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Autore: chrono storm01    31/01/2017    13 recensioni
(Storia ad OC, iscrizioni chiuse)
Il campo Mezzosangue attraversa finalmente un periodo di pace, Gea e Crono sono definitivamente sconfitti, ma come al solito, l'idillio non è destinato a durare.
Estia, disperata, informa Rachel Elisabeth Dare e Chirone della sparizione del Vaso di Pandora affidatole dopo la guerra contro Crono, che avviene in contemporanea con la sparizione degli eroi della guerra contro Gea. Il tutto, senza nemmeno una profezia di preavviso.
Al centauro non resta così che informare i semidei del furto del vaso, che potrebbe rivelarsi più pericoloso e grave del previsto se finisse nelle mani di qualcuno in grado di controllarlo e a decidere di organizzare un'impresa congiunta con il Campo Giove per recuperarlo.
Ma cosa vuole veramente il ladro? C'entra qualcosa con la sparizione dei Sette della Profezia? Perché ha deciso di servirsi del vaso? Ma soprattutto, riuscirà il campo a vivere almeno un anno intero senza che qualcuno tenti di distruggere il mondo?
Genere: Avventura, Azione, Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: I sette della Profezia, Nuova generazione di Semidei
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Rachel Elisabeth Dare era abituata alle stranezze, o almeno credeva di esserlo.
Negli ultimi anni aveva raggiunto una città assediata da un esercito in elicottero, aveva visto atterrare un cavallo alato su un auto, era stata minacciata da due cheerleader assetate di sangue, era diventata una profetessa sacra al posto di una mummia ed aveva conosciuto un paio di dei. Il tutto non necessariamente nell’ordine in cui lo aveva elencato, e solo perché un giorno era andata a visitare la Diga di Hoover, dove Percy Jackson, il ragazzo che le aveva decisamente movimentato la vita, aveva tentato di affettarla con una spada.
Credeva perciò di poter affermare con sicurezza di essere un’esperta di bizzarrie varie e di averne viste di tutti i colori per una vita intera, eppure il Campo Mezzosangue riusciva sempre e comunque a sorprenderla, eliminando ogni sua certezza.
Capì quindi che si sarebbe dovuta aspettare di tutto nel momento stesso in cui si ritrovò a consolare una dea in lacrime vicino ad un falò. Come se la cosa non bastasse, la dea aveva le sembianze di una bambina di otto anni, il che la faceva sembrare ancora più fragile. Eppure, Rachel non avrebbe mai usato l’aggettivo fragile per descrivere Estia, la dea più gentile e modesta che avesse mai conosciuto.
La dea stava quasi in pianta stabile al Campo Mezzosangue, dove controllava con diligenza che il fuoco ardesse sempre. D’altronde, era la dea del focolare, e a tutti coloro che le chiedevano qualcosa della sua vita (ed erano molto pochi), Estia rispondeva sempre che quello era il suo dovere, e che lei l’avrebbe svolto senza lamentarsi. In pratica, Rachel non aveva mai conosciuto qualcuno più ligio al dovere e Stakanovista di Estia.
Eppure, al momento la bambina sembrava aver perso ogni minimo residuo della sua compostezza. Quando Rachel Elisabeth Dare l’aveva vista in lacrime, non aveva pensato che la prima cosa che avrebbe fatto la dea, senza neanche lasciare il tempo di fare delle domande, sarebbe stata quella di abbracciarla disperatamente, mettendosi ad invocare il suo perdono.
-Mi dispiace- biascicò nuovamente la bambina, le lacrime continuavano imperterrite a scorrerle sul volto – Io… non volevo, vi assicuro che ho fatto del mio meglio-
-Divina Estia ne sono più che sicura- Rachel si staccò con delicatezza dalla bambina e cercò di farsi spiegare i fatti – Ma… posso sapere di che cosa sta parlando?-
-Basta che tu la smetta di darmi del lei- Estia cercò di calmarsi e iniziò a fare respiri profondi. La cosa parve quasi funzionare per due secondi, ma poi la dea ebbe un altro crollo – Ti giuro sullo Stige che io non avevo idea di cosa sarebbe successo, altrimenti avrei affidato quel vaso a Chirone tanto tempo fa. Credevo che sarebbe stato più al sicuro con me-
-Un vaso?- Rachel Elisabeth inclinò la testa, confusa. Che anche Estia stesse per mettersi a dare i numeri come altri dei prima di lei? – Di che vaso sta… stai parlando?-
-Come sarebbe a dire quale vaso?- la bambina parve quasi arrabbiarsi, ma tra tutte quelle lacrime era impossibile capire bene come si sentisse – Il Vaso di Pandora-
-Come hai detto scusa?- la profetessa sentì un brivido gelido salirle lungo la schiena. Era come se qualcuno le avesse appena detto che Gea stava risvegliarsi (cosa realmente accaduta) o peggio come se qualcuno avesse osato toccare i suoi pennelli (purtroppo anche questo era realmente accaduto, ma il colpevole aveva passato un brutto quarto d’ora) – Il Vaso di Pandora? Quel Vaso di Pandora?-
-Ne conosci forse altri?- domandò la dea, cercando nuovamente di fermare le lacrime. Il tentativo andò meglio del precedente, ed Estia parve riacquistare un poco della sua solita calma – Da quando Percy Jackson mi ha affidato quel vaso, io l’ho sempre tenuto al sicuro. Per tutti questi anni, ogni giorno, io ho tenuto il manufatto al mio fianco, senza mai perderlo di vista, neppure una volta. Ma non è bastato…-
-Come sarebbe a dire che non è bastato?- Rachel si alzò di scatto – Divina Estia, mi stai spaventando. Ti prego, dimmi per filo e per segno cos’è successo-
-Stamattina, il vaso era qui accanto a me, come sempre- narrò la dea abbassando lo sguardo a terra, come se non si sentisse degna nemmeno di guardare il focolare – Poi però, ha iniziato a sprigionare qualcosa. Mi sono subito sentita debole, non sono riuscita nemmeno a chiamare aiuto, non ero in grado di muovermi né di fare altro. Il vaso ha iniziato a tremare, poi si è sollevato di qualche centimetro da terra e poi…- lì la dea parve avere un altro crollo nervoso, ma riuscì a riprendersi, anche se il resto della frase venne detto in tono particolarmente cupo -Poi è sparito nel nulla, come se non fosse mai esistito-
Rachel Elisabeth Dare non sapeva che dire. Al Campo Mezzosangue erano successe diverse follie nel corso del tempo, ma non riusciva proprio a ricordarsi un caso simile. Ricordava casi di furto, rapimenti, minacce di morte, maledizioni, ma una sparizione nel nulla, per di più davanti ad un testimone più che attendibile non figurava nella lista.
-E tu hai idea di come sia potuto accadere?- domandò allora, affidandosi ad Estia. Di solito tendeva a fidarsi delle sue profezie, ma per qualche motivo quello non l’aveva previsto.
-Temo di sì- ammise Estia. Sembrava così indifesa in quel momento, una bambina di otto anni seduta su un tronco da campo. Se non fosse stato per gli occhi che tradivano la sua natura divina, Rachel l’avrebbe abbracciata all’istante – Esattamente come gli dei possono continuare ad esistere e a spostarsi grazie alla fede delle persone, a volte funziona così anche per gli oggetti. Nel caso del vaso, esso era legato alla persona a cui veniva attribuito, ovvero a Pandora. Ciò significa che l’oggetto potrebbe essere stato reclamato da qualcuno di abbastanza potente, qualcuno che in passato ha avuto contatti con Pandora o con il suo vaso. Se l’oggetto viene reclamato dal legittimo proprietario, o da qualcuno che agisce in suo nome, anche per gli dei è difficile opporsi all’invocazione-
-Sai per caso chi potrebbe aver avuto interesse a rubare il vaso?- continuò Rachel, senza una profezia da seguire, stava navigando a vista.
-Ho una lunga lista di nomi in realtà, a molti piacerebbe poter mettere le mani sul vaso- spiegò la dea – Ma non so chi mai potrebbe essere tanto potente da valicare i confini magici del campo e riuscire ad immobilizzare un dio allo stesso tempo-
-Ho capito- sospirò Rachel – Vado a chiamare Chirone-
 
 
 
Il ragazzo si lasciò cadere sull’erba con un sospiro. Prese un sasso, meditando di lanciarlo nel laghetto, ma dubitava che le naiadi avrebbero apprezzato la cosa, quindi lo riposò, e sospirò di nuovo.
-Non so per quanto ancora potrò sopportarlo- disse tra sé. Sapeva che parlare da solo probabilmente non era un buon segno, ma non poteva farne a meno.
Blaine Anderson si era sempre considerato un semidio normale (per quanto le due parole insieme potessero sembrare un ossimoro). Era un figlio di Afrodite, gli piaceva fare il Cupido della situazione, con un certo successo tra l’altro, era merito suo se Will Solace e Nico di Angelo si erano decisi a mettersi insieme, ed era abbastanza benvoluto da tutti. Inoltre gli piaceva infrangere cuori e flirtare, riscuoteva un certo successo sia tra le ragazze che tra i ragazzi del campo (aveva detto a tutti di essere bisessuale il giorno del suo arrivo) e spesso reputava le altre persone insignificanti, fastidiose e soprattutto poco obbedienti nei suoi confronti, a meno che non usasse la sua lingua ammaliatrice.
 Eppure, avvertiva fin troppo spesso una particolare sensazione di inadeguatezza. Restava spesso da solo ad allenarsi con la spada o a leggere, e non gradiva particolarmente la compagnia altrui. Come se quello già non bastasse da solo, non si era mai innamorato veramente. Certo, anche lui si era preso qualche cotta come tutti, ma non aveva ancora provato il sentirsi bene in compagnia di qualcun altro, solo il disagio e l’imbarazzo.
I suoi (pochi) amici lo prendevano in giro definendolo confuso, e non solo per la sua bisessualità, ma soprattutto perché si comportava in modo diverso a seconda di con chi era. Non appena qualcuno che non conosceva o con cui non era in confidenza gli si avvicinava, indossava una maschera di superbia e fascino.
La cosa non gli piaceva, ma non aveva intenzione di cambiare. Gli pareva di trovarsi in un loop temporale, ma aveva deciso di adattarsi.
Così, ancora una volta, si era isolato dai suoi coetanei ed aveva deciso di riposarsi un po’ sulle rive del laghetto, sperando di non essere disturbato da qualche naiade in vena di scherzi.
Si passò una mano tra i capelli scuri e si appoggiò con la schiena ad un albero, godendosi la pace della giornata. Era una bella giornata di aprile, il sole splendeva sul Campo Mezzosangue, diversi semidei erano all’aperto ad addestrarsi o a passare un po’ di tempo libero. C’erano un paio di canoe sul laghetto, evidentemente qualcuno aveva deciso di fare una gita.
Sarebbe rimasto lì per ore e ore, in silenzio, senza nessuno con cui dover parlare, con cui dover fingere, ma purtroppo quella calma, così come tutte le belle cose, non era destinata a durare. Blaine ci mise infatti poco a notare una confusione sempre crescente, e un afflusso smisurato e sospetto verso la Casa Grande.
Erano passati già diversi mesi dall’ultimo disastro grave avvenuto al campo, tutta quella calma era effettivamente strana.
Blaine sapeva di doversi alzare per andare a controllare cosa stava succedendo, ma non ne aveva assolutamente voglia.
-Oh, al Tartaro! Non sarebbe certo la prima cosa che non voglio fare che alla fine faccio- si disse il ragazzo sbuffando. Si alzò facendo leva sulle braccia e si diresse controvoglia verso la Casa Grande. Di qualsiasi cosa si trattasse, Chirone avrebbe dovuto dare una spiegazioni.
Così, il figlio di Afrodite si diresse verso l’ennesimo guaio avvenuto al Campo Mezzosangue, senza avere la minima idea di che portata era il disastro che era appena stato scoperchiato.
 
 
 
 
Ed eccomi arrivare con una storia ad OC!
Che dire, era un po’ che stavo pensando ad una trama carina per questo fandom, ma non mi veniva in mente niente, poi l’idea mi è venuta di botto, come mi succede sempre.
Comunque, come avrete notato, la storia è interattiva e mi servono otto OC oltre al mio che avete già conosciuto. Possono essere sia del Campo Mezzosangue che del Campo Giove, ma dovranno seguire un po’ di regole
 
1: Nessun figlio di divinità vergini o che hanno fatto voto di castità, nessun figlio di Era o di Minerva ( i figli di Atena invece sono ben accetti)
2: Cercate di seguire i vostri pargoli. Ovvero, possibilmente non mi mollate l’OC per poi evaporare, altrimenti troverò per loro soluzioni poco ortodosse
3: Le schede OC dovranno essere mandate obbligatoriamente per messaggio privato, anche se prima dovrete avvertirmi della vostra prenotazione. Cercate anche di non mandarmi solo maschi o solo femmine
4: Un solo OC a testa
 
Detto questo, passiamo alla scheda.
 
Nome:
Cognome:
Aspetto Fisico:
Carattere (ben dettagliato per favore):
Prestavolto (almeno so come immaginarmi i vostri personaggi. Quello di Blaine per esempio è Dylan Sprayberry):
Frase Tipica (frase che caratterizza il personaggio, vi lascio quella di Blaine per orientarvi meglio. “Siamo così abituati a nasconderci dinanzi agli altri che finiamo per nasconderci dinanzi a noi stessi”di François de La Rochefoucauld):
Orientamento Sessuale:
Storia D’amore (i personaggi principali, ovvero i sette della profezia più Nico, Reyna e Will sono off limits, potete quindi se volete aspettare di conoscere gli altri OC o lasciar fare a me. Tenete conto che Blaine è single e disponibile):
Genitore Divino:
Famiglia mortale:
Storia familiare:
Poteri e Armi:
Altro (tutto quello che non avete messo nei campi precedenti e che volete farmi sapere sui vostri personaggi):
 
 
Spero che la storia vi piaccia e di ricevere i vostri OC.
L’Uragano Temporale
   
 
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