Anime & Manga > Skip Beat!
Segui la storia  |       
Autore: Yasha 26    03/02/2017    2 recensioni
(Cain/Setsu/Reino)
- Ma che t'importa con chi esco? Se anche andassi a letto con mezza città, a te che importa? -
- Non osare nemmeno pensarla una cosa del genere! – esclamò Cain, guardandola torvo. Lui ci provava a mantenere la calma, ma Setsu era abile nel fargliela perdere.
- Perché non dovrei? Adesso potrei anche uscire da questa stanza e andare a letto col primo che incontro! Non potresti impedirmelo! - lo sfidò, avvicinandosi all'ingresso, ormai stanca di quella lite.
Fu tutto troppo veloce per Setsu, che quasi non capì come avesse fatto a finire sul letto, con Cain su di lei a bloccarla con forza contro il materasso.
Era sorpresa da quella reazione, ma non impaurita. Le sembrava di assistere ad un attacco di gelosia e non al rimprovero di un normale fratello preoccupato. Poteva forse sperare che fossero la gelosia e la rabbia di un uomo innamorato?
- Perché ti stai comportando così? Che cosa vuoi da me? - gli chiese, sperando in una risposta diversa dal suo solito: "Sei troppo piccola e ingenua per avere un uomo”.
- Volevi andare a letto col primo che incontravi, no? Ti sto accontentando! – rispose lui, baciandola.
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Cain Heel, Reino, Setsuka Heel
Note: AU, Lime, OOC | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
 




- Mi dispiace. Scusami. – si scusò Reino, una volta giunti a casa.
- Per cosa? – domandò perplessa Setsu.
- Stavo per rovinare tutto. –
- In che senso? –
- Stavamo per farlo in un ufficio. Non è certo il posto migliore del mondo. Meriti di meglio. – le spiegò dispiaciuto.
- Che scemo che sei! – rise Setsu, trovandolo incredibilmente tenero. Si preoccupava di qualcosa a cui lei non aveva nemmeno fatto caso. Com’era diverso dall’immagine che si era fatta di lui le prime volte che lo aveva conosciuto. “Mai giudicare dalle apparenze. È proprio vero.” si disse.
- Perché sarei scemo? – chiese risentito.
- Perché in quel momento non ho certo badato al posto. Mi tenevi ben impegnata in altro. – rispose con fare provocante, avvicinandoglisi e poggiando le mani sul suo petto, accarezzandolo. – Peccato che siamo stati interrotti. – proseguì, risalendo con le mani fin dietro al collo del ragazzo, per avvicinarlo maggiormente a sé.
Lo voleva. Voleva sentirsi amata davvero, così da cancellare i ricordi di ciò che aveva creduto fosse amore.
- A quello possiamo porre rimedio adesso. – propose prontamente Reino, prendendola in braccio e dirigendosi nella sua camera, stendendosi con lei sul letto.
Iniziarono a baciarsi con trasporto, riprendendo da dove erano stati interrotti poche ore prima. Il fatto che fosse stata Setsu a prendere l’iniziativa, lo rendeva ancora più impaziente. Tuttavia si pose un freno, cercando di non correre troppo, per renderle quel momento indimenticabile.
Sapeva che quella sarebbe stata la seconda volta per la ragazza, poiché la prima l’aveva rubata quel bastardo del fratello e che l’aveva resa quanto di più negativo ci fosse per una donna innamorata. La sua seconda volta però, si ripromise Reino, sarebbe stata l’unica che lei avrebbe ricordato come speciale, perché lui l’avrebbe amata fino alla fine.
La spogliò con lentezza, venerando ogni centimetro di quel corpo, godendo dei suoi sospiri eccitati ogni volta che le sue mani e le sue labbra passavano su dei punti sensibili, tormentandola di piacere più e più volte. Il corpo di Setsu reagiva al suo tocco e non poteva esserne più felice ed orgoglioso. Si stava concedendo a lui, abbandonandosi con fiducia tra le sue braccia, dandogli una possibilità, e lui non avrebbe di certo tradito le sue aspettative.
Il momento della loro unione, fu quanto di più coinvolgente Reino avesse provato. La amava come non aveva mai amato nessuno e sperò che anche lei stesse provando lo stesso trasporto.
 
Setsu riposava placidamente tra le braccia di Reino. Non sapeva ben definire le sensazioni che le avevano sconvolto mente e corpo. Era la sua seconda volta e non sapeva dire se fosse stata migliore o peggiore della prima. Era sicuramente migliore nella forma, ma nei sentimenti?
Reino era stato dolce e premuroso, così diverso dall’irruenza ardente di Cain. Le aveva fatto scoprire piaceri a lei sconosciuti, con amore e tenerezza, e doveva ammettere che le era piaciuto. Era stato eccitante il modo in cui l’aveva toccata e baciata. Le aveva fatto dimenticare tutto e tutti.
Nonostante ciò, passata l’eccitazione, si rendeva conto di non aver provato quel senso di completezza che aveva avvertito col fratello dopo aver fatto l’amore con lui. Questo la faceva star male, per Reino soprattutto. Gli voleva bene, davvero molto, ma non quanto ne volesse ancora a Cain, nonostante ripetesse a se stessa di amarlo. Il suo amore per lui era appena nato, mentre quello per Cain durava da anni. Col tempo, magari, avrebbe provato lo stesso trasporto anche con Reino, pensò. In fondo, il primo passo lo aveva fatto.
Lasciarsi andare, così come stava facendo con lui, sarebbe stato inconcepibile fino a qualche mese prima. Nei suoi pensieri non esisteva nessun altro che suo fratello, invece in quel momento stava addirittura nel letto di un altro uomo, con la piena voglia di farlo. Doveva pur significare qualcosa.
- Tutto bene? – le chiese Reino, notandola assorta.
- Sì, perché? –
- Ti vedo pensierosa. –
- In effetti a qualcosa pensavo… -
- Cosa? – domandò preoccupato.
- Che ci vorrebbe un bis. – mentì lei, mettendosi a sedere sopra il bacino del ragazzo e riprendendo a baciarlo, sperando non capisse cosa realmente le passasse per la testa.
Non avrebbe permesso ai pensieri di rovinare il rapporto che stava appena nascendo. Aveva deciso di chiudere col passato e così avrebbe fatto. Era certa avrebbe amato davvero Reino e che con lui sarebbe stata felice, doveva solo dimenticare.
Reino, invece, aveva capito che nei pensieri di Setsu c’era nuovamente il fratello, ma aveva deciso di non dire nulla. Lei era stata chiara, lo amava ancora, quindi farglielo pesare non avrebbe avuto senso. Doveva solo pazientare che lei lo cancellasse del tutto dai ricordi e lui l’avrebbe aiutata più che volentieri.
 
Era quasi ora di pranzo quando si risvegliarono e Setsu si alzò per preparare qualcosa da mangiare. Reino la osservava girare per casa con solamente una sua maglietta addosso e ripensò a quando, mesi prima, l’aveva immaginata in quella stessa circostanza. Era diventata davvero la sua donna, ma continuava a non sapere per quanto lo sarebbe stata. Sperò per sempre, ma non poteva esserne certo.
- Perché mi fissi così? – chiese Setsu, sentendosi osservata.
- Guardo il tuo sedere che rimane scoperto ogni volta che si alza la maglietta. Ha un che di ipnotico. – scherzò Reino, aiutandola a prendere i piatti dalla credenza, poiché la ragazza, più bassa di lui, non ci arrivava.
- Sempre il solito imbecille! – sospirò lei, alzando gli occhi al cielo.
- Che c’è di male se mi piace il sedere della mia ragazza? – disse, dando uno schiaffetto sulla natica sinistra di Setsu, che lo guardò male.
- Lo dicevo che sei un maniaco! La prima impressione è davvero quella che conta! – esclamò sconfortata, ripensando al giorno in cui l’aveva conosciuto e l’aveva toccata sul seno.
- Che donna crudele che sei. – si finse triste.
- Per niente! Fila a vestirti piuttosto. Rischi di prenderti un raffreddore restando solo in boxer e non puoi permettertelo. La settimana prossima hai un concerto. – gli ricordò, temendo si prendesse un malanno. La primavera era alle porte, ma faceva ancora abbastanza freddo.
- Fai la mogliettina premurosa? Mi piace! – la prese in giro Reino, abbracciandola da dietro, incredibilmente felice per quello scambio di battute apparentemente stupide, ma di grande importanza per lui.
Si era creata un’atmosfera di intimità tra loro e non solo per la notte trascorsa insieme. Ridere e scherzare come una coppia, anche per piccole cose stupide, era qualcosa di nuovo e che gli trasmetteva serenità.
- Smettila di dire scemenze e vai! – lo allontanò Setsu, spintonandolo verso la camera.
- Ok, vado! – si arrese il ragazzo, tornando in camera a vestirsi, mentre Setsu finiva di preparare il pranzo.
Nel pomeriggio andarono a fare la spesa poiché il gruppo, il giorno dopo, avrebbe festeggiato privatamente l’anniversario dei Vie Ghoul, in tranquillità e divertendosi.
Camminavano per strada, di ritorno a casa, quando Reino si fermò improvvisamente a guardare una ragazza dai capelli corti e ramati. Setsu, seguendo il suo sguardo e notando la ragazza, non poté non arrabbiarsi.
- Che stai guardando? – domandò infastidita.
- La ragazza con quell’orribile tuta rosa. - rispose distrattamente lui, continuando ad osservarla, fino a vederla scomparire tra la folla. – Emanava un odio spaventoso. Non vorrei essere nei panni del ragazzo che lo subirà. – aggiunse poi, ritornando a prestare attenzione alla sua ragazza, che lo guardò dubbiosa.
- Mi stai prendendo in giro? La guardavi solo perché i tuoi strambi poteri hanno sentito il suo odio? – interrogò scettica.
- Sì, quindi non fare la gelosa perché non ne hai motivo. L’unica donna che m'interessa guardare sei tu. E comunque i miei non sono strambi poteri. – precisò lui.
- Fatto sta che mi dà fastidio fissi altre donne in quel modo mentre sei fuori con me. –
- Quindi se esco da solo posso anche guardarle? – la stuzzicò il giovane, divertito da quella inaspettata scenata di gelosia.
- Certo che puoi, ma in quel caso io potrei fare lo stesso e guardare dei bei ragazzi. Occhio non vede, cuore non duole. – ribatté Setsu, intuendo le intenzioni di Reino, che rise per la sconfitta ottenuta. Quella ragazza era l’unica che sapeva tenergli testa e la cosa lo divertiva.
 
- Reino, dormi? – lo chiamò Setsu, accoccolata tra le sue braccia. Non riusciva a dormire. Ripensava a ciò che era accaduto nel pomeriggio e al fatto che lui avesse avvertito i sentimenti di qualcuno senza nemmeno conoscerlo. Era curiosa. Anche perché loro si erano conosciuti allo stesso modo.
- No. Qualcosa non va? –
- Posso farti una domanda? –
- Tutte quelle che vuoi. Non devi chiedere il permesso.-
- Mi spieghi in cosa consistono questi strani poteri che hai? Come li hai avuti? – chiese, interessata a conoscere meglio la persona con cui adesso stava.
- Non sono strani e non li definirei nemmeno poteri. Non sono un supereroe. Si chiamano percezioni extrasensoriali. Le ho ereditate da mia madre. – spiegò Reino.
- Da tua madre? –
- Già, che a sua volta le ha ereditate da suo nonno. È una famiglia particolare la mia. –
- Raccontami di te. Com’è stata la tua vita? Immagino sia un vantaggio conoscere i pensieri della gente. – domandò curiosa.
- Non lo è per niente e la mia infanzia è stata un inferno a causa di ciò. – rispose il ragazzo, rievocando quel periodo con poca voglia.
- Perché? –
- Fin da piccolo ho iniziato a vedere e sentire cose strane e… –
- Fantasmi? – lo interruppe Setsu.
- No. Quella è una peculiarità dei medium. Io sono un sensitivo. Ciò che vedo e sento sono le emozioni e le energie delle persone, ovvero quello che viene chiamato prana. –
- Prana? – gli fece eco la ragazza.
- Sì. È una sorta di aura che avvolge tutti i corpi viventi. Posso sentire se l’aura delle persone è buona o cattiva, felice o triste e così via. Riesco a percepire anche le vibrazioni degli oggetti, vedendo così a chi appartengono e che ricordi vi siano legati. –
- Riesci anche a leggere nei pensieri? –
- Diciamo che sono bravo a intuire i pensieri più che a leggerli. Riuscendo a percepire il cambio di vibrazione del prana so come si sente la persona che ho davanti. –
- E perché questo avrebbe dovuto renderti la vita un inferno? –
- Non sono le mie facoltà ad averla resa tale, ma la mia famiglia. Per sviluppare appieno queste capacità psichiche, servono anni di meditazione e di studi approfonditi. Fin da piccolo, mia madre mi obbligava a passare le mie giornate a concentrarmi sulle sensazioni che avvertivo. Mi lasciava da solo ore ed ore a meditare davanti a uno specchio da cui avrei dovuto far sparire la mia immagine, per poi iniziare a vedere altro con la forza del pensiero. Era tutto un processo mentale che serviva a sviluppare i diversi livelli di coscienza. Per un bambino di dieci anni non è stato certo facile. (*) – spiegò Reino, ritornando indietro con i ricordi e sentendo ancora su di sé la rabbia e la delusione per l’infanzia che gli era stata rubata dalla madre.
- Mi spiace. Dev’essere stato terribile. – lo strinse la ragazza, avvertendo dal tono incrinato della sua voce quanto ancora dolorosi fossero quei ricordi.
- Lo è stato. Sono cresciuto senza amici, non ho mai fatto i giochi tipici dei bambini, ho passato infanzia e adolescenza chino su enormi libri di parapsicologia e facendo noiosi ritiri spirituali con gente con le mie stesse doti. Ma non era questo ciò che volevo fare nella vita. Non volevo portare avanti l’assurda attività di famiglia. Così presi la decisione che mi salvò. -
- Quale? –
- Me ne andai via da casa. Avevo diciassette anni. Cercai un lavoro e un posto dove stare, ed è così che ho conosciuto Miroku; dividevamo un monolocale che nessuno dei due poteva permettersi di prendere da solo. Il suo sogno era quello di diventare un musicista, quindi passava le serate a scrivere canzoni e a suonarle con qualunque strumento gli capitasse per le mani. Da lì puoi immaginare come andarono le cose. –
- Ti sei appassionato anche tu alla musica e ne hai fatto il tuo lavoro insieme agli altri. –
- Già. Adesso faccio la vita che voglio e non quella che voleva impormi la mia famiglia. E sono pienamente soddisfatto delle mie scelte. –
- E la tua famiglia? La vedi mai? –
- Raramente. Non hanno mai accettato la mia decisione di non portare avanti la tradizione di famiglia, sfruttando queste facoltà per arricchirsi. Prendere soldi alla gente per dir loro ciò che vuole sentirsi dire, approfittando dei loro tormenti, non era di mio interesse. – concluse lui, che mal sopportava quel genere di attività.
- Ma se ho capito bene, le vostre facoltà sono vere, non sono inventate, quindi perché ne parli come se la tua famiglia raggirasse i clienti come fanno i ciarlatani? – chiese dubbiosa la ragazza.
- Ti faccio un esempio: Tu, ragazza tormentata da vari problemi, vieni da me per un aiuto a stare meglio. Io, che riesco a capire cosa ti affligge e magari anche chi è la causa dei tuoi tormenti, inizio a marciarci su, dicendoti ciò che esattamente vuoi sentirti dire, facendoti venire a diverse sedute in cui ti parlo di ciò che hai passato. Praticamente da subito, inizi ad avere fiducia in me come se fossi un tuo confidente, un amico che ti capisce, qualcuno che la pensa come te, così non riesci più a fare a meno di tali sedute. È un po’ come se diventassi uno psicologo che ti dice come comportarti, ma non in base a ciò che è giusto per il tuo bene, come uno psicologo farebbe, ma in base a ciò che tu vuoi. Non è così che lavora un sensitivo onesto. Non si chiede un assegno a qualcuno che forse solo tu puoi aiutare. La mia famiglia, pur disponendo realmente di un grande dono, lo usa sfruttando la gente, quindi non è poi tanto differente da chi finge di averlo. Anzi no, direi che sono peggiori, perché sanno dove colpirti davvero, nel bene e nel male. -
- Io non capisco nemmeno perché qualcuno dovrebbe rivolgersi a un sensitivo se sta male, quindi mi risulta difficile seguire questo discorso. I clienti non capiscono di essere stati presi in giro? –
- Non sempre. Chi si reca da un medium, un chiaroveggente, un cartomante o dai sensitivi in genere, lo fa perché crede fermamente alle loro doti, quindi se ti dicono che possono guarirti, tu penserai che sia vero, se dicono di parlare con un defunto a te caro, tu ci crederai. Sono bravi a manipolare, a persuadere le persone con le parole. Gli scettici, invece, non si avvicinano a questo mondo. –
- Mmh… - mugugnò Setsu.
- Che c’è? – chiese il ragazzo.
- Quindi potrei anche pensare che mi hai manipolato per farmi innamorare di te. Ammettilo! – scherzò la giovane, cercando di alleggerire la tensione che sentiva provenire da Reino. Forse non era stata una buona idea chiedergli del suo passato, ma voleva conoscerlo meglio e quella le era sembrata una buona occasione.
- E se ti dicessi di sì? – rispose invece seriamente il giovane, che a volte credeva davvero di aver influito sulle scelte della ragazza.
Setsu, avvertendo la serietà della risposta, si fermò un attimo a pensare. Davvero Reino credeva di aver condizionato in qualche modo la sua vita? Era assurdo anche solo pensarlo. Nessuno poteva manipolare il cuore di qualcuno, facendogli decidere chi amare o no, altrimenti lei avrebbe già smesso di amare Cain per mano sua. E di certo sapeva che Reino non sarebbe stato il genere di persona capace di tale meschinità. Si era dimostrato uno dei migliori uomini che avesse mai conosciuto, anche migliore di Cain, sotto certi punti di vista.
Cain… non riusciva proprio a non fare paragoni con lui. Nonostante cercasse di allontanarlo dai suoi pensieri, era sempre lì presente, pronto a ritornare ad ogni sua minima distrazione. Ma era certa che, prima o poi, sarebbe riuscita a scacciarlo via, almeno dalla sua testa, poiché dal cuore non sarebbe mai uscito. Forse, pensò, non sarebbe stato male avere quel potere e cancellarlo per sempre, così da poter finalmente vivere la sua vita.
- Ti risponderei che non ne saresti capace e comunque non direi certo che mi dispiace. – ammise.
- Sicura? – chiese Reino, scettico. Non era stupido, tantomeno un illuso. Sapeva che Setsu era ancora profondamente legata al fratello e che probabilmente lo sarebbe stata per sempre. Lo aveva ammesso lei stessa. Forse, se loro due non si fossero mai incontrati, lei e il fratello non si sarebbero nemmeno mai divisi.
- Se pensi di essere tu la causa di ciò che è successo, allora vuol dire che non hai capito come sono andate le cose. – affermò Setsu, che iniziava a comprendere fin troppo bene i ragionamenti di Reino, e per quello non servivano doni particolari.
- Non hai mai pensato che se non mi avessi conosciuto, non avreste mai litigato? –
Setsu si mise a sedere, sciogliendo l’abbraccio in cui era rimasta per tutto il tempo. Accese la lampada sul comodino e afferrò il suo cuscino, con cui poi colpì il ragazzo in pieno viso.
- Sei un imbecille! Si può sapere che diamine ti passa per quella testa bacata che ti ritrovi? – sbottò irritata, oltre che offesa.
- Perché te la prendi tanto? La mia era una semplice domanda. – chiese Reino, sorpreso da quella reazione, sollevandosi anche lui a sedere.
- Perché è una domanda idiota! Se pensassi anche solo per un secondo che la colpa di ciò che è accaduto fosse tua, starei qui con te adesso, nel tuo letto e tra le tue abbraccia? –
- Suppongo di no. – rispose il ragazzo, ma ancora titubante. – A volte, però, temo tu possa pensarlo, anche senza darmi colpe. – aggiunse, portando una mano ad accarezzarle il viso. Mai, come in quel momento, si era sentito tanto vulnerabile. - In fondo, se non ci avesse trovati insieme al bar, non sarebbe accaduto nulla ed io e te non saremmo qui adesso. Non hai mai pensato che se non foste venuti in Giappone, non sarebbe cambiato niente nella vostra vita? – diede infine voce ai suoi pensieri più profondi.
- Ti sembrerà strano, ma non l’ho mai pensato. Qui in Giappone, in California, o da qualsiasi altra parte, prima o poi sarebbe accaduto. Prima o poi gli avrei confessato il mio amore. Tu hai solo anticipato i tempi forse, però mi ritengo fortunata ad averti conosciuto, o non so cosa avrei fatto se fossi stata da sola. – replicò Setsu, poggiando a sua volta la mano su quella di Reino. – Ero totalmente a pezzi, ma tu mi sei rimasto accanto, ed io l’ho apprezzato tantissimo, tanto da iniziare a volerti davvero bene, e non come ad un amico. –
- Voglio renderti felice Setsu, so di poterlo fare e spero di riuscire a farti dimenticare l’amore che hai per Cain. Voglio occupare il suo posto il prima possibile. Ti amo e ti voglio solo per me. – affermò Reino, avvicinando il viso a quello della ragazza, baciandola.
Sapeva bene che ciò che provava Setsu per lui non era ancora amore, come lei forse credeva. Era affetto e tanto doveva farsi bastare al momento. Non la incolpava di ciò, tuttavia non riusciva a fare a meno di essere geloso dell’amore che ancora la univa al fratello, ma che sicuramente le avrebbe fatto dimenticare. L’avrebbe amata, protetta e viziata in tutti i modi possibili, così da non farle rimpiangere nemmeno una volta i giorni passati col fratello.
Setsu ricambiò il bacio del ragazzo, ma sentendosi in colpa nei suoi confronti. Lui le aveva detto di amarla, tuttavia lei non si sentiva in grado di fare altrettanto. Avrebbe tanto voluto rispondere che anche lei lo amava, ma non ci riusciva. Ciò la fece rimanere tesa anche quando Reino la spogliò degli slip e della canotta che indossava, lasciandola nuda sotto di sé.
- Ehi… - la chiamò lui, guardandola negli occhi. - Non pensare a nulla. Per adesso va bene così. – le sorrise comprensivo, intuendo, come sempre, le sue preoccupazioni.
- Ti ha mai detto nessuno che è snervante il fatto che tu sappia sempre tutto? – si lamentò la giovane, grata ma allo stesso tempo infastidita dal fatto che lui riuscisse a comprenderla sempre.
- Sì, parecchie volte. - rispose il ragazzo, abbassandosi a baciarle l’incavo tra il collo e la scapola, mentre con una mano risaliva lungo la sua gamba, fino all’inguine, dove si fermò, e da lì in poi per Setsu non ci fu più tempo e voglia di pensare ad altro.
 
- Ottimo lavoro Cain-san! Sei sempre impeccabile! – esclamò Manaka, raggiungendolo alla fine delle riprese.
Cain la osservò sconfortato. Non riusciva proprio a schiodarsela di dosso. Nonostante la trattasse sempre male, lei era sempre tra le scatole, continuando a parlargli in continuazione.
Ignorandola, il ragazzo si avviò verso il suo camerino, ma venne seguito, come al solito, dalla “piattola Manaka”, come l’aveva soprannominata lui.
- Era fantastica la scena che hai girato! Hai un’agilità incredibile! Tu sei incredibile! – continuò a lodarlo lei, ignara delle imprecazioni che l’attore le lanciava addosso. - Quella scena era davvero pericolosa! Sei stato coraggiosissimo a non volere una controfigura. Però ho avuto paura quando ti sei buttato giù da quel cavalcavia! Va bene che c’era il materasso gonfiabile sotto, quindi non ti saresti fatto male comunque, però ho sentito il cuore in gola! – rivelò la ragazza, che aveva temuto si potesse far male.
Si era preoccupata molto quando aveva saputo che Cain-san aveva rifiutato di far girare quella scena alla sua controfigura, sostenendo che tutti fossero capaci di buttarsi sopra un materasso gigante.
“Chiara frecciatina a Murasame-kun secondo me, che ha fatto girare una scena simile allo stuntman. Quei due si detestano proprio tanto. Chissà perché.” pensò la giovane, ricordando le continue occhiate truci che si scambiavano sempre.
Arrivato dinanzi al suo camerino, Cain, rimasto sempre in silenzio mentre Manaka continuava a parlottare da sola, stava per chiudere la porta alle sue spalle, così da liberarsi di quella ragazzina invadente e petulante, quando le sue ultime parole lo fermarono.
- … e comunque, non avrei mai immaginato che tua sorella conoscesse i Vie Ghoul! Sapessi quanto la invidio! Vorrei tanto conoscere Reino e chiedergli un autografo! – esclamò trasognate, poiché era una grande fan del gruppo, che seguiva dai suoi esordi.
- Che ne sai tu di mia sorella? - domandò scontroso, innervosendosi al solo sentire nominare l’uomo che gli aveva portato via Setsu.
- Io? So quello che suppongo sappiano tutti. - ipotizzò Manaka.
- A cosa ti riferisci mocciosa? – chiese Cain spazientito.
- Come a cosa? Ovviamente al fatto che Setsu-san e Reino stiano insieme. Le loro foto, mentre camminano mano nella mano, sono sulla prima pagina di tutte le riviste. Immagino che tu lo sapessi già essendo suo fratello. - gli rivelò Manaka, ignara di tutto e della pessima notizia che gli aveva appena dato.
 
 


 
 
 
(*) Le cose che dice Reino non le ho inventate. Ho fatto parecchie ricerche per cercare di capire che genere di poteri, anzi, doti, avesse Reino e la cosa più probabile venuta fuori è che fosse un sensitivo pranico.
La sensei non si è soffermata su di lui, che certo non è un demone come lo chiama Kyoko XD ma credo che, tramite il suo dono, Reino veda il prana delle persone e che grazie alla psicometria veda la loro storia toccandone gli oggetti. Ricordate il capitolo in cui attraverso la pietra viola di Corn, riesce addirittura a vedere il vero aspetto di Kuon? In pratica sarebbe quello ^_^
Quando invece Reino racconta il modo in cui è stato “allenato” a sviluppare le sue abilità, ho preso spunto da un articolo che lessi un anno fa circa, mentre scrivevo la storia, su una sensitiva spagnola di nome Paloma Navarrete, appartenente al gruppo Hepta, una squadra di investigazione sui fenomeni paranormali, che raccontò di essersi allenata con un guru spirituale davanti uno specchio.
Per molte delucidazioni ringrazio di cuore la mia amica e sorella del cuore Martina, che mi ha spiegato come funziona il mondo delle percezioni extrasensoriali poiché ha studiato psicologia :* grazie sorellina o non avrei potuto fare il capitolo con tanta facilità  <3
Fatemi sapere cosa ne pensate del capitolo e dalla storia in generale se vi va ^_^ il vostro parere è importante per me  <3
Grazie di aver letto :*
 
   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Skip Beat! / Vai alla pagina dell'autore: Yasha 26