Abra Kadabra!

Nel Paradiso, un'esplosione di colori accesi e animali di peluche, Cat canticchiava sottovoce. Sembrava una principessa fiabesca, mentre si levava uno dei suoi graziosi abitini a fiori.

Nell'Inferno, dove il disordine regnava sovrano, anche Sam si stava cambiando. Era momentaneamente in intimo e frugava nella montagna di roba stropicciata sulla sedia, alla ricerca di una maglia non troppo sporca da mettere addosso per la notte. Ne soppesò una e, dopo averla annusata e aver deciso che andava bene, fece per infilarsela. A fermarla, però, fu il suo sguardo che cadde dall'altro lato della stanza: anche Cat era in intimo, ovviamente di una sfumatura di rosa, così come la maggior parte di ciò che veniva dal suo armadio. E, fu più forte di lei, ma non riuscì a trattenersi dal ridacchiare.

«Che c'è di divertente?» domandò Cat, girandosi con innocenza. Era in piedi, con dei pantaloni con le paperelle in mano. «Ti fa ridere il mio pigiama nuovo?»

«No, tu» ammise Sam, alzandosi. «Ma sei sicura di avere diciannove anni? No, perché ti manca qualcosa… E per una volta non mi sto riferendo al cervello.»

La rossa si guardò attorno con aria sinceramente sperduta. «Cosa mi manca? I calzini? La canottiera?»

D'improvviso, l'amica scattò in avanti con un sorriso beffardo, per picchiettarla sulla pancia e causarle un brivido di paura. «Sei piatta come una tavola da surf, cara mia!»

«Beh, e allora?» ribatté Cat, visibilmente offesa. «Cresceranno… O almeno spero.»

«Dì un po', vuoi vedere una magia?» domandò la bionda, decisa a non perdere un'occasione d'oro. Come si aspettava, l'altra annuì tutta entusiasta, decisamente più ingenua di molti dei bambini a cui avevano badato. «Chiudi gli occhi.»

«Va bene!»

Furtiva come un ladro, Sam si avvicinò e le bastò un secondo per slacciare la chiusura del suo reggiseno. «Abra kadabra!» esclamò, mentre Cat apriva gli occhi e dopo un urletto di panico si schermava con le braccia, paonazza. «Puoi anche non coprirti, tanto non c'è niente da coprire!»

La rossa fece un verso di stizza, voltandosi dalla parte opposta. «R-Ridammelo subito» pretese, continuando a non girarsi, immobile come una statua di cera.

«Dai, non dirmi che ti vergogni» rispose Sam, sventolando il suo indumento a mo' di bandiera. Lo teneva sull'orlo dell'indice con una certa maestria, lasciandolo sospeso per aria. «Viviamo insieme da tre anni e poi ti assicuro che non mi scandalizzo per un paio di tette.» “Che neanche esistono” avrebbe voluto aggiungere, ma si trattenne.

Dopo quelle parole, Cat si girò cautamente, senza togliere le braccia dal seno. Non l'aveva mai vista così timida e ciò aumentava ancora di più il suo divertimento nel prenderla in giro.

«Lo rivuoi? Forza, vienilo a prendere!» esclamò, cominciando a correre fuori dalla stanza, incurante di essere ancora mezza nuda.

«Sam!» la riprese la rossa, in un esasperato mugugno, prima di lanciarsi disperatamente al suo inseguimento. Sperava perlomeno che non lo nascondesse nel congelatore, come l'ultima volta, o avesse la malsana idea di riempire le coppe di senape o chissà cos'altro.