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Autore: Charlie McGee    30/01/2017    3 recensioni
L'età adulta. Fuori da Hogwarts, nella vita che li ha portati ad essere esattamente tutto quello che si aspettavano, Hermione Granger e Draco Malfoy si scontrano, e si ritrovano inspiegabilmente a riconoscersi.
Dal primo capitolo:
"La Granger adulta è diversa da come te la ricordavi; chissà perché di lei hai solo l'immagine datata di una ragazzina bisbetica, che aveva scritto 'sanguesporco' in fronte così grande che ti era impossibile ignorarlo. In questa foto, la donna che hai davanti ha solo una vaga somiglianza con quella irritante saputella. Ha un lungo vestito chiaro, stretto sotto il seno, con maniche di broccato rigido; tiene i capelli legati di lato, in una coda che nel mondo magico non s'è mai vista; ha un viso pulito, la bocca rossa ben disegnata e due grandi occhi sgranati. Sono fissi sulla tua mano, ovviamente."
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Crack Pairing | Personaggi: Astoria Greengrass, Draco Malfoy, Famiglia Malfoy, Hermione Granger, Scorpius Malfoy | Coppie: Draco/Astoria, Draco/Hermione, Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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Età adulta.
Premessa dell’autore.
Il seguente scritto è opera di fantasia. I personaggi in esso contenuti non mi appartengono: la proprietà intellettuale è di J. K. Rowling, come tutti gli elementi che appartengono all’universo di Harry Potter. Questo scritto non è ad opera di lucro. Tutte le parti originali appartengono esclusivamente all’autrice di quest’account (salvo diversa specificazione).
Dunque eccoci qui. Dopo anni di scrittura quasi totalmente tenuta privata, mi accingo a pubblicare la mia prima fanfiction. Lo faccio innanzitutto come esercizio di libera scrittura personale; lo faccio anche per vedere che riscontro possa avere su un pubblico che cerca questo tipo di storie. Piccolissima precisazione sui personaggi: mi sono permessa di ritenerli IC, anche se in teoria una coppia DracoHermione sarebbe per definizione OOC! Credo tuttavia di aver tenuto sufficientemente fede all’indole dei personaggi, e di averli fatti agire in maniera coerente. Tenete poi conto che non sono proprio gli stessi personaggi creati dalla Rowling: il fatto stesso che la storia sia ambientata cronologicamente nella loro “età adulta” (come da titolo) dà spazio di manovra in tal senso. Dunque, anche se i libri non davano adito a una coppia come questa, il trascorrere del tempo e le circostanze giustificano una classificazione IC.
Veniamo ora alla parte logistica. Gli aggiornamenti saranno per il momento settimanali, anche se mi riservo di renderli bisettimanali; indicativamente verranno pubblicati tra la domenica e il martedì. Se ce ne saranno (e comunque non prevedo abbondanza) vi assicuro di rispondere ai commenti per quanto possibile. In ogni caso darò priorità alla storia in sé.
Infine, e questa ultima postilla mi fa sentire un bel po’ meschina, non prendo impegni riguardo al terminare la fan fiction. Ovviamente posso impegnarmi a fare di tutto per terminarla, ma dell’intervento di forze maggiori (studio, occupazioni varie, famiglia, e soprattutto la bestia nere di ogni aspirante scrittore - la mancanza di ispirazione) non sono né voglio essere responsabile. Vi basti sapere che molti capitoli sono pronti e già ho idee sul prosieguo.
Che dire? Buona lettura.
Charlie

Prologo


Da quando la Guerra è finita sai che la gente conia sempre nuovi appellativi sprezzanti, il preferito è sempre rimasto Mangiamorte. Incisivo, didascalico, corretto.
Le prime volte c’erano più che altro occhiate orripilate che fioccavano ai lati del Ministero. Shackelbolt o chi per lui aveva avuto un briciolo di compassione nel tendere due cordoni di Auror per sedare la folla impazzita, ma le urla e gli sputi arrivavano lo stesso. Ben presto, al braccio di padre stretto attorno alla vita di Narcissa si è sostituito il tuo. Più magro e debole, ma pur sempre quello di un Malfoy.
Ricordi come se fosse ieri il titolo sulla Gazzetta:
Lucius Malfoy condannato. Tre anni ad Azkaban
Dita gelide ti hanno serrato il cuore in una morsa di disperazione mentre leggevi. Per la prima volta da quando avevi memoria la forma e la compostezza non contavano. Hai pianto come un bambino, invocando l’aiuto dell’unica persona che avrebbe potuto trarti fuori da quell’abisso di disperazione.
Invece tua madre non ha fatto neanche un tentativo di reagire. Si è ripiegata su sé stessa, vinta, debole, irriconoscibile. L’unico stoico colpo di coda di quel dragone morente è stato il matrimonio Grengrass, anche se sai benissimo che ad orchestrarlo veramente era stato Lucius. Tuo padre ci aveva visto lungo: sapeva che l’unico modo per risollevarvi era legarvi ai Greengrass, usciti puliti dalle rappresaglie post-guerra. Se non altro, Narcissa si era trovata impegnata in qualcosa, e il pensiero del marito ad Azkaban non era più stato un’ombra incombente sulla sua vita.
La giovane Astoria. Vi eravate annusati con diffidenza, all’inizio, ed era stato mortificante avvertire la sua latente ripugnanza. Perché lui?, si chiedeva la tua futura moglie, E perché io? Ma forse qualcosa era scattato dentro di lei. I pugni chiusi della giovane rampolla ribelle si erano piano piano distesi, mentre intravedeva in te qualcosa che neppure tu stesso riuscivi a scorgere.
Di una cosa però sei certo: puoi anche aver lasciato tuo padre a espiare le colpe di famiglia in una prigione infernale; puoi anche aver tentato di ripulire il tuo nome sposando una limpida strega; ma il Marchio è qualcosa che ancora brucia sulla tua pelle.
    

1.

2003.
Covi propositi assassini, e sei abbastanza certo che a Potter farebbe piacere saperlo; così avrebbe una scusa per sbatterti dentro una volta per tutte.
Guardalo. Ride come se non ci fosse un domani, e se non ti trovassi in una stanza piena di gente l’avresti già affatturato. Ma andiamo con ordine.
La missiva è giunta per gufo espresso questa mattina al Manor. Astoria compilava un’agenda allo scrittorio e ti è corsa in contro frullando le sue dita curate attorno ad una pacchiana lettera giallo canarino. L’hai fulminata con lo sguardo, dal momento che sa perfettamente quanto tu odi essere disturbato quando leggi, scrivi, o... Insomma, disturbato e basta.
Hai dato una scorsa rapidissima e hai quasi subito detto: “No.”
Microscopico sospiro da parte di Astoria. “Draco, con tutto il rispetto, forse dovremmo presenziare.”
“Ragioni valide?”, hai indagato telegrafico senza staccare gli occhi dalla tua preziosa riproduzione de Il canto della Sibilla.
“Hanno concesso la presenza della stampa.”
Hai serrato i denti, contrariato ma già sconfitto. Nessuna sorpresa che il sottile senso pratico della tua consorte l’avesse resa ancora una volta lungimirante; così hai ceduto quasi subito, imponendo come unica condizione un aristocratico ritardo ed un’ancora più aristocratica uscita di scena nel più breve tempo possibile.
Ritrovo tra ex studenti. Ridicolo.
La tanto declamata stampa che avrebbe dovuto fotografarti mentre intrattenevi civili rapporti con i grandi eroi del mondo magico ha inviato poco più che uno scribacchino, che è rimasto tutta la sera incollato al deretano del Salvatore del Mondo Magico. Lady Astoria si è dileguata per cinguettare sciocchezze con vecchie compagne di dormitorio e tu sei solo, appoggiato ad una parete, che sorseggi un whiskey incendiario di pessima qualità mentre incenerisci Potter con lo sguardo.  
“Oh, non ci sperare. Suppongo non prenderà fuoco, per quanto intensamente lo fissi.”
Hai un attimo di smarrimento e sgrani gli occhi, ma sei ancora un discreto Occlumante. Quando ti giri hai solo un sopracciglio candido inarcato. Sei bravo persino a nascondere la sorpresa quando registri le fattezze adulte di Hermione Granger.
Hai appena un lievissimo scatto di sorpresa e fastidio. Per quale oscura ragione si permette di importunare te, anziché dar fiato alla bocca con qualche insignificante ex grifondoro?
“Granger.”, ti scolli a forza dal palato.
“È Weasley.”, corregge, “Io e Ronald siamo sposati.”
Ma certo. Quasi dimenticavi che il cencioso figlio di Arthur aveva impalmato la Mezzosangue; i giornali magici ne avevano farneticato per settimane.
“Congratulazioni.”, replichi ironico ingoiando in un sorso il fondo del tuo bicchiere.
E poi stai zitto, sperando che questo silenzio inopportuno che si sta gonfiando fra di voi le faccia capire che non avete nient’altro da dirvi, che sì, ha fatto il suo dovere di strega civile ed ora può lasciarti in pace, grazie. Ma la Granger, per quanto si vanti della sua presunta intelligenza, non è mai stata un asso a capire le sfumature. Per lei è un silenzio che va riempito.
“Ti trovo bene, Draco.”
Questa volta non riesci a nasconderti. Sussulti e le scocchi un’occhiata di turbamento allo stato puro. Non è solo il tono quasi comprensivo, è che ti ha chiamato per nome.
“Da quando ti arroghi tutta questa confidenza, Granger?”, ringhi a bassa voce.
Un’impercettibile sfumatura di rosso le vena le guance, ma poi lei sorride, di un sorriso che sembra saperla lunga.
“Solo nei weekend, Malfoy.”
Fai una smorfia disgustata di fronte alla battuta più fiacca del secolo.
“Hai una ragione in particolare per disturbarmi? O sei solo tediata?”    
Questa volta incespica apertamente, e arrossisce. Ti congratuli con te stesso per averla zittita, ma nel più classico dei copioni lei ti smentisce otto secondi dopo.
“È tanto che non ci vediamo faccia a faccia. E io... Ecco...”, sbuffa come se si stesse cavando le parole fuori a forza, “Volevo sapere come stavi. Mi dispiace per tuo padre.”
L’ultima frase l’ha detta tutta d’un fiato e tu, francamente, stavi anche per estraniarti e lasciarla balbettare per conto proprio. Ma poi l’ha detto.
Stupida sanguesporco., pensi confusamente prima di avvertire una bolla di calore che ti esplode all’altezza del palmo. Abbassi gli occhi, stupito: hai appena frantumato il bicchiere di whiskey, e una profonda striscia rossa segna il punto dove il vetro è penetrato.
L’esclamazione soffocata della Granger fa da contrappunto alla tua imprecazione. Poi nel tuo campo visivo entrano le sue dita bianche e premurose, ma tu strattoni via la mano e ti ci vuole uno sforzo immenso per non sibilarle “Non toccarmi.”.
Non osi alzare gli occhi sulla sala. Dal silenzio tombale che ha inghiottito le conversazioni, deduci che tutti gli occhi sono puntati su di voi. Allora, prima che a quell’ignobile babbana salti in mente qualche altra brillante frase di circostanza, ti smaterializzi di colpo e l’ultima cosa che vedi sono i suoi occhi mortificati.
Ma va’ al diavolo, Granger!

Fai arrivare le rose bianche dallo Yorkshire, con i gambi lisci e i petali appena socchiusi. Li incarti personalmente, l’unico lavoro manuale che ti sei mai imposto in venticinque anni. Poi di solito metti il tuo completo migliore, non saluti Astoria, abituata a vederti sparire tutti i lunedì mattina, e prendi la metropolvere.
Calchi il viale che hai percorso così tante volte. È ghiaia e alberi, e conduce direttamente al grande ingresso della villa. All’accettazione ti salutano ossequiosi: tutti rispettano il più grande benefattore dell’Istituto.
Lei ti accoglie con quella sua voce crepitante, aggiustandosi una falda dello scialle intorno alla vita.
“Buongiorno, Draco.”
Tu rimani fermo un attimo sulla soglia. Guardi la stanza grigia e bianca, il marmo candido che hai fatto posare, il suo letto a baldacchino con le lenzuola argentate, la grande poltrona antica su cui sei sicuro se ne stia infossata tutto il giorno.
“Madre. Vi ho portato dei fiori.”, ripeti le battute che sono diventate il vostro rituale.
Ecco, adesso lei ringrazia e ti indica con un dito scheletrico il vaso di cristallo sul tavolino. Togli i fiori appassiti che c’erano prima, e intanto ne approfitti per studiarla di nascosto.
Narcissa Black è diventata l’ombra di se stessa. Non che ti aspettassi qualcosa di diverso, ma è come se ogni volta che la guardi ti ricordassi della vostra tragedia familiare.
Non mangia, decreti rassegnato. È talmente magra che scompare nelle pieghe del suo vestito color cenere, con il colletto alto fermato sulla gola da un fermaglio di pietre dure, come comandava la moda di vent’anni fa. E poi sembra vecchissima: sul collo si rincorre una ragnatela di rughe che consuma vorace tutta la sua antica bellezza. Gli occhi sono vitrei, perennemente fissi fuori dal vetro opaco della finestra.
Fai evanescere il fascio di fiori putrescenti che hai in mano. Stupidi inservienti. Quella stanza andrebbe tenuta come oro. Ti accomodi di fianco a lei, sulla poltrona gemella che per il resto della settimana è vuota, è tenti di scorgere quello che tua madre sta osservando così intensamente; lo fai sempre, ma a parte il grande giardino all’italiana ammantato di brina non hai mai visto nient’altro.
“Il Manor?”, esclama ad un tratto affannosa.
“Discretamente bene. Astoria vi porge i suoi saluti.”
Anche questo è un rituale. Domande vuote, in cui lei cerca di sbirciare nella tua quotidianità, quella che non sarà mai più sua; e tu, per parte tua, ti sforzi come un dannato di riafferrare la vecchia lei. Provi a ricordare i dettagli di quel vostro rapporto viscerale, quasi simbiotico, che tanto tempo prima ti ha salvato, e ti accorgi che ti rimangono solo quelli. Dettagli.
Questa volta, però, qualcosa cambia.
Tua madre ti scocca un’occhiata indecifrabile e poi decanta, con la sua voce da uccellino: “Spero tu non sia ancora furioso per via di quella graziosa mezzosangue... Com’è che si chiamava?... Granger, se non vado errata.”
E sorride melliflua.
Tu senti una specie di pugno allo stomaco e diventi un blocco di pietra. La festa. Si riferisce a quella dannatissima festa.
Come accidenti fa...?
“Come l’avete saputo?”, indaghi brusco, cercando di non tradire irritazione.
Narcissa scuote il raccolto intrecciato, con noncuranza.
“Era sulla Gazzetta.”, e ti allunga il giornale.
Tu trasalisci. Tua madre che legge il giornale. Tua madre, la cui salute mentale è precariamente tenuta in piedi da pozioni sperimentali, tua madre confinata all’estremo lembo dell’Inghilterra abitata, tua madre che neanche nei suoi giorni migliori ha mai sfiorato un quotidiano, oggi ha letto il giornale.
È un riquadro di approfondimento, poco più che una bizzarra curiosità nel corposo speciale che hanno dedicato alla festa più infiorettata dell’anno: Marchio Malfoy, dice spietato il titolo. L’incompetente giornalista ha rubato una foto nel momento in cui ti smaterializzi, con il bicchiere frantumato tra le mani; sei girato di tre quarti, e di te si vede solo la mano che si agita furente su e giù.
Solo ora la noti. Alla festa il tuo sguardo l’aveva trapassata, impegnato com’eri a mostrarti distaccato e scontroso.
La Granger adulta è diversa da come te la ricordavi; chissà perché di lei hai solo l’immagine datata di una ragazzina magra e bisbetica, che aveva scritto ‘sanguesporco’ in fronte così grande che ti era impossibile ignorarlo. In questa foto, la donna che hai davanti ha solo una vaga somiglianza con quella irritante saputella. Ha un lungo vestito chiaro, stretto sotto il seno, con le maniche di broccato rigido; tiene i capelli legati di lato, in una coda che nel mondo magico non s’è mai vista; ha un viso pulito, la bocca rossa ben disegnata e due grandi occhi sgranati. Sono fissi sulla tua mano, ovviamente. Se non fossi stato così impegnato a non morire dissanguato, avresti notato quanto sono grandi.
   
 
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