spear lo chiama, e Frankenstein nella sua oscurità precipita, inesorabile, inerme. Lei lo accoglie, con un sorriso diabolico e grinfie d’arpia che si chiudono sulla sua coscienza e lo sottraggono -per sempre- alla luce.
 
M-21, intanto, rimugina, mentre sale le scale verso la stanza che il padrone di casa gli ha concesso di occupare. Sovrappensiero, porta una mano proprio sul punto in cui Frankenstein l’ha sfiorato, le dita che indugiano sulla spalla tra un pensiero e l’altro.
È davvero così strano, si dice. La mano del Boss, stasera, era stranamente fin troppo gelida…
 
   
 
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