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Autore: fennec    03/02/2017    1 recensioni
"C'è qualcosa di confortante nell'ago che penetra nella vena. È come il saluto di un vecchio amico. Una mano tesa nel momento del bisogno.
La droga mi ha sempre permesso di superare i miei limiti, di viaggiare nel mondo del possibile e dell'impossibile alla ricerca della verità. Perché, per quanto possa essere fastidioso riconoscerlo, la mia mente ha bisogno di un aiuto per valicare i confini dell'umano, per inoltrarsi in acque più profonde di quanto mi sia consentito".
La verità è raramente pura e mai semplice.
Ma forse, questa volta, Sherlock riuscirà ad avvicinarcisi.
ATTENZIONE: SPOILER per chi non ha ancora visto la QUARTA STAGIONE
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Mycroft Holmes, Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L’ago nel pagliaio
 
 

 
 
C’è qualcosa di confortante nell’ago che penetra nella vena. È come il saluto di un vecchio amico. Una mano tesa nel momento del bisogno.
La droga mi ha sempre permesso di superare i miei limiti, di viaggiare nel mondo del possibile e dell’impossibile alla ricerca della verità. Perché, per quanto possa essere fastidioso riconoscerlo, la mia mente ha bisogno di un aiuto per valicare i confini dell’umano, per inoltrarsi in acque più profonde di quanto mi sia consentito.
 
La verità è raramente pura e mai semplice.
 
Chi lo ha detto? Non importa. Devo eliminare il superfluo.
Mi massaggio il braccio perché la droga entri più velocemente in circolo.
 
Morfina o cocaina?
 
Morfina. La mia preferita. La nemica del dolore, la nemica di ciò che più di tutto ci rende umani. Il dolore.
 
Devi controllare il dolore. Perché tu non hai mai sentito dolore?
 
È strano. Tutte le volte che la droga entra in circolo sento il rumore del mare. Musgrave Hall, la casa degli avi. C’è qualcosa di inspiegabilmente misterioso nell’acqua, che mi attira e al contempo mi terrorizza. Forse è per via di Carl Powers, il mio primo caso… Ma non è l’odore del cloro che mi riempie le narici fin quasi a soffocarmi, è un sapore più atavico e indefinito, di salsedine, pietra e terra, come se provenisse da una cavità profonda, una grotta segreta.
Da bambino giocavo a fare il pirata. Eravamo io e Barbarossa, il mio cane.
 
Mio fratello ha il cervello di uno scienziato o di un filosofo, eppure ha deciso di fare il detective… Che cosa possiamo dedurre riguardo al suo cuore? Pensi che all’inizio voleva fare il pirata!
 
Ora che il torpore della morfina mi travolge, le onde del mare si fanno più grosse. Il rumore è quasi assordante, come quello di una cascata.
 
Chi mi troverà? Io sono perduta.
 
È difficile separare le intuizioni dalle sensazioni quando il cuore pompa droga nelle vene, distinguere la fantasia dalla realtà, ma questo caso lo richiede. Occorre abbandonarsi all’infinito del delirio quando la camera della lucidità diventa troppo stretta per lasciar spazio al pensiero.
Ma è difficile, difficile come trovare un ago in un pagliaio.
 
Chi mi troverà? Io sono perduta.
 
Quando mi sveglio capisco che è successo qualcosa. Anche se non sono sicuro di essermi svegliato o di essermi mai addormentato. Forse sto ancora sognando. O forse è solo quando sogniamo che siamo veramente svegli e riusciamo a svelare le bugie del sonno della vita. Quello che è certo è che la morfina sta risvegliando qualcosa in me, qualcosa che per troppo tempo è stato addormentato.
 
Cominci a ricordare? Frammenti.
 
Lo sguardo mi cade per terra. O meglio mi scivola di fianco. Da quanto tempo sono sdraiato sul pavimento?
C’è un foglietto.
 
Hai fatto una lista?
 
Ma non è lista. Non è solo una lista. Ci ho scritto qualcosa dopo aver preso la morfina, si capisce dalla scrittura incerta, come se all’improvviso non mi ricordassi più come si scrivono le lettere. Sono sempre due quelle lettere, sempre le stesse, ricoprono il foglio per intero e il loro suono all’improvviso mi sommerge come un mantra. Devono essere estremamente importanti. Essenziali.
 
Una parola… e mi cambiò la vita per sempre. Solo una parola.
Quale?
Un nome.
Che nome?
Non riesco a ricordarlo.
 
Non riesco a ricordarlo. Che cosa non riesco a ricordare? CHE COSA NON RIESCO A RICORDARE?
- Sherlock! Buon dio, finalmente ti ho trovato! Come stai? Hai fatto una lista? Ti cerchiamo da due giorni! -
Devo aver urlato, almeno credo. Mycroft è sconvolto, deve esserlo, non impreca mai se la situazione non lo richiede. Ad ogni modo non è la prima volta, la sua mano che si aggrappa alla mia camicia bagnata di sudore è una sensazione fin troppo famigliare. Famigliare, ma non spiacevole.
 
Sono stato qui per te, sono qui per te e sarò sempre qui per te.
 
- Sherlock, ma mi stai ascoltando? Hai fatto una lista? -
La voce di mio fratello è stranamente acuta, mi ricorda quella che aveva usato per recitare Lady Bracknell. Scoppierei a ridere se solo mi ricordassi come si fa, ho la bocca impastata.
- Sherlock, per favore, hai fatto una lista? -
O gli entrato qualcosa in entrambi gli occhi o devo essere conciato davvero male, perché Mycroft ha gli occhi lucidi. La cosa invece che preoccuparmi mi lusinga, posso contare sulle dita di una mano le volte in cui mio fratello ha mostrato una reazione simile al pianto umano. Una di queste è stata quando avevo avuto la polmonite e sembrava potessi morire da un momento all’altro, un’altra qualche anno prima quando… Non riesco a ricordarlo.
- Sherlock, ti prego, per l’ultima volta, hai fatto una lista? -
La mia mano s’infila nella tasca dei pantaloni. Quand’ho messo lì il foglietto? Non riesco a ricordarlo.
Sto per consegnargli la lista, quando mi accorgo che non è una lista e accortoccio il foglio nel mio pugno. Sto tremando.
 
V. T.
 
- Che diavolo stai facendo? -
Un’altra imprecazione. La situazione deve essere disperata.
- V. T. -
È davvero questo il suono della mia voce?
- Che cosa stai blaterando? È quello che hai preso? -
- V. T., V. T., Mycroft, è quello che ho scritto mentre ero fatto di morfina, sai cosa significa? -
Per quanto già prima non avesse un ottimo colorito, mio fratello impallidisce di colpo, è bianco come un lenzuolo. Mi guarda preoccupato, spaventato, terrorizzato. Consapevole.
- Vuol dire qualcosa e tu lo sai -
- Non capisco di cosa tu stia parlando, Sherlock -
- V. T.! Tu lo sai cosa significa V. T.! -
- Non significa niente! L’hai scritto quando ti sei fatto di morfina, l’hai detto tu stesso, sarà frutto di uno dei tuoi deliri da drogato -
 
Non sono un drogato, ne faccio uso. Allevio la noia e occasionalmente miglioro i miei processi mentali.
 
Significa qualcosa. Ora ne sono sicuro. Mycroft ha esitato un attimo prima di rispondermi e ha distolto subito lo sguardo.
Significa qualcosa. Ora ne sono sicuro. Ma cosa? Non riesco a ricordarlo.
- Dimmi cosa vuol dire V. T.! -
- Sherlock, te lo ripeto per l’ultima volta, non ne ho la benché minima idea. Te lo direi se lo sapessi, sai quanto traggo soddisfazione dal dirti tutto ciò che non sai. Ma non lo so e sai perché? Perché V. T. non significa nulla, hai capito? V. T. non significa niente di niente -
Eppure so per certo che significa qualcosa. Qualcosa di molto importante, di essenziale. Ma cosa? Non riesco a ricordarlo.
 
Chi mi troverà? Io sono perduta.
 
Difficile come trovare un ago in un pagliaio.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Angolo dell’autrice
 
Salve popolo di EFP,
innanzi tutto vi chiedo scusa se questa one-shot risulterà essere confusa e incasinata… naturalmente è voluto, ma è la prima volta che scrivo un racconto in prima persona e per di più una storia in cui il narratore è sotto l’influenza di sostanze stupefacenti e temo di averlo fatto da schifo, chiedo venia.
Che altro dire? La one-shot non ha un contesto preciso: nelle mie intenzioni si verifica molto prima de “Lo studio in rosa”, ma se vi basate sulle citazioni è chiaramente ambientata dopo “Il problema finale”, quindi… avete le idee ancora più confuse, vero? xD Ad ogni modo le citazioni sono da leggere su un piano temporale differenziato, come flash-back e anticipazioni svelate dalla droga, per l’appunto. Spero di non avervi confuso ancora di più le idee! xD
La canzone che dà origine al titolo, invece, è “Needle in the hay” di Elliott Smith e… (elementare, mio caro Watson!) parla di droga anche quella. Ve la consiglio, è sicuramente suggestiva, la potete trovare a questo link: https://www.youtube.com/watch?v=EgNgvCLRqWc
Mi sarebbe piaciuto scrivere una fanfiction in cui si spiegasse come Sherlock abbia potuto dimenticarsi di Eurus e Victor Trevor, ma mi è mancata l’ispirazione necessaria, ma chissà…
Bene, come al solito ho fatto un commento più lungo della storia, sob!
Spero che la lettura sia stata piacevole, anche se magari non immediata.
Per qualsiasi dubbio, critica, insulto e (non sia mai!) qualche parola di incoraggiamento sono a vostra disposizione.
Grazie ancora per aver letto!
Un abbraccio,
fennec
  
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