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Autore: verok    04/02/2017    1 recensioni
"Puoi restare" mi sorrise calorosamente e di getto lo abbracciai. Ricambiò.
Sentivo le sue braccia avvolgermi il corpo e stranamente mi sentivo a casa. Come se qual ragazzo fosse tutto per me.
Da quel momento tutto cambiò. Quel tunnel infinito si interruppe e potei vedere la luce.
Il suo sorriso.
Park Jimin.
[JiKook]
Genere: Demenziale, Fluff, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jeon Jeongguk/ Jungkook, Park Jimin, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sinistra destra, sinistra destra e ancora, sinistra destra
"La pianti di giocare con quel coso?"
I miei occhi cambiavano posizione a seconda della posizione dell'oggetto, incatenati a quella forma circolare con dei numeri e delle lancette. Queste si muovevano e il loro movimento corrispondeva ad un respiro. 
Ispiro respiro, ispiro respiro.
Una catenina dorata era ben salda allo spessore del mio orologio e lo sorreggeva con enorme forza. Tutto dipendeva da essa, se cedeva l'orologio sarebbe caduto rompendosi e cospargendo pezzi di vetro e di ingranaggi sul pavimento, se lo reggeva invece, avrebbe continuato a seguire quel giro per giorni, proseguendo negli anni, per poi diventare secoli. Tutto questo dipendeva da una semplice batteria, se si fosse scaricata tutto si sarebbe fermato, se rimaneva in carica, tutto sarebbe rimasto invariato.
Sinistra destra, sinistra destra
"Mi stai ad ascoltare?"
Il mio polso continuava ad infliggergli quel percorso ed i miei occhi non si staccavano nel seguirlo. 
"Jungkook"
Impugnavo la sottile catenina tra il pollice e l'indice, mentre l'altra mano sorreggeva il mio viso
"Yha!"
"Che c’è!" Risposi finalmente svegliandomi dalla sorta di trance. Lo guardai svogliatamente, annoiato dalla sua solita espressione esasperata. Io e mio cugino siamo stati obbligati a vivere assieme fin da piccoli tra battibecchi e tregue, tra risate e periodi di assoluto silenzio. 
"Stasera esco, coprimi" disse secco, per poi lasciarmi di nuovo solo, seduto a quella scrivania di ciliegio. L'orologio ormai si era fermato e così anche la mia voglia di vivere. Tutto scorreva secondo un ordine ben preciso: alzarsi, scuola, pranzo, compiti, ballo, doccia, cena, letto e di nuovo alzarsi... così ogni singolo giorno della mia vita. Tutto era così monotono e privo di significato. 
Cosa stavo facendo? 
Perché' continuavo a procedere su quel semicerchio immaginario? 
L'orologio se qualcosa si rompe non riparte, ma l'uomo si. Un ingessatura ed è tutto a posto, mentre l'orologio è da cambiare.
Ora lo tengo ben saldo nel palmo della mano, sono stanco. Tutti i giorni mi vengono riversate addosso una miriade d' informazioni che non so gestire, troppo tartassato dalla velocità con cui raggiungono il mio cervello. 
Appoggio l'oggetto su quel legno pregiato e mi alzo di scatto; avevo voglia di fare qualcosa di diverso, cambiare quella monotonia. Non mi interessava se mio cugino se la sarebbe presa se non lo avessi coperto, infondo è un suo rischio e io non mi voglio prendere la responsabilità, anzi, voglio uscire.
Voglio rendere quell'orologio migliore. Prendo un lembo della mia maglia e porto il pendente prima alla bocca, da cui faccio uscire una nuvoletta di vapore e poi, lo avvicino al tessuto e lo sfrego.
Ora è pulito. L'ho cambiato. E' cambiato e così voglio fare pure io.
Cambiare.
Apro il cassetto e lo infilo al suo interno. Mi alzo deciso a dare una svolta alla mia vita, ai miei 17 anni.
Prendo una maglietta bianca e dei pantaloni in pelle nera e infilo un golfino rosso e nero. Ravvivo i capelli passandoci le mani
Avanti e indietro, avanti e indietro.
Mi blocco di colpo. 
No. Non doveva succedere.
Mi misi un filo di eleyner, afferrai il cellulare e scesi le scale. Entrai in cucina e misi in bocca una cicca alla menta, le mie preferite. 
Mi avviai alla porta, ma mi bloccai.
Che avrebbero detto i miei genitori una volta rientrati? 
Mi rigirai incerto.
Di solito gli facevo trovare la cena pronta, dovevano solo riscaldare, ma stasera? 
Mi diedi dello stupido, come rendere una serata migliore se dovevo cucinare come sempre?
"Smettila Jungkook" 
Presi un enorme respiro ed abbassai la maniglia, quella maledettissima maniglia che mi aveva imprigionato per anni, ora avevo io il controllo, ora non sarei ceduto.

~~~

L'aria fretta e pungente della sera mi avvolse, nonostante ero appena uscito. Non ero abituato ad uscire a quell'ora e mi strinsi le braccia contro il petto. 
Arrivai ad un incrocio e guardai attentamente prima di attraversare.
Sinistra destra, sinistra destra.
"Basta"
Strinsi i denti ed attraversai. 
"Basta"
Continuai il mio tragitto a passi svelti, sempre più sicuro di voler cambiare.
Arrivai davanti ad una discoteca molto rinomata dai miei coetanei.
Entrai.
Musica. Alcool. Fumo.
Mi feci strada tra i ragazzi che ballavano
Musica. Alcool. Fumo.
Mi sedetti ad uno sgabello del bancone e guardai assorto tutto quello che avevo attorno.
Sinistra destra, sinistra destra.
Ordinai qualcosa, non so che cosa, ma tutto cambiò. 
Ora era tutto cerchio. Quella parte di ruota mancante l'avevo trovata. 
Ne ordinai un altro e un altro.
Qualcosa dentro di me era cambiato.
Mi sentivo leggero e libero. Tutte le preoccupazioni era sparite. Eravamo rimasti io e l'alcool.
Mi alzai barcollando ed andai in pista, sempre più convinto di spezzare l'orologio che mi circondava.
Iniziai a muovermi a ritmo di quella musica pulsante e troppo alta, sotto la miriade di luci colorate lampeggianti. Tolsi il giacchetto e lo buttai per terra, non mi importava. 
L'orologio si sarebbe rotto e lo avrei dovuto cambiare e così anch’io sarei cambiato. Chiusi gli occhi, in quella stanza c'eravamo solo io, musica ed alcool. 
Fu quando venni affiancato da un ragazzo che mi ritrovai su una panchina, con la testa sulla sua spalla.
"Vuoi?" 
Guardai quell'oggetto studiandolo, stavolta dritto davanti a me. 
Ce l'avevo fatta. Ero cambiato. 
Annuii e lentamente afferrai quella cartina bianca. L'appoggiai alle labbra ed aspirai.
Tossii.
Riprovai.
Tossii ancora e ancora.
Sorrisi. Mi piaceva. 
Io, alcool, musica, fumo. 
Senza accorgermene diventò un'abitudine.
Io, alcool, musica, fumo.
Alcool, musica, fumo
Alcool, fumo. Alcool fumo.
Mi ritrovai sbattuto fuori casa, ma ero contento. 
Suonai al campanello di quel ragazzo, che mi accolse con un caloroso sorriso, assieme al mio borsone.
"Puoi restare" mi sorrise calorosamente e di getto lo abbracciai. Ricambiò. 
Sentivo le sue braccia avvolgermi il corpo e stranamente mi sentivo a casa. Come se qual ragazzo fosse tutto per me.
Da quel momento tutto cambiò. Quel tunnel infinito si interruppe e potei vedere la luce. 
Il suo sorriso.
Park Jimin.


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Ok non so da dove sia uscita questa COSA, ma bien. Non avevo nessuna trama in mente e ho scritto di getto.
Spero che non sia uscito troppo noioso e con un filo di logica. Ho cercato di descrivere la monotonia dei giorni e sinceramente non so cosa dire… non ho un’idea ben precisa per lo svolgimento e ho messo bollino giallo anche se non sono sicura…. Beh vi lascio, buon weekend :)
 
Vero-
 
   
 
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