Anime & Manga > TSUBASA RESERVoir CHRoNiCLE / xxxHOLiC
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Autore: eliala    01/06/2009    3 recensioni
bisogna fare attenzione ad esprimere desideri, potrebbero sempre avverarsi...
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Fay D. Flourite, Kurogane
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Prima di lasciarti alla lettura dell’ennisimo raccontino triste scaturito dalle mani di questa persona malata, ti avverto che si tratta del seguito di un’altra storia, Felicità e Follia. E comunque, ancora una cosa, volevo ringraziare higurashi Grazie per esserti letta quello che scrivevo e per aver commentato ^^ spero che ti piaccia questa versione del finale di “Felicità e Follia”, anche se credo ne scriverò un altro, tipo un lieto fine… E Reiko, che ha commentato anche il mio esperimento di song fic. E ovviamente anche alla mia adoratissima Lav, che sa che l’adoro *O*
Anche qui, comunque, c’è Kurokoi, anche se non penso di essere riuscita a renderlo meno ooc dell’altra volta… vabbè, poi fatemi sapere…







Sogni e Segreti







No Fay, no! Non puoi farmi questo, non puoi farlo anche tu!
Ti prego, dimmi che è solo… uno scherzo…

Occhi vuoti, che sanno di morte…

No, non lo accetto… non lo posso accettare…
I tuoi occhi che si sovrappongono a quelli della prima persona al mondo che io abbia amato, e ne hanno lo stesso vuoto, lo stesso colore di morte...



-Dove stai pensando di andare?-
«Dove sto andando secondo te? C’è una minaccia. È mio compito occuparmene.»
Il volto di un folle si riflette negli occhi del ninja, incapace di sostenere quello sguardo spensierato e un po’ vacuo, eppure straripante di dolore.
Ha capito, anche se ormai è tardi lo ha capito cosa il suo essere fedele a Tomoyo abbia procurato in Fay, nella sua mente che ormai non può fare altro che fuggire dal mare di ricordi che sono dati da quei momenti di felicità che ora hanno solo il potere di farlo soffrire con maggiore intensità.
«Ho trovato! Vengo con te!» esclamò il mago sorridendo felice come un bambino. «Vedi, così se dovesse servire morirei per te. Così saremo pari!»
Il tono con cui aveva pronunciato quelle parole, quel gesto di battere le mani con allegria, quel sorriso spontaneo… Fay credeva davvero in quelle parole. Eppure aveva iniziato a piangere, senza smettere di sorridere.
«Falla finita. Non morirai, non verrai con me. Non ti permetterò di morire al posto mio, e non capisco come ti possano saltare alla mente simili idiozie»
«E perché non dovresti?» non sembrava aver colto la nota di disperazione che Kurogane aveva tentato di non far trapelare dalla sua voce. «Non ho nulla per cui vivere io.» dette queste parole scoppiò a ridere fragorosamente. Kurogane capì al volo che si trattava di un modo per non cedere ai singhiozzi che di lì a poco avrebbero scosso il suo corpo gracile.
Senza pensare a nulla il moro lo strinse forte tra le braccia, senza lasciargli via di scampo. «Per me! Devi vivere per me…» ammise Kurogane, stupendo per primo se stesso con quelle parole a cui non mai aveva dato un suono reale. E Fay, a poco a poco, si calmò, sentendosi tremendamente protetto in quell’abbraccio serrato, abbandonando completamente il proprio corpo contro quello dell’altro, che prometteva di sostenerlo in qualsiasi momento. D’istinto il biondo cercò le labbra dell’altro, che tanto a lungo aveva desiderato, nascondendo sotto quel velo di squilibrio il suo assurdo bisogno di sentire di nuovo uno di quei baci che avevano il potere di sconvolgergli l’anima.
Sciolto il bacio, Fay tornò a posare la testa sulla sua spalla, stringendo forte tra le mani la veste leggera di Kurogane, temendo nella sua pazzia di poterlo veder svanire, proprio come era successo a tutti i suoi sogni. Il moro parve accorgersi della natura delle sue angosce, e mentre un braccio rimaneva stabile dietro la sua schiena, tenendolo stretto a se il più possibile, l’altra mano andò ad accarezzargli la nuca, in un gesto di infinita dolcezza al quale non si era mai permesso di abbandonarsi.
All’improvviso però la sua follia sparì, lasciando posto ad una insana e dolorosissima lucidità. Con forza si scostò dall’abbraccio, e col volto ancora rigato dalle lacrime cadute poco prima parlò ancora: «Non hai il diritto di comportarti così. Tu hai fatto una scelta, non puoi permetterti ripensamenti, Kurogane. Hai una famiglia, e non sono io. Non puoi permetterti di morire.» Fay fuggì dopo quelle parole, andò lontano, lasciando Kurogane da solo con quel senso di vuoto che lo possedeva ogni volta che vedeva la chioma bionda allontanarsi freneticamente da lui.
E si ritrovò ad odiarsi, perché viveva sperando che i momenti di lucidità per Fay fossero sempre più rari, perché quel Fay folle non lo respingeva, quel Fay folle lo amava ancora. E quella malattia, instabile e inconsistente, era spaventosa perché rendeva il mago ancora più fragile. E non poteva impedirsi di sentirsi uno schifo, perché quella malattia Fay se l’era imposta da solo, e solo per fuggire da lui.

Eppure non si trattava di uno sguardo folle quello che gli fu riservato nel momento in cui per entrambi sopraggiungeva la consapevolezza della morte, e non fu il sorriso falso e ipocrita quello con cui Fay salutò per l’ultima volta. Era lo sguardo che accompagnava i “ciao Kurowanko” le mattine in cui si svegliavano assieme, prima del suo stato di follia, era lo sguardo del Fay innamorato quello che lo aveva investito nel momento in cui aveva visto una spada trapassargli il ventre davanti ai suoi occhi.
Non era stata quella sua assurda follia a permettergli di dire all’ultima persona che lo aveva tradito, anche se solo attraverso un ultimo sguardo, che nonostante tutto ne era ancora innamorato, e che morire per lui non avrebbe rappresentato un fardello più pesante che vivere tutta una vita al suo fianco da semplice spettatore.
Se la battaglia per Kurogane aveva sempre rappresentato un modo per redimersi dalla sua incapacità di salvare i propri genitori tanti anni prima, veder morire Fay sotto i suoi occhi, vedere ancora una volta una persona tanto amata morire a causa della sua debolezza minacciò seriamente di ucciderlo.
Come non aveva fatto da un tempo immemorabile, lanciò un grido atroce, di dolore, di rabbia, neppure lui avrebbe saputo spiegarne davvero la natura, ma forse paura…
Corse verso quel corpo che si accasciava, mentre la spada veniva estratta dal suo ventre, arrivando prima che cadesse in terra, impedendo a quel campo di battaglia di deturpare ancora il suo corpo.
Il suo occhio era spalancato ma non sembrava vederlo, il suo petto si alzava e si abbassava con frenesia nel tentativo di rubare ancora un po’ di aria alla morte che lo stava soffocando. Il senso di impotenza, l’assoluta impossibilità di salvarlo, tutto questo era spaventosamente simile agli avvenimenti passati che a volte ancora lo tormentavano.
E poi il rantolio finale, il tentativo [ fallito] di fuggire alla morte solo quell’istante necessario a chiudere l’occhio…






Quando recupera la consapevolezza di se c’è una freccia di luce che imprigiona il suo braccio destro, mentre nell’altro tiene ancora stretto un corpo esanime, ormai freddo
. Una giovane gli si avvicina con grazia, ma lui non la vede davvero. Quando si trova davanti a lui gli sorride appena, cercando un modo per comunicare con lui.
Poi vede l’altro corpo, vede il suo occhio spalancato come per imprimersi per l’ultima volta l’immagine del cielo nell’iride turchina, e con la sua piccola mano delicata la ragazza abbassa quella palpebra
. «lasciamo che riposi in pace» mormora
. E Kurogane sente le lacrime inondare il suo viso, e sa che sono tutte le lacrime che ha imposto a se stesso di non versare durante tutta la sua vita di guerriero.


Dicono che nei sogni si esprimano desideri nascosti.
Dicono che nei sogni ci sia quella parte dell’anima alla quale non permettiamo di manifestarsi.
Dicono che solo nei sogni alcune persone riescano a comprendere davvero se stessi.
Nei sogni di Kurogane, il più potente ninja del Giappone antico, l’unica cosa che si manifesta è la consapevolezza di aver abbandonato volontariamente l’unica persona che avesse avuto davvero bisogno di lui, e di essere stato la causa della sua morte. E della propria infelicità.
Alla fine l’aveva capito quello che Tomoyo aveva visto, alla fine aveva compreso il significato profondo della famiglia che lei si era ostinata ad imporgli, eppure non era in grado di impedirsi di chiedersi se non fosse stato meglio ignorare quelle imposizioni, e lasciare quel luogo.
Sua figlia dormiva nella stanza accanto alla sua, una bambina piccola e indifesa, che aveva bisogno di lui, che non poteva abbandonare come suo padre aveva fatto con lui.
Forse anche Fay aveva capito che si sarebbe comportato a quel modo, forse anche per questo si era permesso di morire davanti a lui, stretto tra le sue braccia per un’ultima volta.
E quel sorriso, quell’ultimo sorriso che gli aveva regalato…
Rivedere quel sorriso sul suo volto era il desiderio più acuto in Kurogane, e anche la sua maledizione.
Ogni notte, ogni volta che chiudeva gli occhi rivedeva quel sorriso, macchiarsi a poco a poco di sangue, per rimane impresso sul volto di lui, che aveva avuto la fortuna di morire al posto suo.
Solo una aveva imparato, una cosa che nessuno aveva mai avuto il coraggio di dirgli:

Stai attento ad esprimere desideri, potrebbero sempre avverarsi









  
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