Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: azkaban    02/02/2017    3 recensioni
Gira la sedia verso la finestra per ammirare al meglio quella vista e memorizzarla nella mente. Oltre il buio della sua cella e qualche sprizzo di luce di qualche incantesimo non gli è permesso vedere nulla. Aspetta silenzioso che la Granger gli desse qualche spiegazione, invece rimane a guardarlo senza proferir parola. Aguzza la vista per riuscire a trovare la posizione del sole oltre le nuvole.
«Granger» la chiama, incrociando le gambe e continuando a fissare il cielo «In che mese siamo?»
Passa qualche secondo.
«Quasi metà Gennaio.»
Di sottecchi vede che si posiziona meglio sulla sedia e meccanicamente congiungere le mani. Un sgradevole pensiero passa nella mente di Draco.
«Di che anno?» sussurra, non volendo sentire la risposta.
Silenzio.
Sospira e si passa una mano sulla lunga barba.
«Chi ti ha mandato?» domanda distaccato, guardandola in viso.
Come intimorita, ritira le mani dal tavolo, le strige a pugno e si volta verso la finestra, interrompendo lo scambio di sguardi.
«Harry...»
Genere: Azione, Drammatico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Blaise Zabini, Daphne Greengrass, Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
«-gliati! Svegliati Malfoy!»
Una luce accecante inonda la cella. Si compre gli occhi immediatamente con una smorfia di disapprovazione. Le catene tintinnano e la schiena urla per la centesima - forse di più forse di meno - notte trascorsa accovacciato in un angolo in quella stanza fredda e buia. Un respiro e viene sollevato di peso da delle guardie. Un battito e il terrore si fa largo nel suo petto e spalanca gli occhi terrorizzato. La Granger è davanti a lui, vestita elegantemente con un tailleur e i capelli legati in un perfetto chignon basso. 
«Che-»
Non riesce a dire nulla. La bacchetta gli viene puntata addosso e viene spinto fuori dalla cella.
«Non abbiamo tempo. Andiamo» gli ordina.
Ma è ancora stordito e debole. Le guardie lo spingono malamente lungo il corridoio illuminato da poche lanterne seguendo la Granger che, con il suo passo veloce, faceva rimbombare il suono dei suoi tacchi moderatamente alti. 
«Spieg-» cerca di dire con la voce ancora impastata dal sonno.
«Adesso ti spiego.» lo tronca.
Escono da Azkaban ancora prima che Draco potesse realizzare. Degli Auror prendono il posto delle guardie appena varcano il cancello. Un tuffo al cuore. Un respiro smorzato. La testa che gira. Sta uscendo. Sta uscendo. Sta uscendo.
Si fermano ai confini della prigione e con un clop si smaterializzano all'entrata del Ministero. Una morsa allo stomaco. Potrebbe vomitare se non fosse per quella speranza che cresce nel suo petto. Il cuore impazzisce. Cerca con lo sguardo la Granger, mentre rispondevano alle consuete domande dei visitatori, per avere certezze, per non illudersi. Forse sta sognando. Continuano a proseguire con passo veloce e non riesce a fare a meno di guardarsi attorno. Gente. Un sacco di gente che cammina o corre da tutte le direzioni. Gente che entra dai camini, che sbocca in nuovi corridoi, gente che legge la Gazzetta del profeta - secoli sono passati dall'ultima volta che ne aveva vista una - gente che si ferma in quella famosa fontana centrale che cambiava ogni volta che eleggevano un nuovo Ministro – una gigantesca bacchetta con incisa una frase che non riuscì a leggere. Quasi gli viene un colpo vedendo tutto quel movimento. I suoi occhi non sono abituati. Si dirigono negli ascensori ed entrano nel primo libero.
«Spiegati, Granger.» dice, accorgendosi della sua voce tremante.
«Il Consiglio... quei… quei… hanno anticipato l'udienza. Hanno anticipato l'udienza. Ovvio che non vogliono farti rilasciare. E' ovvio! Altrimenti avrebbero rispettato l'accordo. E' ancora troppo presto. Non possiamo. Non possiamo. Era previsto tra un mese. Eppure l'hanno anticipato perché sanno che è troppo presto.» risponde frenetica.
«Troppo presto? Perché? Non puoi inventarti qualcosa? In tutto questo tempo non sei riuscita a ricavare niente? Incredibile!» le dice velenoso, cominciando a rivedere nella sua mente i corridoi di Azkaban. La donna si volta sconvolta, con un'incredibilità e una speranza nello sguardo da lasciarlo senza fiato.
«Sai… per caso... ti ricordi quanto tempo...» ma le porte si spalancano e loro proseguono nel piano indicato per le udienze. No. Non ricorda quanto tempo fosse passato da quando la Granger si era proposta di farlo uscire da Azkaban. Non ricorda da quanto tempo è rinchiuso lì.
Camminano lungo i corridoi lucidi. Era già stato in quei corridoi. Ma quando?
«Forse riesco a farti ottenere la libertà vigilata, anche se non ti saranno del tutto tolte le accuse. Ma... non lo so. Il giudice Mills è davvero rigido. Ma sicuramente con quello che abbiamo scoperto con Harry a casa tua possiamo ottenere un'altra udienza.»
«Ma cosa avete scoperto? Non sei venuta a dirmelo dopo quel giorno.»
«Non c'è tempo.» gli dice in fretta svoltando l'angolo.
Si ferma. Immobile. Si irrigidisce. Serra la mascella. Le mani tremano.

«Non ci posso credere che quei due sono ancora in Sala Grande ad abbuffarsi sul cibo. Ecco cosa sono: stupidi maiali. Non dovevo rimanere qui, doveva ritornarmene a casa!» si lamentò Draco, uscendo dalla Sala Comune dei Serpeverde. Era il suo secondo anno ad Hogwarts ed il primo che trascorreva, rinchiuso in quel castello, le vacanze di Natale. Ma in fondo non gli dispiaceva affatto. Voleva stare più lontano possibile dalle premure della madre ogni qual volta faceva domande su argomenti non adatti per un bambino. Ma Draco sapeva benissimo che non era un bambino. Non lo era mai stato. Viziato fino ai capelli in quanto i genitori gli permettevano di tutto, certo! Ma non ebbe mai la libertà di comportarsi come un normale bambino. Un Malfoy non doveva piangere per un ginocchio sbucciato. Un Malfoy non doveva scorrazzare in giro per il giardino e sporcarsi i vestiti. Un Malfoy non poteva che essere impeccabile in tutto e per tutto sin da neonato. Solo il Quiddich gli venne concesso grazie alla presenza del suo miglior amico Harry Potter che il padre voleva vederlo sconfitto più del figlio. Sbuffò nervoso al ricordo che qualcuno in quel momento stesse usando il diario di Tom Riddle per arrivare proprio al Ragazzo-che-è-sopravvissuto. Aveva promesso alla madre che non si fosse intromesso per la propria sicurezza. La curiosità era molta e in estate non ebbe il coraggio di chiedere altri dettagli. Sapeva le conseguenze che si sarebbero potute verificare ma lui doveva pensare solo alla propria sopravvivenza come i genitori ribadivano. Ogni volta però si consolava pensando che non c'era niente di male se finalmente quei Sanguesporco sparissero dal loro mondo. In fondo non si meritavano di usare la magia come i Purosangue. 
Salì di un piano rispetto ai sotterranei e imprecò sottovoce quando le scale cambiarono direzione. Calpestando i piedi, prese a camminare lungo il corridoio cercando un 'altra via d'uscita. Sentì delle risate provenire poco più avanti e senza motivo si diresse cautamente verso quel suono. Raggiunse una grande arcata in vetro che affacciava esattamente sulla Foresta Proibita con la piena visione della piccola casa di quel semi gigante del guardiacaccia. Sul davanzale era seduto comodamente con le gambe incrociate all'altezza delle caviglie e la schiena appoggiata ad un pilastro un ragazzo di colore dai capelli e occhi nero pece. Blaise Zabini. Suo compagno Serpeverde dello stesso anno con cui condivideva la stanza. Era un tipo molto silenzioso, non parlava se non era necessario e stava sempre per fatti suoi. Era uno dei pochi ragazzi, insieme a Teothore Nott, che li considerava con un minimo di cervello. Mai, però, aveva approfondito la sua conoscenza. Si guardarono negli occhi per una frazione di secondo e si sentì colpito dalla profondità del suo sguardo.
«Hei! Chi sei?» si voltò di colpo al suono di quella voce troppo alta per i suoi timpani.
Si ritrovò, a due spanne di distanza, due occhi azzurri. Troppo azzurri, quasi vitrei. Sembravano finti, se non fosse per quella espressione di divertimento che la poteva quasi percepire sulla pelle. Abbassò lo sguardo sulle sue labbra sottili curvate in una piccola smorfia e poi suoi capelli esageratamente lunghi di un biondo più scuro del suo, legati in un'alta coda di cavallo.
«Ohoh! Il Signorino Malfoy ci onora della sua presenza!» gli disse mentre Draco si allontanava di qualche passo, scosso. La squadrò da capo a piedi notando che aveva un fisico snello e già in via di sviluppo. E solo un minuto dopo si rese conto che aveva davanti un'altra delle sue compagne di Casata: Daphne Greengrass. Mai stato interessato fino a quel momento.
«Scusami?» si riscosse. Ma non ebbe alcuna riposta. Gli diede una leggera spallata per poi appoggiarsi al davanzale ai piedi di Blaise Zabini che ancora lo scrutava senza alcuna emozione. La ragazza gli rivolse un sorriso malizioso. 
«Che cosa c'è? Non sei tu quello che va a sbandierare in giro l'importanza che ha la tua famiglia? La nobile famiglia Malfoy!» rise subito dopo.
Aggrottò le sopracciglia, pronto a rispondere ma Zabini si intromise.
«Lasciala perdere. Le piace stuzzicare tutti.»
Lei roteò gli occhi, e gli diede un leggero pugno sulla gamba. Si girò a fissarlo negli occhi con ancora quello sguardo divertito.
«Ci vuoi fare una foto?» chiese ironica.
Draco abbassò leggermente la testa e scosse il capo con un sorriso sulle labbra. Senza pensarci si sedette a terra appoggiato al muro. Guardò il soffitto non riuscendo a capire perché improvvisamente aveva tutta quella voglia di stare in quel posto appartato. Lontano da tutti. Lontano dalla solita facciata che doveva assumere da erede della nobile e purosangue famiglia Malfoy/Black. Lontano da quei due idioti che doveva farseli passare per amici. Lontano dagli occhi dei Grifondoro che lo guardavano con astio. Lontano dal resto della scuola. La Greengrass si accovacciò difronte a lui con un ampio sorriso sulle labbra, guardandolo dritto negli occhi.
«Mi sembra che sia il momento delle presentazioni ufficiali, no?» gli tese la mano. La strinse non sapendo che espressione avesse assunto il suo viso.
«Daphne Greengrass.»
«Blaise Zabini.» sentì dire sopra di lui e quando si voltò lo vide che scrutava fuori dalla vetrata con un piccolo sorriso sulle labbra. 
«Draco... Draco Malfoy.»
«Bene Draco!» sussultò al sentire pronunciare apertamente il suo nome. Tutto il resto dei ragazzi dovette aspettare un suo permesso per farsi chiamare col suo nome di battesimo. «Per diventare nostro amico devi superare una prova» disse alzando un dito verso il suo volto. «dovrai ammazzare la gatta di Filch.»       
«Daph...» la richiamò seccato l’amico.
«E va bene, va bene… scherzavo… fattele due risate ogni tanto…» rispose continuando a stare in quella posizione scomoda davanti a Draco, ma guardando l'altro compagno dal basso. Quest’ultimo rispose con uno sbuffo.
«Però una regola c’è: mai voltarci le spalle.» le disse infine allungandogli la mano. La strinse deciso. La scrutò, mentre allontanava la mano dalla sua rivolgendogli un ampio sorriso, incatenando il suo sguardo grigio con quello azzurro di lei, incantato.
«Attenda Daph. Così lo fai innamorare.» 


«Malfoy, perchè ti sei fermato? Dobbiamo iniziare tra cinque minuti e se fai ritardo-» ma Draco già scatta verso sinistra per seguire quell'ombra che aveva girato verso un corridoio più avanti. Gli Auror lo afferrano, ma si divincola con forza. Vede di sfuggita le punte di lunghi capelli biondi. Un’immagine di due ragazzi si fa largo nella sua mente.
«Daphne.» sussurra «Daphne!» quasi grida. 
Afferra la figura per una spalla. La volta con prepotenza. Trattiene il respiro. Il cuore si ferma. Non era lei.
I due Auror lo trascinano alla porta del tribunale seguiti dal suo avvocato, mentre la signora fermata prima li guardava andarsene impaurita. Sbatte le palpebre. Sbatte le palpebre. Apre la bocca sentendosi la gola improvvisamente secca. Rimane imbambolato fissando una porta d'ottone.
«Malfoy.» lo chiama all'attenzione.
Sbatte le palpebre incontrando i suoi occhi. Ricomincia a respirare. Si lascia sfuggire una smorfia di dolore prima di ricomporsi. Alla Granger non gli è sfuggito.
«Daphne? Intendi, Daphne Greengrass? La ragazza Serpeverde del nostro anno?»
Chiude gli occhi pugnalato da quel nome. Chiude gli occhi e intravede nella sua mente due occhi neri che lo scrutano. Li riapre spaventato. Gli gira la testa. La vista è offuscata. Ricordi. Troppi ricordi che riaffiorano tutti in un attimo. 
«Lasciamo perdere. Non è il momento. Spero solo che non è importante per la nostra causa e se lo è ... ti giuro… ti giuro... che ti ammazzo con le mie stesse mani.» dice con voce tremante per poi spalancare la porta e camminando a testa alta verso il centro del tribunale.


Uscì dalla Sala Grande a passo svelto. Si allentò la cravatta che per tutta la serata lo stava soffocando. Si aprì i primi due bottoni della camicia per far respirare il collo. Si passò una mano nei capelli facendo un grosso sospiro quando vide Blaise seduto sul davanzale nella sua solita posizione: gambe incrociate all'altezza delle caviglie e la schiena appoggiata in uno dei pilastri della vetrata. Gli rivolse uno sguardo di benvenuto per poi spostare le gambe per fargli spazio. Indossava anche lui un completo elegante con una cravatta verde bosco. Draco si sedette, incrociò le gambe e senza dire nulla gli prese la sigaretta dalle mani.
«Bhè figurati.»
«Non è proprio serata.» confessò.
«Pansy non te l'ha data?» sogghignò a quella domanda. Draco ci provò tutta la serata, facendo il carino con lei, ballando più di un lento e trattandola come una signora, ma non c’è stato verso. Dopo qualche minuto di limonata Pansy corre velocemente nei dormitori. Con suo sommo piacere decisero qualche giorno prima del Ballo del Ceppo che si sarebbero incontrati alle due di notte nel loro posto privato e per Draco sarebbe stata l'opportunità perfetta per sfogarsi di tutta quella frustrazione.
«Dove sei stato? Non ti ho visto per niente in Sala.» gli chiese guardandolo in volto, mentre assaporava il sapore della nicotina. Blaise poggiò i piedi sulle sue gambe e gli rispose con una scrollata di spalle: «In giro.». Lo vide che guardava fuori dalla finestra e puntava proprio nella direzione della dimora dell'accademia di magia di Beauxbatons. Un sorriso si fece largo sul volto pallido del giovane Malfoy.   
«Non ci credo! Te la sei fatta con una di quelle?»
Blaise gli strappò la sigaretta dalle mani ricambiando il sorriso, mostrandogli i denti bianchissimi.
«Invidioso?» rise in risposta prima che il ragazzo continuò: «Hai visto la Granger stasera? Non avrei mai immaginato che un giorno avrei detto una cosa del genere, ma era davvero carina stasera.»  Pensò qualche minuto a quell’osservazione, ricordando l’entrata in Sala Grande della Sanguesporco insieme a Vickton Krum. Per un attimo non l’aveva riconosciuta  «Già…» sussurrò.     
Dei passi svelti risuonarono nel corridoio e Daphne comparve da dietro l'angolo. Indossava un vestito lungo nero con una spacca laterale che arrivava poco sopra il ginocchio, con il corsetto a forma di cuore e con alcune striature argentee.  
«Scusate il ritardo!!». La sbornia gli stava passando notò Draco che per tutto il ballo non le tolse gli occhi di dosso quando la vide con un spilungone di Durmstrang che corrompevano il ponce nei loro bicchieri. Decisamente stava meglio di due ore prima.
«E' arrivata la regina.» disse Blaise mentre la guardavano barcollare verso di loro. Si sedette in mezzo facendo destare Zabini dalla comoda posizione. Appoggiò la testa contro la vetrata e chiuse gli occhi con un sorriso beato sulle labbra. E solo in quel momento Draco si accorse che il rossetto sulle labbra era del tutto sbiadito, che la perfetta acconciatura con i boccoli che le ricadevano su una spalla era in disordine; che aveva stampato alla base del collo un grosso succhiotto seguito da un altro poco sopra la spacca del seno. Strinse i pugni cercando di non trapelare la sua irritazione. Ma la sua lingua si mosse prima del cervello.
«Hai fatto sesso con lui?» 
La domanda fu troppo brusca che Daphne sgranò gli occhi e Blaise distolse lo sguardo dal vetro per posarlo sui due amici. Calò il silenzio e nessuno rispose. Ma gli occhi chiari della ragazza si assottigliarono per guardarlo truce.
«Ti crea problemi?»
«Se vuoi fare la zoccola in giro sono fatti tuoi ovviamente.»
«Per tua informazione, e parlo anche con te Blaise è inutile che fai quella faccia da 'io non ho detto niente' non ho fatto nulla con Sigfrido!»
«Sigfrido!» dissero contemporaneamente i ragazzi scoppiando a ridere.
«Ci siamo solo baciati!» alzò la voce
«A quando vedo qui non direi.» gli disse Draco toccando i punti in cui Sigfrido gli lasciò i segni sulla pelle diafana. Daphne sbuffò stizzita scostandogli la mano.
«Tu te ne sei andato al ballo con quel carlino o sbaglio?»
Stava per aprir bocca per ribattere, ma Blaise intervenne.
«Non so come, ma mi sento il terzo incomodo.»
Si voltarono entrambi verso di lui. Draco gli prese l'ultimo mozzicone di sigaretta per poi con un incantesimo farlo ritornare nella forma originaria. Nel frattempo Daphne costrinse Blaise ad alzarsi per prendere il suo posto e farlo appoggiare di spalle al davanzale in mezzo alle sue gambe, incurante di far vedere troppa pelle a due ragazzi. Gli abbracciò la vita appoggiando la guancia sulla sua schiena. Chiuse gli occhi facendosi cullare dal suo calore.
«Lo sai che ti amo.» sussurrò.
Vide un sorriso dipingersi sul volto scuro di Blaise mentre poggiava le mani sulle ginocchia nude della ragazza, dandole qualche pacca.
«Lo so. Lo so.» 
E mentre fumava l'ultima sigaretta di quel giorno, li guardò. Li guardò e si domandò come mai tra di loro non era mai scattato nulla oltre la profonda amicizia che li univa. I due si conoscevano fin da bambini, erano cresciuti insieme come sorella e fratello per via dell'amicizia che univa le loro madri. Lei era sempre stata quella frenetica, iperattiva e chiacchierona. Lui era sempre stato quello calmo, timido e ragionevole. Non si separavano mai. Ma quel rapporto che li univa era particolare. Era qualcosa che nemmeno Draco riusciva a definire, ma solo percepirlo. Percepiva la loro unione, il loro amore verso l'altro. Era qualcosa di strano, di contorto che ne era ammirato. Li guardò notando che niente del loro aspetto li accomunava. Chiaro e scuro. Uniti in un eterno legame. Li guardò e si domandò che cosa rappresentava lui per quei due ragazzi. Si domandò se veramente era entrato a far parte del loro mondo così tranquillo e perfetto. Si voltò ad osservare la luna, quasi piena. Draco non poteva permettersi cose futili come l'amicizia. Un evento stava per accadere quell'anno, più importante di qualsiasi altra cosa. Prese un grosso respiro chiudendo gli occhi. Li riapre lentamente verso i due amici - perchè si, li considerava i suoi più cari amici al mondo - e la consapevolezza che quel mondo che si erano creati da un momento all'altro sarebbe stato distrutto lo colpì in pieno petto. Un battito, e la mente elaborò le possibili conseguenze se li avrebbe trascinati insieme a lui in quella lotta molto, molto più grande di loro. Un battito ed immaginò i loro corpi distesi nella sua stessa casa. Perchè Draco non era stupido. Sapeva benissimo cosa stava per accadere. Sapeva benissimo cosa aveva in mente suo padre. Quel folle! Ma sia lui che la madre speravano nel suo futuro, speravano nella sua sopravvivenza per crearsi una vita con la Parkinson o con qualche altra ragazza di nobile lignaggio. Facevano tutto per salvarlo dal Signore Oscuro come gli ripetevano sempre. E lui si distraeva con il buon Potter prendendolo in giro e rendendogli una vita un inferno.  
«Lui sta tornando.» confessò per la prima volta, togliendosi quel macigno che da due anni aveva sulle spalle.
E i loro sguardi non trapelarono nulla. Né sorpresa. Né paura. Non erano stupidi nemmeno loro. Sapevano. Lo sapevano da tempo. Lo sapevano ma nessuno ebbe mai il coraggio di dirlo ad alta voce. Nessuno fino a quella sera. Perché erano coinvolti. Erano totalmente coinvolti negli errori che i loro genitori fecero in passato.
«Resteremo uniti.» disse Daphne con tono sorprendentemente fermo.
«Per questo non devi preoccuparti. Non ti lasceremo.» confermò Blaise. 


Si siede nel trono di legno al centro del tribunale. Delle manette gli legano i polsi e le caviglie. Una fascia di metallo gli blocca il busto. Stringe i denti trattenendo la rabbia. Stringe i denti per non correre fuori e scappare. Scappare lontano.
«Bene! Vedo che ha ricevuto la mia lettera signorina Granger! Possiamo iniziare l'udienza dunque!»
Il giudice batte il piccolo martello sul banco per poi prendere un fascicolo che gli porgeva una strega seduta accanto. 
«Draco Lucius Malfoy nato il 5 giugno del 1980 figlio dei noti defunti Mangiamorte Lucius Malfoy e Narcissa Black in Malfoy è stato accusato nel marzo del 1999 di: essere un fedele di Voi-Sapete-Chi, nonché Mangiamorte; tentato omicidio del celebre Albus Percival Wulfric Brian Silente; aver usato impropriamente le Maledizioni senza Perdono su degli innocenti; aver assassinato 31 famiglie di Babbani, Mezzosangue e coloro che consideravano 'traditori del proprio sangue'; aver collaborato con Voi-Sapete-Chi alla Seconda guerra; essere fuggito e nascosto dalla portata del Ministero per quasi un anno facendo uso della Maledizione Imperius e ferendo gravemente 10 Auror in servizio.»
Il giudice si schiarisce la gola sfoglia il fascicolo e continua a leggere
«Oggi 26 Febbraio 2002 sarà svolta la 4° udienza per il rilascio del criminale su richiesta di Harry James Potter, Il Prescelto, Colui che ha Salvato il mondo da Voi-sapete-chi e attuale Auror di fama internazionale.»
Stringe la mani intorno ai braccioli. Contrae la mascella. Abbassa la testa serrando gli occhi.
Tre anni. Tre anni. Tre anni. Tre anni rinchiuso ad Azkaban e lui non si ricordava minimamente nulla. Vuoto. Vuoto. Vuoto. E non riesce a riempirlo se non con sprazzi di immagini. Non riesce a vedere nulla se non nuovamente l'immagine di due ragazzi giovani seduti su un davanzale di marmo. 
Vuole vomitare. Deve vomitare. Deve svuotarsi di qualcosa che nemmeno ne ha il ricordo. Deve andarsene. Non riesce a reggere la notizia. I suoi genitori. I suoi genitori. Morti. I suoi genitori sono morti. Quando? Come? Perchè non ricorda nulla?
4° udienza? Quante volte è stato in quel tribunale?
Non nota che una figura si alza dalla giuria e scende per arrivare vicino a lui e la Granger. Non sente che già il suo avvocato comincia a comunicare tutti i nomi che le ha dato, a raccontare la sua versione degli avvenimenti accaduti negli anni del ritorno del Signore Oscuro. Rimane rinchiuso nel muro che ha innalzato intorno a lui. Ha le pareti bianche, lucide, pulite. Senza l'ombra di una macchia. Senza l'ombra di estranei che potrebbero vedere tutte le sue emozioni. Esiste solo lui in quel spazio che si è creato. Solo lui con la sua coscienza che viaggia in luoghi trascurati della sua memoria cercando qualcosa. Qualunque cosa. Due mani si poggiano sulle sue spalle e lo stringono. 
Alza la testa di scatto, come svegliato bruscamente. Sgrana gli occhi incontrando un paio verdi cerchiati da degli occhiali con montatura d'oro.
«Segui il mio respiro, Draco.» e viene colpito in piena faccia da tutta quella confidenza, da tutta quella serenità che trasmetteva Potter. Si accorge che aveva cominciato a respirare affannosamente. Si accorge che qualcosa gli bagna le guance solo dopo aver decifrato lo sguardo preoccupato dell'uomo davanti al lui. Segue il suo respiro afferrandosi disperatamente a quell'unica certezza che gli era rimasta. Perché non sa più chi è. Non sa se è lo stesso Draco Malfoy di un tempo. Non sa più nemmeno se veramente seduto in quel trono con le mani ammanettate fosse Draco Malfoy. Non sa se in quegli anni qualcosa era cambiato con Potter il suo acerrimo nemico e quella lurida Sanguesporco che in qualche modo non gli faceva più ribrezzo. Non sa che fine avesse fatto la sua famiglia. Come i suoi genitori fossero morti. Se fosse per colpa sua. Per proteggerlo come gli hanno sempre promesso prima dello scoppio della guerra. Non sa se avesse la stessa mentalità di anni prima. Se la sua mente avesse ceduto alla follia rinchiuso ad Azkaban insieme ai Dissennatori e a quelle guardie e a quei prigionieri che gli mettevano le mani addosso. Non sa se è vivo, se stesse ancora combattendo contro il mondo per sopravvivere. Non sa se si è abbandonato all'oblio ed era morto.
«Lo so che adesso sei confuso. Ma ascoltami» gli dice continuando a guardarlo negli occhi «Ti spiegheremo tutto appena finiremo. Ma adesso devi mantenere il controllo. Non crollare. Noi siamo qui.»
«Signor Potter! Cosa sta dicendo al suo cliente che noi non possiamo sentire? E' palese che il colpevole non sia in uno stato di salute sicura per liberarlo da Azkaban!» chiede un assistente del giudice. 
Potter si volta sicuro di sé ad affrontarlo. 
«Si dia il caso, signor...»
«Castle» risponde fiero.
«Si dia il caso signor Castle che il criminale, come voi lo ritenete, è sottoposto ogni giorno a metodi di tortura disumani e in quegli anni certamente ha avuto un crollo cerebrale. Lo possono confermare i Guaritori specialistici del San Mungo che queste sono le conseguenze e voi ne siete la causa. Ma giustamente, in quanto Ministero si chiude un occhio, vero signor Castle?»
Dei bisbigli fanno eco nel tribunale.
Potter gli aveva detto di mantenere il controllo. Che poi gli sarà tutto spiegato.  Calmo. Respira. Chiude gli occhi. Li riapre continuando a osservare i giudici che si parlano nell'orecchio guardandolo con sguardo che non riesce a decifrare. Che diamine gli hanno fatto per fargli avere un collasso cerebrale? Si volta di colpo per guardare nuovamente il giudice. Che gli era successo in quei tre anni di prigionia?
«Il rapporto dice» comunica il giudice Mills «che il prigioniero Draco Lucius Malfoy non può essere sottoposto ad alcun trattamento usato da Azkaban, cioè Dissennatori e Maledizioni senza Perdono. A quanto pare da questi è intoccabile insieme alla sua mente che, come dice il rapporto, è impossibile entrarci anche con il miglior Legiments che abbiamo a disposizione. Quindi gli unici metodi di punizione sono proprio quelli che vengono usati. Mi dispiace Signor Potter ma queste solo le regole che ci sono sempre state e hanno sempre funzionato.»
«I Dissennatori sono creature che hanno servito Lord Voldemort» la Granger protesta e tutti tremano al suono di quel nome «la vostra stessa legge vieta l'uso delle Maledizioni senza Perdono sulle persone e nonostante tutti i peccati che i rinchiusi ad Azkaban hanno commesso sono pur sempre essere umani!»
«Si, si, Signorina Granger questo è un altro discorso sul metodo che usiamo al Ministero che ha già altre volte sollevato insieme alla liberazione degli elfi. Stiamo parlando del prigioniero qui presente adesso e la sua parola non basta per scagionarlo e tanto meno perdonarlo dalle atrocità che ha commesso.»
«Granger» la chiama quando la vede stringere i pugni e serrare le labbra. Ma non lo sente e si avvicina al giudice con passo pesante.


«Che cazzo ti è saltato in mente in treno?» gli chiese Blaise appena entrato nella loro stanza, afferrandolo per le spalle.
«Non so di cosa tu stia parlando.» risponde non curante.
«Non so di cosa tu stia parlando» gli fece eco riafferrandolo per il braccio stringendolo con forza.

Daphne entrò bruscamente in camera con aria arrabbiata e a grandi falcate lo raggiunge. Lo spinse con forza facendolo sedere sul letto.
«Sei davvero un idiota! Quella Pansy lo sta raccontando alle sue amichette! Sanno ormai che lavori per lui! Non troppo tardi sapranno che sei un Mangiamorte!»
«Persino Potter l'ha sentito! Adesso avrai tutti gli occhi addosso!» continuò Blaise
Draco sbuffò allontanandosi dai due.
«Nessuno crederà veramente che il Signore Oscuro mi ha dato un compito. E non me ne frega niente se Potter e i suoi amici in qualche modo scopriranno che è vero. Dopo il fallimento di mio padre non posso…» si fermò e prese fiato passandosi una mano tra i capelli sistemati dal gel. Si accasciò nel letto mettendosi un cuscino sul viso. Lo strinse cercando di soffocare.
«Non ci riuscirai, Draco. Uccidere...» gli disse Daphne dopo che si era seduta sul letto vicino a lui. si fermò a metà frase quando la voce cominciò a tremare. Scostò il cuscino per guardarla in viso. Aveva le guance arrossate.
«Lo farò. In qualche modo lo farò.» gli disse accarezzandole un braccio.
«Stiamo parlando di Albus Silente, Draco. Può essere molto vecchio ma e pur sempre il mago più potente di tutti.» cercò di spiegargli mentre gli stringeva la mano. Lui la scostò come scottato. Irritato.
«Pensi che sia più potente del Signore Oscuro?» chiese senza pensarci ma poi si pentì immediatamente avvertendo lo sguardo tagliente di Blaise su di lui.
«Daphne non dire una parola. Tieni la risposta per te.» disse Blaise prendendola per le spalle. 
Il Signore Oscuro teneva sotto controllo tutte le persone vicine ai propri seguaci per esserne certo su chi sfogare la sua rabbia se questi gli mancavano in qualcosa. Un esempio è stato suo padre, che fallito alla missione al Ministero della Magia quell'estate il Signore Oscuro si era vendicato sul figlio. Sapevano che lui veniva a sapere sempre tutto.  E l'ultima cosa che Draco voleva era mettere in pericolo Daphne. Ma di una cosa era certa: il Signore Oscuro temeva Silente e, volente o no,  Draco doveva ammettere che ammirava quel vecchio strampalato per la potenza e grandezza che emanava solamente con la sua presenza.
Sospira rumorosamente, scusandosi con i due amici solamente con uno sguardo. Daphne esce senza dire una parola dalla camera con la testa bassa.

«Ti aiuterò. Ma non mettere in mezzo Daphne in questa storia.» gli disse Blaise
Loro erano Mangiamorte. Loro avevano un compito: servire il Signore Oscuro fino alla morte. Lei no. Lei era libera. Lei era libera di vivere la sua vita. E questo li tormentava più di ogni altra cosa, perché la conoscevano troppo bene: non era mai stata brava a rimanere in disparte.
«Non ho alcuna intenzione di farlo.» 


«La sua famiglia, i suoi genitori, hanno fatto tutto per avere la possibilità di sopravvivere. Di avere la possibilità di salvare il proprio figlio dalle grinfie di Voldemort!» irrompe la Granger dopo i mormorii di approvazione per la sua incarcerazione.
«Granger.» cerca di chiamare di nuovo.
Sente il bisogno di chiamarla. Sente il bisogno di guardarla. Sente il bisogno di averla vicino al posto di Potter che si è posto davanti come uno scudo. Qualcosa non torna nella sua mente. La sua mente è troppo malata. Non riesce a reggere tutto quello che stanno dicendo.
«Abbiamo le prove» interrompe Potter «Alla Villa abbiamo trovato dei libri di incantesimi di protezioni molto antichi e di un livello avanzato che persino gli Auror hanno difficoltà a gestirli! Pensiamo che i genitori - la madre - li abbia usati sul suo stesso figlio fin da ragazzo! Ci serve solo più tempo per confermare o dissentire questa teoria. Ma avete anticipato l'udienza e non è stato possibile. Vi prego nuovamente di ripensarci e darci più tempo.»
«Come dice? Libri?» chiede stupido Mills.
Altri mormorii echeggiano nella sala. Ne approfitta della situazione per cercare di togliersi le manette con la forza. Ma più ci prova e più queste si stringono togliendogli il respiro.
«Malfoy, Malfoy. Ti prego calmati.» gli dice la Granger che si era precipitata accanto a lui per afferrargli un braccio.
Il suo tocco lo riscuote, si sente avvampare, vuole allontanarsi dalle sue mani ma non ci riesce. Incatena lo sguardo col suo e la sua mente si fa più confusa. La vista si appanna. Appoggia la testa allo schienale non distogliendo gli occhi da lei. Dalle sue labbra. Ha il respiro affannoso e non riesce a controllarlo. Il cuore vuole uscire dal petto, ma non riesce a trattenerlo.
Voglio solo morire. Voglio solo finire di soffrire. 
La Granger si volta verso la giuria non staccando la presa sul suo braccio. «Richiedo una nuova udienza per parlare al meglio di questa nuova ipotesi. Nel frattempo richiedo per il mio cliente la libertà vigilata, in modo che si riprenda abbastanza da affrontare la prossima corte. In questo modo potrà rispondere lui stesso ad ogni domanda! Confido che ci sono altri elementi che possono essere utili per la sua difesa, ma purtroppo la nostra ricerca è limitata se lui non è in salute.»
«Sono tutte parole campate per aria. Sono tre anni che andiamo avanti così. Dentro e fuori. Dentro e fuori. Dentro e fuori. La mia pazienza ha un limite. Alla fine è solo la sua parola di Mangiamorte e questo non cambia nulla. Mi dispiace.» risponde prontamente il giudice
«Passiamo ai voti!»
«No! aspettate! Una nuova udienza deve essere svolta!» protesta la Sanguesporco
«Questo non è corretto nei confronti di una delle tante vittime di Lord Voldemort! Lui ci ha aiutati!» aggiunge Potter
«Queste nuove prove non possono essere ignorate!» continua la Granger.
«Alzi la mano chi ritiene Draco Lucius Malfoy colpevole di tutti i delitti in precedenza elencati.» più della metà. «Giudicato colpevole! Auror riportatelo ad Azkaban!» sbatte il piccolo martello sul banco e si alza per andarsene, ma le voci della Granger e di Potter si accentuano insieme a quelle poche che li appoggiavano.
Viene liberato e alzato con forza. Cerca di divincolarsi per affiancarsi ai suoi difensori. Li spinge con forza ma un pugno gli arriva in pieno stomaco.
«Granger!» urla. 
Lei si volta, sgrana gli occhi, corre verso di lui con le lacrime agli occhi. 
Non piangere. E' l'unica cosa che riesce a pensare.
Sente un leggero colpo di bacchetta dietro la nuca e l'improvviso sonno gli fa socchiudere gli occhi.
«Draco!» la sente urlare con il braccio teso pronta a fermare gli Auror, ma quest'ultimi chiudono la porta e si allontanano dal tribunale velocemente. 
«Hermione.» sibila, mentre i ricordi di lei riaffiorano nella mente. 
   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: azkaban