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Autore: martinapedrazzini8    04/02/2017    2 recensioni
Storia camren, crossover grey's anatomy da come si può intuire dal titolo. Si tratta della mia prima ff. Beh, buona lettura.
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Pov. Camila

Dopo una settimana passata a casa, Lauren, è tornata a lavoro.

Non so bene come sentirmi a riguardo.

 

Ora mi trovo nello spogliatoio prima di iniziare il turno.

Mi sono tolta la mia maglietta per mettere il camice quando la porta si apre.

Faccio appena in tempo a girarmi per vedere chi sta per entrare quando la vedo, dopo una settimana infinita ecco che incrocio di nuovo quei suoi occhi.

 

-Scusa non volevo, c’è volevo vederti perché devo parlarti, ma non era mia intenzione vederti mezza nuda. Non che questo mi dia fastidio, anzi. Ma non è questo il punto. Aspetterò che tu abbia finito di cambiarti per poi rientrare e parlarti. Scusa ancora.- dice velocemente Lauren prima di uscire.

 

Appena mi infilo la parte superiore del camice, apro la porta guardando la ragazza che ora si trova di fronte a me.

-Saresti potuta restare, in fin dei conti sei una ragazza anche tu.- le dico semplicemente prima di spostarmi per farla passare e successivamente chiudere la porta dietro di me.

-Lo so, ma non mi sembrava il caso, poi tu sei così..- interrompe la frase per indicare il mio corpo con le sue mani facendo scorrere anche i suoi occhi su e giù prima di riprendere parola.

-E io sono pur sempre un essere umano, insomma, come sarei riuscita a parlare?- conclude guardandomi.

Io alzo semplicemente le spalle prima di andare a sedermi sulla panchina.

-Allora? Cosa c’è? Spero che sia una cosa veloce perché devo iniziare il turno fra poco, quindi..- lascio la frase in sospeso aspettando che sia lei a prendere parola.

Lei rimane in silenzio per una decina di secondi restando semplicemente a guardarmi, dopo di che si gratta la testa, sembra parecchio a disagio.

 

Alla fine sembra farsi coraggio e si siede di fianco a me, tenendo una certa distanza.

-Ehm, si ecco, non so se ci hai fatto caso, ma questa settimana non sono venuta a lavoro.- aspetta un mio cenno prima di continuare.

Dopo un mio lieve movimento della testa riprende il suo discorso.

-Allora, sono rimasta a casa per pensare. Per pensare a te. Voglio dire, in questo periodo mi sono comportata da cogliona patentata. Non sono mai stata così confusa in vita mia come in questi ultimi mesi. Ma questo non giustifica assolutamente il mio comportamento e lo so bene. Ho pensato solo a me stessa senza rendermi conto di quello che ho fatto passare alle persone che mi circondavano, di quello che ho fatto passare a te. Mi dispiace così tanto, non so cosa mi sia preso, ma non era mia intenzione ferirti, mi sento malissimo per questo.- dice sinceramente guardandomi negli occhi.

-Però l’hai fatto, mi hai fatta soffrire anche se non era tua intenzione. So cosa stai provando perché l’ho passato anche io e se avrai bisogno, nonostante tutto io, sarò qui.- le rispondo avvicinandomi un po’ di più a lei.

 

-Ieri ho parlato con Normani e mi ha fatto capire una cosa. Per quanto io possa negarlo, ho bisogno della tua presenza nella mia vita, ma non sono pronta per costruire un rapporto al di fuori di una semplice amicizia. Ti prego dimmi che resterai al mio fianco, so quanto questo possa essere egoistico da parte mia, ma senza di te non ce la posso fare.-

Rimango un attimo a guardarla.

Non saprei che fare, ci sono stata davvero male, ma so che anche io senza di lei nella mia vita, non riuscirei a stare.

Nonostante tutto questa ragazza ha fatto breccia nel mio cuore e so che se la escludessi del tutto, starei malissimo.

Alla fine sono i suoi occhi spettacolari a farmi prendere una decisione.

 

-Amiche?- le domando allungando la mano verso di lei.

Lauren mi guarda sorridendo prima di stringere la mia mano con la sua.

-Amiche.- afferma sorridente prima di alzarsi aggiustandosi il camice.

-Ah senti, ricordo che una certa specializzanda aveva voglia di chirurgia ortopedica. Ho una paziente da visitare prima dell’operazione, pensavo che avresti potuto assistermi, sempre se ti va.- mi chiede timidamente.

-Mi farebbe molto piacere assistere ad un intervento di chirurgia ortopedica, peccato solo che ci sarai anche tu.- le rispondo facendole un occhiolino prima di superarla ed uscire dallo spogliatoio.

-Ah, Cabello.- le sento dire prima che mi raggiunga in corridoio.

 

Mentre ci stavamo dirigendo nella camera del paziente, io e Lauren, abbiamo parlato del più e del meno, è stato un po’ imbarazzante all’inizio, dovrò abituarmi a questo nuovo rapporto, ma spero che vada tutto per il meglio.

 

Pov. Lauren

 

Siamo arrivate davanti alla porta della mia paziente.

 

-Pronta?- chiedo a Camila prima di aprire la porta appena lei annuisce convinta.

-Ciao Sara,come ti senti oggi?- chiedo alla paziente sorridendole.

-Ora che vedo queste due bellissime dottoresse, molto meglio.- risponde lei ricambiando il sorriso.

 

Sara Ramirez è una donna davvero bella, sulla trentina, di origine latine e un forte accento spagnolo.

 

Rido leggermente prima di rivolgermi a Camila.

-Leggi la cartella.- le dico facendole spazio per farsi vedere dalla paziente.

-Sara Ramirez, ventinove anni, deve essere operata al ginocchio per la ricostruzione del tendine rotuleo.- espone la specializzanda prima di rivolgersi a Sara.

-Posso farle una domanda?- le chiede gentilmente.

-Certo, ma dammi del tu.- le risponde sorridendo un po’ troppo per i miei gusti.

-Ehm, va bene. Allora, volevo sapere, il dolore che si prova in questi casi è davvero forte, come mai hai aspettato così tanto per farti visitare? Ti saresti potuta risparmiare un operazione se solo fossi venuta prima.-

-Cabello non penso sia il caso.- mi intrometto.

-No no, va benissimo, mi piacciono le ragazze curiose.- prende parola la paziente sorridendo ancora a Camila prima di continuare il discorso.

-Vedi, io sono un pompiere, le gambe sono la mia forza maggiore, la mia agilità e velocità mi hanno permesso di salvare molte vite. Quindi, ogni volta che provavo dolore, pensavo che quello che stavo passando io era niente rispetto a quello che quelle povere persone, che soccorriamo, provano e finche sono riuscita a lavorare, l’ho fatto. Ma durante l’ultima missione, mentre portavo fuori da una casa in fiamme un bambino, ho sentito un dolore mai provato prima e dopo aver portato in salvo tutti e spento il fuoco, i miei colleghi mi hanno portata qui.- conclude la ragazza continuando a tenere lo sguardo fisso sulla specializzanda.

Ma quanto se la tira? Io non ho parole.

-Wow, quello che fai è fantastico, sei proprio coraggiosa.- commenta Camila guardandola con occhi pieni di ammirazione.

-Faccio semplicemente un lavoro come un altro e poi anche tu salvi le vite.- controbatte la paziente ammiccando in sua direzione.

 

È quando vedo Camz arrossire e abbassare la testa che capisco che è ora di interrompere questa sceneggiata.

 

Con un colpo di tosse riprendo l’attenzione di entrambe.

-Penso che ci siamo dilungate un po’ troppo, eravamo venute qui solo per dirti che oggi pomeriggio ti opereremo.- sorrido falsamente.

-Chi sarà ad operarmi?-

-Io e la dottoressa Cabello.- rispondo semplicemente.

La ragazza annuisce prima di girarsi verso la mora.

-Perfetto, mi terrai la mano per tutto il tempo?- le chiede con quel suo sorrisetto fastidiosissimo.

-Sarebbe meglio se tenesse il bisturi, sai.- rispondo io.

-Beh, ma posso tenerti la mano adesso, se vuoi.- interviene Camila sedendosi sulla sedia che si trova di fianco al lettino e stringendole la mano.

-Ottimo.- risponde lei.

 

Non sopporto più questa situazione quindi cerco di chiuderla al più presto.

-Allora, hai altre domande? Sai siamo abbastanza impegnate, quindi.- chiedo pazientemente.

-Non mi viene in mente niente, ma non voglio che questa bellissima ragazza mi lasci la mano, possiamo restare così ancora per un po’?- domanda con occhi sognanti.

Prendo parola prima che la specializzanda possa dire qualcosa.

-No, mi dispiace, ma dobbiamo proprio andare, sai il lavoro.- concludo in modo brusco prima di aprire la porta e incitare la ragazza a uscire.

 

Dopo che la paziente saluta io chiudo la porta dietro noi due.

 

-Cavolo, avrei dovuto lasciarvi da sole?- le domando sforzando un sorriso.

-Stavo semplicemente cercando di metterla a suo agio.- cerca di difendersi la giovane ragazza.

-Si, infatti mi sembrava molto a suo agio mentre ti teneva la mano e ti spogliava con gli occhi.- le rispondo a tono.

-Stai esagerando, smettila.- mi riprende Camila.

-Hai ragione, scusa. Ora devo andare, ci vediamo.- le dico cercando di sorriderle.

 

Appena sto per incamminarmi lei mi richiama.

Mi giro per guardarla e lei si avvicina al mio orecchio.

-E comunque, questo non è un comportamento da solo amiche.- sussurra per poi sorridermi e andarsene.

 

Rimango a fissare il vuoto per un paio di minuti.

Sarà più dura di quanto pensassi.

   
 
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