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Autore: scarlett 95    01/02/2017    0 recensioni
Questa è una breve one-shot che tratta della vicenda di tre amiche e un fantasma. Giunte su un'isola per una ricerca universitaria, ignorando gli avvertimenti della popolazione locale le protagoniste cadranno in qualcosa di oscuro.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Salve a tutti è la prima volta che pubblico qualcosa qui. Spero che la storia risulti piacevole da leggere e non so se sia ben scritta, ma sono aperta a ogni tipo di critica o giudizio :)

-Cathy sei sicura che sia stata una buona idea? - sussurrò per la centesima volta Cassandra, mentre si sollevava i jeans scuri zuppi di pioggia e sporchi di fango ,arrotolandoli poco al di sopra del ginocchio.
La testa bionda di Cathy si voltò di scatto e la fulminò con un ‘ occhiata gelida colma di disprezzo.
- Se non ti aggradava venire qui potevi restartene a casa. Cos’è non ti piace sguazzare sotto la pioggia, perché così ti bagni tutta o stai incominciando a fartela sotto per la paura? -la canzonò con freddo sarcasmo.
Cassandra strinse i pugni e si intimò la calma. Avrebbe volentieri preso a schiaffi il viso dell’amica senza pensarci due volte, ma il suo buonsenso la fece desistere da quel proposito così allettante. Da quando erano sbarcate sull’isola, per compiere quella maledetta ricerca per l’università sulle specie botaniche della zona, Cathy era diventata più insopportabile del solito. Era diversa. Lei e Selina, l’altra sua compagna in quella disavventura, stentavano a riconoscerla. La corazza di perenne sarcasmo e superiorità che l’avvolgeva da sempre, sembrava essersi indurita ancora di più.
-Non è nulla …è solo che penso sarebbe stato meglio fermarci presso quella famiglia di pescatori e aspettare con calma che la tempesta si placasse. Avremmo tempo a sufficienza poi per esplorare l’isola in tutta tranquillità- rispose secca.
-Ha ragione Cassandra. Cathy. Dalle ascolto per una volta- le fece eco Seline scoccandole uno sguardo speranzoso.
Cathy scoppiò a ridere.
-Vedo che vi siete coalizzate contro di me. Se volete tornare indietro fate pure. Io vado avanti. Non ho certo bisogno di due madri che mi dicano cosa dovrei fare. Già mi basta quella che ho.
Senza degnarle di altra attenzione riprese a camminare a passo svelto. Seline sospirò lanciando uno sguardo sconsolato a Cassandra e controvoglia seguì la figura di Cathy, che si allontanava rapidamente. Cassandra si affrettò a seguire l’amica. Non capiva quella smania improvvisa di Cathy di voler raggiungere il centro dell’isola. Pensò ai racconti della famiglia di pescatori che li aveva ospitati al loro arrivo. Erano state molte le raccomandazioni e le ferventi preghiere di non inoltrarsi all’interno. Temevano che sarebbe potuto accadere loro qualcosa di male. Avevano farfugliato di uno spirito addormentato da secoli, in una torre, che non andava in alcun modo risvegliato. Cathy aveva liquidato quelle storie come superstizioni popolari e aveva riso sguaiatamente di fronte ai loro visi increduli. Seline invece si era stretta il cappotto addosso rabbrividendo. Essendo una ragazza facilmente impressionabile, aveva immediatamente creduto a quei racconti. Cassandra invece condivideva lo scettiscismo di Cathy, ma riteneva che ci dovesse essere un fondo di verità negli avvertimenti di quella famiglia. Anche perché da quando era lì provava uno strano turbamento interiore. Alla fine avevano deciso di continuare la ricerca, ottenendo un flebile mugugno come cenno di assenso da parte di una riluttante Seline, nonostante il cielo si fosse oscurato minacciosamente. Una decina di minuti dopo che erano in cammino un lampo aveva squarciato il cielo. Dopo il fragore del tuono, uno scroscio di pioggia era precipitato dall’alto, trasformandosi rapidamente in un diluvio e sommergendole con il suo peso. Si erano ritrovate immediatamente fradicie, con i vestiti che grondavano acqua da tutte le parti, ma nonostante ciò avevano proseguito spronate dall’irrequietezza selvaggia di Cathy.
Torna indietro riecheggiò come un avvertimento nella sua testa.
-Sei tu Eleanor?- domandò conoscendo già la risposta.  Torna indietro finché sei in tempo Cassandra le sussurrò nuovamente la stessa voce femminile. Sospirò. Quella era la voce del fantasma che lei poteva udire sin da quando era bambina. Un tempo era stata una donna delicata dalla bellezza fragile come vetro, ma con una tempra dura come il ferro. Le compariva nelle sue sembianze eteree di notte, prima di addormentarsi, quando si sedeva su una sponda del letto e intonava una dolce melodia spettrale ,simile a una inquietante ninnananna. Con il tempo aveva imparato a conviverci e se con la crescita, aveva sperato che lei un giorno se ne andasse lasciandola in pace, il fantasma al contrario era rimasto. Anzi aveva iniziato con suo sgomento ad apparire anche di giorno e le costava uno sforzo immenso fingere che lei non esistesse, mentre seguiva le lezioni o pranzava assieme ai suoi genitori. Non aveva raccontato a nessuno delle sue visioni, perché sicuramente l’avrebbero presa per matta o peggio, l’avrebbero rinchiusa in un istituto di riabilitazione zeppo di psicologi pronti a esaminarla continuamente. Era uno spettro gentile che non la disturbava, ma semplicemente l’accompagnava instancabilmente ovunque andasse e di tanto in tanto le rivolgeva la parola raccontandole qualcosa del suo passato, sussurrandole le parole nella sua testa. Quando le aveva domandato perché le rimanesse attaccata come un ‘ombra, lei aveva risposto con una frase enigmatica. Siamo legate da un qualcosa oltre la morte. Abbiamo una somiglianza interiore. Da quel momento in poi non era più riuscita a ricavare ulteriori spiegazioni e si era rassegnata a rispettare la sua riservatezza ed il suo silenzio. Ignorò le parole del fantasma di Eleanor, anche se erano dettate da un sincero gesto d’affetto nei suoi confronti, ma tuttavia decise di non abbassare la guardia. Chissà quali pericoli potevano nascondersi in quell’isola sperduta nell’oceano. Finalmente riuscirono a superare il pantano di fango e acqua e a raggiungere una zona pianeggiante meno paludosa. La tempesta sembrò impietosirsi alla vista di quelle tre ragazze sole, che arrancavano faticosamente sotto le sferzate del vento e lentamente cominciò ad attenuare la sua furia. Le tre amiche provarono un moto di sollievo, ma rimasero ammutolite di fronte alla costruzione, che si ergeva davanti ai loro occhi spalancati. Era una torre interamente realizzata con una serie di pietre squadrate perfettamente incastrate l’una all’altra, come i pezzi di un gigantesco puzzle. Terminava con una punta a guglia, spoglia di decorazioni architettoniche e di fregi. Cathy fu la prima a riprendersi dallo stupore e con sicurezza si diresse verso un punto preciso della torre. Cassandra si avvicinò incuriosita e sfiorò le pietre con una mano. Si chiese come fosse possibile che dopo tutti quei secoli la torre fosse ancora in piedi, perfettamente conservata ed integra. Gli agenti atmosferici e il tempo avrebbero dovuti corrodere e intaccare la struttura, provocando dei crolli e l’apertura di crepe sulla sua superficie. Invece nulla di tutto ciò era accaduto. Era come se dal momento in cui fosse stata costruita, il suo tempo si fosse cristallizzato, rimanendo sospeso e protraendosi sempre più in là donandogli quella longevità e invulnerabilità all’azione degli elementi. Era davvero strano e non riuscì a liberarsi dalla sensazione di pericolo, che cominciò a irradiarsi nelle sue vene. Eleanor taceva, ma cominciava a convincersi che sarebbe stato saggio seguire il suo consiglio. Fu riscossa dalle sue riflessioni dal gridolino di trionfo di Cathy. Cassandra e Selina corsero verso l’amica e la trovarono inginocchiata accanto ad una fessura di forma rettangolare, che si era misteriosamente spalancata sulla parete della torre.
-Eccola l’ho trovata- commentò soddisfatta e raggiante di felicità. Cassandra la osservò interrogativa. Aggrottò la fronte in un forte cipiglio.
-Che cosa Cathy? Un buco nel muro? - disse Selina perdendo definitivamente la pazienza.
Cathy si voltò sorpresa dal tono veemente dell’amica.
-Sono stufa di darti retta Cathy. Ci hai trascinato qui costringendoci a seguirti in questa inutile impresa di esplorare l’isola, facendo leva sul fatto che non ti avremmo lasciata sola. Lasca che ti dica che sei un’egoista senza cuore, che pensa solo a se stessa ed è convinta che il mondo giri intorno a lei. Che crede che tutti siano disposti ad obbedirti senza contraddirti. Beh io sono stanca di questo tuo comportamento da ragazza di ghiaccio, di quella corazza di sarcasmo di cui ti copri sempre. Per tua informazione io ce l’ho un po’ di dignità e sinceramente voglio avere voce in capitolo, visto che il capo non sei tu. Per cui anche se ti incazzerai a me non me ne frega nulla delle tue frasi gelide preconfezionate o delle occhiate assassine che mi lancerai. Io lì dentro non ti seguo, se prima non mi dici che cosa diamine stai cercando. E non propinarmi ancora la storia della ricerca perché non sono stupida-.
Selina era esplosa dando sfogo a tutta la sua frustrazione e alla sua rabbia a stento contenuta. Lei di solito così silenziosa e premurosa, non aveva mai alzato il tono di voce in vita sua. Persino un linguaggio tanto scurrile era estraneo alle sue labbra, ma Cassandra provò un intimo autocompiacimento nel vedere la faccia di Cathy livida di rabbia con gli occhi che mandavano lampi intimidatori nei confronti di Selina. Lei resse il suo sguardo sfidandola a risponderle. Cathy contrasse il volto in una smorfia di pura cattiveria che preoccupò Cassandra. Temeva che la situazione sarebbe degenerata. Fortunatamente Cathy preferì lasciar perdere e con un gesto stizzito si infilò nell’apertura.
-Voglio vedere cosa si nasconde dentro la torre. Magari potremmo trovare qualche tesoro- rivelò alla fine quando ormai si scorgevano solamente le gambe fasciate nei leggins rossi e gli anfibi con la suola di metallo.
Selina dopo quello scatto d’ira improvvisa si era calmata un po’, visto l’effetto positivo che aveva avuto la sua sfuriata, tanto che era riuscita a strappare qualche spiegazione all’amica. Cassandra osservò il cielo ingrigito dove qualche spiraglio d’azzurro cominciava a far capolino. Non approvava il fatto di salire in cima alla torre attraverso quel cunicolo. Qualcosa le diceva che era una pessima idea, ma non aveva intenzione di tirarsi indietro forse per orgoglio o semplicemente per pura e semplice incoscienza. Il cunicolo che percorsero era piuttosto stretto e le costringeva a procedere a carponi. Si inerpicava verso l’alto avvolgendosi a spirale come una scala a chiocciola o questa fu l’impressione che ne ricavò Cassandra visto il buio assoluto. La torcia di Selina si era scaricata non appena l’aveva accesa. Aveva dimenticato di sostituire le batterie vecchie con quelle nuove. Sembrò una scalata infinita, con l’aria che diventava sempre più pesante e asfittica. Alla fine superarono un varco di forma semicircolare e finirono in un lungo corridoio illuminato da candelabri e bracieri in ferro battuto. Ma la cosa più strana era il fatto che fossero tutti accesi. Le candele spandevano una luce fioca, ma rassicurante. Tuttavia notò Cassandra come il calore avesse sciolto poca cera: questo significava che erano state accese da qualcuno poco tempo prima che entrassero lì. Il fatto era inquietante e un brivido sottopelle corse lungo la sua spina dorsale. Cathy si avviò avanti rompendo gli indugi. Cassandra e Selina la seguirono avvolte in un silenzio che nessuna aveva intenzione di disturbare. Antiche armature arrugginite erano accatastate l’una sull’altra su ambo i lati del corridoio. Il pavimento era liscio e ricoperto da uno spesso strato di polvere. Fitte trame di ragnatele argentee decoravano il soffitto. Tutto il corridoio era percorso da solchi semicircolari profondi mezzo pollice scavati nella pietra come vasi sanguigni perfettamente diritti. Ognuno di essi poi era collegato a degli strani oggetti allungati anch’essi di pietra incastrati in alcune cappelline laterali. Cassandra non riuscì a capire cosa fossero, perché la luce non li illuminava per bene. Mentre avanzavano videro delinearsi davanti a loro il fondo del corridoio. Sul pavimento si innalzava una pedana che andava restringendosi verso l’alto ed era costituita da una ventina di gradini. In cima alla pedana spiccava un massiccio sarcofago di ossidiana nera che emanava bagliori sinistri. Erano incise delle rune indecifrabili agli occhi delle tre ragazze. Cathy che si trovava in testa, alzò una mano ordinando loro di fermarsi. Cassandra e Selina obbedirono. La ragazza si incamminò verso la pedana e salì gli scalini giungendo davanti al sarcofago. Un alito di vento penetrò nella stanza facendo rabbrividire le due giovani rimaste immobili. Cassandra percepì uno strano gelo avvolgerle le gambe che divennero improvvisamente molli. Sorpresa cercò di muoverle, ma non vi riuscì. I piedi rimanevano incollati al pavimento come se delle catene invisibili li bloccassero al suolo. Vide che Selina si trovava nelle sue stesse condizioni.
-Cathy- urlò Cassandra cercando di attirare la sua attenzione e di costringerla a voltarsi
- Non c’è nessun tesoro torniamo indietro, sento che c’è qualcosa di strano.
Ormai è troppo tardi sussurrò la voce di Eleanor colma di tristezza.
-Tardi, cosa c’è che non va? - le domandò.
Selina la fissò sospettosa e intimorita. Ai suoi occhi stava parlando da sola, ma Cassandra non aveva tempo per farci caso e proseguì nella sua discussione con il fantasma. Quando la tua amica aprirà il sarcofago sarà troppo tardi.
-Insomma tardi per cosa?- le gridò contro tentando di afferrarla con le mani che però scivolarono trapassandola.
Tardi per fuggire fu la risposta. Cassandra spinta da un impulso violento urlò a pieni polmoni contro Cathy che stava spingendo con tutte le sue forze il coperchio del sarcofago per aprirlo.
-Stupida non lo aprire. Torna qui !
Ma fu inutile perché l’amica non la ascoltò minimamente. Con un forte schiocco Cathy riuscì ad aprire il coperchi , che cadde con un pesante tonfo ,che riverberò per tutto il corridoio facendo tremare il cuore di Cassandra. Percepiva lo sgomento del fantasma accanto a lei e non poté fare a meno di domandarsi, se anche lei non fosse immobilizzata da qualche strana forza. Vide l’amica piegarsi leggermente in avanti come per osservare meglio cosa ci fosse all’interno. Cathy allungò un braccio, con la mano che tremava in uno spasimo incontrollato, e tentò di sfiorare qualunque cosa che Cassandra pensava non fosse altro che un cadavere mummificato. All’improvviso Cathy balzò all’indietro come se qualcosa le avesse dato una scossa improvvisa. Barcollò come un’ubriaca e cadde a terra come una bambola di pezza senza emettere un lamento. Seline lanciò un grido strozzato. I suoi occhi erano spalancati per il terrore e la bocca sillabava parole confuse. Cassandra fissò il sarcofago e quando realizzò che qualcosa si muoveva, una paura cieca si impadronì di lei. Dalla tomba era spuntato un braccio scheletrico che tastava il bordo del sarcofago di ossidiana cercando qualcosa. Quando toccò la mano inerte di Cathy appoggiata lì sopra, la ghermì con violenza e la tirò verso di sé con una forza sovrumana. La ragazza svenuta fu sollevata e trascinata dentro il sarcofago. Si udì un urlo acuto e disperato che ferì le orecchie di Seline e Cassandra che seguivano la scena colme di orrore. Ci fu un momento di silenzio, che fu squarciato pochi secondi dopo da un urlo ancora più forte e strozzato per via del dolore. Un suono raccapricciante di carne lacerata e ossa frantumate le fece rabbrividire ancora di più. Le grida di Cathy si fecero via via più deboli fino a che si estinsero del tutto. Cassandra deglutì forzatamente la saliva amara che le era salita in gola. Nella sua mente riusciva a figurarsi la fine orribile di Cathy e si maledisse per l’ennesima volta per non aver fermato l’amica anche a costo di doverla trascinare via con la forza. -Guarda…-sussurrò Seline impallidendo d’improvviso. La sua carnagione chiara appariva bianca come un lenzuolo e la facevano apparire simile al fantasma di Eleanor. Cassandra rivolse la sua attenzione al sarcofago e trattenne a stento un grido di terrore. Dopo un forte raschiare e un sinistro scricchiolo il braccio di prima fece nuovamente la sua comparsa. Ma questa volta era letteralmente un braccio ricoperto da carne a da tessuti muscolari.
-Oh mio Dio…non mi dire che ha utilizzato la pelle di Cathy per rivestire le sue ossa…-gemette incredula Seline.
-Temo di sì- le fece eco Cassandra rabbrividendo per l’orrore. Sembrava che stessero vivendo un incubo, con l’unica differenza che al risveglio non si sarebbe dissolto grazie alla luce del sole, perché quello in cui si trovavano coinvolte era tremendamente reale. E soprattutto non ci sarebbe stata una via di salvezza. Cassandra era consapevole che sarebbero perite e che non gli sarebbe toccata affatto una morte pietosa e dignitosa. Ed hai perfettamente ragione le confermò freddamente la voce lontana di Eleanor. Un gemito lugubre simile all’ululato roco e profondo di un lupo, sconvolse gli animi delle giovani che si raggomitolarono ancora di più cercando di stringersi il più possibile ,per quanto fosse concesso loro dall’avere i piedi bloccati al suolo. Il gemito si trasformò presto in urlo di trionfo che assunse tratti sempre più umani. Con un guizzo improvviso tutte le candele presenti nella sala si animarono di fulgore e le loro fiamme splendettero più vivide, spandendo una delicata luce dorata, che delineò i contorni della figura maschile che stava con un’agilità spaventosa scavalcando il sarcofago. Cassandra fissò la scena ammutolita, mentre Seline produsse un singulto trasalendo per la sorpresa. La sua espressione però tradiva il suo terrore. Aveva l’aria di una preda braccata che sa di non avere scampo di fronte al cacciatore che gli ha bloccato ogni via di fuga.
-Eleanor sai cosa sta succedendo? – domandò. Nessuna risposta.
-Eleanor?- chiamò perplessa.
Sembrava che il fantasma che sempre l’accompagnava si fosse dileguato. Voltò lo sguardo in tutte le direzioni ,mentre la figura maschile poggiava un piede sul primo gradino. Vide Seline appiattirsi ancora di più verso il suolo. Anche lei era accovacciata a terra in quello che somigliava quasi ad un atteggiamento di arrendevole e rassegnata sottomissione. Poi notò l’inconfondibile scintillio spettrale di Eleanor. Con suo stupore il fantasma della donna si stava lanciando, per quanto potesse consentirgli il suo fluttuare in aria, verso le braccia che l’uomo teneva spalancate. Si era fermato a metà della scalinata e attendeva quasi con impazienza l’arrivo di Eleanor. Mio amato quanto tempo è passato lo accolse e la sua voce risuonò colma di gioia a stento contenuta.
-Eleanor credevo che non ti avrei più rivisto dopo tutti questi secoli di prigionia- disse e dal suo tono traspariva incredulità mista a contentezza.
Ora che il sigillo è rotto sei finalmente libero. Ora abbiamo l’eternità solo per noi sussurrò lei tentando di accarezzargli il viso ma senza riuscirvi. Sospirò avvilita. Lui le prese le mani e tentò di stringerle.
-Senza un corpo non posso nemmeno sfiorarti. Ho solo il conforto della tua voce. Ma…- si interruppe.
In quel momento sembrò accorgersi della presenza di Seline e Cassandra.
-E quelle chi sono? - le indicò con il braccio sinistro puntato verso di loro. Eleanor si voltò e un’espressione di infinita tristezza le si dipinse sul volto. Cassandra ebbe un moto di nausea, mentre nella sua mente prendeva corpo l’idea del tradimento. L’amarezza di quella supposizione la ferì in profondità. Sono le mortali che hanno accompagnato la ragazza scelta per pagare il tributo di sangue e carne , affinché tu potessi rinascere in un nuovo corpo e acquisire la tua vera forma terrena. Quella con i capelli castani è una mia discendente.
Cassandra che aveva ascoltato tutto si infuriò. Cathy non aveva fatto altro che recitare la parte dell’agnello sacrificale e per quanto potesse detestarla, non le avrebbe mai augurato un simile destino neanche nelle sue peggiori maledizioni. Qualunque divergenza ci fosse stata tra loro ,era pur sempre una sua amica che era stata abbindolata da qualche oscura potenza maligna, perché era sicura che se fosse stata lucida e in pieno possesso delle sue facoltà mentali non si sarebbe mai azzardata a entrare lì dentro. Si era sempre fidata di Eleanor arrivando addirittura a confessarle i suoi pensieri più intimi e segreti e ora vedeva come lei avesse attuato il suo voltafaccia senza nessun rimpianto o rimorso. Poi il pensiero si soffermò sulla rivelazione contenuta nelle sue parole. Però la meraviglia fu ben presto sopraffatta da una rabbia incontrollata.
-Eleanor sei una bugiarda e una traditrice. Tu sapevi cosa sarebbe successo perché me l’hai taciuto? Credi che un semplice avvertimento enigmatico sarebbe stato sufficiente? Eri così ansiosa di ricongiungerti al tuo amato da lasciare che Cathy venisse uccisa in modo tanto orribile? Quell’uomo, quell’assassino indossa la pelle che apparteneva a lei e magari non mi stupirei se l’avesse anche dissanguata. O forse faceva tutto parte di un piano di cui tu eri a conoscenza? Per di più sono una tua discendente, avresti dovuto proteggermi, se io fossi stata al posto tuo lo avrei fatto senza riserve- sbottò dando sfogo a tutta la sua frustrazione.
Seline la guardò confusa. Lei non poteva vedere Eleanor, non poteva comprendere che stava inveendo come una forsennata contro un fantasma che aveva costituito per lei una confidente speciale dove cercare rifugio quando il mondo stesso sembrava crollarti addosso. Eleanor si portò le mani al cuore in un gesto quasi di difesa. Abbassò il capo e i lunghi capelli spettrali le piovvero come una cascata davanti al viso nascondendolo. Credimi Cassandra io non avrei mai voluto che ciò accadesse. Ho tentato di avvisarti, ma non mi hai dato ascolto. L’unica persona necessaria per compiere il rito di resurrezione era Cathy. Voi non dovevate essere coinvolte, ma la vostra amicizia per lei vi ha fatto correre dietro la sua scia nonostante l’irrazionalità della sua azione. Cassandra la fissò implacabile.
-Credi che un paio di parole di scusa mi bastino? Perché avevi bisogno di lei per completare il rito e non di un’altra persona?
Perché Cathy condivide il sangue del mio amato. Discende dalla stirpe procreata da suo fratello. Nonostante il sangue si sia mescolato nel corso delle generazioni, la sua impronta originaria è rimasta immutata. 400 anni fa lui era ancora vivo ed era un uomo forte e potente, ma temuto da tutti. Io lo amavo ma non potei sposarlo a causa della mia famiglia e della mia gente che lo riteneva un mago delle arti oscure, un figlio del demonio e per questo mi proibirono di vederlo. Io ero distrutta dal dolore e i miei genitori pensarono per il mio bene di promettermi ad un altro uomo. Lo sposai e concepii un figlio, da cui poi si è diramata la discendenza che ha portato fino a te. Tuttavia il mio amato Valentine non mi dimenticò, si struggeva ancora di desiderio per me e io non avevo mai smesso di amarlo. Non sapevo che fine aveva fatto e ogni tanto in silenzio lontana dagli occhi di mio marito versavo lacrime per lui. Una sera lui venne a trovarmi. Bussò alla mia finestra, io incredula gli aprii e corsi ad abbracciarlo per la gioia. Ma sfortunatamente mentre ci baciavamo appassionatamente, mio marito spalancò la porta della camera e ci colse in fallo. Lo riconobbe e con un grido di rabbia si lanciò contro di lui. Io inorridii e cercai di fermare ciò che sapevo sarebbe accaduto. Eppure nel mio cuore speravo che mio marito scomparisse perché se avesse rivelato la verità, io sarei stata accusata di adulterio, sarei stata marchiata come puttana, ripudiata e spogliata di tutta la mia dote. Avrei condotto la vita della mendicante che doveva elemosinare per le piazze per un centesimo o solo per un pezzo di pane raffermo. Valentine sembrò leggermi nel pensiero. Ricordo che un ghigno maligno gli si dipinse sul volto, mentre un’ombra oscurava i suoi occhi. Mio marito non ci raggiunse mai. Cominciò ad accasciarsi a terra, le membra sconquassate da violente convulsioni. Ad un certo punto una fitta acutissima gli fece inarcare la schiena. Riesco ancora a immaginare i suoi occhi spalancati dal terrore, le bolle e le vesciche purulente che ricoprirono la sua pelle che cominciò a raggrinzire e a corrugarsi. La sua giovinezza scivolava via assieme al suo dolore, alla fine si dissolse come un pugnetto di cenere e anche quello fu spazzato da una raffica di vento improvviso. Il clamore delle sue urla però aveva attirato l’attenzione della servitù e una di loro la mia cameriera personale nascosta dietro una tenda era stata testimone di tutto. Non aveva scorto Valentine perché lui ne aveva approfittato per rimanere nascosto in un angolo buio dove il bagliore lunare non tradiva il segno della sua presenza. Quando mi voltai per cercarlo era svanito nel nulla. Prima di andarsene mi disse che mi avrebbe salvata. La mia cameriera mi denunciò alle autorità e i giudici vista la mia passata attrazione per Valentine mi accusarono di essere una strega. Il fatto che non avessero trovato tracce del cadavere di mio marito e il racconto terribile della cameriera, di come l’avesse visto morire in modo orribile e disumano avvalorò quell’ipotesi. La mia punizione, quella che spettava alle donne accusate di stregoneria era l’essere bruciate vive per purificare le loro anime dall’impronta demoniaca. Non ti sto a narrare la mia morte, ma ti dico che fu tremenda. Valentine invece anni dopo fu rinchiuso all’interno di quel sarcofago di ossidiana in quest’isola da una confraternita di esorcisti della Chiesa. Sacrificarono le loro vite per rafforzare il sigillo e da allora non ha più mai scorto né il giorno né la notte, L’unico modo per rompere il sigillo era versare il sangue di una discendente della sua famiglia. E alla fine dopo tanto attendere l’occasione si è presentata.
Quando Eleanor terminò il racconto Cassandra restò immobile e senza parole. Il fantasma della donna aveva passato delle vicissitudini indicibili e pensare che ogni volta poteva ricordare le fiamme che avevano bruciato e arso il suo corpo la fece rabbrividire. Lei non avrebbe mai sopportato un simile peso, avrebbe preferito mille volte precipitare nell’oblio, annullarsi completamente nella dimenticanza. Questo la rese vicina a Eleanor e comprese le sue intenzioni ancor prima di sfiorare timidamente i suoi pensieri. Eleanor desiderava vendetta. Esigeva che il suo sacrificio fosse ripagato con il sangue. Quel sangue doveva provenire da Valentine. L’amato che aveva tradito la sua promessa, che l’aveva abbondonata ad una folla inferocita, che l’aveva lasciata in pasto alla voracità della fiamme senza alcun rimorso o pietà. “Ti salverò” quanto doveva esseri aggrappata a quelle parole negli ultimi istanti di lucidità, mentre i polmoni annaspavano in cerca di aria e le vesti prendevano fuoco. Quanta speranza e quanto amore aveva infuso in quell’ancora di salvezza in attesa di essere gettata. Chissà quanti meravigliosi dipinti sul loro futuro aveva realizzato, quanti momenti di gioia e passione, quante risate attorno ad un gruppo di bambini rumorosi. E tutto si era infranto, trasformando il suo cuore innamorato in un cristallo di ghiaccio.
-Amore mio finalmente potremo coronare il nostro sogno d’amore, ricongiungerci in questa vita. Se vuoi posso restituirti il tuo corpo. Magari assumerai fattezze diverse, ma proverai di nuovo l’ebbrezza di essere viva, di muoverti in una carne viva. Qui ci sono due potenziali involucri-cantilenò suadente Valentine.
Seline lanciò un singulto di terrore e si accucciò ancora di più a terra, mentre le lacrime le rigavano il volto.
-No -pianse senza ritegno- ti prego risparmiaci. Noi siamo innocenti, non c’entriamo nulla con il tuo passato.
Valentine la osservò con commiserazione. Si avvicinò a Seline. La squadrò interamente studiandola a fondo come se volesse stamparsi la sua figura nella mente. La ragazza aveva ormai il viso schiacciato a terra, celato dalla cortina di capelli biondi che la riparavano come un velo.
-Mmm…non temere non saresti adatta a ospitare l’anima della mia amata Eleanor. La tua debolezza e il tuo frignare come una mocciosa impaurita non le renderebbero giustizia. Non ne sei degna di meritare un simile dono per cui credo che mi sbarazzerò di te- le sussurrò nell’orecchio inginocchiandosi verso di lei.
Seline lanciò un grido di rabbia e tentò di graffargli il viso con le unghie affilate. Ma la mano scivolò sulla guancia dell’uomo senza procuragli nessun danno. Lei sgranò gli occhi incredula. Valentine le afferrò con rudezza il braccio e lo strinse in una morsa ferrea. La ragazza emise un guaito di dolore e supplicò pietà arrivando ad umiliare se stessa ancora di più. Lui finse di non udire le sue preghiere e le torse il braccio dietro la schiena piegandolo in maniera innaturale fino a che con uno schiocco secco non si ruppe. Seline spalancò le labbra per urlare ma lui le tappò la bocca. Digrignò i denti mentre un dolore sordo le serpeggiava lungo il braccio mandandole fitte violente. Cassandra era furiosa. Odiava quell’uomo e avrebbe voluto ucciderlo per l’impassibilità con cui torturava Seline. Era pronta ad offrirsi volontariamente pur di porre fine a quella sevizia mostruosa.
-Smettila lasciala stare! Mostro bastardo, lei non c’entra nulla- gli urlò con tutto il fiato che aveva in gola.
Valentine interruppe il suo divertimento feroce per un momento e si voltò a fissarla sorpreso. Gli occhi di Seline la osservavano colmi di dolore e di lacrime, mentre impercettibilmente scuoteva la testa, come se la pregasse di non intervenire. Cassandra sapeva che l’amica era pronta a subire qualunque tormento, se questo avesse significato sacrificare una persona a lei cara. Ma lei non era da meno.
-Hai fegato nel rispondere, visto la situazione in cui ti trovi! Si vede che sei una discendente di Eleanor, potresti essere adatta ad ospitarla- commentò pensieroso.
-Allora ti propongo uno scambio- cercò di distrarlo, approfittando del suo improvviso interesse.
-E quale sarebbe? Non sei certo nella posizione di trattare- le fece osservare.
-Hai ragione. Ai tuoi occhi appaio come una semplice mortale. Ma ciò che desideri di più è un corpo per la tua amata no? E io potrei essere adatta, l’hai detto tu stesso prima. Se lasci andare Seline e prometti di farla uscire sana e salva, ti permetterò di prendere il mio corpo. Dovrebbe essere uno scambio equo, no? - gli propose.
-E tu saresti disposta a rinunciare alla tua vita per lei? - domandò incredulo.
-Certo perché è una mia amica e gli amici si aiutano sempre se uno si trova nei guai.
Rivolse un’occhiata a Seline, che la fissava colma di gratitudine e fiducia. Quelle parole le avevano scaldato il cuore. Nel frattempo Eleanor si era allontanata lentamente, avvicinandosi alle spalle di Valentine. Aveva capito il piano escogitato da Cassandra per prendere tempo, affinché lei potesse agire. Tuttavia era un gioco estremamente pericoloso quello che Cassandra aveva intrapreso. Sarebbe bastato un nonnulla per scatenare la natura volubile di Valentine. Le loro vite erano appese ad un filo. Eleanor nella sua condizione di spettro, poteva fare ben poco. Però se si fosse concentrata abbastanza, sintonizzandosi con l’anima di Valentine, avrebbe potuto provocargli un lieve stordimento, così da allentare le catene invisibili che imprigionavano le due ragazze, permettendo loro di scappare.
-Mmm…potrei anche accettare la tua proposta. Il rito però è piuttosto complesso….-ragionò.
Cassandra simulava una tranquillità, che in realtà non possedeva. Attendeva con impazienza che Eleanor effettuasse la sua mossa, ma allo stesso tempo doveva celare la sua irrequietezza, per non destare sospetti o allarme nello stregone oscuro. Valentine rifletteva assorto, quando all’improvviso qualcosa lo bloccò sul posto. Si portò le mani alle tempie, massaggiandole violentemente. Cassandra lo vide digrignare i denti ferocemente, mentre si voltava indietro fulminando con uno sguardo colmo d’odio Eleanor. Aveva capito. La ragazza fissò l’attenzione sul fantasma e sulle sue labbra, che sussurravano parole d’addio piene di malinconia. Le lacrime le pungevano gli occhi, premendo per uscire, ma Cassandra le respinse, dominando le sue emozioni. Con uno scatto si rialzò in piedi e senza pensare, d’istinto, si gettò a capofitto verso Seline, la quale sorpresa ruzzolò a terra e lei le finì sopra, schiacciandola. Le prese una mano e la aiutò a rimettersi in piedi. Entrambe corsero via fulmineamente, senza voltarsi indietro. Seline era frastornata, ma capiva che era meglio rimandare le spiegazioni a dopo. Prima dovevano mettersi in salvo. Ad un certo punto Cassandra si fermò, Seline reggendosi il braccio fratturato la fissò interrogativa.
-Tu va avanti Seline. Io torno indietro- disse determinata.
-Perché? - mormorò lei perplessa.
-Colei che ci ha aiutate, so che è assurdo, è un fantasma che vive accanto a me da molto tempo. Sta combattendo per permetterci di fuggire, ma non posso abbandonarla, mi dispiace- rispose abbassando gli occhi.
Seline sorrise. Le si avvicinò, mentre una smorfia di dolore le deformava il volto pallido.
-Ti credo. Ma se tu vai, verrò anch’io, non ti lascio sola. Voglio vendicare la morte di Cathy tanto quanto te- promise risoluta, quasi fosse un giuramento di vita o di morte. Cassandra ricambiò la sua occhiata riconoscente e insieme tornarono indietro sui propri passi. Quando raggiunsero il punto esatto dove prima erano state prigioniere, Cassandra si fermò di botto paralizzata. Seline la imitò, limitandosi ad osservarla guardinga, pronta ad un’eventuale mossa. Cassandra fissava qualcosa di ben preciso davanti a lei, qualcosa che scatenava la sua rabbia e infiammava il suo cuore. Valentine stava spingendo lo spettro di un’agonizzante Eleanor verso il sarcofago. Nonostante non potesse afferrarla o strangolarla, aveva in qualche modo evocato una strana magia che le procurava un tormento invisibile e atroce. Si contorceva negli spasimi del dolore e a tratti la sua figura evanescente sembrava dissolversi dalla vista.
-Tu maledetta cagna…hai osato ostacolarmi, permettendo a quelle mocciose di fuggire. Ti promettevo un nuovo corpo, l’inizio di una nuova esistenza e tu che fai? Ti ribelli e mi tradisci? Non mi importa se serbi rancore per il fatto che ti ho abbandonata tra quelle fiamme, io dovevo salvare me stesso. I tuoi piagnucolii strappalacrime da femminuccia svenevole potevi anche risparmiarteli. Dovevi stare al tuo posto Eleanor e ora pagherai le conseguenze delle tue azioni- inveì agitando un pugno in aria. Cassandra non ci vide più per la rabbia. Fu il suo corpo ad agire per lei, la sua mente cacciatrice era concentrata su quel nemico. Desiderava ammazzarlo, farlo scomparire dalla faccia della terra, cancellare quel ghigno crudele sul suo volto. Le tornò in mente il volto di Cathy, le sue urla disumane mentre la pelle e le ossa le venivano strappate, la premura composta e silenziosa di Eleanor e il suo coraggio, il dolore e l’umiliazione di Seline. Tutto questo sommerse i suoi pensieri. Agì come se fosse la cosa più naturale del mondo. Riuscì chissà come a trovare un pugnale cerimoniale abbandonato a terra, che si era conservato in tutti quei secoli. Doveva essere l’arma di uno degli esorcisti che avevano imprigionato Valentine. Strinse la mano con una presa salda attorno all’elsa. Si immerse nel luccichio argenteo della lama e si fuse con il furore ardente dello sguardo che vi era riflesso. Rapida e correndo coprì la distanza che la separava dal suo obiettivo. Valentine era totalmente accecato dalla brama di uccidere Eleanor che quando si accorse della presenza di Cassandra era ormai troppo tardi. Attonito si voltò esponendo il petto indifeso. Non ebbe il tempo di lanciare alcun incantesimo. Cassandra con un grido belluino lo affondò nella carne, trapassando i tessuti e raggiungendo il cuore. Uno zampillo di sangue nero come l’inchiostro fuoriuscì dalla ferita mortale. Valentine vacillò e cadde riverso a terra. Una vibrazione simile a una scossa di terremoto si trasmise dal suo corpo a tutta la torre, che cominciò ad ondeggiare pericolosamente. Le pietre e i muri si sfaldavano e si liquefacevano come colate di fango grigiastro.
-Moriremo qui! Ma dopotutto non credevo che ci saremmo salvate- urlò Cassandra all’indirizzo di Seline, che con l’equilibrio precario, mentre un inferno di polvere e pietre si scatenava attorno a loro l’aveva raggiunta.
-Almeno hai vendicato Cathy, dopo che quel bastardo l’aveva uccisa!- le rispose.
Si abbracciarono strette, mentre la torre crollava su di loro seppellendo per sempre la storia di un orrore e di un’amicizia profonda.
-Ehi, finalmente non piove più! Possiamo goderci la giornata!
-Aspetta dove vai? Manca ancora Eleanor!
-Eccomi sono qui.
-E come avete intenzione di non annoiarvi sentiamo?
-Oh Cathy non fare la solita guastafeste.
-Ha parlato la saputella del gruppo.
-Su non litigate, abbiamo un’eternità da trascorrere insieme- disse Cassandra sorridendo.
E tre volti evanescenti risposero con calore al suo sorriso di fronte a una distesa di macerie distrutte.
   
 
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