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Autore: egypta    31/05/2009    0 recensioni
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Sorrise. << Guarda >>, disse in perfetto americano, indicando con il dito una pittura sopra la scalinata, fra le altre.
Mi voltai, seguendo la direzione indicatami dal dito, per posare lo sguardo su una pittura in particolare, streghesca.
Stava indicando le Tre Lune, ovvero un simbolo streghesco. Erano effettivamente tre lune: una piena, perfettamente rotonda, al centro, e altre due dai lati, a forma di falci, con le punte che puntavano all'esterno.
Avevano il colore della vera luna, un grigio pallido, interrotto da macchie più scure, i cosidetti Crateri.
Era un simbolo vitale, raffiguarva infatti le tre fasi della vita: partendo da sinistra vi era la nascita, la crescita nel mezzo, e la morte la luna dopo, alla destra.
Delle volte, dentro la luna piena, vi era raffigurato il Pentacolo, ovvero la stella a cinque punte, un altro simbolo streghesco.
Se questo fosse stato il Medioevo, o il Rinascimento, a quest'ora saremmo stati sicuramente bruciati al rogo per stregoneria.
Ma, infondo, non eravamo quello che eravamo?
<< Siamo a casa >>
...
Lunabelle Rouge, una giovane strega francese dai begli occhi viola, approda con suo fratello a Chicago, in America. Un paese del tutto diverso dalla sua amata Francia, ma tanto diverso quanto sorprendente... Lì, infatti, incontrerà una persona, che con il passare del tempo diverrà molto, ma molto importante per lei... una persona, se così si può chiamare, che le farà provare per la prima e unica volta la gioia del primo amore...
Genere: Generale, Romantico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Heyyyyy saaalve gente!! Sono tornata con una nuova storia, inventata questa volta dalla sottoscritta, ormai irrimediabilmante catturata dal fascino Gotico dei vampiri e delle streghe... Eheh, misà che dovrete ancora sopportarmi per un bel po'... xD
Bèèèèèè, eccovi una nuova storia, ovviamente d'amore, che vede protagonisti una strega, la protagonista, e il suo amore, nonchè vampiro ( indovinate a chi mi sono ispirata? XD).
Che dire, spero che vi piaccia, e che commentiate... al prossimo aggiornamento di questa, e delle prossimi storie... Ciauuuu
Egypta ^.-






Black Rose



Io e mio fratello eravamo nell'aereo che portava da Bordeaux a Chicago da un paio d'ore.
Ero seduta accanto al finestrino, con lo sguardo perso nel vuoto e disperso in chissà quale nuvola cosparsa sopra il paesaggio Atlantico.
Simòn, mio fratello, era accanto a me, e stava semplicemente annotando qualcosa dentro il suo Note Book, un libretto con fogli senza righe dalla copertina di pelle nera.
Sembrava che l'aereo procedesse a passo di lumaca, tanto andava lento. Le nuvole che si trovavano sotto di noi si muovevano a a passo di qualche centimetro - o meglio, noi ci muovevamo a centimetro -, e le lancette del mio orologio da polso erano sempre ferme sulla medesima ora e sui medesimi minuti.

Mi sentivo assonnata e intorpidita: non vedevo l'ora di potrer scendere da quel Purgatorio e sgranchirmi per bene le gambe, anzi, proprio tutte le ossa che avevo in corpo.
E sentivo anche caldo. Se non fosse stato per il condizionatore acceso che mandava aria fredda mi sarei squagliata come un ghiacciolo nel deserto.
Chissà come stava la mia povera Bastet, la mia gattina, rinchiusa in quella scomoda e rigida gabbietta per animali.
Chissà se aveva fame, o freddo, o caldo...

Dopo diverse ore, finalmente atterrammo nell'aereoporto di Chicago.
Ad attenderci, c'erano due domestici, un uomo e una donna, mai visti prima d'ora.
Ci presero loro i bagagli, e ci invitarono gentilmente a seguirli fino alla nostra nuova casa.
Nel tragitto che ci separava all'auto, le persone che ci passavano accanto non fecero che lanciarci furtivamente sguardi meravigliati e sorpresi.
Certo, non era da tutti i giorni vedere dei ragazzi con occhi intensamente viola, e per giunta identici, due goccie d'acqua, che camminavano tranquillamente, senza degnare di uno sguardo nessuno.
Daltronde, se non eravamo gemelli non eravamo uguali, ma solo dei comuni fratelli.

Saliti in macchina, procedemmo per una strada che dall'aereoporto portava direttamente nel centro di Chicago, per poi portarci alla nostra nuova casa.
Attraversammo il centro della città, eppoi imboccammo un sentiero nascosto tra gli alberi di un bosco, e, alla fine, arrivammo alla nostra nuova abitazione.
La casa, o meglio, il palazzo, era a tre piani, perfettamente rettangolare, geometrica e in pietra. I tre piani erano segnati da tre lunghe file di finestre, di uguale distanza fra di loro, dai vetri lucidissimi e splendenti.
L'ingresso invecie, era formato da un'ampia porta in legno, rettangolare e perfettamente levigata, e anche decorata da ghirigori a tema floreale, dorati.
Davanti al palazzo, un immenso e curato giardino di rose rosse faceva la sua comparsa. Attraversammo il giardino attraverso una piccola strada che lo attraversava, fatta di pietra, e arrivammo davanti alla porta.
Una cosa che prima non avevo notato, era lo stemma di famiglia, una rosa rossa con il gambo nero, con tanto di spine, a forma di croce, era scolpito poco più in su della grande porta rettangolare.

Entrammo dentro, preceduti gentilmente dai domestici con ancora in mano i nostri bagagli, e la vista mi piacque intensamente.
L'interno, era composto da una grande scalinata, ricoperta da uno spesso tappeto nero, che si diramava in due biforcazioni: uno che portava alla sinistra, l'altro alla destra, che a loro volta erano ricoperti dallo stesso tappeto nero della prima scalinata, e dalle ringhiere finemente lavorate in oro e legno.
Alla sinistra della scalinata, si trovava una porta fatta ad arco, sempre in legno e decorata.
Altre due porte si trovavano all'estremità dei lati del palazzo, una di fronte all'altra, in legno anch'esse.
Chissà dove portavano.

Attaccati alle mura, si trovavano diversi stemmi di famiglie vissute dal Medioevo al Rinascimento, ormai logori e sbiaditi dal tempo.
Sopra la scalinata vi erano affrescati altri stemmi famigliari, tra cui il nostro, la rosa rossa dal gambo nero e spinoso a forma di croce.
Nel mezzo della sala, vi era una fontana, rappresentante una donna che versava dell'acqua da un vaso.
L'acqua era cristallina e limpida, visibilmente pulita.

Bastet, che aveva una sete da far invidia ad un assetato nel deserto, vi si buttò dentro a capofitto, causando un piccolo spargimento d'acqua all'infuori della vasca della fontana.
Risi, cercando di asciugare le goccioline d'acqua cadute nelle mie scarpe.

<< Lune? >>

La voce profonda di mio fratello mi fece leggermente sobbalzare, impreparata.

<< Si? >>, risposi, non in francese ma in americano, tanto per incominciare ad allenarmi nella pronuncia.


Sorrise. << Guarda >>, disse in perfetto americano, indicando con il dito una pittura sopra la scalinata, fra le altre.

Mi voltai, seguendo la direzione indicatami dal dito, per posare lo sguardo su una pittura in particolare, streghesca.
Stava indicando le Tre Lune, ovvero un simbolo streghesco. Erano effettivamente tre lune: una piena, perfettamente rotonda, al centro, e altre due dai lati, a forma di falci, con le punte che puntavano all'esterno.
Avevano il colore della vera luna, un grigio pallido, interrotto da macchie più scure, i cosidetti Crateri.
Era un simbolo vitale, raffiguarva infatti le tre fasi della vita: partendo da sinistra vi era la nascita, la crescita nel mezzo, e la morte la luna dopo, alla destra.
Delle volte, dentro la luna piena, vi era raffigurato il Pentacolo, ovvero la stella a cinque punte, un altro simbolo streghesco.
Se questo fosse stato il Medioevo, o il Rinascimento, a quest'ora saremmo stati sicuramente bruciati al rogo per stregoneria.
Ma, infondo, non eravamo quello che eravamo?

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