Louis.

Conobbi Alexis quando entrambi avevamo otto anni, viveva nella casa vicino alla mia e mia madre mi aveva obbligato ad andarci a parlare, essendo entrambi nuovi e senza amici.

Mio padre, infatti, aveva deciso di abbandonare Londra per tornare nella sua città natale a riflettere per qualche tempo, visto che la sua catena di hotel stava affrontando un momento di crisi.

Nonostante non conoscessi quasi nessuno - sennò il ragazzino che tutti i sabato mattina veniva da mia madre accompagnato dalla zia - mi vergognavo a farmi vedere dai ragazzi più grandi mentre ero intento a giocare con una femmina; allora non lo capivo, ma mi sarebbe stato parecchio utile avere amiche femmine.

Quando ricominciai a frequentare la scuola, venni a scoprire che io ed Alexis non eravamo nella stessa classe e che, quindi, avrei dovuto fare amicizia con quei  ragazzi che mi prendevano in giro, dandomi della femminuccia.

A 12 anni, mi venne a dire che suo padre aveva trovato un’offerta di lavoro a Toronto, subito la presi come uno scherzo; tendeva sempre a scherzare e non c’era stata una volta che la avevo vista seria,  Tuttavia, anche in casa mia mia madre ne parlava tristemente. Poche settimane dopo, mentre io e la mia famiglia eravamo ancora a letto, la mia amica venne a casa mia e lasciò un bigliettino sotto all’uscio con scritto “ Boom “. 

Quattro anni di amicizia si erano conclusi con un biglietto fatto con un foglio di un quaderno a righe su cui c’era scritto “ Boom “.

Una volta compiuti 15 anni, mio padre ci convinse a tornare a Londra, avendo sistemato la questione coi suoi hotel. Ne fui felice, nonostante sapessi che probabilmente nessuno dei miei vecchi amici all scuola privata si sarebbe ricordato di me.

Sette anni dopo iniziai a lavorare con lui, per poi prendere il suo posto. Un giorno, mi trovai sulla scrivania un biglietto con scritto lo stesso messaggio di quello di nove anni prima. Rimasi a fissare quel foglietto di carta per svariati minuti, non rendendomi conto di ciò che avevo appena letto.

Alexis non era cambiata granché di carattere, era sempre molto alla mano e disponibile con tutti. Inoltre, si rivelò molto sveglia, dimostrandomelo quando finimmo a letto assieme, pur se entrambi sapevamo che mi stavo per sposare. 

Harry.

Sin da piccolo, avevo provato un forte piacere per i ragazzini del mio stesso sesso. All’inizio non ne feci neanche caso ed infatti in poco tempo mi trovai fidanzato ad una ragazza americana, Chanel. La amavo moltissimo, piaceva alla mia famiglia ed io piacevo alla sua - pur non essendo ricco quanto loro, nonostante avessi i genitori che lavoravano alla City di Londra - ma quel piacere verso i maschi non era svanito. 

Quando iniziai a lavorare anche io alla City, conobbi un ragazzo più grande di me di quattro anni, Richard. Inutile dire che, passando parecchio tempo assieme, tra di noi si instaurò un certo tipo di relazione.

Un giorno, decidemmo di uscire a prendere un caffè, da amici, nulla di più, fino a quando non finimmo per baciarci. Avevo sempre notato in lui un certo fascino, saranno stati i suoi capelli biondi che, nel profondo del mio cuore, speravo di toccare.

In poco tempo, da un semplice bacio si passò al sesso. Sapeva che ero fidanzato con una donna, ma a nessuno dei due fregava granché, continuando ad uscire regolarmente. 

Chanel sembrava non sospettare nulla, in quanto sia da lei che da me - nonostante non fosse più come un tempo - continuava ad esserci il solito amore focoso.

Sebbene sia io che lui fossimo molto attenti a non dare nell’occhio, un giorno, finimmo per fare sesso a casa mia, mentre Chanel era ancora a fare shopping con qualche amica; dopo esserci addormentati abbracciati, la mia ragazza ritornò a casa con svariate borse per braccio, scoprendoci. 

Non persi tempo a dirle “ non è come sembra “ o “ posso spiegare “, in quanto era davvero come sembrava e non sapevo neanche io come spiegare. Da dopo quel giorno, io e Chanel ci siamo visti una sola volta: quando si presentò nel nell’ufficio del mio capo coi suoi genitori a raccontargli tutto. Rimasi davvero allibito; l’avevo sottovalutata per molto tempo.

Si era recata lì, probabilmente, per farci licenziare, ma il nostro boss rispose solamente che avrebbe pensato a cosa fare. Non fece nulla.

Due giorni fa, mi ha chiamato, dicendomi che mi vuole come suo testimone di nozze. Non invidio il ragazzo che la sta per sposare.