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Autore: NekochandaOuO    06/02/2017    2 recensioni
"Ti amo più di qualsiasi altra cosa al mondo, Yuuri Katsuki"
Bisbigliasti, per poi sigillare quella frase nella passione travolgente di un bacio, dello stesso sapore di quello della nostra prima notte di nozze.
Genere: Fluff, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Otabek Altin, Un po' tutti, Victor Nikiforov, Yuri Plisetsky, Yuuri Katsuki
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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"Yuuri, a partire da oggi, sarò il tuo coach, ti farò vincere la finale del Gran Prix"

Ricordo ancora la tua voce riscaldata dai vapori che avvolgevano il tuo corpo, mentre quelle parole, così irreali per il vecchio me, raggiungevano le mie orecchie.

"Yuurii~"

Mi sembra ancora di percepire il mio nome, pronunciato così dolcemente da te, ogni volta che giro nei corridoi della nostra casa.

"Va bene. Anche io dormivo gli ultimi minuti prima di una competizione"

Mi rassicura ancora la sensazione del tuo capo adagiato sul mio petto, del dolce accarezzare del tuo respiro sulla mia pelle.

"Yuuri, voltati... Seducimi in ogni modo possibile. Se la tua esibizione riuscirà ad incantare me, non avrà problemi a catturare tutto il pubblico."

Il mio cuore ancora scalpita a quel sussurro sensuale, a quella prima richiesta di primordiale amore.

"Voglio che domani tu sia onesto e mi faccia vedere il pattinaggio che ti piace di più"

Porto ancora al collo l'anello che comprai in quella notte, tinteggiata dalle luci accoglienti di Barcellona, dopo quella ricerca assurda di un pacchetto di noccioline, o almeno, speravo che lo credessi...
Non so con quante buste ritornai in albergo, quanti negozi girammo, mano nella mano, coi nostri corpi ravvicinati per il freddo, scambiandoci il poco tepore conservato dai cappotti e le sciarpe che portavamo indosso, solo per trovare il regalo che più si addicesse alla tua persona.

È ancora vivida nella mia mente quella stradina contornata da artificiali luci dorate, poste ad illuminare le consuete bancarelle di Natale, sotto quel cielo impreziosito di diamanti.

Natale...

Sai, da quel giorno, questa festa appare alle mie pupille solo come una spenta e malinconica ricorrenza...

Sollevo lievemente le coperte, osservo il soffitto dove dipinsi con l'aiuto di Yurio e di tutti i pattinatori del nostro primo Gran Prix, le stesse che si vedono dalla tua madre patria.

Chi avrebbe mai immaginato che proprio Yurio avrebbe deciso di appoggiarmi in una cavolata del genere.
Avresti dovuto vederlo mentre che, con irruenza, mi strattonava via la matita, per poi mettersi a disegnare lui stesso, con il cellulare alla mano, ogni punto luminoso del tuo mare rovesciato.

Non immagini quanti sotterfugi abbiamo architettato per non farti tornare prima che il tutto fosse finito, ma secondo me, qualche sospetto ti sarà venuto al quinto indirizzo sbagliato che ti inviaii.
Sai, in fondo è colpa tua: se non avessi voluto di tornare un giorno prima dal ritiro con i "pattinatori veterani", non avresti girato mezza città in taxi!

Quando finalmente potesti guardare con i tuoi occhi l'opera compiuta, nella casa vi era ancora l'odore pungente della pittura che inondava le nostre narici, anche se non sembrava ti importasse molto.

Ironia della sorte, era proprio sera quando i colori fluorescenti delle finte stelle sulla parete si riflessero nelle tue iridi vitree, mentre con uno dei tuoi soliti abbracci, mi gettasti sul letto matrimoniale in preda alla commozione.

"Ti amo più di qualsiasi altra cosa al mondo, Yuuri Katsuki"

Bisbigliasti, per poi sigillare quella frase nella passione travolgente di un bacio, dello stesso sapore di quello della nostra prima notte di nozze.

Già... Il nostro primo Gran Prix... Quella promessa tanto assurda fatta a un tavolino, alla fine, era stata mantenuta, anche se per poco.

Dopo aver vinto la finale, tutto mi appariva come un sogno, un'illusione beffarda della mia mente malata, ma nonostante quante volte sbattessi le palpebre, quante volte mi pizzicassi le guance, tu eri lì, accanto a me, a gridare il mio nome, a ricercare il contatto con le mie labbra, mentre ogni cosa attorno sembrava svanire in quel tocco.

"Che ne dici? Vinciamo anche il prossimo, Yuurii~?"

Mi incitasti ammiccando, con un bicchiere di champagne in mano alla fine della festa di chiusura.

"Insieme"

Risposi sicuro, facendo scontrare i nostri calici.

Insieme...

Me lo avevi promesso, no?
Mi avevi assicurato che avremmo perseguito la vittoria insieme, sempre, ma forse, fin da allora, non sapevi se veramente avresti potuto mantenere la parola data, eh?

Già qualche giorno prima dall'inizio della competizione ti comportavi in modo strano...
Pattinavamo come sempre sulla lastra ghiacciatata della nostra palestra, accompagnati dalle note di "It's hard to say goodbye". 
Ammettilo, l'hai scelta apposta, non è così?
Con la tua leggiadria quasi volavi su quello specchio cristallino: come una farfalla che spicca il volo ogni giorno, come se fosse il suo ultimo battito d'ali, ma mai avrei potuto immaginare che esse avevano già iniziato a lesionarsi.

"Victor!"

Gridai correndoti incontro quando cadesti su un triplo Axel nel bel mezzo dell'allenamento, restando steso su quel manto candido, a pugni stretti e il capo chino, mentre sembrava per te quasi un'impresa riuscirti ad alzare.

"Ah, anche ai migliori ogni tanto scappa l'errore. Si vede che non mi sto più allenando come prima!"

Tentasti di rassicurarmi con un sorriso tirato sul volto e un accenno di affanno che ti appesantiva la voce, mentre con sforzo di aggrappavi ai bordi della pista per tirarti su.

Non era da te sbagliare un salto del genere, ne ero cosciente, allora, perché ho lasciato stare?
Perché non ti ho chiesto cosa fosse andato storto, come mai fosti tanto sudato nonostante avessi iniziato relativamente da poco?!

Forse, se avessi seguito il mio istinto, se avessi dato retta a quella vocina nella mia testa che urlava che c'era qualcosa di strano in te, forse...

"Perché... PERCHÉ NON ME LO HAI DETTO!?!"

Ricordo ancora i miei pianti, vicino a quel letto di ospedale a stringere la tua mano paonazza sulla mia fronte, poggiato coi gomiti sulle coperte increspate dove, di tanto in tanto, sottili capelli cenerei riempivano impercettibili fessure.

"Se te ne avessi parlato, avresti mai... Partecipato al Gran Prix?"

Mi rispondessi roco, sforzando un sorriso malinconico.

"Ecco... Io..."

Rimasi in quasi tacito silenzio, non riuscendo ad ammettere ciò che più temevi.

"Yuuri~!"

Mi chiamasti stringendo leggermente le mie dita bagnate dalle lacrime fra le tue, facendo accarezzare tra di loro i nostri anelli, con sguardo vitreo.

"Incontrarti... Pattinare con te... Essere il tuo coach... E poi il tuo compagno di vita... Credimi, nulla avrebbe potuto rendermi più felice di come lo sono adesso, al tuo fianco..."

Bugiardo.

Avresti potuto girare il mondo con me.
Avresti potuto pattinare su nell'Ice Arena di Atene e all'Invernia Valdemoro di Madrid, come mi hai sempre ripetuto, mano nella mano, come due novelli sposi.
Avresti potuto... AVRESTI POTUTO VIVERE DANNAZIONE!

Tutto, tutto ciò che non ti ho detto e che nella mia mente risuonava come un grido disperato che continuò ad imperviare fino all'attimo prima del libero nella finale.

Le luci ad illuminare la scena.

Le lampade della stanza di ospedale.

Un saluto al posto vuoto da dove mi incitavi prima di ogni competizione.

Il soffitto distante.

Un respiro profondo.

La televisione che nominava il nome di Yuri e del coach.

Il tuo odore dolce che quasi mi sembrava di assaporare nelle mie narici.

Il disinfettante usato dall'infermiera.

Le note del piano che si ripercuotevano nell'aria.

I regolari bip delle macchine che rallentavano poco a poco.

Il suono ferroso dello sfrecciare dei pattini sul ghiaccio.

Il gelo che avanzava sempre più nelle vene.

Un triplo Axel.

Un presagio che si artigliava al cuore.

Un triplo lutz e quadruplo loop.

La vista che man mano si oscurava.

Una sequenza di passi e una piroetta bassa.

L'udito che si ovattava.

Un quadruplo flip e un triplo flip.

Una lacrima amara che scendeva lungo la guancia.

Una piroetta alta in combinazione con una bassa.

Il respiro intrappolato nei polmoni.

Un'altra sequenza di passi.

L'agitazione dei medici nel non sentire il battito.

Un ultimo triplo Axel.

I tentativi di rianimazione.

L'ultima posa rivolta verso l'alto di quell'aggregarsi di lampioni e applausi.

Il suono continuo e unico dell'elettrocardiogramma.

Un pianto che non accennava a fermarsi.

Le ali spezzate di una farfalla.

Un cuore che non smetteva di appesantire il petto col suo battere angosciato.

Victor, eri tu quell'angelo che mi sorrideva nel cielo della pista?



 

   
 
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