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Autore: alaal    04/02/2017    0 recensioni
Un allenatore assetato di potere, un Pokémon leggendario, una maledizione. La nostra storia non si incentra in questo incontro tra umano e Pokémon leggendario, ma gli effetti di questo scontro si ripercuotono nel futuro, a tre anni di distanza.
Recensite, per favore! Sono uno scrittore in erba, ogni commento (insulti compresi) è bene accetto! ^__^
Genere: Avventura, Azione, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Anime
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Ciao ragazzi, rieccomi con un nuovo capitolo, dopo tantissimo tempo. Ho avuto un periodo di forte crisi personale, ma ora sono ritornato, ben deciso a volere proseguire la fanfiction, spero che sia di vostro gradimento e commentate numerosi! ^_^

I minuti nella grotta umida del terzo piano sotterraneo del TunnelRoccioso passavano lenti, monotoni, uguali uno all’altro. Ash Ketchum, Brock Peters, Laura Ferguson, Alex Blake ed i loro Pokémon iniziarono a riflettere sulle parole pronunciate dalla guardia che era stata convinta con inaspettata maestria dal ragazzo con gli occhiali…

Solo con la forza dello spirito si potrà eliminare l’onta subita.

Ma che diavolo vorrà mai significare questa frase?

Il Master dei Pokémon era il più irrequieto del gruppo di allenatori che si erano ritrovati in quel corridoio granitico, asfittico e quasi in penombra, perché anche aa Pikachu, nonostante tutto l’impegno e tutta la buona volontà che aveva impiegato dall’inizio del viaggio all’interno del TunnelRoccioso, iniziavano a mancare le forze e la luce proveniente dalla sua coda elettrica stava lentamente ma inesorabilmente andando scemandosi. Il gruppetto di allenatori si ritrovò ben presto quindi in una sorta di semioscurità, pensando e rimuginando alle parole pronunciate dal Machoke di guardia all’ingresso del regno dei Machop e rabbrividendo per le correnti d’aria che stavano iniziando a girare per i lunghi corridoi delle caverne. Anche se ben imbacuccati, i ragazzi patirono comunque il freddo che già iniziava a penetrare nelle loro ossa. Era difficile scorgere l’ora sul quadrante dei propri orologi con tutto quel buio, ma dal varco del TunnelRoccioso ad essere arrivati in quel punto saranno passate almeno un paio d’ore, tre al massimo.

Brock, Alex e Laura rimasero in un silenzio quasi di tomba, se non fosse per i loro respiri resi un po’ affannosi per l’umidità presente nell’aria. I Dratini iniziarono a parlottare tra loro e il loro crescente nervosismo era evidente agli occhi di tutti. I Pokémon degli allenatori erano stati ritirati nelle sfere Poké, anche Mareep, il quale aveva dato ogni briciolo di energia che possedeva in corpo per illuminare quell’immenso atrio che sembrava non dovesse terminare mai. Machop stava allenandosi in disparte, tirando calci e pugni all’aria, ad un nemico immaginario. Le ombre del corpo muscoloso del Pokémon si contorcevano sul muro ad una velocità impressionante… Machop, appena udita la notizia dalla guardia Pokémon, si era alzato dal pavimento e si era immediatamente messo in moto per ricominciare gli allenamenti. La sconfitta contro Hariyama ancora gli gravava sulla coscienza, e ciò era peggiorato ulteriormente dal grave errore di avere messo al tappeto un Makuhita femmina.

Gli allenatori che stavano in terra, seduti, all’improvviso iniziarono ad instaurare un discorso tra loro, spaventando il meditabondo Ash Ketchum, il quale non aveva smesso un secondo di marciare avanti e indietro per il corridoio.

Brock: -Una soluzione comunque ci dovrà essere. Se il Master del clan dei Machop ha pronunciato quelle parole… un motivo ci deve essere, per forza.- Laura annuì, ma la soluzione all’intricato mistero appariva lontana anni luce, frammentaria e oscura. Alex, dal canto suo, non aveva mai tolto gli occhi di dosso dal Machop che si allenava in solitudine, contorcendosi le mani e dannandosi il cervello nel tentativo di comprendere il significato delle parole del venerabile Machoke.

Laura: -Non so, Brock… io non ci capisco nulla! E se le parole del Machoke fossero riferite ad una particolare tecnica, oppure ad uno stato d’animo, o ancora uno stato mentale?- Brock scosse la testa, molto deluso con se stesso. Lui era il più abile allevatore di Pokémon della regione di Kanto… non poteva lasciarsi sconfiggere da una affermazione che, a prima vista, sembrasse semplicemente un aforisma per spingere Machop ad impegnarsi di più. Quella frase, solo con la forza dello spirito si potrà eliminare l’onta subita, racchiudeva un universo, dove alla fine di quest’ultimo, era presente la soluzione. Ma come coglierla? L’unico modo era di individuarla con un lampo di genio… Alex, che in quel momento stava osservando distrattamente il suo maestro camminare avanti e indietro per la stanza, ebbe solo la capacità di udire parte della frase di Laura. Si voltò verso di lei, quasi meravigliato, e le parlò.

Alex: -Cosa hai detto, Laura? Potresti ripetere quello che hai appena detto?- La ragazza osservò il suo amico un po’ perplessa. Temeva di avere detto qualcosa di sbagliato, perché negli occhi del suo compagno di viaggi si era accesa una luce un po’ strana.

Laura: -…ecco… io ho detto che le parole di Machoke potrebbero essere riferite ad uno stato d’animo di Machop, un suo grado di preparazione… o forse una tecnica… non so che pesci pigliare!- Il lampo di genio. Alex si voltò verso il Pokémon che si stava allenando ed osservò attentamente i movimenti di Machop per più di dieci minuti, senza quasi sbattere le palpebre, per non perdere neanche una mossa del giovane lottatore. Brock e Laura si guardarono in volto per un bel periodo di tempo, non capendo neanche perché Alex avesse chiesto a Laura di ripetere le frasi appena pronunciate dalla ragazza poc’anzi.

L’allievo di Ash rifletté parecchio sulla frase in questione lanciata dal Master del clan dei Machop, e tutto ad un tratto la risoluzione venne chiara e limpida come la luce del sole. Tale fu l’emozione per avere capito il significato delle parole del venerabile Machoke che Alex si alzò in piedi di scatto, senza l’ausilio della stampella. Gridò come un ossesso, quasi come se fosse stato posseduto dal demonio.

Alex: -HO CAPITO!!- Il suo grido, come facile era da prevedersi, catturò immediatamente l’attenzione di tutti, atterrendo i suoi amici più vicini di distanza. Il suo Dratini addirittura, per lo spavento, fece un salto dalla spalla del suo allenatore a quella di Brock (che in quel momento si trovava alla sinistra rispetto al ragazzo con gli occhiali). Ash abbandonò istantaneamente la sua lenta e monotona peregrinazione e si avvicinò al suo allievo ad occhi sgranati, quasi incredulo. Incredulo non tanto che fosse stato Alex a trovare la soluzione prima di lui o dei suoi amici, ma incredulo perché è stata trovata una soluzione ad un problema molto complicato da risolvere.

Ash: -Hai capito? Su, dai, racconta!!- L’ultimogenito dei Blake, con un sorriso che partiva da un orecchio e che finiva all’altro, spiegò al Master dei Pokémon ed ai suoi amici, che nel frattempo si erano rialzati, l’idea appena avuta. Machop non si era fermato neanche un momento durante il suo allenamento, talmente era concentrato nel suo lavoro che quasi non si accorse del grido lanciato con enfasi dal ragazzo con gli occhiali.

Alex: -In realtà il suggerimento me l’ha lanciato Laura… ho pensato che la frase fosse riferita ad una particolare tecnica che Machop dovrebbe imparare per sconfiggere Hariyama….- I tre ragazzi che accerchiavano l’assistente del Professor Oak aggrottarono le sopracciglia, non comprendendo dove Alex volesse andare a parare.

Ash: -Una tecnica…? Ma cosa c’entra con quello che ha detto Machoke?- Alex raccolse un momento le idee, perché non era semplice spiegare un concetto un poco astruso in poche parole.

Alex: -Io ho collegato ciò che ha detto Machoke con una tecnica particolare che i Pokémon lotta possono imparare senza problemi… una tecnica che proviene dallo spirito e che moltiplica ad un livello impressionante la forza del Pokémon che la utilizza…- I tre ragazzi rimasero un momento in silenzio, ma questo istante non durò a lungo, perché la figlia dei Ferguson ebbe l’impressione di avere compreso l’idea del suo amico.

Laura: -Forse… forse… è l’Introforza!- L’affermazione della ragazza dagli occhi verdi fu quasi paragonabile come un fulmine a cielo sereno per tutti i presenti. Lo stesso Brock trovò il ragionamento così giusto da darsi mentalmente dello stupido per non averci pensato prima.

Brock: -Ma certo… l’Introforza! La forza dello spirito… scaricare al di fuori del proprio animo l’offesa subita… è questa la soluzione!- Gli allenatori si sentirono nuovamente sulla cresta dell’onda e con il morale alle stelle e, complimentandosi con l’assistente del Professor Oak, Ash e Brock tornarono ad osservare i Machoke che facevano di buona guardia al territorio del clan dei Machop. Alex, naturalmente, era il più euforico del gruppo, grazie alla bella figura che aveva dimostrato davanti ai presenti e, quasi dimenticandosi di ricuperare la stampella, si diresse a grandi passi verso Machop, il quale sembrava che non si stancasse mai durante il suo allenamento solitario. Non era solo entusiasta di avere dato mostra di possedere una certa logica, ma anche di poter aiutare il piccolo Machop nel suo problema che a prima vista sembrava irrisolvibile.

Alex: -Il mistero è quindi risolto! Possiamo finalmente dare l’opportunità a Machop di redimersi ed a noi di passare per il territorio dei Machop!- Ma non fu neanche a pochi passi dal giovane lottatore Pokémon che la voce imperiosa del Master dei Pokémon catturò la sua attenzione, costringendolo a voltarsi.

Ash: -Aspetta un minuto, Alex! Non avere tanta fretta!- L’ordine di Ash, improvvisamente, ebbe la capacità di rompere l’incantesimo di felicità che si era costruito così di sorpresa intorno al ragazzo con gli occhiali. Il richiamo conteneva tutto il sapore di un rimprovero. Dove aveva sbagliato, questa volta?

Alex: -Cosa… cosa succede, Ash?- Il ragazzo col cappello apparve abbastanza accigliato nei confronti del suo allievo. Ecco, si disse Alex, ho commesso un altro errore! Però non riuscì a comprendere dove avesse sbagliato, questa volta.

Ash: -Hai dimenticato un piccolo particolare… tu sai come far apprendere la tecnica dell’Introforza ad un Pokémon?- La constatazione di Ash (che appariva a tutti gli effetti una constatazione, più che un rimprovero) arrivò come una doccia gelata sull’entusiasmo di Alex. Era riuscito a rovinare con le sue stesse mani l’unica eventualità che poteva dimostrare a tutti la sua perspicacia nel mondo dei Pokémon. Il dolore alla gamba destra, per lo sforzo appena compiuto per incamminarsi senza stampella verso Machop, arrivò tutto ad un colpo, imponendogli di appoggiarsi al muro di granito lì accanto. Ash trovò molto divertente lo sgonfiarsi dell’eccitamento del suo allievo come fosse stato un semplice palloncino e, avvicinandosi ancora di più al suo allievo, lo rinfrancò con qualche parola di conforto.

Ash: -Ehi, sei stato formidabile nell’avere individuato la soluzione del problema. Non lasciarti abbattere da queste stupidaggini.- Brock annuì, stringendo a sé il cucciolo di Bulbasaur, sorridendo.

Brock: -Se non fosse stato per te, saremmo stati ancora qui a scervellarci alla ricerca della soluzione…- Laura, riconquistando il suo smagliante sorriso, recuperò la stampella d’acciaio che nel frattempo era caduta a terra e la riconsegnò ad Alex, il quale ringraziò la sua amica con lo sguardo.

Laura: -… e la prossima volta, vedi di non strafare con i movimenti! Se Ash non ti avesse fermato in tempo, con la velocità del tuo passo ora saresti già arrivato sull’Isola Cannella!- E tutti risero per la battuta molto spiritosa della figlia dei Ferguson. Dopo che tutti smisero di ridere, il maestro dei Pokémon si allontanò dal suo allievo di qualche passo, afferrò da dietro la sua giacchetta, all’altezza della cintura dei suoi jeans, una Poké Ball e gliela mostrò.

Ash: -Ora, se non ti dispiace, è arrivato il mio turno. Il mio Machamp sa alla perfezione come eseguire l’attacco Introforza, glielo insegnerà a Machop durante il suo allenamento di rivincita contro Hariyama!- Alex rimase perplesso alle parole del suo maestro. Voltò lo sguardo verso il suo Dratini, il quale era ancora appollaiato sulla spalla dell’ex capopalestra di Plumbeopoli, e notò che stava sorridendo. Incrociò ancora una volta gli occhi dell’allenatore di Pokémon più forte al mondo e annuì, increspando le labbra in un sorriso.

 

Machop ora si sentiva pronto. Si sentì in grado di guardare in volto tutti i presenti e sorridere. L’allenamento con il Machamp di Ash era stato lungo ed impegnativo, e molto faticoso… ma alla fine riuscì a fare sua la tecnica dell’Introforza. La tecnica che avrebbe consentito al giovane lottatore Pokémon di avere la meglio contro il rivale che lo aveva annientato poche ore prima… il venerabile Hariyama. Il capo del clan dei Makuhita. Machop era stato allenato non solo dal possente e vigoroso Machamp, ma anche da Alex Blake, il quale ritenne di avere il compito di spronare il Pokémon lotta. Più di una volta, infatti, il giovane Machop sembrava essere sul punto di gettare la spugna. Se non fosse stato per l’assistente del Professor Oak, Machop avrebbe disperato di ottenere l’ambita tecnica di attacco. I sorrisi del Pokémon forzuto erano per la maggior parte rivolti al giovane allenatore di Pokémon.

Ash Ketchum, dopo avere constatato che Machop non fosse troppo stanco per affrontare la prova decisiva che opponeva il valoroso Pokémon al temibile e venerabile Hariyama, annuì e disse ai suoi amici che fosse giunto il momento di salire di un piano e di dare inizio alla battaglia finale.

Laura: -Se Machop dovesse vincere, verrà finalmente riconosciuta la sua appartenenza al suo clan? Basterà questa vittoria?- Brock scosse la testa molto perplesso, dopo avere recuperato dal suo zaino una torcia elettrica a dinamo. Mareep e Pikachu apparivano anche fin troppo esausti per poter chiedere loro di illuminare ancora una volta il corridoio con le loro code luminose.

Brock: -Non so… è molto difficile che il saggio Machoke possa cambiare idea… ma non lasciamo niente di intentato! Prima Machop deve affrontare il suo avversario!- Venne dunque deciso che la rivincita di Machop si disputasse tra un quarto d’ora al massimo, e che i due Machoke che continuavano a fare di buona guardia al territorio del clan dei Machoke partecipassero al pubblico di testimoni nella battaglia tra i due avversari. Mareep, sentendosi nuovamente in causa dal suo nuovo allenatore, recuperò un poco di vigore e, trotterellando con inaspettata vitalità, caricò ancora una volta sul povero Alex e, conscia che il ragazzino fosse montato sulla sua schiena, la pecora corse con uno slancio improvviso verso gli scaloni che davano di sopra. Gli allenatori ed i Pokémon li seguirono a passo moderato.

 

Una volta che tutti raggiunsero il piano soprastante a quello in cui si erano ultimamente ritrovati, oltrepassate le fitte colonne che dividevano a metà l’immensa grotta, una luce soffusa ed un fumo dolciastro avvolsero gli allenatori. Ritrovarono le torce affisse alle pareti inclinate per mezzo di paletti, ritrovarono i campi coltivati dagli strumenti rudimentali dei Makuhita, ritrovarono le bicocche rudimentali dei lottatori Pokémon esperti in attacchi a lunga gittata, ritrovarono la selva di funghi rossi che si reperiva posizionata proprio nelle prossimità degli scaloni che convogliavano al piano superiore, ritrovarono gli abitanti di quella strana comunità. Ecco, gli abitanti di quella strana comunità abbandonarono qualsiasi attività di cui si stavano occupando in quel momento e voltarono lo sguardo unanime verso i nuovi venuti. Un gruppetto sparuto, insignificante rispetto alla moltitudine di “teste gialle” che occupavano quella porzione di grotta… quattro umani, due draghi, un topo giallo, una pecora dalla testa blu, un cucciolo di Pokémon erba, due rocce muscolose, un ometto muscoloso dagli occhi rossi… gli sguardi erano tutti concentrati su quest’ultimo, Machop. Il lottatore Pokémon percepiva su di sé tutte quelle occhiate indagatorie, accusatorie e intimidatorie. Machop non riusciva a distinguere in quella folla di Makuhita (che nel frattempo si erano uniti in un solo luogo, rendendo ancora più complicato il riconoscimento dei volti) la femmina che aveva colpito qualche ora prima. Forse il pugno che le aveva affibbiato in pieno volto era stato ancora più violento di quanto lo stesso Machop pensasse. Neanche Hariyama era presente in quel momento, e sì che Machop era convinto che il primo Pokémon che avrebbe potuto notare fosse stato proprio il Master dei Makuhita. Non solo per la stazza fisica, naturalmente.

Poiché nessun membro del gruppo pareva intenzionato a parlare o avanzare, furono i Makuhita a dare inizio alla diatriba. Evidentemente infastiditi dal ritorno del Pokémon che aveva causato molto dolore alla loro compagna oggetto di violenze, iniziarono a borbottare ed a discutere animatamente. Qualcuno addirittura arrivò a levare le braccia al cielo, con fare molto minaccioso verso Machop. I due Machoke, dietro al gruppetto degli allenatori, rimasero in silenzio a braccia conserte.

Ash: -Makuhita… vi prego, ascoltate!- La voce del Master dei Pokémon si innalzò su tutte le altre all’improvviso, spaventando non poco anche i suoi amici prossimi a lui. Il suo grido riuscì inoltre a placare temporaneamente l’ira crescente dei membri del clan dei Makuhita. Quando fu cosciente che l’attenzione che prima i Makuhita concentravano su Machop fosse focalizzata solo su di lui, l’allenatore di Pokémon più forte al mondo prese un bel respiro e iniziò a parlare.

Ash: -Machop è tornato per chiedere una sfida al vostro Master, il venerabile Hariyama!- I pochi borbottii che ancora persistevano durante il discorso di Ash cessarono definitivamente. I Makuhita apparvero quasi congelati sul posto.

Ash: -Machop è cosciente di avere commesso un orrendo crimine per avere colpito una vostra compagna – proseguì, concitato – e ora vuole ripulire il proprio onore macchiato poc’anzi sfidando il vostro venerabile capo. Egli ha appreso la nobile tecnica dell’Introforza, il legame che unisce i Machop ai Makuhita e viceversa!- I Makuhita sollevarono le loro voci in un grido di sorpresa. Ash Ketchum aveva appreso, durante il racconto della storia della creazione dei clan delle due specie di Pokémon, che per creare il TunnelRoccioso non furono sufficienti un paio di pugni e qualche colpo al terreno ben assestato. I due clan riuscirono a creare i propri rifugi grazie alla tecnica imparata in comunione… ma durante il passare dei secoli, questa arte millenaria è andata dimenticata, quasi il segreto dell’Introforza portata nella tomba assieme ai patriarchi gelosi delle proprie tecniche. Se non fosse stato per qualche ricercatore Pokémon, appassionato di antichità… oggi questo segreto sarebbe rimasto tale. Nell’udire la parola “Introforza”, da lontano, un’oscura e immane figura si materializzò, a passi lenti e moderati. Il terreno iniziò a tremare e i sassi a sballottare al cupo rumore dei suoi piedi sul nudo terriccio. I Makuhita non si voltarono, ancora stupiti e quasi meravigliati che il loro nemico più odiato, quel miserabile Machop, avesse imparato una tecnica di lotta così antica e così sconosciuta ai più. Circolava la storia dell’Introforza nei racconti orali che si tramandavano i Makuhita, generazione dopo generazione, ma si riteneva ormai che la tecnica dell’Introforza fosse ormai una leggenda.

La luce delle torce, apparentemente perenni e quasi inesauribili, finalmente illuminarono il volto dell’essere invocato dal maestro di Pokémon. Finalmente l’avversario di Machop fece la sua comparsa, il possente e venerabile Hariyama. Il suo sguardo, contornato da una miriade di piccole e sottili rughe, spaziava sullo striminzito gruppetto che era giunto dal piano sottostante, con lo scopo di redimere il piccolo ed insignificante Machop. La tecnica dell’Introforza… com’è possibile che una misera nullità come quel piccoletto l’avesse imparata? Era incredibile anche il solo pensiero. Eppure dagli occhi di quel piccoletto traspariva una forte determinazione di redenzione. I due Machoke, inoltre, sembravano che recassero fiducia nel loro consanguineo. Ash Ketchum, osservando in volto Hariyama, lo vide avvicinarsi sempre più, finché non si collocò davanti al gruppo dei Makuhita, a diversi metri di distanza tra loro e il gruppo di allenatori.

Ash: -Hariyama, il venerabile Machoke ha suggerito al nostro amico Machop il segreto della redenzione. Vuoi tu, potente protettore dei Makuhita, accettare la sfida di Machop?- La voce di Ash rimbombò a lungo nella grande stanza di granito e roccia dove i Makuhita abitavano ormai da tempi immemorabili. Nessuno osò fiatare fino a che l’eco della voce del Master dei Pokémon si spense definitivamente. Si poté udire solamente il noioso e ripetitivo scricchiolio dal carbon fossile che fiammeggiava nelle torce appese ai muri della grande caverna naturale. Il venerabile Hariyama fissò a lungo il giovane lottatore Pokémon, ed i due si osservarono in volto per un tempo che per gli allenatori sembrò infinito. Poi, tutto ad un tratto, Hariyama alzò il braccio destro al cielo e, con una terribile voce da baritono, gridò qualcosa che i ragazzi non riuscirono a comprendere appieno. I Makuhita, Machop, Pikachu, i Dratini e Bulbasaur invece compresero benissimo le parole del capo del clan dei Makuhita: aveva accettato la sfida di Machop, gli avrebbe concesso una seconda chance. Quando Ash ne venne informato, tirò un grosso sospiro di sollievo ed increspò le labbra in un sorriso.

 

Come deciso dal venerabile Hariyama, tutto il popolo dei Makuhita, compresi gli allenatori, si trasferirono nella zona di caverna non abitata, ovverosia dall’altra parte delle colonne che dividevano esattamente a metà il secondo piano seminterrato del TunnelRoccioso. Diverse decine di Makuhita furono preposti nel sorreggere le torce che avrebbero illuminato quasi a giorno quella parte di caverna buia ed umida. Quando quell’enorme stanzone fu rischiarato, gli allenatori si accorsero solo in quel momento che alla sinistra, verso fondo dell’ambiente, esisteva un enorme masso di colore grigio scuro che era stato adibito ad avere la funzione di gradinate per il pubblico. La roccia era stata intagliata con degli strumenti di alta precisione, sembrava addirittura che fosse stata trattata con il laser. Al centro della sala non c’era nulla, salvo un vasto terreno composto unicamente di pietre, sabbia e fango… il luogo dove Machop e Hariyama si sarebbero ben presto scontrati. I Makuhita che sorreggevano le torce si disposero attorno alle pareti, così facendo la luce si uniformò in tutta l’area, permettendo agli spettatori presenti e agli allenatori di poter scrutare con minor difficoltà il campo di lotta. Lotta che sarebbe stata senza esclusione di colpi.

I Makuhita si accomodarono sugli spalti di roccia, le cui gradinate apparvero agli occhi degli allenatori perfettamente lisce e levigate, quasi come fossero trattate con strumenti adoperati dagli umani. Gli allenatori si sedettero a loro volta sulle scalinate, ma piuttosto distanti da dove si trovavano gli abitanti del secondo piano sotterraneo del TunnelRoccioso. Si sedettero tutti, tranne Alex Blake, il quale si era recato senza indugio verso Machop, il quale tradì un certo grado di tensione e di nervosismo di fronte a tutti quegli occhi che lo scrutavano. Alex era accanto a lui, in un angolo della grande sala di pietra e di rocce, e gli stava parlando sommessamente. Hariyama, già situato sul posto di combattimento, stava effettuando alcuni esercizi di riscaldamento, stirano bracca e collo, ma non toglieva lo sguardo dai due personaggi esiliati in quell’angolo lontano e buio.

Alex: -Machop… te la senti davvero di combattere? Guarda che se dovessi rinunciare, nessuno si offenderebbe…- Il giovane lottatore Pokémon scosse lentamente la testa, osservando un punto lontano e impreciso della grande stanza naturale. Era seduto contro al muro, sembrava che tutto ad un tratto le energie gli si fossero completamente prosciugate. Con tutta sincerità, Machop si aspettava che Hariyama rifiutasse la sua sfida. Ora non si sentiva più così baldanzoso e belligerante come lo era stato fino a un quarto d’ora prima. L’assistente del Professor Oak sorrise al giovane Pokémon lotta e gli sedette accanto, precisamente alla sua sinistra. Dagli spalti, i tre ragazzi osservarono preoccupati l’angolo in cui Machop e Alex si erano misteriosamente rintanati.

Laura: -Perché Machop e Alex sono andati a finire laggiù? L’inizio dell’incontro è tra dieci minuti… che cosa sta succedendo?- Brock iniziò a riflettere e aggrottò leggermente le sopracciglia. Le gradinate proseguivano a gomito contro l’angolo opposto a quello dove si trovavano in quel momento Alex e Machop: i tre allenatori erano seduti sulle scalinate che erano state costruite contro le colonne che separavano il centro abitato dalla stanza dei combattimenti. I Makuhita, invece, erano seduti sulle gradinate costruite nell’altra parete, dunque erano alla sinistra dei tre ragazzi.

Brock: -Forse gli vuole dare ancora qualche dritta prima dell’inizio del combattimento…- Ash Ketchum tamburellò nervosamente le dita sulle ginocchia, con i palmi delle mani appoggiati sulle cosce. Stavano perdendo troppo tempo rinchiusi in quella caverna, avrebbero potuto correre il rischio di uscire dal TunnelRoccioso accolti dal firmamento notturno. Ciò non era assolutamente buono, perché la città di Lavandonia era distante almeno tre ore di marcia sostenuta, ed il meteo preannunciava nuove piogge nella nottata.

Ash: -Ma insomma, quanto tempo ci vuole perché si dia inizio al match? Sono stufo di respirare quest’aria umida e malsana…- A Brock sfuggì una risata mentre teneva abbracciato in grembo il cucciolo di Bulbasaur, il quale si era appena addormentato.

Brock: -Abbi pazienza… tra un po’ inizia… guarda che la città di Lavandonia non fugge, rimane lì dove l’hanno costruita!- La battuta spiritosa di Brock non ebbe l’esito sperato dall’ex capopalestra di Plumbeopoli. Dopo avere dato una veloce occhiata al suo Bulbasaur, il primogenito dei Peters tornò ad osservare il suo amico di vecchia data, e si accorse della sua ansia immutata, anzi sembrò accresciuta in pochi secondi. “Forse” pensò Brock “è preoccupato di un probabile ritorno del Team Richardson… vorrebbe uscire di qui prima che sorga la notte e prima che quella squadraccia torni a combinare qualche guaio”.

Frattanto i Makuhita che si erano seduti sugli spalti iniziarono a convogliare i loro stati d’animo in nervosismo e frustrazione. L’attesa per l’inizio del match stava incominciando a diventare spasmodica, non solo per l’allenatore di Pokémon più forte del mondo. Machop stava impiegando anche fin troppo tempo per decidersi a scendere in campo. Hariyama era immobile, braccia incrociate al petto, in mezzo alla stanza, con gli occhi fissi sui due personaggi che ancora non avevano intenzione di spostarsi dall’angolo buio della grande grotta scavata centinaia di anni or sono dagli antenati degli stessi Makuhita e dei Machop. Laura osservò preoccupata dapprima i Makuhita – ecco, qualcuno iniziò a protestare vivacemente – poi il suo amico seduto in terra in lontananza, accanto a Machop.

Laura: -C’è qualche problema… percepisco confusione da quelle parti…- Sia Ash che Brock voltarono i loro sguardi attoniti verso la ragazza dagli occhi verdi. Sapevano delle peculiari capacità sensoriali della figlia dei Ferguson. L’allieva di Ash continuò a parlare senza staccare gli occhi da Alex e Machop.

Laura: -I sentimenti di Machop appaiono contrastati. La volontà di alzarsi e combattere è presente in lui, ma qualcosa di impreciso, che non riesco a definire con esattezza, lo rende titubante. Sembra proprio che non si aspettasse l’accettazione della sfida da parte di Hariyama…- Il ragazzo col cappello sgranò gli occhi per qualche secondo dopo avere udito le affermazioni della sua allieva, poi scosse la testa, leggermente infastidito.

Ash: -Sciocchezze! Abbiamo fatto di tutto perché si potesse disputare questo match… Machop ha addirittura appreso l’Introforza, e… credimi, Laura, conoscere l’arte dell’Introforza non è alla portata di tutti.- Brock corrugò le sopracciglia. La situazione non gli era affatto chiara. Informò i suoi amici che Machop si era rialzato e che si stava avvicinando lentamente verso il campo di battaglia. L’allevatore di Pokémon osservò a lungo il volto del giovane lottatore Pokémon, e notò che vicino ad Alex appariva più sicuro di sé. Lo notava nei tratti marcati del viso di Machop. Appena Alex si allontanò da lui – come in quel caso, dove il ragazzo con gli occhiali si diresse a passi spediti, con l’aiuto della sua stampella, verso le gradinate dove i suoi amici erano seduti – i suoi occhi si offuscarono e il suo passo divenne immediatamente incerto. Brock allargò il suo campo visivo e notò i due Machoke seduti accanto agli scaloni che davano dabbasso, diversi metri più in là.

Brock: -Sapete che vi dico? Machop ha accettato il nostro aiuto non per entrare a far parte del clan…- L’incontro finalmente era iniziato. Il saluto d’inizio match, il caratteristico inchino all’avversario, fu anticipato dallo stesso Hariyama, i cui occhi non si erano ancora scollati da quelli di Machop. Il Pokémon lotta contraccambiò il saluto, inchinandosi a sua volta.

Ash: -E allora perché, Brock? Non avrà voluto imparare la tecnica dell’Introforza a sbafo?- Il ragazzo scosse la testa. Il tifo iniziò subito a rumoreggiare, galvanizzato dalle prime mosse d’attacco di Hariyama. Era evidente che il pubblico tifasse unicamente per il venerabile Hariyama.

Brock: -Certo che no… se l’avesse fatto, a che sarebbe servito impararla? Forse voleva impararla per un altro motivo…- Alex, finalmente, raggiunse i suoi amici sulle gradinate pressoché vuote e si sedette accanto all’ex capopalestra di Plumbeopoli. Hariyama, con due balzi, fu quasi addosso a Machop, con tutta l’intenzione di appioppargli un Dinamipugno.

Ash: -Tu sai per quale motivo?- La domanda del Master dei Pokémon giunse quasi all’improvviso. Alex, ovviamente, non aveva seguito il filo del discorso e voltò il suo sguardo verso Ash. Frattanto Machop, evitando per un soffio l’attacco di Hariyama, tentò di colpire il suo avversario alle ginocchia con un Colpo Basso, ma il venerabile capo dei Makuhita lo scansò con un agile salto. Le grida dei Makuhita divennero più acute, inneggiando il loro Master.

Brock: -Machop sa già in cuor suo che non potrà più entrare nel clan dei Machop. Ricordi le parole dei Machoke che facevano la guardia all’ingresso?- Laura anticipò il suo maestro, ripetendo le parole che tutti avevano ascoltato poco tempo prima. Hariyama sfoderò un potente Spaccaroccia che frantumò con un pugno il terreno, spezzandolo in due fenditure. La crepa era proprio diretta verso Machop, ma il giovane lottatore Pokémon semplicemente schivò l’offesa saltando da un’altra parte. Dovette mettersi d’impegno perché la spaccatura apparve quasi telecomandata, deviava a comando di Hariyama.

Laura: -Solo con la forza dello spirito si potrà lavare l’onta subita. Abbiamo già capito che si trattava dell’Introforza…- Brock annuì. Machop riuscì finalmente a colpire il venerabile Hariyama con un potente ColpoKarate – un colpo di braccio a taglio sul ventre – ma nessun danno evidente sembrò essere stato inflitto al suo avversario. Hariyama mise in mostra un nuovo Dinamipugno che questa volta colpì in pieno Machop, trafiggendolo al ventre. Machop realizzò un volo a campanile di diversi metri, cadendo successivamente a terra a diversi metri di distanza. Il giovane lottatore si rialzò comunque quasi subito e nuovamente corse contro Hariyama, il quale si preparò ad accogliere una seconda volta il suo avversario.

Brock: -Sicuro. L’Introforza è la chiave della vittoria di questo scontro. Ma… siamo davvero certi che Machop l’abbia imparata per vincere questo combattimento? Oppure, secondo una mia teoria, è forse vero che Machop l’abbia appresa per uno scopo ben preciso?- E voltò il suo sguardo verso Alex, il quale dovette avere già compreso il pensiero dell’ex capopalestra di Plumbeopoli.

Alex: -Mi rendo conto che Machop non abbia prestato la benché minima attenzione alle nostre conversazioni che ci hanno portato a scoprire la soluzione dell’enigma. A me è sembrato che Machop fosse stato più entusiasta ad imparare l’Introforza perché glielo avevo chiesto io, piuttosto che per tornare nelle grazie del venerabile Machoke…- Brock sorrise. Machop era riuscito, nel frattempo, a consegnare una scarica di pugni che Hariyama aveva incassato senza riuscire a difendersi. Ecco che Hariyama indietreggiò di qualche passo, preparandosi al suo colpo migliore.

Brock: -Diciamo piuttosto che le sue intenzioni primordiali erano quelle di voler entrare a far parte del clan dei Machop e di voler chiedere ad Hariyama la rivincita, ma da quando ha conosciuto Alex… il suo sguardo è cambiato, il suo atteggiamento è cambiato. L’ha capito quasi subito, da quando ha messo al tappeto il Makuhita di sesso femminile, che quello non sarebbe stato più il suo posto, che quella all’interno della comunità non sarebbe più stata la sua vita.- Ash apparve pensieroso. Hariyama era pronto a scatenare la sua furia contro Machop attraverso Sberletese, ma Machop trovò il suo contrattacco parando i colpi fulminei del suo rivale con calci e pugni.

Ash: -Va bene… il ragionamento fila. Ancora non è chiara una cosa… perché non allontanarsi definitivamente da questo posto, invece di rimanere qui e chiedere ad Hariyama la sfida della rivincita?- Hariyama continuò ad agitare le sue possenti braccia contro il suo avversario, il quale si difese bene per un buon periodo di tempo. Dopo qualche minuto, però, Machop decise di rompere i tempi del venerabile Hariyama e di passare alla controffensiva. Le sue mani iniziarono a brillare di luce propria: Machop era pronto per sfoderare la sua tecnica che gli avrebbe permesso di trionfare in quel combattimento.

Brock: -Beh, per due motivi. Il primo, forse quello più evidente, è quello di permetterci di avere la strada libera per proseguire nel nostro cammino. Il secondo… ma non te l’avevo già detto prima? È per riscattare il proprio onore macchiato… forse non solo del piccolo Machop.- Già, Brock aveva perfettamente ragione. Alex e Machop seduti in quell’angolo sperduto, con il giovane lottatore Pokémon quasi incredulo nell’avere constatato che il suo avversario avesse accettato così a cuore aperto la sua richiesta di rivincita… con Alex, accanto a lui, che lo rincuorava e lo incitava a perseverare nella sua decisione. Se non fosse stato per quel ragazzo con gli occhiali… Machop non avrebbe mai imparato la nobile tecnica dell’Introforza.

Un fortissimo boato riempì tutto ad un tratto l’ambiente anfrattuoso della caverna del TunnelRoccioso. Il venerabile Hariyama, usufruendo del suo devastante attacco Breccia, riuscì a penetrare nella difesa disperata di Machop e di impedire che l’attacco dell’Introforza avesse successo. Machop, trovandosi sbilanciato indietro e colpito violentemente al torace da una delle due massicce mani del suo avversario, barcollò e venne scaraventato di diversi metri lontano dalla posizione del capo dei Makuhita. Gli allenatori e gli stessi Pokémon lotta si alzarono dagli spalti, con due sentimenti opposti nell’anima: i ragazzi erano basiti ed attoniti nell’osservare quanto potente fossero gli attacchi di Hariyama; i Makuhita gridavano di gioia e di giubilo nel constatare che il loro venerabile capitano stesse vincendo con scioltezza. Alex osservò ad occhi sgranati il suo nuovo amico, Machop, con le cui energie ridotte quasi al lumicino: a stento riusciva a reggersi in piedi. Le palpebre semichiuse, la posizione di guardia incerta, le gambe traballanti, le mani tremanti: così appariva il giovane lottatore Pokémon agli occhi dell’assistente del Professor Oak. Alex ebbe anche il tempo di osservare i due Machoke che si trovavano seduti in disparte: sembravano due statue di cera, impassibili ed inamovibili. Non era chiaro se stessero facendo il tifo per il loro consanguineo oppure no. Laura si morse il labbro inferiore e scosse lentamente la testa, distogliendo lo sguardo dal Pokémon che stava per avere la peggio.

Laura: -Machop… Machop sta per perdere. Ora che cosa può fare?- Il maestro di Pokémon, con le braccia incrociate al petto, non rispose immediatamente al quesito angoscioso della sua allieva. Non staccò gli occhi da Machop, il quale non sembrava avesse intenzione di abbandonare lo scontro.

Ash: -Deve trovare lo spirito e l’astuzia necessaria per vincere questo incontro. Mi rendo conto che è davvero dura sottomettere un colosso come Hariyama, ma ne va del suo onore. E del nostro cammino nel cuore del TunnelRoccioso.- Alex, in preda ad una agitazione incontrollata, non volle ascoltare le lente ma impietose riflessioni del suo maestro e, scattando all’improvviso in piedi, si portò le mani a conchetta intorno alla bocca e, gridando come un ossesso nella direzione di Machop, gli urlò il suo sostegno.

Alex: -Coraggio Machop! So che ce la puoi fare! Devi solo trovare la tempistica giusta per sbaragliare il tuo avversario!- Machop si voltò per un istante per osservare negli occhi l’umano che lo aveva esortato a rimettersi in piedi ed a reagire nel momento più buio della sua esistenza. I loro sguardi si incrociarono per qualche secondo, e nel cuore del giovane lottatore Pokémon tutto finalmente fu chiaro.

Le parole del Master Machoke…

Solo con la forza dello spirito si potrà lavare l’onta subita.

L’Introforza.

L’Introforza. Tutto divenne indistinto e brumoso intorno a lui, salvo l’allenatore con gli occhiali. Il tempo parve addirittura fermarsi. Ora aveva capito. L’Introforza era il nuovo ed indissolubile legame che univa ed intrecciava i destini di Machop e di Alex, insieme avevano lavorato perché fosse possibile apprendere la nobile arte della contemplazione dello spirito. Lo spirito finalmente si era risvegliato, la tecnica in sé e per sé non era fondamentale per vincere lo scontro.

Il tempo tornò a scorrere lentamente, sempre più frenetico e veloce. Si accorse appena in un lampo di secondo che Hariyama era nuovamente sopra di lui, lanciato ancora una volta nel suo attacco Breccia. Machop si scansò, buttandosi letteralmente alla sua sinistra. Il pugno a martello di Hariyama sprofondò nel terreno, causando un nuovo fragore assordante e una nuova pioggia di pietre e schegge di sassi, i quali si scagliarono dappertutto ad una velocità supersonica.

Ma certo, era chiaro! Il messaggio di Machoke era lampante: la forza dello spirito non era nient’altro che la ricerca del coraggio nel trovare la propria strada nella vita. Machop era sicuro di averla individuata… l’Introforza era il punto d’unione tra lui e il suo nuovo amico, il ragazzo con gli occhiali.

E fu da quel punto di unione che avrebbe tratto la sua vittoria contro Hariyama.

Il vociare inconsulto dei Makuhita divenne ben presto rintronante alle orecchie dei ragazzi, ma Machop parve diventare sordo alle loro grida quasi disumane. Hariyama gli stava dando le spalle, impegnato a liberare il suo braccio destro dalle rocce che quasi lo avevano seppellito dopo avere quasi smottato il terreno ai suoi piedi. Era giunto il momento di contrattaccare, di colpire l’avversario, di vincere! Osservò per l’ultima volta Alex, capì che era il momento giusto per cogliere nel segno il suo obiettivo. Machop intersecò le braccia a X, chiudendo i pugni, come se volesse proteggersi da un attacco frontale di un avversario. Le sue mani, improvvisamente, si illuminarono di una luce immacolata ed accecante ed intorno a lui si formarono dal nulla misteriose sfere di luce, dapprima poche, poi sempre più numerose che iniziarono a girare vorticosamente intorno a lui. Queste sfere seguivano due rettilinei indipendenti l’uno dall’altro, ma entrambi sembravano che fossero trattenuti con fatica per essere rilasciati con violenza successivamente.

Questo istante finalmente avvenne e, con un grido quasi da far spaccare i timpani ai presenti, aprì le braccia e le portò al cielo. Le sfere di energia create ed accumulate si fermarono all’unisono e, come fossero guidate a distanza, si proiettarono ad una velocità incredibile verso il loro obiettivo, Hariyama. Il disgraziato ebbe solo il tempo di voltarsi e di osservare impotente il rapido svolgersi degli eventi. L’Introforza ebbe successo, colpì con violenza il suo obiettivo, ebbe anche la particolare abilità di confondere il Master dei Makuhita, che dopo qualche passo andò a terra con un fragoroso schianto. Le grida dei Makuhita cessarono di colpo, gli occhi di tutti i presenti erano indirizzati verso Hariyama caduto a terra. Persino i Machoke si sporgevano dalle loro posizioni per osservare meglio l’accaduto. I ragazzi, con il cuore in gola, non osarono fiatare per non rompere l’incantesimo misterioso del momento. I Dratini, fermi nelle loro posizioni, aggrovigliati attorno al collo dei loro allenatori, trattenevano addirittura il respiro. Passarono diversi secondi, lenti, inesorabili, interminabili. Hariyama non si rialzò più.

 

-Hai svolto un ottimo lavoro.- La voce roca del Master dei Machop risuonò celestiale alle orecchie del vincitore, Machop. Il giovane lottatore Pokémon, vittorioso contro il venerabile Hariyama, era stato addirittura agguantato dai Machoke e dai ragazzi e portato al cielo, in segno di vittoria contro Hariyama. I Makuhita non furono arrabbiati contro Machop, anzi applaudirono sportivamente il Pokémon e furono più sollevati nel constatare quanto desiderio di espiazione possedesse un membro della fazione opposta. Rapidamente Machop fu condotto al piano sottostante (non prima di aver fatto riprendere Hariyama con una Superpozione di Ash) e portato direttamente nella nicchia dove stava seduto a gambe incrociate la guida dei Machop, scortato dalle guardie e dagli allenatori. Il territorio dei Machop era somigliante a quello dei Makuhita: anche loro possedevano zone coltivate, casette di pietra, luoghi dove allenarsi e anche per raccogliersi in preghiera e in contemplazione. Gli allenatori furono accolti dal venerabile Machoke a braccia aperte e poterono assistere al pubblico perdono nei confronti di Machop.

-Hai trovato la fiducia in te stesso ed hai sconfitto valorosamente Hariyama. Hai anche imparato l’arte dell’Introforza. Congratulazioni.- Machop si sentiva al settimo cielo, ma qualcosa di impalpabile sembrò incrinare quella situazione di assoluta letizia. Quella sensazione divenne una certezza quando Alex si fece avanti ed appoggiò una mano su una spalla del suo nuovo amico. Machop rabbrividì vistosamente.

Alex: -Questo significa… che Machop può tornare a far parte del vostro clan?- La risposta fu affermativa. Machop alzò lo sguardo alla sua sinistra fino ad incontrare gli occhi di Alex. No, non era quello che voleva, non aveva lottato per questo.

-Certo. Questo io volevo da Machop. Machop ha trovato il suo io interiore e lo ha utilizzato per rimediare ad un grave errore. Può tornare nel nostro clan. Voi – ed indicò gli allenatori – siete liberi di andare.- Tutto questo venne tradotto alla buona da Pikachu. Ash, Laura e Brock furono contenti sia per Machop che per loro stessi, il problema finalmente sembrava essersi finalmente risolto. Alex si inginocchiò per osservare dritto negli occhi Machop, il quale non sembrava essere molto convinto della decisione del Master.

Alex: -Machop… hai vinto. Non sei contento? Finalmente potrai tornare a vivere nel clan. Sei un eroe! Hai sconfitto Hariyama!- Non era quello che Machop voleva. L’Introforza era stata possibile solo con l’incondizionata fiducia che Alex riponeva in Machop e viceversa. Non era servita solo per soddisfare una richiesta del suo mentore. Alex si risollevò faticosamente in piedi e, impugnando con decisione la stampella, indietreggiò di qualche passo e, nuovamente unitosi ai suoi amici, osservò ancora una volta il giovane lottatore Pokémon. Machop, in quel momento, si trovava alla destra del venerabile Machoke, mentre le due guardie si erano disposte al fondo della nicchia, a braccia conserte.

Alex: -Beh… direi che è giunto il momento di salutarci. Le nostre strade si dividono. Noi dobbiamo proseguire nel nostro cammino… ma ti prometto che tornerò qui, tornerò a salutarti e vederti allenare insieme ai tuoi simili.- Machop vide il suo nuovo amico allontanarsi di qualche passo insieme ai altri componenti del gruppo, diretti verso le scalinate che conducevano verso la fine del TunnelRoccioso e la piccola foresta che dava finalmente all’esterno. Li seguì con lo sguardo fino a che i ragazzi non divennero così piccoli e così distanti che non riuscì più ad osservarli.

-Cosa stai facendo qua?- La voce placida ma decisa del Master dei Machop si accese all’improvviso, spaventando Machop. Il Pokémon si voltò verso il venerabile Machoke, il quale aveva corrugato leggermente le sopracciglia. Le rughe intorno agli occhi si accentuarono leggermente.

-Il tuo sguardo parla chiarissimo. La scelta l’hai fatta sul campo di battaglia. Cosa stai aspettando?- Machop non si sentiva sicuro di andare a fondo nella sua scelta. Il sorriso sincero del suo mentore ed i suoi occhi vivaci però, lo rinfrancarono un poco, e finalmente prese la sua decisione.

 

Finalmente i ragazzi erano fuori dal TunnelRoccioso. Come previsto dal Master dei Pokémon, ne uscirono soltanto a sera inoltrata. Il sole era scomparso da parecchio tempo dall’orizzonte, ma ancora una fioca luce rossastra si intravedeva oltre le colline scure che separavano Lavandonia dal tratto pescoso che portava alla città di Fucsiapoli. Ancora un’ora di marcia, al massimo due, prima di poter mettere finalmente piede nel Centro Medico per Pokémon di Lavandonia.

Laura inspirò a pieni polmoni la frizzante aria autunnale che spirava in quei dintorni. Provò un singolare sollievo nel riabbracciare il puro ossigeno montano che penetrava dolcemente nei suoi bronchi. Non le importava di tutto quello che era capitato in quella giornata ricca di avvenimenti… l’incontro con il signor Sam Macmadison, il ritorno del Team Richardson, il cammino verso la Centrale Elettrica, i Mareep e i Flaaffy, Zapdos, il TunnelRoccioso… tutto questo in una sola giornata. Ancora stentava a crederci. Eppure appariva come un ricordo ormai lontano. La sua Dratini, appollaiata sulla sua spalla sinistra, le stava sorridendo.

Ash e Brock si sentirono molto più sollevati all’idea di poter finalmente andare a riposare in un Centro Medico per Pokémon dopo le scorribande intense della giornata. Avevano percorso un bel tratto di strada in neanche 24 ore. Erano partiti di buon ora da Miramare, e in serata erano già arrivati a Lavandonia. Non male, avevano recuperato parecchio sul tabellino di marcia. Certo, nessuno vietava loro di proseguire verso sud per Zafferanopoli, ma il viaggio non sarebbe stato così esaltante come lo ebbero constatato fino a quel momento. Pikachu e Mareep, inoltre, diedero sfoggio delle loro abilità di mantenere la concentrazione nel periodo in cui dovettero raccogliere le forze per mantenere il loro Flash per illuminare il passaggio dei ragazzi nei meandri del TunnelRoccioso. Insomma, un viaggio più entusiasmante di quello non avrebbe mai potuto verificarsi.

Tutti erano contenti, insomma. Anzi, non proprio tutti. Alex, leggermente scuro in volto, camminava lentamente aiutato dalla sua stampella e teneva lo sguardo incollato al suolo. Stavano camminando per uno stretto sentiero di terra battuta, circondato da una oscura prateria e varie depressioni piuttosto accentuate: questo sentiero proseguiva in linea retta, salvo ondularsi dolcemente in alcuni tratti della strada, in direzione di una città di grandi dimensioni, proprio situata in fondovalle. La città di Lavandonia, illuminata quasi fosse a giorno. Il Maestro di Pokémon, ringalluzzito alla vista della prossima città, riuscì a trovare la forza di ridere e di aumentare la velocità del suo passo. Pikachu fu con lui, accovacciato sulla sua spalla.

Ash: -Ragazzi, finalmente ci siamo! Lavandonia è a pochi passi, se arriviamo in tempo forse ce la possiamo fare per l’ora di cena!- Trovò il rapido assenso di Brock, Laura, Dratini e Mareep, ma appena voltò lo sguardo verso Alex, notò il suo sguardo assente e lo fissò per un certo periodo di tempo. Sembrava quasi che il suo allievo stesse perdendo tempo.

Ash: -Alex… c’è qualcosa che non va?- Alex, sentendosi chiamato in causa, alzò di scatto la testa e osservò il suo maestro con occhi sgranati. Il Dratini di proprietà del ragazzo con gli occhiali era anch’egli perplesso e tradiva un senso di preoccupazione, che si leggeva chiaramente negli occhi del draghetto.

Alex: -Beh, io.. non so come spiegartelo… cercherò di essere conciso. Credo di essermi affezionato a quel Machop…- Anche Laura e Brock si fermarono e decisero di voltarsi verso il loro compagno di viaggio. Stavano sorridendo, ma era difficile scorgere i loro volti in quel buio penetrante, e quella notte senza luna rendeva il tutto ancora più tenebroso. Ash comprese i sentimenti del suo allievo, e gli parlò.

Ash: -Capisco che cosa provi. Hai condiviso con lui i momenti più brillanti della sua vita. È stato grazie a te che ha imparato Introforza, lo sai?- Adesso l’attenzione dell’assistente del Professor Oak era completamente concentrata sul maestro di Pokémon. Poco fa, mentre Alex parlava, ogni tanto si girava ad osservare l’uscita del TunnelRoccioso.

Alex: -Ma se non fosse stato per te e per Machamp…- Ash ridacchiò e strinse le mani sulle bretelle del suo zainetto.

Ash: -Ah, noi ci siamo limitati a far osservare a Machop come eseguire la tecnica. Sei stato tu ad incitarlo, a sostenerlo, ad incoraggiarlo… a credere in lui.- Brock e Laura annuirono, dando ragione al loro amico con il berretto.

Laura: -Sì! Sei stato incredibile nel ruolo di allenatore di Machop, gli hai dato tanti buoni consigli e hai creduto in lui fino alla fine!- Già, Alex aveva creduto in Machop, soprattutto nel periodo di tempo in cui si era verificato il match tra il piccolo lottatore Pokémon ed il venerabile Hariyama. Aveva creduto in lui, non aveva smesso un solo secondo di porre una fiducia incondizionata in Machop. Anche quando le cose si stavano mettendo male per il suo nuovo amico, aveva mantenuto alto il livello del tifo. Machop aveva ripagato la sua fiducia con una vittoria. E la vittoria era arrivata grazie alla tecnica che aveva imparato grazie ad Alex, la tecnica dell’Introforza. Alex sorrise: era stato bello aiutare quel Pokémon, ma ora bisognava andare avanti.

Alex: -Sì… sarebbe stato bello averlo in squadra… continuare ad allenare Machop, ma il suo posto è nel clan… ha lottato così duramente per riuscire a rimediare al suo errore… non mi è sembrato giusto portarlo via dai suoi simili.- Brock sorrise di rimando. Bulbasaur, adagiato nello zainetto dell’ex capopalestra di Plumbeopoli, stava dormendo della grossa.

Brock: -Beh, il tuo gesto è più che nobile. Qualcuno, però, non sembra essere d’accordo con il tuo ragionamento.- Alex non comprese dapprincipio le parole del suo amico, ma quando notò che un braccio di Brock era steso verso una direzione alle spalle del ragazzo con gli occhiali, con un dito puntato, comprese. L’allievo di Ash si voltò di scatto e una figurina scura, avvolta nel buio della notte, faceva capolino dalla volta d’uscita del TunnelRoccioso. Con passo spedito si diresse proprio verso i quattro allenatori e, senza neanche dare il tempo ad Alex di pronunciare una sillaba, spiccò un balzo e si gettò letteralmente tra le sue braccia. Il ragazzo, impreparato, lasciò andare la stampella e cadde a terra seduto. Abbracciò il Pokémon che tanto aveva aiutato in quelle ore, e che tanto aveva ripagato la sua fiducia: Machop aveva deciso di unirsi alla squadra di Alex e di seguire il sogno del suo nuovo allenatore, che li avrebbero portato lontani dal luogo in cui si trovavano ora.

   
 
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