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Autore: Latah    03/02/2017    0 recensioni
I necrofagi sono esseri che si cibano delle carcasse di animali morti, tra di loro in natura troviamo animali come iene, avvoltoi e sciacalli, ma c'è un altro tipo di animale che meriterebbe questo titolo...
Genere: Satirico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Necrofagi
 
Con passo agile strisciamo tra le ombre della terra, sempre vigili osserviamo, ascoltiamo e fiutiamo, più affilati dei nostri denti sono i nostri sensi e fiduciosi in essi partiamo per la caccia. Ci appollaiamo in religioso silenzio ascoltando i gemiti della terra, cerchiamo sibili di lotta, scalpitare di zampe, zoccoli che smuovo la terra e artigli che la penetrano, in attesa dell’inconfondibile silenzio che segue il tonfo secco di un corpo che cade. Lo seguiamo in processione a testa bassa, il nostro muso si dimena sulla terra, fiutiamo energicamente in ogni anfratto con occhi sgranati e pelo ritto, presi da un’ansia frenetica bramiamo ciò che sappiamo vicino: il dolce e inebriante lezzo del denso sangue rappreso. Quando arriva ai nostri musi siamo in preda a follia, ogni pensiero razionale si affievolisce fino a sparire mentre prendiamo a correre seguendo l’acidula fragranza emanata dal rosso nettare, ci dimeniamo e ci aggrediamo l’un l’altro come cuccioli capricciosi che vogliono raggiungere per primi il bottino, nonostante le nostre pelli siano indurite dalle cicatrici che quotidianamente ci causiamo il rito si ripete ad ogni caccia, né il senso di colpevole stupidità che desta in noi quella pratica infantile ci permette di controllare il nostro libidinoso istinto; certo l’economia della caccia ne gioverebbe se eliminassimo l’ostacolo di quell’osceno spettacolo ma la fregola del sangue vince qualsiasi lucida considerazione, dunque avanziamo  inciampando su noi stessi verso la meta comune. L’esito della caccia è un’incognita in balia del caso, l’abitudine ci ha preparato a lunghi periodi di penuria, così come a tempi di gustosa abbondanza. Il disastro è il nostro idolo, la Morte la nostra dea, quando il mondo brucerà saremo nelle nostre tane pregustando il prelibato banchetto che sarà li ad attenderci. Non portiamo la morte ma beviamo dal suo calice, contempliamo la vita perché genera la morte, ammiriamo il predatore che sbrana la sua preda, ci incantiamo alla dolce melodia del lamento struggente e del doloroso pianto. Arrivati al luogo capiamo subito che la nostra dea è stata generosa, davanti ai nostri occhi si stende un immenso tappeto di corpi freschi, Il disastro si è abbattuto ancora una volta e ne rendiamo grazie, sulle carcasse si dimenano già gli avvoltoi che come di consueto ci precedono nella caccia ma non ci recano fastidio, abbiamo scopi diversi dai loro. Ci fermiamo a contemplare quello spettacolo della natura, i nostri occhi sono sgranati, le nostre orecchie ritte, la bava cola dai nostri denti serrati, siamo pronti a saziare la nostra fame irrefrenabile, diamo un’ultima occhiata al panorama, ci posizioniamo dove la luce è migliore e scattiamo una foto.   
   
 
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