Storie originali > Generale
Ricorda la storia  |      
Autore: Tourniquet    02/02/2017    0 recensioni
C'è uno spettacolo più grandioso del mare, ed è il cielo, e c'è uno spettacolo più grandioso del cielo, ed è l'interno di un'anima.
Ma che cos’è l’anima, e dove risiede?
È quella piccola parte dell’uomo, la più nascosta e segreta, che lo rende proprio umano, definendo la sua personalità, la sua più intima essenza, accomunandolo e allo stesso tempo dividendolo dai suoi simili.
È fragile e sfuggevole, il ricordo di un tempo lontano, che forse non tornerà più, un sussurro che si perde nel vento, talmente flebile da temere di perderlo, e da salvaguardare quindi contro gli artigli acuminati che infestano il mondo, perché fuor del limbo non v'è eliso.
***
[Nota: Riflessione con riferimenti letterari di vario genere]
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

I luoghi dell’anima

 

C'è uno spettacolo più grandioso del mare, ed è il cielo, e c'è uno spettacolo più grandioso del cielo, ed è l'interno di un'anima1; ma che cos’è l’anima, e dove risiede?

È quella piccola parte dell’uomo, la più nascosta e segreta, che lo rende proprio umano, definendo la sua personalità, la sua più intima essenza, accomunandolo e allo stesso tempo dividendolo dai suoi simili. È fragile e sfuggevole, il ricordo di un tempo lontano, che forse non tornerà più, un sussurro che si perde nel vento, talmente flebile da temere di perderlo, e da salvaguardare quindi contro gli artigli acuminati che infestano il mondo, perché fuor del limbo non v'è eliso2.

Dove sia, non si sa. Non si è neanche sicuri esista davvero.

Però l’uomo è sempre stato attratto da ciò che non conosce o che non è in grado di cogliere appieno, infatti si è spesso interrogato, nel corso dei secoli, su quest’entità astratta e immaginaria, conferendole molteplici forme e dimore. Ma l’anima non ha forma, è indefinita e vaga, e rappresenta l’essenza ultima e più profonda dell’essere umano, perciò ha casa dov’egli ha il cuore.

Vive nel riflesso di una donna specchiata nell’acqua mentre si fa il bagno, di cui ora all’uomo che l’ama resta solo un dolce ricordo, e il suo spirito lasso non poria mai più in riposato porto né in tranquilla fossa fuggir la carne travagliata e l’ossa3.

È anemos, soffio di vita tra le fronde di una siepe, in cima a un ermo colle, che da tanta parte dell’ultimo orizzonte il guardo esclude, e attraverso sovrumani silenzi e profondissima quiete porta con sé l’immaginazione del poeta verso luoghi misteriosi e sconosciuti, così che anche il naufragar sia dolce in quel mare4.

L’anima riaccende anche la forse sopita fiammella della nostalgia per la patria, luogo inaccessibile e tanto agognato, mentre si è costretti in terra straniera: infatti non esiste mondo fuori dalle mura di Verona; non c’è purgatorio, supplizio, l’inferno stesso, perché l’esilio è una morte sotto falso nome5, così Romeo esprime il suo dolore di esule, esule come sarà presto chi è costretto a dire addio alla propria giovinezza e ai propri monti sorgenti dall’acque e alla casa natia, dove, sedendo, con un pensiero occulto, s’imparò a distinguere dal rumore de’ passi comuni il rumore d’un passo aspettato con misterioso timore6, e si chiede se mai tornerà a quel tempo di gioia passata. E si unisce al coro del lamento anche chi rimpiange la propria città festosa, che ora, seppur invasa, si aggrappa alla memoria di un passato di eterna gloria7, trovando rifugio in un effimero sollievo.

L’anima vive quindi nel ricordo di un tempo perduto, tra voci familiari che si rincorrono nel vento, tra il fruscio delle foglie e gli schiamazzi del pollaio, sognando magari di perdersi nel verde, e di tra gli olmi, nido delle ghiandaie, gettarci l’urlo che lungi si perde dentro il meridiano ozio dell’aie8. O magari tornando con la mente e col cuore all’afa delle estati romane, ai muri gialletti della borgata, prendere un autobus coi grappoli agli sportelli che conduca sotto il Cupolone, così da affacciarsi fuori dal colonnato di Piazza San Pietro, verso Porta Cavalleggeri, e vederli, i ragazzi di vita, sparpagliati poco più in là, in via del Gelsomino, in via della Cava, sugli spiazzi di terra battuta delimitata dai mucchi di rifiuti dove i ragazzini di giorno giocano a palla9.

L’anima dunque non ha una dimora fissa, anzi è nomade, senza volto o connotati riconoscibili: essa racchiude le passioni più profonde dell’uomo, nascoste in un luogo inaccessibile se non attraverso la strada del ricordo, ragion per cui conserva gelosamente sensazioni e pensieri che riemergono nei momenti più difficili, facendo sentire l’uomo protetto e al sicuro come nel nido da cui in un tempo lontano è volato via.

E intanto l’uomo dà voce alla propria anima, la cui melodia lo tiene in equilibrio su un tetto10, mentre suona la propria stessa voce interiore, mentre tutti dormono, dormono, dormono sulla collina11.

 

 

Note:

1 I lavoratori del mare, Victor Hugo

2 L’isola di Arturo, Elsa Morante

3 Il Canzoniere, Francesco Petrarca

4 L’infinito, Canti, Giacomo Leopardi

5 Romeo e giulietta, William Shakespeare

6 I promessi sposi, Alessandro Manzoni

7I Sepolcri, Ugo Foscolo

8 Myricae, Giovanni Pascoli

9 Ragazzi di vita, Pier Paolo Pasolini

10 Il violinista sul tetto, Marc Chagall

11 La collina, dall’Antologia di Spoon River, Edgar Lee Masters

 

  
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Generale / Vai alla pagina dell'autore: Tourniquet