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Autore: MimiRyuugu    06/02/2017    2 recensioni
“Insieme…qualunque cosa accada…” disse sorridendo Giulia. Hermione annuì. “…sempre…” continuò, stringendo la mano. “…contro ogni difficoltà!” concluse Anna, stringendola a sua volta. Poi, si guardarono ancora.
Sesto anno. Anna Alvis Haliwell, Giulia Wyspet ed Hermione Granger si apprestano ad iniziare il penultimo anno ad Hogwarts. Ma tanti cambiamenti si prospettano per loro. A quali avventure andranno incontro i nostri Tre Uragani?
Genere: Avventura, Commedia, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Draco Malfoy, Hermione Granger, Severus Piton, Un po' tutti | Coppie: Ron/Hermione
Note: OOC, Otherverse | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'I Tre Uragani Saga'
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Buonanotte anzi oramai buongiorno u.u
un'oretta e mezza fa mi sono detta "bhe dai, inizio a correggere il capitolo, poi aggiornerò domani". Invece non è vero mai, è talmente imortante che ho finito ora e tutta convinta mi appresto pure ad aggiornare. E non lo racconto solo per distrarvi del fatto che sono scomparsa per millenni anche stavolta, nono.

Avvertenze: finalmente si va a toccare situazioni un po' più piccantine, ma lievi eh. L'ho scritto nel 2009 e può sembrarvi tutto così mah, ma non me la sentivo di riscrivere perchè in fondo sono affezionata ad ogni cosa in questa ff, nonostante ci siano diverse imprecisioni o cose superficiali. Ah, ovviamente diabete, causa lacrimoni (i fazzoletti sono al banco 2 u.u) etc etc


In questo capitolo troviamo Girls Just Wanna Have Fun di Cindy Lauper, How Does It Feel della cara Avril Lavigne ù.ù, Heart-Shaped Glasses dell'oramai nostro associato Manson, Iris dei Goo Goo Dolls e I Miss You degli Incubus. Tutta le playlist delle ff sono disponibili su spotify, basta cercare mimiryuugu u.u

Detto ciò, vi ho tenuto anche troppo in fremito.
Buona lettura <3



Trentatrèesimo Capitolo

La nebbia si era diradata ed un vento freddo aveva iniziato ad espirare. Draco ed Anna avevano passato la serata a girare per la foresta, intravedendo di tanto in tanto il caro bruco. E, una volta intuito che se volevano evitare di diventare dei ghiaccioli dovevano rientrare, uscirono dall’intricato groviglio di rami per dirigersi al castello. Draco la pregò di rimanere a dormire da lui, però la castana voleva tornare in dormitorio. Voleva sentire il resoconto di Giulia ed Hermione. Era troppo curiosa! Così tornò in dormitorio verso mezzanotte e mezza. Fu la prima ad entrare, trovando la camera immersa nel buio. Hermione e Ron avevano ballato, mangiato i pasticcini, parlato di musica. Si erano baciati più e più volte. Quando la ragazza si accorse dell’ora decise che era meglio tornare alla Torre. Ed eccoli camminare mano nella mano verso il dormitorio. Passarono il ritratto della Signora Grassa e si fermarono al bivio. Dove Ron diede un lungo ed ultimo bacio ad Hermione. Poi lei salì le scale, rimanendo stupita di vedere la luce della camera accesa. Vi trovò Anna in camicia da notte, intenta a piegare i vestiti nel baule. Qualche minuto dopo, vennero raggiunte da Giulia. Quando tutte e tre furono in pigiama, con la compagnia di dolci, iniziarono i resoconti. Hermione raccontò della serata nella Stanza delle Necessità: di come Ron aveva cercato di insegnarle il moonwalk; dei pasticcini; il tutto con gli occhi ancora luccicanti. Poi venne il turno di Anna, che parlò del piccolo incontro con il Bruco Urlatore e di quanto si erano divertiti lei e Draco a rincorresti nella foresta. Ed infine venne il turno di Giuli, che raccontò il suo appuntamento per filo e per segno. Dai saltimbanchi alla bambina. “Non è giusto! Anche io volevo mangiare giapponese!” protestò Anna. “Sapevo che lo avresti detto…” commentò Hermione divertita. La castana le tirò un cuscino, ma lei si spostò facendo prendere in pieno Giulia. Ed ecco che si ricominciava. Ogni volta le battaglie a cuscinate iniziavano così. Dieci minuti dopo le ragazze si trovarono a dover occultare tutte le piume cadute sul pavimento. “Che facciamo ora?” chiese Anna. Giulia cadde a sedere in giù sul mucchio di piume appena raccolte. “Intanto rimettiamo apposto qui…” ordinò Hermione, iniziando ad agitare la bacchetta. L’amica si tolse alla svelta dal caos bianco. Così il prefetto potè ricomporre i cuscini. La castana si fiondò sul letto a pancia in giù. Un braccio penzolante sul baule aperto. “Che ne dite di un bel dvd scatena ormoni?” propose. Hermione la guardò scettica. “Io non guardo porno…” rispose solo Giulia. Le amiche la guardarono allibita. Poi scoppiarono a ridere. “Ma che porno e porno! Un bel film pieno di bei baldi giovani!” precisò ancora Anna. Iniziando a frugare distrattamente nel suo baule. “Di solito sono quelli che durano un casino…non vorremmo mica fare tutta una tirata fino a domani mattina?” osservò Giulia. Il prefetto scosse la testa convinta. “È l’una e mezza…direi che è già tardi…” commentò. I Tre Uragani si guardarono. “Io non sono stanca…” precisò Anna. “Nemmeno io…” sorrise Giulia. Hermione alzò le spalle. “Pure io…” sospirò arresa. Poi si andò a buttare sul suo letto. “Però se ci fossilizziamo davanti alla tv finiremo per addormentarci prima del primo tempo…” esordì ancora Giulia. La castana annuì. Si guardò in giro un po’ delusa, poi d’improvviso si bloccò. Le iridi scure sulle sue amiche. Seduta sul letto di Giulia. Le due si guardarono preoccupate. “Voi come ve la immaginate la vostra…prima…si ecco avete capito!” esclamò improvvisamente timida. Le amiche sobbalzarono impreparate. “Perché ultimamente i nostri discorsi vanno sempre a finire su questo argomento? Potremmo parlare…di politica!” cercò di dissuaderla Hermione. La castana la guardò scettica. “Dovrebbe essere una cosa unica, speciale…” iniziò a fantasticare Giulia. Prendendo Snakey vicino a lei. Anna si barricò dietro ad un cuscino. “Le tue nuvolette rosa mi stanno uccidendo…ritira il diabete Giulia!” la pregò. La ragazza le fece la linguaccia. “Anche tu vuoi che sia così! Altrimenti ora non saresti ancora pura!” rimbeccò Hermione. Giulia alzò un sopracciglio in una perfetta imitazione di Piton. “Herm…Anna è stata pura fino a dieci anni, poi la sua purezza è sparita portandosi via i suoi neuroni…” osservò quasi seria. Il prefetto scoppiò a ridere. La castana fece finta di singhiozzare. “È stata una grave perdita! Non ricordatemi quel nefasto giorno!” esclamò. Poi buttandosi con la schiena sul letto in modo teatralmente drammatico. Le amiche ridacchiarono. “Comunque so che sarà tutto perfetto, se con me c’è Severus…” sospirò ancora Giulia. Anna fece finta di cacciarsi due dita in gola. Hermione sorrise divertita. “Ovvio che è speciale…Piton non è un novellino, sa cosa fare e come fare…mica come qualcuno…” si lasciò sfuggire. Appena si accorse della sua uscita si tappò la bocca con le mani. Rossa in viso. La castana alzò le sopracciglia in un’allusione alquanto ambigua. “Vorresti dire che Ron non ci saprebbe fare?” ghignò. Il prefetto si voltò dall’altra parte imbarazzata. “In tal caso Herm basta che gli regali un navigatore satellitare...oppure ti metti dei cartelli a mo di indicazioni…” esordì Giulia, con l’aria più serafica del mondo. Le mancava solo l’aureola. “Giulia!!” squittì allibita Hermione. Anna intanto si rotolava sul letto in preda a una ridarola acuta. “Era un suggerimento…” precisò poi la ragazza. Stringendo innocentemente il peluche. Il prefetto scosse la testa incredula. “Chissà che figata…il letto a due piazze di Piton è spazioso…non è giusto! Quello di Draco è a una piazza e mezza!” osservò ancora la castana. Giulia sorrise sorniona. “Vedila così…è più efficace della cintura di castità…” commentò Hermione. Anna sbuffò. Mentre le altre due ridevano. “Comunque a me basta una bella atmosfera…candele disseminate un po’ in giro, un cd di Manson in sottofondo…” descrisse poi. Raggiungendo quasi l’espressione sognante che aveva l’amica poco prima. “Addirittura tutto un cd? Non sopravvalutare così Draco, poverello gli verrà l’ansia da prestazione sennò…” decanto pacifica il prefetto. Le amiche la guardarono sbalordite. Anna le tirò un cuscino. “Draco è un bel ragazzo, bacia alla grande e ha delle mani da musicista…basta così o continuo?” ghignò. Hermione sospirò esasperata. “Severus è un abile pozionista…bacia davvero bene e ha un profumo assolutamente buono…” elencò Giulia. Sempre con l’aria sognante. Il prefetto sospirò arresa. “Ron è dolce e gentile…grazie al Quiddich gli sono venuti degli addominali che…per Merlino!” precisò anche lei. “Siamo messe bene tutte e tre…” osservò Giulia. Le amiche annuirono. Poco dopo Anna scattò in piedi sul suo letto. “La verità è che…” iniziò a dire. Poi saltò giù e prese la bacchetta. Trasfigurando la sua malaugurata sciarpa in un boa di piume. Le amiche la guardavano curiose. “I come home in the morning light, my mother says when you gonna live your life right, oh mother dear we're not the fortunate ones and girls they want to have fun…” iniziò a cantare. Avvolgendosi l’oggetto piumato intorno al collo. Poi trasfigurò anche altre due sciarpe. Passandole alle amiche. Ad Hermione toccò un boa verde muffa. A Giulia uno bianco. Entrambe cacciarono fuori la lingua disgustate. Per poi scambiarsi uno sguardo complice. Il prefetto prese la bacchetta e cambiò colore a quello di Anna. Che divenne di un bel rosa shocking. “Oh girls just want to have fun!” ripeterono soddisfatte. La castana le guardò male. Giulia ed Hermione saltarono giù dal letto imitando l’amica. “The phone rings in the middle of the night, my father yells what you gonna do with your life…” iniziò a dire la prima. Sventolando le piume bianche. Il prefetto annuì convinta. “Oh daddy dear you know you're still number one but girls they want to have fun…” continuò. Anna rise divertita. “Oh girls just want to have!” esordì. Raggiungendole. Sventolando il boa come una perfetta vamp. Le tre iniziarono a saltare all’unisono. “That's all they really want some fun when the working day is done!” cantarono ancora. Se qualcuno le avesse viste, le avrebbe prese sicuramente per tre pazze. In effetti loro erano così. I Tre Uragani iniziarono a piroettare. Le piume facevano su e giù. “Girls - they want to have fun oh girls just want to have fun!” esclamarono. Altri salti. Altre piroette. Altri boa intrecciati. Stavano per proseguire alla strofa successiva quando un rumore le distrasse. La porta della camera si aprì. “La piantate di fare casino?!” sbottò Mary Kate. Aveva i capelli scompigliati. Gli occhi mezzi chiusi. Una vecchia maglietta le faceva da camicia da notte. Le arrivava a malapena a metà coscia. “Sonata Artica?” lesse sconcertata Anna. La baby Haliwell si limitò a strizzare gli occhi. “A Blaise piacciono…” soffiò. Facendo un sorriso sghembo che doveva essere identificato come un ghigno. La sorella maggiore la guardò divertita. Mary Kate sbadigliò, poi chiuse la porta. Grattandosi il sedere con un’altra. “Quella era davvero mia sorella?” ghignò Anna. Le amiche annuirono. Per poi guardarsi tutte e tre in modo sconcertato. E scoppiare subito in una grossa risata. Dopo dieci minuti tornarono serie. Hermione ridiede la loro dignitosa forma alle sciarpe. Mentre le amiche sistemavano i letti sfatti. Infilandosi al caldo sotto le coperte. Quando tutte e tre furono comode il prefetto spense la luce. “Hey…I Tre Uragani spaccano sempre…” esordì Anna. Giulia rise. “Di certo a Mary Kate qualcosa abbiamo spaccato…” precisò. Stavolta anche Hermione rise. “Notte pazze…” commentò. “Notte prefetto perfetto!” esclamarono in coro Giulia ed Anna. Si sentì il rumore di una pernacchia. Poi silenzio. Così tutte e tre poterono finalmente addormentarsi. Con un sorriso meritato sulle labbra.
La mattina la prima a svegliarsi fu stranamente Giulia. Sentiva uno strano peso che si era stanziato sulla sua pancia, che poi aveva iniziato a spostarsi. Per infine mettersi a dare delle piccole testate alla sua guancia. La ragazza aprì di poco gli occhi. Ritrovandosi il naso di Billy Joe schiacciato sul suo. Il gatto miagolò piano e glielo picchiettò con la fronte. Giulia sorrise intenerita. Lo prese in braccio e alzò le coperte. Billy Joe capì e si accoccolò accanto alla sua padrona. Con la testolina sul cuscino accanto a lei. “Potresti anche evitare di usarmi come strada…” osservò sottovoce la ragazza. Il gatto ingrandì gli occhi azzurri e si rotolò verso di lei. Giulia rise. “Ho capito…hai bisogno di affetto…” commentò. Poi lo prese fra le braccia portandolo a se. Billy Joe iniziò a fare le fusa. La ragazza lo coccolò per dieci minuti buoni. Fino a quando il gatto si addormentò. Giulia si voltò verso l’orologio poggiato sul comodino. Erano le 11.30. La ragazza si alzò a sedere piano. Hermione ed Anna dormivano ancora. Facendo attenzione Giulia si alzò. Dalla finestra arrivavano alcuni raggi di sole. Inondavano il pavimento come getti di vita. La ragazza si chinò e aprì il suo baule. Non aveva molta voglia di andare da sola a fare colazione, però non aveva molto sonno. Di solito il prefetto le faceva sempre compagnia. Ma oramai lei e Anna avevano corrotto perfino i suoi orari del finesettimana. Giulia sorrise ed iniziò a spostare piano vestiti da una parte all’altra. Scoprendo così oggetti che nemmeno si era ricordata di aver portato con se. La custodia del suo mp3, che oramai non usava più. Anche perché dopo essere stato tartassato da Pansy l’anno prima, l’oggetto era sotto una protezione costante fra morbide tasche. Ed ecco ancora un’altra t-shirt. Della stessa linea di quella che aveva messo la sera prima. C’era il mostriciattolo bianco a bocca aperta. Intorno a lui fogli sparpagliati. E sotto la consueta scritta. “A monster ate my homework…” lesse sottovoce la ragazza. Ridacchiando poi. Doveva assolutamente metterla una sera. Chissà che commento era in grado di fare Severus. Subito vicino alla t-shirt c’era la salopette che aveva messo all’inizio dell’anno. Si era davvero dimenticata della sua presenza. Spostando anche questa Giulia si accorse di un’altra custodia. Era più grande di quella di prima. La ragazza trattenne il respiro felice. La prese veloce. Una custodia viola, con il davanti pieno di adesivi. Teschietti, gatti stilizzati e perfino la A di Anarchia. Giulia la aprì cercando di non far rumore. Trattenne un gridolino di felicità quando si trovò fra le mani la sua macchina fotografica digitale. Era viola scuro metallizzato. Dietro, fra il pulsante di accensione ed i comandi, c’era attaccata una fototessera. Dentro la cornice tre ragazze sorridevano. La prima, a sinistra, aveva la frangetta ed i capelli ricci. Le labbra arricciate in una smorfia buffa. La seconda, in centro, aveva un ciuffo ribelle biondo castano fra gli occhi, ed un paio di occhialetti da sole neri sulla punta del naso. La terza, a destra, aveva i capelli castano scuro e la frangia un po’ più lunga di quella della prima. Questa aveva un paio di occhiali da vista sulla punta del naso. Ed un altro paio di occhiali, stavolta da sole, rossi e neri a forma di cuore, in testa. Giulia sorrise. Quella fototessera l’avevano scattata in centro a Londra. In una macchinetta di foto babbana, dopo un lungo giro di shopping. La ragazza si sedette con la schiena contro il baule. Lasciando perdere il motivo principale per cui aveva iniziato a frugarci dentro. Invece premette play. E lo schermo a sinistra si illuminò. I'm not afraid of anything I just need to know that I can breath and I don't need much of anything, but suddenly suddenly. Giulia sorrise vedendo la prima foto. Nella memoria della digitale erano messe al contrario. E quella era l’ultima foto che aveva scattato prima di fare i bagagli, per poi andare alla Tana con i suoi genitori. Al centro dell’immagine c’era il suo amato dondolo in giardino. Sweeney se ne stava appollaiato sulla sbarra di sopra. Aveva la solita espressione annoiata. Intorno a lui i cespugli verdi. E uno sprazzo di cielo azzurro. La ragazza sospirò. Casa sua un po’ le mancava in effetti. I am small and the world is big, all around me is fast moving. Giulia premette il tasto per andare indietro. Così da avere una visione complessiva delle foto. Era solita cancellarle subito dopo averle trasferite sul computer. Stavolta però sen’era dimenticata. Ed aveva lasciato tutte le prove del suo ultimo giro per Londra con le ragazze. Era stata Anna a proporre di uscire. Per poter godersi una giornata fra loro prima di tornare alla loro solita vita magica. Così si erano incontrate di mattina presto. Hermione aveva con se un libretto con tutti gli orari dell’autobus e della metropolitana. Non voleva trovarsi a piedi in mezzo alla città. Surrounded by so many things suddenly suddenly. La prima foto di quella giornata l’aveva scattata alla fermata. Giulia si era alzata alle sette precise. Aveva fatto colazione, si era cambiata ed era uscita per andare a prendere Anna. Poi assieme erano andate da Hermione. Avevano camminato assieme per mezzora fino alla fermata più vicina. La castana si trascinava sul marciapiede, lamentandosi dell’ora. Appena erano arrivate si era fiondata sulla panchina e si era sdraiata. Usando la borsa come cuscino. Infatti eccola: Anna con i piedi a penzoloni da un lato, mentre gli occhiali a cuore le coprivano gli occhi per ripararsi dal sole. Le mani incrociate al petto. Addosso una canottiera con le faccine di Jack Skeletron e una gonna a pieghe. La ragazza mandò avanti. E trattenne una risata. Hermione si era seduta su Anna. How does it feel to be different from me are we the same how does it feel. Poi un video. Giulia premette play. Si vedeva la castana risistemarsi dopo l’attacco del prefetto. Questa rideva. “Hey ragazze, salutate!” aveva esclamato la ragazza. Indicando la digitale. Hermione si voltò dando la schiena all’obbiettivo. Anna la guardò scettica. “Inizi già di primo mattino?” osservò divertita. L’inquadratura andò su e giù in un chiaro movimento di assenso. Hermione si girò timida e salutò con la mano. La castana le si buttò addosso pesantemente. “Un insettone nero mi ha aggredita!! Giulia toglimelo!” iniziò a strillare. Lei però scoppiò a ridere. “Insettone a chi?!” sbottò Anna. Per poi iniziare a picchiettare la testa sulla spalla del prefetto. Questa frugò nella tracolla e prese uno spray. Poi glielo spruzzò addosso. “Autan family! Nulla combatte meglio le zanzare!” recitò a mo di pubblicità. Puntando l’oggetto verso la digitale. Anna iniziò a barcollare. Facendo il tipico ronzio da zanzara. L’inquadratura tremò. Giulia stava ridendo. “Arriva l’autobus!” esclamò d’improvviso la castana riprendendosi. Hermione controllò l’orario sul libretto ed annuì. La ragazza si puntò la digitale in modo da inquadrarsi il viso. “Per ora il documentario è finito…per ora!” precisò. Poi il video finì. To be different from me are we the same how does it feel. Giulia scosse la testa divertita. Seguì le foto. Erano quelle scattate sull’autobus. E loro l’avevano trovato semi deserto. In effetti nessuno si sarebbe sognato di andare in centro, in piena estate, a quell’ora. Così si erano messe in tre posti differenti. C’era la foto di Anna con le gambe allungate sui due sedili, lo sguardo verso il finestrino. Ed una cuffia nell’orecchio. Poi Hermione, composta come al solito, anche lei intenta a trafficare con l’mp3. Un’altra invece era sua. La ragazza si era auto fotografata. Facendo una faccia buffa per far vedere gli occhiali da sole nuovi. Erano viola e quadrati. Le lenti scure. Trovati ad una bancarella come quelli di Anna. I am young and I am free but I get tired and I get weak. Lo scenario di quella successiva cambiò. Erano arrivate a Londra. Giulia si ricordava benissimo quel giorno. Si era davvero divertita. Avevano fatto un giro per il centro. Ammirando le vetrine. Saccheggiando i negozi di dolci. Pranzato al fast food. E si erano concesse un pomeriggio ai grandi magazzini. Il restante numero di foto lo dimostrava. C’era quella di Giulia con un grande peluche a forma di orso. Hermione attaccata alla vetrina di una gigantesca libreria. Ed un altro video. I get lost and I can't sleep but suddenly suddenly. Stavolta c’era Anna da sola nell’inquadratura. Guardava le vetrina di uno di quei negozi che vendono le cose più strane. Accanto a lei, sul vetro, un ragno di peluche la guardava con occhi fluorescenti. In un angolo dell’inquadratura apparve Hermione. Un ghigno in viso. Battè veloce le mani. Ed il ragno iniziò a muoversi su e giù. La castana per poco ebbe un infarto. Fece un salto di tre metri e strabuzzò gli occhi. Quando si accorse che era stato il prefetto iniziò a rincorrerla coprendola di insulti. “In questo particolare episodio, notiamo come non si debba mai far arrabbiare la caratteristica donna Haliwell: potreste ritrovarvi senza un braccio, oppure con una borsa presa in ostaggio…” elencò inquadrandosi Giulia. Spostandosi poi a far vedere la scena. Ora la situazione si era ribaltata ed era Hermione che rincorreva Anna minacciandola. Questa le aveva preso la borsa e non accennava a volergliela ridare. Poi il video si fermò. How does it feel to be different from me are we the same how does it feel. La ragazza sorrise. Proseguendo nella vista delle foto. C’erano loro in giro per Londra. Mangiando un gelato. Poi altre foto senza senso. Anna che scrutava l’orizzonte su un muretto. Hermione che faceva la linguaccia. Lei che imitava un piccione. Ancora ed ancora. Tutti preziosi ricordi di quell’estate spensierata. Giulia si sentì immensamente felice di averli ritrovati. Doveva ringraziare sua madre per averla aiutata a rendere la digitale a prova di Hogwarts. Lei non poteva usare la magia essendo minorenne. Quindi sua madre le era venuta in soccorso. To be different from me are we the same how does it feel. La ragazza sospirò. Guardò lo spazio rimanente della memory card. Aveva ancora più di metà foto libere. Soddisfatta si alzò. Richiuse il baule e poggiò la custodia sul letto. Poi si sedette ed iniziò a giocherellare con la rotellina per la scelta dell’azione. La fermò su foto. E si guardò intorno. Provò a farne una della camera. Senza flash ovvio. Riuscì abbastanza. Poi toccò a Billy Joe. “Già sveglia?” sussurrò Hermione. Giulia sobbalzò, mentre il prefetto la raggiungeva. “Billy Joe voleva un po’ di coccole però poi mi ha abbandonata…” spiegò. L’amica sorrise. “Hai visto Herm? Ho trovato la digitale! Non mi ricordavo nemmeno di averla portata! Ci sono le foto della nostra giornata a Londra…” raccontò. Hermione battè piano le mani. “Vedere vedere!” esordì. La ragazza le passò la digitale e gliela mise sulle foto. Il prefetto le scorse tutte. “Sei già andata in bagno?” le chiese poi. Giulia scosse la testa. “Perfetto! Allora vado un attimo io, mentre tu ti vesti, poi il contrario e poi scendiamo a fare colazione…” propose. L’amica annuì. Così Hermione andò in bagno a sistemarsi. Anna intanto aveva preso a muoversi nel letto. Si stava svegliando. Giulia sorrise e si andò a fiondare in ginocchio vicino al suo letto. Appena la castana si stiracchiò aprendo gli occhi si sentì un click. Anna si stropicciò gli occhi. Cadendo quasi dal letto vedendola con la digitale in mano. “Non avrai osato…” soffiò. Giulia annuì serafica. La castana digrignò i denti. “Cancellala…” le ordinò. Ma l’amica si alzò sorridendo e trotterellò al suo baule. Se fosse stato un altro momento Anna si sarebbe presa la digitale e avrebbe cancellato la foto per mano sua. Però essendosi appena svegliata non potè fare altro che rituffarsi sul cuscino. Poco dopo Hermione tornò in camera. “Herm!! Giulia fa le foto alle persone che si svegliano!” si lagnò la castana con tono da bambina. Il prefetto scosse la testa divertita. Giulia andò in bagno tranquillamente. Si sistemò e si cambiò. Poi, quindici minuti dopo, venne il turno di Anna. Quando finalmente tutte e tre furono pronte uscirono dirette alla Sala Grande. Dopo colazione i Tre Uragani si spostarono in biblioteca. Mark e Draco si aggiunsero a loro e, successivamente anche Ron. Aveva deciso di lasciar perdere Harry e si era dato ai compiti. Anche se il vero motivo era che voleva stare con Hermione. All’inizio il rosso era distaccato. Non era abituato a tutta quella compagnia. Si sentiva un po’ un imbucato. Però il prefetto lo aiutò ad ambientarsi. Così dopo qualche ora stava già ridendo con Draco e Mark. Hermione era felice di questo cambiamento. Voleva che Ron e il suo migliore amico andassero d’accordo. Andarono a cena tutti assieme e la sera le coppiette si divisero. Anna e Draco rimasero in camera a fare i piccioncini. A loro modo ovvio, battutine maligne incluse. Giulia era andata a trovare Piton, che l’aveva messa a correggere compiti. Ed Hermione uscì ancora con Ron. Non tornarono in dormitorio eccessivamente tardi, giusto per potersi fare i resoconti della serata. Inoltre proclamarono ufficialmente l’inizio della prima settimana adibita a prendere il libro ad Harry. Definite le ultime cose andarono a dormire. Essendo il giorno dopo lunedì le facce degli alunni in Sala Grande a colazione decretarono che avevano tutti festeggiato durante il weekend. Ed erano decisamente riluttanti a tornare alla vita scolastica. I Tre Uragani provarono il primo approccio alla Arsenio Lupin nell’ora di Pozioni. Giulia cercò di approfittare del caos creato dal suono della campanella alla fine della lezione per prendere il libro. Ma grazie ad uno zaino con la cerniera a prova di furto fallì miseramente. Così toccò ad Anna alla lezione successiva. In cui provò a frugare nella sua borsa. Harry non la lasciò nemmeno avvicinare. Ed ecco che l’orgoglio Haliwell la spinse a iniziare a fare un caos allucinante per farselo tirare almeno addosso. Anche questa volta il tentativo fu vano. Il testimone venne passato ad Hermione, che provò con la tattica della confusione. Fece cadere i suoi libri su quelli di Harry. Però lui prontamente raccolse tutti i suoi volumi e glieli porse. Stando bene attento ad allontanare il suo. Venerdì i Tre Uragani tentarono con l’approccio finale. Mandarono Ron in missione. Aveva chiesto all’amico di prestargli il libro per copiare qualche appunto. Ma Harry lo liquidò con una scusa, dicendo poi che poteva anche copiarli da Hermione. Ed ecco che le tre si trovarono a cena venerdì sera, alquanto sconsolate. “È stato un immenso, colossale, epico fiasco…” annunciò il prefetto. Anna sbuffò. Aveva iniziato a tormentare una povera patatina fritta in preda al nervoso. Giulia sospirò. “Eppure sono sicura che se potessi guardare meglio quella calligrafia la riconoscerei…” commentò. Hermione guardò avvilita le amiche. “Avanti! Non ci crucciamo! Ce la faremo!” esclamò ad un certo punto. La castana sorrise sorniona. “Io vorrei cruciare lui…” soffiò. Sferrando un’occhiata affilata come una lama ad Harry. Il prefetto la spinse di poco. “Potresti fare pace con lui e parlargli in serpentese…così magari si scioglierà un po’…” propose Giulia. Anna la minacciò alzando uno stuzzicadenti. “Nemmeno per scherzo! E comunque un modo per scioglierlo io lo saprei…” esordì. Le amiche la guardarono dubbiose. “Acido muriatico…” ghignò. Hermione sospirò. “Merlino donale dei neuroni che funzionino!” pregò. Giulia invece ridacchiava. La castana continuò a fare proposte sadiche fino all’arrivo dei dolci. Il prefetto stava per addentare un pezzo di torta al limone, quando qualcuno gliela rubò. Lei si voltò di scatto, immobilizzandosi nel vedere Mark mangiarla tutto d’un boccone. Pulendosi poi le labbra con la lingua. Hermione arrossì. Perché il suo migliore amico doveva essere così dannatamente bello? Intanto anche Anna era rimasta a bocca aperta guardando quella reincarnazione vampiresca. Draco la svegliò soffiandole nell’orecchio. La castana si drizzò a sedere in preda ai brividi. Giulia scosse la testa divertita. Mark intanto aveva fatto segno di saluto a Ron, seduto un po’ più in la. Lui aveva ricambiato sorridendo. “Posto, fate posto!” strillò Draco. Mettendosi alla sinistra di Anna. Spostando così in la due primini intimiditi. Mark fece lo stesso alla destra di Hermione. Con la sua solita eleganza e molta più delicatezza. “Hey Mark…lo senti anche tu lo sguardo omicida di Piton vero?” ghignò il biondo. L’altro annuì divertito. Intanto il prefetto aveva preso un’altra fetta di torta. Giulia si era concessa un budino al cioccolato. Mentre Anna si era fiondata sulla torta di cioccolato. Trovando però la fetta con una fragola. La castana si voltò riluttante verso le amiche. Hermione le avrebbe fatto la paternale sulla sua brutta abitudine di non mangiare né frutta né verdura. Così quando vide Draco ghignò soddisfatta. “Amore…” lo chiamò. Il biondo si voltò. Ed Anna gli ficcò in bocca la fragola senza molti complimenti. Il ragazzo fu costretto a masticare ed inghiottire. “Affittatevi un motel…” tossicchiò Blaise più in la. Anche lui li aveva seguiti al tavolo. Solo che era andato diretto da Mary Kate. La castana gli fece vedere una panoramica del suo dito medio. “Herm…domani sera esci con il tuo innamorato?” chiese Mark. Il prefetto scosse la testa. “Ci vediamo stasera…” sorrise timida. Il Serpeverde le fece l’occhiolino. “Perfetto! Allora domani sera sei riservata a me!” la prenotò. Hermione fece finta di scrivere l’impegno sulla mano. Subito dopo i dolci sparirono. Il gruppetto si divise ancora una volta. I Tre Uragani andarono a prepararsi per la serata ed uscirono. Tornando dopo mezzanotte. Il giorno dopo rimasero a dormire fino a tardi. La lezione di smaterializzazione di quel sabato era stata posticipata, per la gioia del sonno di Anna. Il pomeriggio lo passarono in biblioteca. Con Ron come unico maschio. Alle sette precise andarono a cenare tutti e quattro. Poi le ragazze filarono a cambiarsi. Giulia stava analizzando il suo baule. Non aveva idea di cosa mettersi. Hermione aveva scelto i soliti jeans e un caldo maglione a collo alto azzurro. Ai piedi gli stivali che oramai metteva sempre. Anna gongolava incerta per la stanza. Anche lei era in crisi vestiaria. Sapeva che alla fine sarebbero rimasti in camera. “Intendi fare per tutta la sera il fantasma in pena oppure ti decidi a prepararti?” sbottò irritata il prefetto. Tutto quell’andare su e giù la innervosiva non poco. “E poi guarda che disordine, potresti anche sistemare meglio le tue cose!” osservò ancora. Indicando la massa di vestiti che giaceva sul letto. La castana la guardò annoiata. Così Hermione decise di prendere quella cosa informe e nera e ributtarla nel legittimo baule. Ma appena sollevato il cumulo qualcosa cadde a terra. Era chiaramente un manga. Il prefetto mise a posto i vestiti e andò a prenderlo. In copertina c’erano due maschi molto vicini. Uno teneva il mento dell’altro con fare sensuale. Avevano dei capelli rossi sparati. “Anna…che roba è?” chiese il prefetto sconcertato. La castana andò a riprendersi il manga in tranquillità. Poi lo buttò sul letto. “Sono Hikaru e Kaoru!” esclamò Giulia. Appena sbirciata la copertina. Anna annuì. “È uno yaoi per la precisione…” precisò. Hermione la guardò dubbiosa. Mentre l’altra arrossiva di poco. “Uno yaoi sarebbe…?” chiese il prefetto. La castana ghignò. “Maschio con maschio Herm…” spiegò semplicemente. Il prefetto la guardò, poi il viso le diventò più rosso di un pomodoro. “Anna inizi a farmi paura…la tua perversione non ha limiti…” esclamò allibita. “Io non credevo che facessero yaoi anche sull’Ouran…” osservò Giulia. “A quanto pare si…era nella lista di manga che mi sono fatta inviare da mamma un mesetto fa…” rispose pacifica Anna. Hermione la guardò ancora più stupita. “Quando l’hai finito me lo passi?” chiese innocente l’altra. Il prefetto per poco cadde. La castana annuì, poi iniziò a spogliarsi. Alla fine decise di mettersi una semplice camicia nera. Gonna a pieghe, senza calze. Ultimamente quando stava in compagnia di Draco era particolarmente sensibile al caldo. Anche Giulia scelse. Un maglioncino con la scollatura a v, somigliante a quello dell’informe, solo viola. La oramai famigliare gonna a fantasia scozzese, viola e nera. Calze a righe. Converse. In testa il cappellino con le orecchie. E la sciarpa della nonna Clotilde. Con il giubbotto aperto. “Come mai anche il giubbotto? Fa così freddo nei sotterranei?” osservò divertita Hermione. L’amica sobbalzò. “Che sbadata che sono! Mi sono dimenticata di dirvi che…Severus ed io stasera…ecco…abbiamo il terzo appuntamento! Me l’ha detto ieri sera…” spiegò. Anna scosse la testa finta delusa. “Dovrai fare la penitenza…” commentò. Il prefetto sorrise. Dieci minuti dopo le ragazze stavano controllando la loro borsa. Giulia ci buttò dentro la digitale. In fondo non aveva nemmeno una foto con Severus. Tanto valeva rimediare! Anna invece mise nella sua una boccetta con un liquido blu dentro. Che attirò la curiosità di Hermione. “Che cos’è?” chiese. Stavolta la castana arrossì di poco. “Una pozione…anticoncezionale…” rispose. Le amiche la guardarono stupite. “Me l’ha data Vale, quella del settimo anno…in verità era per mia sorella ma io me la sono tenuta per ripicca…anche se non mi ricordo più come mai…” spiegò. Cercando il tono più innocente che avesse. Il prefetto scosse la testa. “Le sta bene! Loro e le generazioni precoci!” sbottò. Giulia le sorrise comprensiva. E trotterellò a farle una carezza. “Hai avuto una buona idea Anna…” le disse. La castana sospirò non molto convinta. “Andiamo!” esclamò poi. Ed ecco che i Tre Uragani uscivano dalla loro camera. Per disperdersi in procinto di iniziare una nuova serata.
Hermione e Anna proseguirono insieme fino ai sotterranei. Giulia invece si diresse verso il giardino. Le prime due si divisero ancora. La castana andò nei sotterranei, mentre il prefetto si appoggiò al muro per aspettare Mark. Questo incrociò Anna a metà strada. Si salutarono veloci. E lei si fiondò dritta ai dormitori. In Sala Comune non c’era nessuno. Era tutto immerso nel silenzio. La castana salì piano le scale ed arrivò alla sua meta. Come immaginava solo il letto di Draco era occupato. “Sera…” sorrise lei, aleggiando per la stanza come uno spettro. Il biondo sobbalzò. Non l’aveva sentita entrare. Era disteso sul suo letto a pensare. A guardarla il cuore per poco gli saltò in gola. Quello era il momento. Anna si era ripresa dalla festa. E lui non ce la faceva più a tenerlo nascosto. Oramai il Marchio gli bruciava anche quando non lo chiamava Voldemort. Si sentiva sporco. E forse, se avesse detto la verità a colei che amava più di se stesso, il suo animo si sarebbe ripulito. La castana si tolse con un gesto i pesanti anfibi. Poggiando poi la borsa sul comodino. Si tolse anche i bracciali. Draco la seguì con lo sguardo, soffermandosi su ogni particolare. I suoi ormoni sobbalzavano ogni volta che la guardava. “Se eviti di guardarmi come un maniaco mi fai un favore Draco…” osservò acida Anna, che in realtà era in imbarazzo. Anche se in effetti la lusingava che lui la pensasse in certi ambiti, lei non era del tutto a suo agio. Non lo era per nulla. Eppure sentiva che quella sera sarebbe successo qualcosa. Il biondo le fece segno di mettersi vicino a lui sul letto. La castana obbedì. Draco la baciò appena si fu seduta. Lei non se lo aspettava e cedette senza ribellioni. Non sapeva che il ragazzo era nel panico più totale. Non sapeva come fare a dirle una cosa del genere. Sarebbe stato più facile confessare un tradimento forse. Essere Mangiamorte non era un gioco. E anche se Anna aveva visto così tante volte il Marchio sulla pelle di Lucius non voleva dire che avrebbe accettato anche quello che stava sulla sua pelle. Senza rendersene conto Draco iniziò a baciarla più appassionatamente. La castana si abbandonò. Non c’era niente di strano. Avevano passato ore e ore a baciarsi così. Era più che altro una sfida per loro. Per vedere quale lingua avrebbe avuto la meglio. Però stavolta non fu così semplice. She reminds me of the one in school when I was cutting she was dressed in white. Il biondo scivolò sopra di lei, continuando a baciarla. Una sua mano iniziò a scendere fino al primo bottone della camicia. Glielo sbottonò piano. Poi la sua bocca abbandonò quella di Anna e scese al collo. Con un gesto dell’altra mano le slacciò e le sfilò il collare. Buttandolo a terra. Poi Draco proseguì il suo percorso. E man mano che le labbra scendevano i bottoni venivano slacciati. Fino ad arrivare all’incavo fra i seni. Si vedeva il pizzo nero del reggiseno. E sopra adagiata la grande croce d’argento. Il biondo baciò la pietra nera poi tornò a sbottonare la camicia. Fino a quando non rimase nemmeno un bottone. La castana sbattè veloce le palpebre, riprendendosi improvvisamente dall’incanto. And I couldn't take my eyes off her but that's not what I took off that night. Veloce vide il collare a terra. E sentì una mano tirarle la cerniera della gonna. Il sangue le si congelò. “Draco fermati!” esclamò d’istinto. Il biondo alzò la testa. Anna si divincolò dalla sua presa e si mise a sedere. La schiena appoggiata alla spalliera del letto. “Non…non fa troppo caldo?” esordì. Draco la guardò e si avvicinò. “Appunto…” sussurrò. Scoprendole una spalla. La castana si accorse di essere mezza nuda e di riflesso incondizionato si coprì, rossa in viso. “Anna…ti amo. Ti voglio. Adesso.” disse sicuro il biondo. La ragazza sbarrò gli occhi. Persa nella meravigliosa sensazione delle sue mani su di lei,  non si era nemmeno accorta di come le cose avessero progredito. “Oh con queste citazioni! Piuttosto, toglitela tu la camicia!” soffiò sulla difensiva. Stavolta fu Draco a trasalire. “Io non ho caldo…” rispose secco. Ma Anna lo guardò sospettosa. And she'll never cover up what we did with a dress. Con uno scatto la castana si avventò su di lui. Iniziando a sbottonargli veloce la camicia. Le sue dita sottili erano più rapide. Draco non ebbe il tempo di fermarla. Quando anche l’ultimo bottone si arrese Anna tentò di togliergli la camicia, ma il biondo le bloccò i polsi. Forse con troppa violenza. La castana si stava davvero agitando. Allora le stava nascondendo veramente qualcosa! Senza rendersene conto il suo sguardo squadrò prima il petto, poi il collo ed infine le braccia. Solo allora notò: una macchia nera risaltava sotto il bianco. All’altezza dell’avambraccio. Sentiva il cuore battere ad un ritmo troppo innaturale. Di scatto Anna si liberò dalla presa e gli tirò su la manica. Il cuore di Draco si fermò per un istante. La castana tremò, gli occhi si ingrandirono. “Il…il Marchio Nero…” sussurrò incredula. Il biondo tentò di distogliere lo sguardo da lei, ma non ci riuscì. No, she said "kiss me, it will heal but it won't forget. kiss me, it will heal but it won't forget". Anna rimase a fissare quella cosa. L’aveva già vista sul braccio di Lucius, però aveva sperato, aveva pregato addirittura con tutte le forze che Draco non fosse come lui. Senza volerlo gli occhi le si offuscarono. Draco sentì il cuore pugnalato da una miriade di aghi. Lo sapeva, era uno stupido, un irresponsabile. Lei non si meritava questo e lui non si meritava una come lei. And I don't mind you keeping me on pins and needles. If I could stick to you and you could stick me too. Anna spostò le sue iridi scure su quelle di ghiaccio del ragazzo. A Draco parve di sentirle bruciare a contatto con quelle di lei. La castana non abbassò lo sguardo, cercò di mantenere il controllo. Poi d’un tratto iniziò a singhiozzare. Il biondo si sentì morire. In quel momento gli parve di sentire il suo cuore smettere di battere. Don't break, don't break my heart and I won't break your heart-shaped glasses. “Anna…io…” riuscì solo a dire. La castana gli si buttò fra le braccia, iniziando subito a prenderlo a pugni. Non erano forti, non ci riusciva. “Draco, perché…perché?!” singhiozzò ancora. Il biondo l’abbracciò. “Mi dispiace, ho dovuto farlo…sono stato davvero un idiota, però non mi interessa cosa accadrà…io ti ho promesso di non abbandonarti…e non lo farò…” disse sicuro. Anna si staccò piano da lui. “Ti fidi di me?” le chiese Draco. La castana si asciugò le lacrime con una mano. Ed annuì. Il biondo si chinò e le diede un dolce bacio sulla fronte. Per poi stringerla ancora a se. Little girl, little girl you should close your eyes, that blue is getting me high. Anna si perse in quel calore. Doveva smetterla di fare la stupida. In questo modo faceva soltanto sentire in colpa Draco. Doveva essere forte per tutti e due. Nella sua mentre ancora intorpidita dallo shock, iniziarono a volteggiare tutte le belle sensazioni che provava stando con lui, quasi come se dovesse evocare un Patronus. E in un secondo, prese la decisione. “Io…lo voglio fare…” sussurrò la castana. Il biondo la guardò stupito. “Anna…non devi farlo per forza…” sorrise intenerito. Ma la ragazza scosse decisa la testa, togliendosi la camicia. Gettandola accanto ai suoi anfibi. Sapeva di essere diventata completamente rossa in viso. Era imbarazzata. Anche un po’ impaurita. L’unica cosa che importava per lei però era solo stare con lui. Don't break, don't break my heart and I won't break your heart-shaped glasses. Draco le fece una carezza su una guancia. Era davvero strano vederla così imbarazzata. Però doveva ammettere che quello che aveva davanti l’attirava non poco. Il biondo decise di fare la sua parte e tolse la camicia. Anna cercò di rimanere impassibile. Voleva controllare quel dannato rossore. Il cuore le batteva a mille e tremò di poco. Draco sorrise intenerito. Sembrava un pulcino indifeso. “Andiamo sotto le coperte, non vorrei che ti congelassi…” osservò. In realtà anche lui era nervoso. Non erano mai andati così in la in quel campo. C’era stato solo qualche accenno. Little girl, little girl you should close your eyes, that blue is getting me high making me low. La castana annuì. Si ficcarono sotto al caldo piumone. Nella stessa posizione di prima. Il biondo non riusciva a staccare gli occhi da lei. Sembrava ancora più gracile sotto di lui. Anna si fece coraggio e si slacciò la gonna. Scalciandola poi con un piede. L’imbarazzo stava andando via. Lasciando posto alla paura. Draco la baciò ancora. Ed ancora. Mentre la sua mano scendeva. Passandole dietro la schiena, fino alla chiusura del reggiseno. La castana non disse nulla, lasciandogli via libera. Poco dopo l’ennesimo capo si aggiunse a quelli sul pavimento. Il biondo iniziò a baciarle il seno sinistro. Soffermandosi sulla sua iniziale incisa in quella pelle chiara. Anna si lasciò sfuggire un gemito. “Dannazione Draco fallo e basta!” soffiò poi spavalda. Draco ghignò soddisfatto. Si tolse i pantaloni con una velocità quasi sorprendente. Poi i due si guardarono. Ed insieme si tolsero l’ultimo indumento rimasto. Il pavimento era diventato l’equivalente del letto della castana quella sera. That blue is getting me high making me low, that blue is getting me high making me low. Draco guardò ancora Anna. La sua Anna. Sorrise incredulo. Quella era davvero la bambina con cui si era scambiato insulti e veleno al primo anno? Era davvero quella peste che gli aveva procurato un occhio nero al secondo anno? Certo. Però era cresciuta. Era diventata la ragazza per cui avrebbe dato la vita. La castana aveva il respiro irregolare. Il suo cervello era andato in stand by dopo aver fatto una completa radiografia al corpo del suo Draco. Non poteva essere lui il bambino platinato che l’aveva disarcionata dalla scopa al terzo anno, rompendole così un braccio. Non poteva essere lui quel bambino dal ghigno sempre pronto che le aveva augurato di finire fra le mani dell’erede di Serpeverde al secondo anno. Eppure lo era. Era cresciuto, contro di lei. Poi con lei. Era lui quello che aveva deciso di amare. Finchè morte non li separasse. She reminds of the one I knew that cut up the negatives of my life. Draco le appoggiò le braccia vicino alle sue spalle, per potersi muovere meglio. “Spero di non farti male…” confessò lui. Anna sorrise. Un dolce e genuino sorriso. “Non mi interessa…oramai puoi farmi quello che vuoi…” rispose. Poi si sporse e lo baciò, dandogli così il consenso. Il biondo la guardò divertito. “Anna…ti amo e sempre lo farò, indipendentemente da quello che succederà…” sussurrò ancora. La castana annuì. “Anche io ti amo Draco, non ti lascerò da solo…” sospirò piano lei. Così Draco si decise. I couldn't take my hands off her she wouldn't let me be anywhere but inside. Iniziò ad entrare in lei piano. Anna iniziò ad avere i primi segni di dolore. D’istinto artigliò la schiena del ragazzo. Questo chinò il viso verso di lei e appoggiò la fronte alla sua. “Pronta?” chiese. La castana annuì. Ed il biondo la penetrò con una spinta, secca. Anna si morse il labbro inferiore fino a farlo sanguinare. Dopo qualche minuto il dolore la abbandonò. Per lasciare il posto dal piacere. And I don't mind you keeping me on pins and needles If I could stick to you and you could stick me too. Entrambi iniziarono a gemere. Anna premeva le unghie contro la pelle del biondo. Draco spingeva sempre più veloce, per avere ancora più piacere. Tutti e due si erano finalmente messi a loro agio. La castana inarcava la schiena per assecondare i movimenti del ragazzo. E per un momento si lasciò sfuggire un ghigno. Le sue amiche avrebbero dovuto ricredersi. Poi Anna tornò ad abbandonarsi. In quel gesto che finalmente aveva suggellato la loro promessa. Uniti prima nell’anima ed ora anche nel corpo. Finchè morte non li separasse. Don't break, don't break my heart and I won't break your heart-shaped glasses.
Nel mentre una ragazza se ne stava vicino all’entrata dei sotterranei, a dondolarsi sulle punte. Hermione era felice. Lo era sempre quando riusciva a stare un po’ con Mark. Le dava un senso di libertà. Il ragazzo arrivò poco dopo. “Ciao Herm…” la salutò. Il prefetto lo salutò con la mano. “Allora, che si fa stasera? Dove mi porti?” sorrise poi. Il Serpeverde la guardò. L’avrebbe voluta portare in un luogo incantato. Un posto senza cattiveria e crudeltà. Un posto in cui avrebbe potuto passare una bella serata. Ed invece, sapeva di doverla portare in un infimo passaggio segreto. Nascosti come topi. Ed era tutta colpa sua. Perché quella sera Draco gli aveva parlato. Gli aveva confessato che avrebbe detto del Marchio ad Anna. A questo punto lui non poteva tirarsi indietro. Sperava solo che Hermione lo capisse. Quella ragazza buffa che gli stava accanto in quel momento. Con gli occhioni spalancati dalla curiosità. “Sorpresa…” le rispose lui, con quanta più falsa allegria poteva mettere. Poi la prese per mano. Hermione arrossì e si lasciò condurre da Mark. I due girarono per qualche corridoio. Fino a quando il ragazzo si fermò. “Hey Mark…tutto ok?” gli chiese. Il Serpeverde sorrise. Non era mai stato bravo con le confessioni. “Herm…io…ti devo dire una cosa…” disse solo. La ragazza annuì. And I'd give up forever to touch you 'cause I know that you feel me somehow. “Io…spero che dopo quello che sto per dirti tu non cambierai opinione su di me e sopratutto non mi toglierai la tua amicizia…davvero Herm averti come migliore amica è la cosa più bella che mi potesse capitare…” esordì Mark. Hermione lo guardò dubbiosa. Che cosa le voleva dire di così importante? Forse un’altra dichiarazione. Oppure qualcosa di grave. Stava iniziando a preoccuparsi. You're the closest to heaven that I'll ever be and I don't want to go home right now. “Stai tranquillo Mark, dimmi pure…” sorrise dolce lei. Il Serpeverde sospirò. “Ti ricordi al compleanno di Anna, quando mi hai chiesto se avevo un tatuaggio?” le ricordò. Hermione annuì. Sentiva lo stomaco contorcersi. Era forse un segno di avvertimento? And all I can taste is this moment and all I can breathe is your life. Mark la osservò ancora. Come avrebbe fatto a dirglielo? Però infondo non era così grave. Non aveva ucciso nessuno, per ora. A questo pensiero il ragazzo si irrigidì. Voleva davvero rendere partecipe Hermione di quello scempio che stava diventando la sua vita? No. Ma non poteva nemmeno nascondere una cosa così grossa. Fino ad ora era riuscito a coprirsi il Marchio con della crema magica. Solo nei casi in cui la ragazza l’avesse dovuto vedere senza maglietta. Lo aveva anche fatto per Draco. Non voleva che finisse nei guai con Anna. Era incredibile come tutto fosse diventato più difficile. 'Cause sooner or later it's over I just don't want to miss you tonight. Lei era stata la sua vita per molti mesi. Ed anche se ora era sono un’amica non gli importava. Certo, il suo amore si era tramutato in vero affetto. In qualcosa di meno potente ma in grado di proteggerla. Eppure ora doveva proteggerla da se stesso. Era alquanto ironico. Anche perché lui sapeva che se Draco avesse portato a termine la missione tutto sarebbe cambiato. “Mark?” lo chiamò Hermione, svegliandolo dai suoi pensieri. Il ragazzo sospirò sconfortato. “Herm...scusa…” sussurrò. Per poi tirarsi su di scatto la manica della felpa. And I don't want the world to see me 'cause I don't think that they'd understand. La ragazza si portò le mani alla bocca. Sull’avambraccio sinistro troneggiava quel segno. Portatore di morte e di sventura. Quel teschio unito ad un serpente che Hermione non avrebbe mai voluto vedere così da vicino. Il respiro le morì il gola. Non stava succedendo davvero. Non poteva essere vero. Non lui. Non il suo Mark. When everything's made to be broken I just want you to know who I am. Il Serpeverde la guardò dispiaciuto. La vedeva, era paralizzata dal terrore. Forse doveva immaginarselo che sarebbe finita così. Era stato troppo egoistico pensare di potersi tenere Hermione. Lei odiava quelli come lui. Odiava i Mangiamorte. E quel segno dimostrava che fosse uno di loro. And you can't fight the tears that ain't coming or the moment of truth in your lies. Pian piano gli occhi della ragazza si riempirono di lacrime, che iniziarono a scendere sulle sue guance. Come poteva aver fatto una cosa del genere? Mark era un ragazzo sveglio ed intelligente. Non aveva bisogno di una stupida setta per sembrare potente! Hermione allungò una mano verso il Marchio. Il Serpeverde non si ritrasse. When everything feels like the movies yeah you bleed just to know you're alive. La ragazza poggiò la sua mano sul teschio. Lei era diventata improvvisamente la Lily della situazione. Se l’era ricordato all’improvviso. Giulia le aveva raccontato dei diverbi fra lei e Piton. E della conseguente rottura d’amicizia. No, Hermione non l’avrebbe permesso. Voleva davvero bene a Mark. E non l’avrebbe abbandonato. Non ora che ne aveva più bisogno. And I don't want the world to see me 'cause I don't think that they'd understand. Mark la guardò colpevole, ma lei scosse la testa e si asciugò le lacrime veloce. Lui l’aveva aggiustata quando era oramai in pezzi. Ora toccava a lei. Così lo abbracciò forte. “Non basta un tatuaggio un po’ appariscente per farmi cambiare idea, sciocco…” sorrise. Il Serpeverde contraccambiò l’abbraccio. Anche se effettivamente si sentiva a disagio. Forse avrebbe preferito non saperlo. “Non hai paura di me?” le chiese, come se intuisse i suoi pensieri. Hermione prese un profondo respiro. “Di te? Ma se ti batto quando voglio! Secchione…” lo guardò scettico. Mark sorrise. Doveva immaginarlo che il suo prefetto perfetto non si sarebbe scoraggiato. When everything's made to be broken I just want you to know who I am. “Mark…posso chiederti una cosa?” esordì poi la ragazza. Il Serpeverde annuì. “Quando? E perché?” chiese. Mark sorrise amaro. “Appena prima di iniziare l’anno scolastico, è stato quasi un obbligo…sai, tutte le cavolate sul casato Wright eccetera…mio padre mi ha letteralmente buttato fra le braccia amorevoli del Signore Oscuro…” ironizzò. Hermione scosse la testa affranta. Non c’erano dubbi allora. A quanto pare la stessa sorte era toccata a Draco allora. When everything's made to be broken I just want you to know who I am. “Sai Herm…ho avuto tanta paura di perderti…” conessò ancora Mark. La ragazza alzò le spalle. “Mi ci vorrà un po’ per realizzare…” commentò solo. Il Serpeverde annuì. Si sentiva finalmente libero. “Ora possiamo andare in un posto più…bello?” chiese timida Hermione. Il ragazzo la guardò male. “Critichi i miei gusti mocciosa?” ghignò. La ragazza sbuffò e gli fece la linguaccia. Mark rise. “Andiamo…” decretò infine. Avvolgendole le spalle con un braccio. Hermione annuì. Così assieme si allontanarono verso un posto un po’ più allegro. Avevano tante cose di cui parlare. Senza rendersi conto di aver fatto un ulteriore passo per consolidare la loro amicizia.
Una ragazza era arrivata a destinazione, si guardava in giro ansiosa. Era il secondo appuntamento nel giro di due settimane. Non che il terzo ufficiale. Giulia era davvero felice. Si divertiva tanto con Piton e chissà dove l’avrebbe portata quella sera. Un rumore distrasse la ragazza dai suoi pensieri. Si voltò stupita. Il professore avanzava con la bacchetta illuminata. Giulia tirò un sospiro di sollievo. “Buonasera…” la salutò secco lui. La ragazza sorrise. “Buonasera professore!” esclamò. Oramai chiamarlo in modo formale le sembrava divertente. Però le ricordava i vecchi tempi, quando non osava nemmeno chiamarlo per cognome. Severus la guardò. Possibile che Giulia stesse bene con ogni cosa indossasse? La ragazza gli trotterellò vicino. Piton le porse automaticamente il braccio e lei lo strinse. Poi in un attimo li avvolse il gelo totale. Giulia chiuse gli occhi. Si stava abituando a quella sensazione. Però le faceva uno strano effetto vedere il vuoto intorno a lei. Dopo nemmeno cinque minuti arrivarono a destinazione. Il solito vicoletto. La ragazza scosse la testa per riprendersi. Severus la guardava divertito. “Cosa facciamo di bello stasera Severus?” gongolò felice Giulia. Iniziando a dondolarsi sulle punte. Piton sorrise. “Quello che vuoi…” rispose. Ma la ragazza scosse ancora la testa. “Allora decido che stasera mi porterai dove vuoi tu…” esordì. Il professore la guardò scettico. “Ho sempre scelto io i posti e non è giusto…” spiegò Giulia. Severus si astenne dal dirsi che in verità il cinema della prima uscita l’aveva scelto lui. Anche perché sapeva che la ragazza se ne sarebbe uscita dicendo che l’aveva trascinato a vedere un film deciso da lei. “E va bene…” sospirò arreso Piton. Giulia gli trotterellò vicino soddisfatta, poi si sporse verso la strada. “C’è tanta gente anche stasera! Però non ci sono i saltimbanchi…” descrisse. Severus scosse la testa divertito e uscì dal nascondiglio. In effetti non credeva che ogni sabato sera ci fosse così tanta folla. Anche se era il pieno centro londinese. “Andiamo?” la chiamò Piton. La ragazza annuì, prendendogli la mano. Per poi mischiarsi nella folla. Giulia si guardò intorno sorpresa. “Ci sono le bancarelle! Che bello!” esclamò. Severus rise. Era così buffa, senza contare quel cappellino. Però era bella come al solito. Ancora più raggiante, immersa nei colori della città. E lui aveva una gran voglia di stringerla fra le braccia. Di baciare quelle morbide labbra. Severus si maledì mentalmente per essere così maledettamente timido. Doveva ammetterlo a se stesso. Giulia era la prima ragazza che aveva mai avuto. La prima per cui provasse quello che si chiamava comunemente amore corrisposto. Le uniche donne entrate nella sua vita non se le ricordava nemmeno più. Tranne Lily. Sempre sepolta nei ricordi del suo cuore. Le altre non sapeva nemmeno come chiamarle. Erano solo state vittime degli ordini di Voldemort. Stupidi errori commessi per oscurare il vuoto che sentiva dentro di se. Fino a quando, aveva iniziato ad amare lei. Quella ragazzina buffa che gli trotterellava vicino. E dire che fino a due anni prima la considerava una semplice studentessa. “Severus guarda! È come il mercatino di Natale!” esclamò quest’ultima divertita, guardandosi intorno. Distogliendolo dai suoi pensieri. “Sappi che non ti lascerò sperperare soldi in queste cianfrusaglie inutili…” commentò il professore. Giulia sbuffò. Piton doveva ammettere che potevano una coppia abbastanza singolare vista da fuori.  Una ragazza che a stento mostrava i suoi sedici anni. Sorridente, allegra. Un uomo che dimostrava probabilmente più dei suoi anni, dal cipiglio perennemente scontroso. Severus venne distolto bruscamente dalle sue congetture. Giulia gli era appena caduta fra le braccia. “Scusa…mi hanno spinto…” si scusò. Il professore la rimise in piedi. La ragazza sorrise gentile. Piano intersecò le dita con le sue. Piton fece finta di guardarsi in giro per mascherare il suo consueto rossore. Nel mentre i due continuavano a camminare. Giulia iniziò a osservare le bancarelle ai lati della strada. Alcune vendevano gioielli di bigiotteria oppure fatti a mano. Altre si spingevano sull’antiquariato. Per arrivare infine ai libri. La ragazza sorrise meravigliata. Poi iniziò a frugare nella tracolla per prendere la digitale. Severus la guardò curioso. “L’ho trovata una settimana fa nel baule! Non credevo nemmeno di averla portata!” esclamò allegra accendendola. Ed iniziando a fare foto praticamente a tutto. “Sai vero che certi oggetti non sono permessi ad Hogwarts?” ghignò Piton. Giulia si bloccò con la digitale a mezz’aria. “Ci sono le foto di quest’estate…tanti ricordi…non…non posso tenerla?” chiese triste. Severus abbandonò il sorriso malefico. Sospirò e le fece una carezza sulla testa. “Scherzavo Giulia…tu mi prendi troppo sul serio…” precisò. La ragazza saltellò felice. Poi d’improvviso gli scattò una foto. Il professore non era abituato a simili diavolerie. Quindi ci mise un po’ per capire cosa aveva fatto Giulia. Lei invece era andata nell’archivio delle foto. Ed era rimasta a bocca aperta. Severus era venuto benissimo in foto. “Guarda!” sorrise la ragazza. Mostrandogli la foto. Piton la guardò alzando un sopracciglio. Evitando di esprimere quanta poca stima avesse del suo aspetto. “Severus sai…io e te non abbiamo nessuna foto assieme…” osservò poi Giulia. “Penso sia normale…” commentò subito il professore. La ragazza alzò le spalle. “Però…visto che oggi siamo…usciti assieme…e che…tu adesso non sei il mio professore…” cercò di dire timida. “Io sono sempre il tuo professore Giulia…” rimbeccò ancora Severus. Giulia sobbalzò. “Lo…lo so…però…siccome ho trovato la digitale…e…siamo qui assieme…e…” provò ancora a proporre. Piton sorrise divertito. “Normalmente risponderei con un no secco, dovresti conoscermi oramai…” rispose. La ragazza annuì un poco delusa. “Però per stavolta posso fare un’eccezione…” completò ghignando lui. Giulia lo guardò stupita. “Veramente per davvero?” esclamò a mo di bambina. “Non rispondo a domande senza una corretta logica grammaticale…” rimbeccò maligno. La ragazza gli fece la linguaccia, poi tornò alle sue foto. Fino a passare vicino ad una bancarella che la fece fermare. Era una di quelle che esponevano tanti libri. Anche a metà prezzo. Ed in mezzo a quelli lei aveva riconosciuto un volumetto ingiallito. Non troppo spesso. Il copertina la foto di due gambe con i polpacci avvolti da un paio di calzini bianchi. Severus si fermò e seguì il suo sguardo. E sorrise. Anche lui lo aveva riconosciuto subito. “Era Lo, semplicemente Lo la mattina, ritta nel suo metro e quarantasette con un calzino solo. Era Lola in pantaloni. Era Dolly a scuola…” iniziò a citare la ragazza. Piton allungò una mano verso il libro. “…era Dolores sulla linea tratteggiata dei documenti…ma tra le mie braccia era sempre…Lolita.” concluse Giulia. Severus voltò il volume. Lesse velocemente il commento che prendeva tutta quella piccola pagina. “Chissà se danno il film in qualche vecchio cinema nei dintorni…” osservò poi la ragazza. Il professore rimise a posto il volumetto. “Nel cinema in cui siamo andati quest’estate lo davano…sabato prossimo potremmo passare a vedere…” si lasciò sfuggire. Giulia sgranò gli occhi. Aveva sentito giusto? Ci sarebbe stato il quarto appuntamento il sabato successivo? “Dunque?” la richiamò Severus. La ragazza annuì svelta. Poi i due ripresero la passeggiata. Venendo distratti solo quando sentirono una musica pompare da una parte. Entrambi si voltarono. Giulia osservò i suoi coetanei in fila. Quella doveva essere una delle discoteche più frequentate. Se Anna fosse stata li si sarebbe messa ad esorcizzare quei ragazzi allineati su uno scarso tappeto rosso. Erano uno più strano dell’altro. Qualcuno indossava addirittura gli occhiali da sole, nonostante fosse buio e piena sera. Senza contare le ragazze. Sembrava che avessero fatto a gara a chi si vestisse di meno. “Non ti manca nemmeno un po’ essere la?” le chiese Piton. La ragazza sorrise. “Per nulla…io non frequento certi posti, mi piace ballare libera, senza venire schiacciata fra la folla…oppure bere ed appoggiare il bicchiere senza la paura che mi ci possano mettere qualcosa di poco legale…” esordì. Severus annuì. In verità si sentiva un po’ sollevato. “In effetti devo ammettere che sono contento che tu non sia come quell’orda di ragazzine scalmanate…” commentò ancora il professore. “Io sono una ragazzina scalmanata! Solo che io, Anna ed Herm amiamo altri posti, come semplici locali…basta essere noi tre…” aggiunse la ragazza. Piton si avvicinò di poco. Mentre la loro passeggiata continuava. Sorpassando la discoteca. La coppia tornò ad ammirare le bancarelle. Giulia aveva sempre la digitale in mano. Fotografava tutto: le luci, gli oggetti troppo costosi che non si poteva permettere, la gente intorno a lei. Ed ovviamente Severus. Era riuscita a fare qualche scatto con lui. Vicini. In una perfino ridevano. Il professore sembrava tutto così strano. Nessuno aveva mai voluto fare foto con lui. Però doveva ammettere che l’idea di avere una foto della sua amata non gli sarebbe dispiaciuta. I due erano giunti quasi alla fine delle bancarelle. La folla si diradava un po’. E le persone tornavano indietro per ripercorrere il mercato. Anche loro stavano per seguire il loro stesso percorso. Quando vennero fermati. “Giulia!” la chiamò una voce femminile. La ragazza si voltò, trovandosi davanti sua madre. Per un attimo ebbe i sudori freddi, poi si calmò quando vide che suo padre non c’era. “Che ci fai qui?” le chiese finta stupita. Giulia la guardò poco convinta. Sapeva riconoscere quando sua madre fingeva. Mary spostò lo sguardo alle loro mani intrecciate. Quindi successivamente su Piton. “Sera Severus…” salutò quasi con un sorrisetto malizioso. Il professore era pietrificato. Non sapeva cosa fare! Trovato in centro di Londra con una sua alunna. Mano nella mano. “Mamma piantala, lo stai mettendo in imbarazzo!” la richiamò subito Giulia. La donna ridacchiò. “Va bene, va bene! Volevo giocare un po’!” sbottò. Severus la guardò alzando un sopracciglio, chiaramente irritato. “Sei qui da sola? E papà?” le chiese poi la ragazza. Piton guardava le due un po’ stranito. Come poteva Giulia starsene così tranquilla in una situazione come quella? Poi il professore capì. Evidentemente sua madre sapeva qualcosa. Come del resto anche Anna ed Hermione. “Tranquilla bimba, l’ho mandato a prendermi lo zucchero filato appena vi ho visti piccioncinare teneramente a poca distanza…” raccontò Mary. La ragazza arrossì. “Mamma!” sbottò. La donna rise e le fece una carezza sulla testa. Passando lo sguardo al professore. “Oh avanti Severus! Non startene li impalato! Non sto mica pensando di denunciarti al Wizengamot!” rimbeccò. Piton riuscì solo ad alzare un angolo della labbra. “Molto spiritosa…” soffiò fra i denti. Mary sorrise divertita. “Cosa facevate? Un giro per le bancarelle?” chiese curiosa. Giulia annuì, ancora in imbarazzo. “Non sperperare tutta la paghetta in cianfrusaglie mi raccomando!” le raccomandò ancora la donna. La ragazza sbuffò. “Lo…lo so…” rispose. “Tu, controllala!” esordì Mary, puntando un dito verso il professore. Che la fulminò con lo sguardo. “Mamma…smettila…” la pregò Giulia. Era ancora rossa in viso. “Che permalosa che sei, sto scherzando…ovviamente quella cosa della paghetta è vera…e se devi proprio comprarti qualcosa di inutile, fammi il piacere di comprarne qualcuna anche a me…” si corresse la donna. La ragazza sorrise divertita. “E voi cosa facevate? Passeggiata romantica?” provò ad indovinare. Mary fischiettò innocente. “Tuo padre starà tornando, vi conviene entrare in qualche bar almeno per la prossima oretta…Sebastian è un gelosone di prima categoria!” precisò poi. Giulia annuì. Così la donna si chinò e le diede un bacio sulla fronte. “Divertitevi!” augurò. “Altrettanto…” rispose stavolta Severus. Mary gli riservò un sorriso complice. Poi salutò ancora con la mano e si dileguò fra la folla. “Scusa Severus, mia mamma è fatta così…non si accorge quando esagera!” si scusò subito la ragazza. Piton scosse la testa divertito. Era tornato rilassato. “Non pensavo che le avessi parlato di…me…” confessò. Giulia arrossì. “Non l’ho aggiornata sugli ultimi fatti, però…ecco…si, sa di…di te, insomma di…di noi…” confermò. “Spero non ti dispiaccia...cioè…scusa…” sobbalzò poi abbassando lo sguardo. Severus le sorrise e l’abbracciò. “Non sono arrabbiato…non ho motivo per esserlo…” osservò. La ragazza lo strinse forte a se. “Però non l’ho detto a papà…hai visto quando ero alla Tana no? Lui è fatto così…è geloso…” precisò un po’ in colpa. Piton annuì. “A nessun padre fa piacere che la figlia esca con un ragazzo…senza contare che io ho studiato con Sebastian…” commentò. Giulia si immerse nel suo petto. “Quando lo saprà darà di matto…però non mi importa…Severus io ho scelto te per la vita...” disse piano. Il professore inspirò il suo dolce profumo. Quella fragranza allo zucchero filato che gli era mancata così tanto quell’estate. Non credeva che sarebbero potuti arrivare fino a quel punto. “Davvero non hai nessun problema per l’età?” le chiese. La ragazza scosse la testa. Si sarebbe sposata anche ora se avesse potuto. “Non ti disturba nemmeno un po’ che io abbia la stessa età di tuo padre?” disse ancora lui. Giulia alzò la testa. E d’improvviso gli mise una mano sulla bocca. “Severus Piton, anche se tu avessi cento anni non mi importerebbe…ora tu hai il mio cuore e non lo vorrei dare a nessun altro al mondo…” esordì sicura. Arrossendo. Il professore la guardò. Si sentiva un uomo davvero fortunato. Una voce li portò alla realtà. Mary e Sebastian erano più vicini di quanto pensassero. Severus e Giulia si guardarono. Bastò un incontro di iridi per stabilire che sarebbe stato meglio imbucarsi nel bar più vicino per evitare eventuali brutte situazioni. Così fecero. Sgattaiolarono vicino a loro confondendosi con la folla. Per andare a rintanarsi in un locale verso metà della via. Da fuori emanava una piacevole luce blu. La coppia entrò, rimanendo piuttosto stupita. Era una specie di locale moderno. Con morbide poltrone blu e tavoli bianchi raffinati. Occupavano mezza sala. L’altra metà era spoglia, adibita a pista da ballo. La clientela era perlopiù ragazzi e ragazze al di sopra dei vent’anni. Contornata anche da qualche coppia più vecchia. Giulia si sentì improvvisamente più grande. Lei e Severus si sedettero nel tavolo all’angolo. Quello più appartato. “È un bel posto no?” osservò lei esagitata. Piton la guardò divertito. “Non penso che abbiano i seggioloni qui…quindi non agitarti, altrimenti rischieresti di cadere…” ghignò. Giulia lo guardò alzando un sopracciglio. Il professore fece lo stesso. Dopo cinque minuti lei scoppiò a ridere. “Non è giusto! Tu sei più bravo!” esclamò la ragazza. Piton sorrise. “Mai sfidare Severus Piton nel suo stesso gioco cara Grifondoro…” rispose ancora maligno. Giulia scosse la testa divertita. Subito un cameriere apparve davanti ai due. Portando i listini delle bibite, poi tornò al bancone. “Severus tu cosa prendi?” chiese indecisa la ragazza. In verità aveva voglia di bere qualcosa di alcolico. Però non voleva sembrare che si stesse atteggiando a gran donna. “Devo aggiornarmi sulla lista dei drink…quindi penso che rimarrò alla cara e vecchia Anima Nera…” rispose. Giulia scrutò il listino curiosa. “Un liquore di liquirizia? È forte?” chiese ancora. Severus ghignò. “Meglio che tu rimanga fedele ad un semplice bicchiere di latte…” la prese in giro. La ragazza gli fece una linguaccia. Poi scorse ancora la lista. Trovò un paio di nomi di drink adatti alle sue amiche. Un classico Limoncello per la cara Hermione Lavigne. Ed un interessante Orgasmo per Anna Manson. Il cameriere tornò al loro tavolo. “Avete deciso?” chiese. Giulia annuì. “Un’Anima Nera…” ordinò Severus. Porgendo i due listini. “Martini Bianco grazie…” aggiunse la ragazza. Il ragazzo scrisse sul block notes e andò via. Piton guardò la sua compagna divertito. “Dovevo immaginare che la signorina Haliwell avrebbe influenzato anche te…” osservò. Giulia sorrise. “Io non bevo quello che beve lei…praticamente ogni volta che usciamo si ordina un bicchiere di Assenzio…io finirei stesa a terra dopo il primo sorso! Però comunque mi piace provare nuovi drink…” raccontò. Il professore annuì. La ragazza si avvicinò a lui. Della musica faceva compagnia agli ospiti del locale. Non era come quella da discoteca. Questa era la cara buona musica. Quella con parole ed un ritmo non opprimente. Molte di quelle canzoni Giulia le conosceva. Il suo sguardo vagava per tutta la sala. Solo poche coppie erano seduta ai tavoli. O tornavano per riprendere fiato e per bere. Quella pista da ballo spoglia attirava anche lei. Poco dopo il cameriere tornò con le ordinazioni. Severus bevve un piccolo sorso. Come anche la ragazza. Lui lo notava. Lo sapeva. Era nell’indole di Giulia. Non sarebbe resistita li ferma per molto. Infatti dopo aver bevuto altri due sorsi la ragazza tirò fuori la digitale. Iniziando a fotografare il locale. Poi gli si mise vicino vicino. I loro visi attaccati. Lei era arrossita. Mentre Piton cercava di contenersi. Così click. Uno scatto. Ed eccone un altro con i bicchieri. “Vuoi per caso rifarti di tutte le foto che non abbiamo fatto negli ultimi due anni?” commentò divertito Severus. Giulia arrossì. “Io di solito faccio tante foto…perché è come se congelassi un ricordo…” spiegò. Piton sorrise. Approfittando della luce blu per non far vedere il rossore delle guance si chinò. E le diede un bacio. Senza che la ragazza se ne accorgesse premette il tasto. Ma nessuno dei due se ne accorse. Fu un bacio molto lungo. Giulia si perse in quel sapore di liquirizia. Poggiò la digitale sul tavolino e appoggiò le mani al petto del professore. Piton non voleva più staccarsi. Quelle morbide labbra non gli bastavano mai. Dopo qualche minuto dovettero separarsi. Almeno per bere un sorso del drink. La ragazza sorseggiava il Martini con sguardo ebete. Severus baciava divinamente. E non come quei ragazzini con cui era uscita per tutti quegli anni. Senza accorgersene il suo sguardo era tornato sulla pista. “Puoi andare a ballare se vuoi…” osservò. Ma Giulia scosse la testa. “Non senza di te…” rimbeccò sicura. Mettendo in borsa la digitale. Piton la guardò. Il suo io interiore lo avrebbe odiato per tutta la vita. Lo sapeva. Però in quel momento lui si alzò. La ragazza lo guardò stupita. Per poi seguirlo e prenderlo per mano. Così si buttarono fra la gente. Piton ringraziò che la canzone che partì in quel momento fosse lenta. Non se la cavava molto nei balli moderni. O almeno sembrava. To see you when I wake up is a gift I didn't think could be real. I due si sistemarono in uno spazio abbastanza largo. Giulia guardò timidamente il professore. Severus si avvicinò. E l’abbracciò piano. Mentre lei gli avvolgeva le braccia al collo. “Mi servirà una scala…” sorrise divertita. “Anche due…” ghignò Piton. “Antipatico!” sbottò la ragazza. Poi però si lasciò andare. Ancora una volta in quel suo profumo. To know that you feel the same as I do Is a three-fold, utopian dream. Così avvolgente. Sensuale. Giulia si sentiva davvero al sicuro. Quanto l’aveva cercato quell’estate. Rimanendo ore e ore sul davanzale aspettando Sweeney. Con la sua lettera. Perché anche loro avevano il suo profumo. Il profumo dell’amore. You do something to me that I can't explain. So would I be out of line if I said. Severus si sentiva in un sogno. Qualcosa di incredibile. Non pensava di poter meritare tanto. Ed ancora se lo chiedeva. Aveva fra le braccia una ragazza che fino a pochi anni prima non considerava. Era stato così cieco da non accorgersi dei suoi sguardi. Ed ora ringraziava quel piccolo oggetto viola. Se lo ricordava ancora. La sera che l’aveva trovato. Se l’era rigirato fra le mani con riluttanza. Pensando che fosse un oggetto di poco conto. Quando il giorno dopo l’aveva denunciato in classe aveva visto Giulia sobbalzare. Però non gliele importava più di tanto. I miss you. Il giorno dopo lei confessò. E lui la sera si ritrovò a rigirarsi ancora il bracciale. Stavolta più cauto. Quasi curioso. In effetti solo in quel momento notò gli strani atteggiamenti che prendevano a quella ragazza buffa nelle sue lezioni. Però non avrebbe di certo immaginato che fosse innamorata di lui. Lui. L’arcigno e bastardo professore di Pozioni. I see your picture, I smell your skin on the empty pillow next to mine. Giulia sorrise. Le veniva quasi da piangere. A pensare a quanto il suo cuore aveva lottato contro il suo cervello. Si diceva di lasciarlo perdere. Che non avrebbe mai potuto stare con lui. Eppure. Era vero che i sogni se desiderati intensamente si sarebbero avverati. Lei, con quell’incredibile vena gentile nel cuore. Innocente. Anche un pò credulona forse. Lei, in cui scorreva melassa nelle vene, invece del sangue. Come aveva detto Anna. Quella bambina che per la prima volta aveva avuto il cuore a mille guardando degli occhi scuri. Quelli del suo professore. You have only been gone ten days, but already I'm wasting away. “Severus…?” lo chiamò piano la ragazza. Piton abbassò lo sguardo. “Ora ne ho avuta la conferma…” iniziò a dire lei. Il professore la guardò dubbioso. “I sogni anche più impossibili si avverano…se…se si vogliono davvero…ma davvero davvero…” continuò. Severus sorrise. “E sai come lo so?” chiese Giulia. Piton scosse la testa. “Perché…tu…tu sei il mio desiderio numero uno…” concluse la ragazza, arrossendo. I know I'll see you again whether far or soon. But I need you to know that I care. Il professore non potè fare a meno di stringerla forte a se. La sua piccola Giulia. Quella bambina che faceva a botte nel giardino con i più grandi. Quella che lo faceva dannare rischiando di far esaltare in aria l’intera classe per la sbadataggine. Quella che inciampava ogni cinque passi. L’aveva vista crescere. L’aveva vista cambiare. Così come avrebbe visto Eveline in futuro. Ed ecco che si decise. Severus si chinò di poco. E la baciò ancora, dolcemente. Per ringraziarla di essere li con lui. Di stargli vicino. O più semplicemente, di esistere. And I miss you.
  
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