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Autore: benzodiazepunk    03/02/2017    1 recensioni
Frank e Gerard, due ragazzi dalle vite completamente opposte che si incontreranno, o meglio scontreranno all'improvviso, negli anni '40 del XX secolo.
Il primo in cerca di indipendenza e di un posto nel mondo, il secondo scontento della sua vita e plagiato da un padre autoritario.
Quando poi la forte stratificazione sociale, i pregiudizi e una guerra imminente si aggiungeranno ai loro problemi, il loro incontro migliorerà o meno le loro vite?
---Aggiornamento ogni mercoledì---
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QUESTA STORIA NON MI APPARTIENE MA E' STATA SCRITTA DA MCRmichi UTENTE DI WATTPAD DA CUI HO AVUTO IL CONSENSO DI PUBBLICARLA SU EFP. TUTTE LE IDEE APPARTENGONO A LEI.
Genere: Drammatico, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Frank Iero, Gerard Way, Mikey Way | Coppie: Frank/Gerard
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'SCAR'
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CAPITOLO TREDICESIMO
 
 

Frank si svegliò di soprassalto la mattina seguente. Si mise sui gomiti e si passò una mano sulla faccia per darsi una svegliata. La sera prima dovevano aver bevuto davvero tanto, perché non gli capitava mai di avere il mal di testa dopo una sbronza ma quella mattina gli stava proprio scoppiando la testa. Poco male, pensò, non gli capitava di ridere così tanto come aveva fatto con Gerard da secoli.

Rimase ancora a letto per circa dieci minuti, massaggiandosi le tempie dolorosamente per cercare di farsi passare quella morsa alla testa. Alla fine si alzò e si vestì, poi afferrò una scatola di biscotti che gli aveva passato dalla finestra il giorno prima quel Mikey, il fratello di Gerard, e si sedette sul divano accavallando le gambe e sgranocchiando i biscotti.

Intanto rifletteva.

Era davvero una grande fortuna che Gerard lo aiutasse così. Quella casa, anzi quel garage, era molto confortevole e Frank aveva tutto quello di cui poteva aver bisogno. 
Mentre rifletteva su quelle cose dalla finestra vide Gerard, vestito di tutto punto, che stava uscendo di casa probabilmente per andare al lavoro. Anche Gerard vide Frank attraverso il vetro e Frank vide che il ragazzo si era girato verso casa sbilanciandosi su una gamba e alzando l'altra per vedere se dalla finestra della cucina di casa sua lo stesse guardando qualcuno. Ma evidentemente non c'era nessuno che lo stava osservando, così Gerard si girò verso la finestra da cui poteva vedere Frank e lo salutò con la mano e lui rispose al saluto. Durante tutta quella scena e le acrobazie di Gerard per vedere se fosse spiato da qualcuno, Frank lo aveva osservato bene per la prima volta. Non era altissimo, ma un po' più alto di lui sì. Dopotutto non ci voleva molto, pensò. Aveva le braccia piuttosto lunghe, e quando si muoveva in genere era sciolto ed elegante, ma a volte, probabilmente quando si sentiva in imbarazzo, aveva un non so ché di goffo. Gli era subito sembrato un tipo piuttosto timido e spesso quando era imbarazzato abbassava lo sguardo e rideva. Aveva il collo proprio corto, aveva pensato, e il viso tondeggiante, ma perfettamente incorniciato dai capelli neri. Alla fine si riscosse e continuò ad annoiarsi per un bel pezzo fino a quando non arrivò Mikey, come al solito, a portargli il pranzo clandestino.

"Ieri sera siete riusciti ad entrare senza far nessun rumore nonostante i bicchieri di troppo eh?" Disse Mikey allegramente porgendogli due piatti ancora caldi.

Quindi li aveva visti? Per un attimo Frank ebbe paura di quello che Mikey avesse visto, perché non ricordava proprio tutto della sera prima. Ma poi cosa avrebbe dovuto vedere? Stava pensando a delle sciocchezze.

"Sì, ma è stata dura" rispose Frank con un mezzo sorriso e senza guardare Mikey. "Allora, com'è la vita nell'esercito?" Chiese Frank.

"Uh! Gerard ti ha parlato di me?"

"Sì, be, gli ho chiesto io quale fosse il tuo lavoro"

"Non mi lamento. Insomma, a me piace, ma non è una vita adatta a tutti, capisci?" Frank annuì. "Non abbiamo poltrone comode su cui riposarci, né la mamma che ci prepara l'arrosto. E quando ti chiamano, ti chiamano, devi andare, non puoi rifiutare. Però tutto sommato la paga è buona e per ora non sono mai andato fuori dagli Stati 
Uniti in missione, quindi credo che il difficile debba ancora arrivare. Oltretutto sai che gli Stati Uniti sono entrati in guerra? Per quelle faccende in Europa. L'esercito è in cerca di nuovi soldati, sai, da mandare oltreoceano. Forse ci andrò, non lo so"

"E come mai vivi ancora a casa coi tuoi?" Chiese Frank incuriosito.

"Non lo so... Probabilmente per pigrizia. E poi non voglio lasciare il mio fratellino da solo tra le grinfie di nostro padre" affermò in tono scherzoso.

Nel pomeriggio Frank, che non avendo niente da fare osservava i movimenti della famiglia Way, notò che la signora Way era uscita. Poi dopo circa mezz'ora uscì anche Mikey, in divisa militare, probabilmente quel giorno era di turno.

Quindi la casa era vuota.

La casa era completamente vuota, e lui era lì, da solo, con le chiavi di casa appese dietro la porta. Improvvisamente gli venne un' idea. Un' idea terribile, ma in quel momento a Frank sembrava un' ottima soluzione. Non era certo un mistero che i signori Way fossero a dir poco ricchi, mentre lui non aveva un soldo in tasca, nemmeno una lira. E cosa avrebbe fatto una volta che Gerard lo avesse sbattuto fuori? Già, perché sarebbe successo prima o poi. Non avrebbe mica potuto vivere lì per sempre, e ben presto la scusa della ferita non ci sarebbe più stata, perché ormai era praticamente diventata una cicatrice, rimarginata perfettamente.

E lui era solo, non aveva nessuno a cui chiedere aiuto, e per di più senza un lavoro. Ma... ma se fosse entrato in casa e avesse preso qualcosa di prezioso, i suoi problemi sarebbero finiti. Sarebbe scappato, e non ci sarebbero stati più problemi. Per la famiglia di Gerard non sarebbe stata una grave perdita data la loro ricchezza, e lui avrebbe avuto un futuro migliore. Ma Gerard? Ma no, a lui in realtà interessava solo non avere il peso sulla coscienza di aver rovinato la vita a un ubriacone trovato in un bar, niente di più, per questo lo stava aiutando, per mettersi la coscienza a posto.

Dopo essersi autoconvinto di tutte queste cose, Frank rimase in piedi per un po' , ancora indeciso sul da farsi. Poi prese la sua sacca, afferrò le chiavi dietro alla porta e uscì dal garage. Doveva fare in fretta, pensò, perché non sapeva quando sarebbe tornata la signora Way.

Oltrepassò il prato che divideva la casa dal garage, infilò le chiavi nella toppa e aprì la porta. La casa era davvero stupenda, e i mobili di classe, ma non aveva tempo per pensare a simili stupidaggini. Così si lanciò su dalle scale, in cerca del cassettone in cui solitamente si tenevano i soldi. Lo trovò nella stanza da letto dei signori Way. Lo aprì, dovette rovistare per un po' , ma alla fine trovò tre mazzette piuttosto voluminose. Le afferrò e le gettò nella sacca, quindi scese le scale. Mentre ripercorreva la strada al contrario notò una stanza diversa, tutta ammobiliata in legno scuro. Doveva essere lo studio del signor Way. Entrò, aprì il cassetto della scrivania e sul fondo trovò un grosso orologio d'oro massiccio. Mise anche quello nella sacca, e in quel momento si sentì proprio un essere spregevole, lui non era un ladro. Ma ormai era fatta, così chiuse il cassetto e uscì dalla casa. Dopo aver richiuso la porta a chiave, appese il mazzo al chiodo dietro la porta del garage e scappò via.

Ora gli si presentava il solito problema. Dove andare? Pensò che per una sera avrebbe potuto tornare sulla sua vecchia panchina, tanto Gerard non sarebbe di certo passato per quel viale. Ma non sapeva che quel viale era proprio la strada che il ragazzo faceva ogni giorno per tornare a casa.

Quella sera Frank fece molta fatica ad addormentarsi. Un po' per la scomodità della panchina, a cui non era più abituato, e un po' perché cominciava a sentirsi in colpa. Ma ogni volta che cominciava a pensare a Gerard, si costringeva a pensare a qualcos'altro.

Il giorno dopo Frank si svegliò verso le otto. Si stiracchiò cercando sollievo per la sua schiena dolorante e si mise a sedere. Mentre cercava di svegliarsi si mise a guardare le persone che passavano, poi, più annoiato di prima, si sciacquò la faccia con l'acqua della fontanella vicina. Si inginocchiò per lavarsi anche le mani, poi d'un tratto si ritrovò in ombra, oscurato da qualcuno che gli si era piazzato dietro. Frank si alzò con un brutto presentimento, si girò lentamente e quando vide chi gli si era parato davanti, per poco non tirò un grido.

Gerard. Era Gerard Way.

"Oh merda" sussurrò Frank guardandosi intorno.

"Così eccoci qua, Frank" cominciò Gerard fissandolo dritto negli occhi. Il suo tono era severo, e decisamente arrabbiato, e Frank poteva sentire anche una nota di delusione nella sua voce.

"Be che vuoi che ti dica Gerard" Frank non sapeva cosa dire, o come scusarsi.

"Dannazione Frank! Ma che ti è preso!" Sbottò Gerard con le mani puntate sui fianchi e piegandosi col busto leggermente in avanti. Frank non rispose e Gerard si passò una mano sulla bocca, girandosi verso il viale. Fece qualche passo girando in tondo, poi tornò davanti a Frank. "Non hai potuto resistere, vero? Non hai fatto altro che sfruttarmi, non è così? Hai fatto finta di essere un tipo tranquillo e gentile per aspettare il momento buono! Per sgattaiolare in casa! Hai approfittato della mezz'ora in cui la casa era vuota e non hai perso l'occasione di derubarmi, vero? Tipica mentalità da barbone! Ti avvicino e poi ti frego! Ma certo avrei dovuto immaginarmelo. Forse dopotutto mio padre aveva ragione! Te li sei già bevuti i soldi che hai preso? Perché mi stupirei del contrario!" Gerard gli sputò addosso tutte queste cose, praticamente urlando, tanto che molte persone mentre passavano si erano voltate a guardarli. Gerard non gli staccava gli occhi di dosso, come se potesse fulminarlo con lo sguardo o come se in quel modo pensasse di poter ottenere una spiegazione.

Frank era rimasto lì in piedi fissando lo sguardo duro di Gerard. All'inizio si era sentito umiliato, ma mentre Gerard continuava a urlargli in faccia, man mano in lui era cominciata a crescere la rabbia.

"Ma bravo Gerard! Quindi è questo quello che pensi di me?" Sbottò d'un tratto. "Che io sia un ubriacone che si beve ogni centesimo che guadagna! Per te sono un misero sfaticato che chiede l'elemosina! Per tutto questo tempo non hai fatto altro che guardarmi con uno sguardo di pena negli occhi, vero? Perché con i tuoi maledetti pregiudizi da schifoso ricco in me non riesci a vedere nient'altro se non un povero coglione senza soldi! Mi guardavi come se fossi stato un cucciolo smarrito, un povero ingenuo ragazzo con una ferita al braccio. Ma sai cosa ti dico? Io non ho nessun bisogno della tua pietà! Né tanto meno dei tuoi cazzo di soldi!"

E dicendo così gettò davanti ai piedi di Gerard le mazzette rubate il giorno prima. Gerard lo guardava sbalordito, di certo non si aspettava una reazione simile.

Fissandolo ancora Gerard rispose in modo ancora più duro. "Parli tanto di pregiudizi Frank, ma lo sai chi è stato il primo a cominciare? Lo sai?! Sei stato tu! Tu hai cominciato chiamandomi 'riccone' quella sera in quel fottuto bar! E sei sempre tu quello che in me non riesce a vedere nient'altro se non uno 'stronzo ricco'!"

E dicendo questo fece le virgolette con le dita, ricordando le parole di Frank.

"Tu, proprio tu! Non io! Tu ti sei approfittato della mia condizione! Tu non hai saputo guardare oltre alla mia condizione sociale! Perché io non ti stavo facendo l'elemosina, io stavo cercando un amico! E pensavo anche di averlo trovato, ma a quanto pare sono stato un ingenuo! Come ho potuto pensare che una serata in un bar avrebbe potuto significare qualcosa? Già sono stato solo uno stupido"

Gerard ansimava per quanto aveva urlato, e questa volta Frank si sentiva davvero male. Gerard si girò di nuovo dall'altra parte, dando le spalle a Frank. Quando si girò la sua espressione era più seria e calma.

"Non farti più vedere, Frank. Non mi cercare, non mi parlare"

E detto questo lo fissò ancora per un attimo negli occhi, poi si girò e si allontanò con passo svelto.

"Tranquillo! Non avevo nessuna intenzione di farlo!" Gli urlò dietro Frank, rimasto ancora lì in piedi.

Nonostante quella risposta così dura, Frank si sentiva un verme per quello che aveva fatto. Non pensava che Gerard lo considerasse quasi un amico, non ne aveva la minima idea. Per tutto il giorno rimase steso sulla panchina a pensare a quanto  fosse stato stupido a fare una cosa del genere. Era stato un vero idiota, rubare in casa di Gerard! Solo ora la cosa gli sembrava chiara: era stato un coglione, proprio un grandissimo coglione a rubare in casa dell'unica persona che avesse cercato di aiutarlo in tutta la sua vita.

Frank non era abituato a ricevere favori 'gratuiti'.  Ogni volta che qualcuno si offriva di aiutarlo era perché voleva in cambio qualcosa, per questo non era subito riuscito a capire che Gerard aveva davvero un animo buono e generoso. Solo ora aveva capito: Gerard lo aveva aiutato solo per aiutarlo, non perché aveva pietà di lui o perché si aspettasse qualcosa in cambio. Lo aveva aiutato e basta. E lui era stato uno stronzo.

Nel tardo pomeriggio, verso le sei, Frank stava sdraiato sulla panchina ad autocommiserarsi. Durante tutto quel tempo in lui era cominciata a sorgere un' idea. Mentre i suoi pensieri vagavano, tra le altre cose aveva ripensato alla chiacchierata fatta con Mikey. Lavorava nell'esercito. E aveva detto che non era nemmeno tanto male. La paga era buona. E con la guerra che stava cominciando, avevano bisogno di soldati. Lui era giovane, la ferita ormai era guarita, e piuttosto che stare su una panchina, si sarebbe anche arruolato. Ma ne valeva la pena? Di morire per un proiettile? Per il momento abbandonò l'idea.

A un tratto sentì avvicinarsi una voce, una voce conosciuta. Poi delle risa. Ma certo, pensò, era la stramba risata di Gerard, che ogni volta usciva in modo diverso ma che nello stesso tempo era inconfondibile. Frank si sollevò, pronto a scusarsi, anche se sapeva che non sarebbe servito assolutamente a nulla.

Ma doveva tentare, non poteva sopportare l'idea di aver deluso Gerard, di averlo tradito.

Ma Gerard non era solo, tutt'altro. Di fianco a lui camminava una donna, una donna bellissima, alta e bionda, e molto sicura di sé. Per qualche motivo la prima cosa che Frank pensò era che quella ragazza non gli sembrava il tipo di Gerard. I due si stavano avvicinando e Frank non era più tanto sicuro di voler parlare con lui visto che era in compagnia. I due camminavano affiancati e Frank si alzò quando vide che Gerard lo aveva iniziato a fissare. Fece qualche passo verso di loro, poi la ragazza parlò:

"Hei Gerard, perché quel barbone continua a guardarti? Lo conosci forse? Non avrai mica rapporti con questo genere di gentaglia!" Affermò prendendo a braccetto il ragazzo.

"Io? Conoscerlo? Certo che no. Perché dovrei conoscere uno straccione come lui?"

Affermò continuando a fissare Frank negli occhi. Poi i due lo oltrepassarono, ancora a braccetto, e si allontanarono allegramente, chiacchierando e ridendo.

Frank rimase a guardarlo. Nel momento stesso in cui Gerard aveva pronunciato quelle parole, qualcosa era andato in frantumi dentro di lui. Si era sentito patetico di fronte a loro, ma la cosa peggiore era stata vedere Gerard fingere di non conoscerlo neanche. Più triste e solo che mai, Frank si risedette sulla panchina.

"Che hai ragazzino?" Chiese George, l'altro barbone al di là del viale. 
"Sembra che tu abbia visto un fantasma"

Frank non rispose. Aveva la testa nel pallone, era lì seduto a guardarsi le scarpe con sguardo vuoto.

Alla fine decise. In un momento di confusione, disperazione e solitudine, Frank pensò di non avere niente da perdere. Così si alzò, raccattò la sua poca roba, e si incamminò verso la caserma.

  
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