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Autore: Yumeji    03/02/2017    1 recensioni
Dazai non sarebbe mai voluto arrivare a tanto e lo pensava sul serio [...]
Se gli fosse rimasta una qualche scelta, avrebbe preferito non ucciderlo, però non era tanto ingenuo da non prendere in considerazione una simile possibilità. [...]
L'aria fredda di quella mattina di gennaio gli procurava una serie di brividi sulla pelle, avrebbe dovuto vestirsi di più, si disse, le basse temperature però non sembravano infastidire il suo avversario, cui respiro condensava in tante piccole nuvolette di fiato. [...]
Alzò lo sguardo su quello squarcio di cielo sopra di lui, era così lontano che il fondo di quel vicolo gli pareva più le profondità di un abisso oscuro.

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Ignorate che Gennaio sia già passato...
Genere: Generale, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Atsushi Nakajima, Osamu Dazai, Sakunosuke Oda
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Dazai non sarebbe mai voluto arrivare a tanto e lo pensava sul serio, ma se ciò che stava manipolando la mente di Atsushi non era un potere ma qualcos'altro, una qualche droga, un chip impiantato sottopelle o simili, non gli rimanevano alternative. "L'inclassificato" non poteva tornargli utile in quel caso, e se anche avesse tentato di usarlo sul ragazzo, annullando la sua forma antropomorfa, il collare che portava al collo sarebbe esploso, uccidendoli entrambi.
- Se puoi perdonarmi, Atsushi – fece accennandogli un sorriso enigmatico mentre l'altro gli mostrava i denti in un ringhio sottile e minaccioso, chino su quattro zampe pronto a scattare. Lo avrebbe mirato alla gola, indovinò Dazai, sapendo che, più di Atsushi, ora stava affrontando la tigre normalmente sopita in lui. A separarli c'erano soli pochi metri, fin troppo facili da coprire con un balzo, l'unica salvezza di Dazai era la pistola stretta nella sua mano, cui canna già puntava alla testa del più piccolo. Se gli fosse rimasta una qualche scelta, avrebbe preferito non ucciderlo, però non era tanto ingenuo da non prendere in considerazione una simile possibilità. Con le capacità rigenerative della tigre mannara, Dazai non poteva certo limitarsi a ferirlo lievemente, doveva sparare a qualche punto vitale o non sarebbe stato certo di abbatterlo.  
L'aria fredda di quella mattina di gennaio gli procurava una serie di brividi sulla pelle, avrebbe dovuto vestirsi di più, si disse, le basse temperature però non sembravano infastidire il suo avversario, cui respiro condensava in tante piccole nuvolette di fiato.  
Gli occhi di Atsushi fissavano ostili l'arma con la quale veniva tenuto sotto tiro, il volto mutato piegato in una smorfia minacciosa, reso irriconoscibile non tanto dalla mutazione in sé, quanto più per la mancanza di una luce di consapevolezza a riempirgli lo sguardo.  
In quel momento era solo un animale, null'altro. Non si trattava dell'Atsushi che conosceva.
O forse Dazai si stava inconsciamente convincendo di questo solo per scacciare ogni esitazione dal proprio animo. Era certo di aver preso la decisione più logica, eppure l'indice piegato su quel grilletto continuava a non trovare abbastanza forza per sparare. Strano, ragionò continuando a fissare la tigre sperando di smetterla di riconoscerne nei tratti il volto dell'altro, doveva essere la prima volta che le emozioni prendevano il sopravvento sul suo lato razionale.  
Non che non avesse sentimenti, ma di solito riusciva a separare nettamente il cuore dal resto del corpo, così da non finirne influenzato. Per qualche motivo però con Atsushi questa divisione non gli riusciva e, ragionandoci, forse non era mai riuscito a tenere un comportamento del tutto oggettivo nei suoi confronti. Fatto ancora più incomprensibile, non se ne era reso conto fino a quel punto in cui lo stava puntando. Qual era il motivo per cui trattava Atsushi in maniera diversa dagli altri? Perché non riusciva a ragionare freddamente se si trattava di lui?
"Diventa un uomo buono. Proteggi i deboli, salva gli orfani..." le parole di Odasaku gli riempirono la testa fuggendo da un qualche anfratto oscuro e profondo della sua mente,
"Oh, ecco perché..." realizzò, sentendo la presa sull'impugnature dell'arma farsi meno salda, ma non stava avendo una crisi di qualche genere, vinto da emozioni che gli facevano tremare le mani. Lasciava andare la propria salvezza di sua iniziativa.  
Non aveva ancora messo alcun proiettile in canna, quindi, quando con un tonfo metallico l'arma cadde a terra, non dovette preoccuparsi che partisse un colpo accidentale.
Atsushi sussultò, spaventato dal rumore provocato dalla pistola e, colmo di sospetto, punto di nuovo lo sguardo su Dazai,
- No, non ho alcuna intenzione di fregarti – lo rincuorò lui, sempre con quel sorriso enigmatico, - Hai vinto tu, Atsushi – gli concesse la propria resa, allargando le braccia con fare plateale, - Vedi, sono disarmato e non potrei farti del male neppure volendo, vista la bomba che porti al collo – volle puntualizzare, riferendosi al proprio potere.  
La tigre continuò fissarlo, la fronte corrugata, gli occhi sottili nello studiarlo annusando l'aria, qualcosa nell'atmosfera attorno a loro era cambiata, parlò il suo istinto da predatore. - Forza, se ti è stato ordinato di uccidermi, fallo ora. E' un'ottima occasione, non puoi sprecarla! – cominciò ad incitarlo Dazai a voce sempre più alta, l'espressione divertita che prendeva un qualcosa di folle e di incomprensibile agli occhi del felino. Ma infondo non era troppo strano trovare sul volto di un aspirante suicida una così evidente disperazione.
"Non posso uccidere l'unica cosa che può dimostrare che ho voluto ascoltare Oda... se lo eliminassi... non sarei migliorato neppure un po'" pensava Dazai sbuffando, lo sguardo messo in ombra dai capelli che gli ricoprivano il viso, la testa abbandonata in avanti. Non gli veniva in mente una morte più stupida di quella. Non si trattava neppure di una promessa, semplicemente, aveva seguito al punto le parole dell'amico, che ora non gli riusciva di tornare sui propri passi.
Atsushi insistette a studiarlo come un'animale che, indeciso, guardava una buca nel terreno senza sapere se dentro vi avrebbe trovato riparo o morte. Esitava osservandolo con uno sguardo indecifrabile. Non vi erano pensieri o ragionamenti umani a riempirgli la mente, quindi non poteva comprendere quell'arrendersi alla morte senza lottare, lo metteva in allerta. Finché se ne era sentito minacciato aveva risposto con altrettanta aggressività, ma ora invece ne era confuso.
Incapace di attaccare, non vedendolo più come un pericolo, l'animale tornò lentamente ad alzarsi su due gambe. Questa volta toccò a Dazai irrigidirsi, lo stava perdendo,
- Atsushi?..- urlò ma la sua voce non lo raggiunse, era tardi, la tigre gli aveva già dato le spalle, balzando via ad una velocità tale che neppure mettendosi ad inseguirlo in auto avrebbe potuto raggiungerlo senza perderlo di vista. Chiunque lo stesse controllando doveva averlo richiamato a sé, dedusse sentendosi pervadere da un senso di sconfitta.  
Aveva appena lasciato che ciò che lo rendeva una persona migliore fuggisse via. Non era stato in grado di ucciderlo, ne di fermarlo.
Era questa la sua debolezza? O forse era meglio definirli "i suoi fantasmi"? Di fronte ad Atsushi in quello stato si era trovato impotente, non era riuscito a pensare a nulla tranne che non poteva ucciderlo. Non voleva ucciderlo.
E così si era trovato a scampare un'altra volta alla morte senza concludere nulla.
- Uff... sto invecchiando, ogni anno che passa questo giorno mi rende sempre più depresso - portò una mano ai capelli scostandoli dal viso, - Probabilmente con l'età mi sto trasformando in un nostalgico sentimentale – si disse alzando le spalle sospirando. Sì, gli spettri della mente erano davvero dei compagni pericolosi, soprattutto quando ti invadevano i pensieri.  
Non capiva perché si stesse deprimendo fino a quel punto, alla fine la sua strategia era la migliore che potesse prendere al momento, non avendo indizi o tracce su cosa esattamente fosse accaduto ad Atsushi. Arrendendosi, anche se non aveva seguito un pensiero logico, aveva salvato la vita di entrambi. Ora doveva solo trovare un modo per riportarlo indietro.
"Certo che occuparsi degli orfani è una bella seccatura, avresti dovuto dirmelo Oda" pensò alzando lo sguardo su quello squarcio di cielo sopra di lui, era così lontano che il fondo del vicolo in cui si trovava gli pareva più le profondità di un abisso oscuro.  
Chissà se, da qualunque luogo si trovasse, il vecchio amico lo stava guardando?  
Dazai non sapeva se vi fosse una vita oltre quella che gli era concessa, anelando però alla morte aveva sempre preferito pensare che non vi fosse nulla ad attenderlo oltre ad un placido oblio, una non esistenza in cui crogiolarsi sino a quando l'ultimo briciolo di coscienza non scompariva, cancellando ogni memoria, ogni dolore.  
Una volta all'anno però, in quel giorno, Dazai si concedeva il privilegio di credere ai fantasmi, alle parole che questi potevano pronunciare; e si sentiva capace di sperare in un paradiso, o in un luogo simile dove le anime potessero trovare pace.  
Era il 10 Gennaio, l'anniversario della morte di Oda, e seppur non fosse stato il suo spettro a parlargli,  ma un semplice flusso di coscienza, erano state le sue ultime parole ad impedirgli di commettere un errore, sparando a uno di quei orfani che gli aveva promesso di difendere.



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Sì, ho tentato di fare un'introspezione su Dazai. Sì, ho fallito... ma c'ho provato (^3^)/
  
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