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Autore: Maty Frost    06/02/2017    2 recensioni
Una piccola avventura di Twilight e Maty; alla ricerca di un'antica Pergamena, e di tanti, tanti guai.
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Twilight Sparkle
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Quando qualcuno bussa alla porta alle tre di notte, la maggior parte delle persone lo ignora completamente, voltandosi dall’altra parte e tappandosi le orecchie con il cuscino.
Poi ci sono quelli che si alzano dal letto per mandare il malcapitato che li ha svegliati in quel posto, e quelli che lo fanno direttamente dalla finestra, magari lanciando qualche vaso o una ciabatta.
La minoranza invece si sveglia e va ad aprire la porta,ancora troppo addormentata per essere arrabbiata.
Alla fine, ci sono le eccezioni, che rimangono sveglie per leggere e/o guardare serie TV, che era poi quello che stavo facendo quando alle tre di notte Spike bussò alla porta di casa mia, annunciando con il fiatone che Twilight voleva assolutamente vedermi.
Mi precipitai fuori con lui, cercando di non pensare al capitolo lasciato a metà.

Seguii Spike fino al Castello, pensando a qualche problema con gli archivi che l’unicorno aveva deciso di trasferire in una delle sale della sua nuova dimora, ma a quanto sembrava, la pony lavanda se ne era completamente dimenticata: appena entrata, la vidi circondata da tomi polverosi e pergamene, intenta a leggere con gli occhi spalancati e un sorriso aperto su muso.
-…Twilight? Tutto bene?- chiesi
La pony alzò gli occhi dal fascicolo e mi saltò letteralmente addosso:- Maty! Non crederai mai a cosa ho trovato!- mi agitò i fogli davanti agli occhi:- Guarda!-
-Guarderei se tu riuscissi a stare ferma!- la afferrai per le spalle e presi le pagine: erano gialle e consumate, con l’inchiostro ormai sbiadito.
In poco tempo le lessi, accompagnata dagli sproloqui di Twilight che mi spiegava come per caso le avesse trovate nascoste nei vecchi archivi: parlavano di un vecchio villaggio, nella Everfree Forest dove un tempo abitavano pony di terra capaci di usare un’antica magia, attraverso un alfabeto di segni chiamati rune.
-Ti rendi conto? Un intero alfabeto magico da studiare e riadattare alla magia moderna! Sono assolutamente convinta che ci porterà a compiere enormi progressi!- stava saltellando sul posto, guardandomi son gli occhi che brillavano.
-E’ fantastico Twilight! Se solo conoscessimo quell’alfabeto…-
Ok, ammetto di aver già intuito dove Twilight voleva andare a parare, ma meglio essere prudenti; la pony aveva la stessa espressione che faccio io quando esce un libro che devo assolutamente avere, ovvero, “niente e nessuno mi impedirà di averlo”.
-Ma è questo il punto! So dove si trova! Secondo queste fonti, le rune sono state scritte e la pergamena che le contiene si trova ancora in quel villaggio! Ci basterà andare nella Foresta, trovare il villaggio, la Pergamena, et voilà!-
-Ci…?-
-Si! Vuoi dirmi che non ti incuriosisce un’avventura del genere?-
-Ehm, si!-
-E allora andiamo!-
-Adesso?-
-E quando sennò?- Twilight materializzò uno zaino pieno fino a scoppiare di oggetti non bene identificabili e senza darmi il tempo di replicare ci teletrasportò fino ai confini della Everfree Forest.
-Da qui andiamo a piedi. La magia di trasporto non funziona molto bene lì dentro.
“Buono a sapersi…ma me la sono cercata” pensai, scuotendo piano la testa rassegnata e seguendola.

 

-Dovremmo esserci quasi…- borbottò Twilight, togliendo dal cammino un altro ramo.
Stavamo seguendo il corso di un piccolo fiume, che la pony affermava ci avrebbe portato dritte al villaggio.
Peccato che avremmo dovuto “esserci quasi” anche l’ora prima, e quella prima ancora.
-Sicura che sia la strada giusta?-
-Abbiamo trovato quei segni sulla roccia. E l’incisione sull’albero. Siamo sulla strada giusta.- ripeté Twilight, cocciuta.
-D’accordo, d’accordo…-
Avanzammo in silenzio, guardandoci intorno in cerca di indizi per circa un’ora: dopo un po' la pony prese a ripetere la mappa, che comunque aveva già imparato a memoria:- Si oltrepassa la Palude, si svolta a destra evitando la Quercia Scherzosa, si passa sopra il Ponte Sospeso, poi si fanno all’incirca cento passi dalle rovine del Castello…ah, non capisco…avremmo dovuto esserci…in fondo, bastava solo seguire il fiume…-
-Il corso del fiume potrebbe essere stato deviato, magari da una valanga oppure…- l’occhiata tra il disperato e l’omicida di Twilight mi bloccò, e mi fece sentire anche un po' in colpa.
-…oppure semplicemente avranno preso male le misure. Quei pony sono vissuti migliaia di anni fa, non avevano certo gli strumenti adatti per misurare correttamente le distanze.-
Twilight annuì, leggermente rincuorata, e io potei tirare un sospiro di sollievo. Che non durò molto.
Davanti a noi il fiume spariva all’improvviso, inghiottito in una sorta di pozzo profondo, troppo perché potessimo scorgere la fine; ma potevamo sentire il rombo dell’acqua che cadeva.
Mi voltai verso la pony, che fissava davanti a se con sguardo disgustato. Sollevò pian piano la mappa e diede un’occhiata.
-Non avrebbe dovuto esserci. Dovevamo essere arrivate..-
-Mi fece pena: aveva davvero a cuore questa ricerca, e vedere tutti i propri sforzi andati  in fumo doveva essere terribile.
Le misi una mano sulla spalla:-…Twilight…-
Lei sgusciò via dalla mia presa, scuotendo la testa:- Lascia perdere- l’espressione disperata era stata sostituita da una di rassegnazione, mista ad amarezza:- E’ ovvio che è stato tutto un mio vaneggiamento. Quel villaggio è solo una leggenda, così come la pergamena, questo vicolo cieco lo dimostra definitivamente. Torniamo a casa.-
Si voltò e cominciò ad avviarsi, strascicando gli zoccoli tra le foglie cadute.
Non potevo lasciarla così. Non avevamo fatto quel viaggio a vuoto, ne ero sicura, anche se la fine del fiume di fronte a noi diceva il contrario.
Certo, Twilight aveva ragione, la nostra strada terminava in una bella parete di roccia, ma avevo letto troppi libri per credere che fosse finita in quel modo!
I vicoli ciechi sono tali perché noi vogliamo che lo siano.
Mi avvicinai alla parete e sfiorai l’edera che la ricopriva: quella si mosse, ed un refolo di vento passò tra le foglie, facendole muovere come tentacoli verso di me.
Scostai l’edera completamente e diedi un’occhiata: al posto della roccia, c’era una galleria.
“Avevo visto giusto!”
-Twilight! Twilight!-
-Uhm.- si voltò con sguardo scocciato.
-Vieni qui!-
-Oh, andiamo, che c’è? Non potremo semplicemente andarcene e lasciar per- marciai verso di lei, la afferrai per uno zoccolo e la trascinai a forza verso la parete; aprii la coltre di edera e insieme alla pony sgattaiolai nella galleria.

Dentro l’aria sapeva di muffa: piccoli insetti camminavano sul pavimento, sentivamo il ticchettio delle loro zampette, e Twilight rabbrividì disgustata. Sperai non ci fossero anche ragni lì.
Dal fondo del tunnel arrivava abbastanza luce da permetterci di vedere.
Ci dirigemmo verso di essa senza dire una parola, troppo emozionate.
Arrivate vicino l’uscita il bagliore ci accecò per un momento: quando riaprimmo gli occhi Twilight lanciò un grido di trionfo: davanti a noi si trovava il villaggio.
Il fiume, che dall’altra parte della parete di roccia si tuffava sottoterra, tornava in superficie e attraversava serpeggiando la radura di fronte a noi per poi sparire inghiottito nel bosco circostante; vicino alla sua riva si ergeva una gigantesca quercia, così alta che le sue fronde coprivano il sole, immergendo l’ambiente in una fresca penombra.
Attorno all’albero, disposte a cerchio, si trovavano una ventina di capanne in pietra, verdi di muschio, ma ancora intatte.
Al contrario della foresta che avevamo appena attraversato, quello sembrava un luogo tranquillo e senza pericoli, forse a causa dell’antica presenza di pony, che la rendeva più familiare.
-Maty!- l’urlo di Twilight spezzò l’atmosfera magica che era andata creandosi fino a quel momento:- E’ questo! L’abbiamo trovato!- e si mise a saltellare in una perfetta imitazione di Pinkie Pie, con gli occhi spalancati e sorridenti.
La seguii, ridendo a mia volta.
Ci mettemmo a ispezionare ogni angolo: le capanne all’interno erano vuote, se non per qualche animaletto che scorrazzava per il pavimento e qualche vaso rotto, miseramente vuoto anch’esso; anche l’albero non lasciava tracce di rune magiche o altro: Twilight provò a volare tra i rami, ma trovò solamente nidi di uccelli e qualche scoiattolo.
Tentò anche di lanciare un incantesimo di ricerca, ma il corno non riuscì nemmeno ad illuminarsi; disse che la colpa probabilmente era del fiume: l’acqua corrente bloccava la magia.

Dopo un’ora buona di ricerca ci sedemmo con la schiena appoggiata al tronco della quercia, il fiume alle nostre spalle che produceva un lieve mormorio.
-…Ci manca solo di scavare delle buche a casaccio e sperare di trovare qualcosa. Chi comincia…?-  sospirò Twilight.
Le lanciai un’occhiataccia, un po' perché dopo ore non avevo nessuna voglia di imbarcarmi in un’impresa così disperata, un po’ perché non era possibile che l’avessero nascosto così, senza alcun criterio: chiunque fossero stati questi pony, dovevano per forza aver nascosto le rune pensando di poterle recuperare in seguito, quindi occorreva loro un posto che poteva facilmente essere riconosciuto, ma comunque abbastanza sicuro da proteggerle da eventuali attacchi di bestie o di altri pony.
“Certo che per gli unicorni sarebbe stato facile trovarle con la loro magia…
Oppure no? Twilight ha detto che l’acqua corrente blocca la magia: non avrebbero potuto trovarle perché c’era il fiume! Il fiume, che era il posto più sicuro dell’intera radura, a prova di magia!”
Poteva essere la soluzione.Doveva essere la soluzione, altrimenti non avrei più saputo cosa fare.
Stavo per dirlo alla unicorno accanto a me, quando sentii che qualcosa nell’aria era cambiato: non sentivo più l’acqua che scorreva. Il suono era stato sostituito da un gorgoglio minaccioso, che proveniva proprio dalle nostre spalle.
Tirai via Twilight un attimo prima che una scheggia di ghiaccio si conficcasse nella corteccia dell’albero alle nostre spalle.
Avevamo trovato il Guardiano.

 

L’acqua vorticava e ribolliva, formando un gorgo al centro del fiume: sopra di esso si ergeva una figura dalla forma equina, semitrasparente. Sembrava creata dall’acqua stessa, e dal vapore che si levava da essa.
Gli occhi erano grandi, completamente neri, e ci guardavano con odio.
Avevo già visto una creatura simile, in un’illustrazione di qualche libro di mitologia: un Nix.
Molto pericoloso, quasi impossibile da eliminare.
“Che fortuna…”
La pony lavanda fece un piccolo passo avanti:- Ehm, buona sera. Non volevamo disturbarla, stavamo sol- non fece in tempo a finire la frase che il Nix si slanciò in avanti, colpendola e scagliandola contro una delle capanne:Twilight  sbatté la testa sulla pietra, si accasciò al suolo e non si mosse più.
-Twilight!-
Cercai di correre verso di lei, ma l’essere rivolge la sua attenzione verso di me, lanciando un verso che somigliava più ad un gatto che affoga che ad un ringhio; estasi la spada appena in tempo per parare un’altra scheggia di ghiaccio, e provai a menare un fendente verso il Guardiano, ma la spada lo oltrepassò senza danno.
Per un attimo sembrò guardarmi con aria compiaciuta, poi scattò in avanti, costringendomi ad arretrare per non essere investita.
L’aria attorno ad esso si stava scaldando, letteralmente: l’acqua che lo componeva prese a fumare, e i suoi occhi da neri divennero rossi.
Aprì la bocca, piena di denti affilati come quelli di uno squalo, e lanciò una sfera di acqua bollente dritta verso la mia faccia: con un salto la schivai e mi arrampicai sul tronco della quercia fino ad uno dei rami, sperando che non potesse raggiungermi.
Lui prese a galoppare attorno al tronco, sempre più veloce, fino a che non lo vidi cambiare forma: sul dorso si formarono delle ali simili a quelle dei pegasi, ma con un’apertura più grande.
Saltai a terra ed evitai per un soffio un’altra sfera d’acqua bollente seguita da una scheggia ghiacciata.
“Naturalmente può cambiare forma. Non è fantastico?!”
Il Nix non abbandonò le sue nuove ali, anzi mi attaccò dall’alto tirando calci che io paravo con il piatto della lama; le gocce d’acqua che cadevano dalla criniera mi bruciavano le braccia.
Sfiorai con le dita il ciondolo che portavo al collo ed evocai la magia: una ventina di pietre vicino alla riva del fiume si sollevarono e bersagliarono l’essere: quello riuscì a distrarlo abbastanza da permettermi di allontanarmi.
L’attacco non lo aveva danneggiato, ma di certo sembrava averlo infastidito molto più che i fendenti della spada: stava ringhiando alle altre pietre che avevo sollevato.
Quell’attimo di tregua non durò molto: capito che le pietre ,oltre a procurargli un lievissimo fastidio, di più non gli facevano, attaccò nuovamente, con più foga di prima.
Fortunatamente non c’era nessuno a vedere la scena, e Twilight era sempre semi-svenuta vicino alle capanne, perché non avrei certo fatto bella figura: ero stata costretta a ripararmi dietro il tronco dell’albero, finendo a giocare in una specie di girotondo con il Guardiano. Schivavo le schegge di ghiaccio e l’acqua bollente, difendendomi, o almeno provandoci, con la spada e lo distraevo con le pietre del fiume che fortunatamente sembravano non finire mai.
Dovevo trovare una soluzione, subito!
Un gemito attirò la mia attenzione: Twilight si era svegliata, e si strofinava la testa con uno zoccolo, lo sguardo opaco e una smorfia di dolore sul muso. Le bisacce che si era portata dietro si erano aperte nella caduta e tutti gli oggetti si erano riversati fuori: un microscopio, vari libri di dimensioni altrettanto varie, coperte, cibo, elastici e una quantità incredibile di barattoli di vetro vuoti. Come facesse tutto a rimanere dentro due misere bisacce e come facesse la pony a portarli rimane ancora un mistero.
Ma sul momento la mia attenzione venne attirata dai barattoli.
Un’idea si affacciò nella mia mente.
Una stretta alla collana e uno di essi si sollevò fluttuando verso di me; fu un’attimo: afferrai il barattolo mentre il Nix si lanciava verso di me. Stavolta non lo schivai e quello, nella foga dell’attacco non riuscì a frenarsi e finì dritto dentro contenitore: sembrò piegarsi su se stesso mentre si comprimeva nel poco spazio.
Svelta chiusi il tappo.
Et voilà. Guardiano sottovuoto, che mi fissava con occhi i suoi occhietti neri, parecchio infuriato.
E non era l’unico ad esserlo: Twilight era riuscita ad alzarsi e si stava dirigendo a trotto pesante verso di me, borbottando insulti.
Avvicinò il muso al barattolo:- Cos’è che galleggia?-
Al posto degli occhietti che prima mi fissavano maligni era apparsa una piccola pietra, con al centro un segno rosso, una linea con due biforcazioni in cima.
Io e la pony ci guardammo: probabilmente avevamo trovato quello che stavamo cercando.
-Come facciamo a tirarla fuori senza far uscire anche il Guardiano?- chiesi
Lei ci pensò un attimo, poi fece un sorriso e con la magia mi sfilò il prezioso contenitore dalle mani, lo posò a terra e si concentrò: il vetro si coprì di brina e l’acqua cominciò a gelarsi.
Finito l’incantesimo sollevò di nuovo il barattolo e lo scagliò con forza a terra: il vetro e l’acqua ghiacciata si ruppero in mille pezzi, liberando così la pietra.
-Ecco fatto!- Twilight era incredibilmente allegra, probabilmente per essersi vendicata del colpo ricevuto.
Sfiorai la runa: era incredibilmente gelida al tatto, e soprattutto completamente asciutta; quando la presi in mano quella venne avvolta da una luce calda, che sparì un istante dopo, lasciandomi a stringere un rotolo di pergamena, ingiallito dal tempo.
Ci guardammo negli occhi per interminabili secondi, poi la gioia prese il sopravvento e cominciammo a saltellare in giro, gridando e ridendo fino a rimanere senza fiato.
-Siamo fantastiche!-
-L’abbiamo trovata, l’abbiamo trovata sul serio!-
-Finalmente posso mettermi a studiarla!-
Twlight riprese le bisacce e cercò di rimettervi dentro la sua roba che era scivolata fuori,riuscendo miracolosamente a infilarcene la maggior parte prima che le due borse lacere non diedero segno di cedimento: allora fu costretta a portare con la magia gli oggetti rimanenti, ma di lasciare la Pergamena all’aria aperta e senza protezioni non se ne parlava proprio.
-Puoi portarla tu?- mi chiese, passandomela con cura reverenziale:- Fai attenzione eh.-
-Tranquilla.-
-Non farla cadere-
-No no.-
-Non sgualcirla!-
-Non potrei mai!-
-E se-
-Twilight, maneggio libri e volumi da quando ero bambina, so come vanno trattati!-
-Si si, hai ragione, scusa…-
….
-Ma se per caso…-
E con questo allegro sottofondo, ci apprestammo a tornare indietro.


Il viaggio di ritorno fu più o meno simile a quello dell’andata: fango, mostri da evitare, e soprattutto tante zanzare.
Stavo cominciando a rilassarmi sul serio, dimenticandomi di una delle poche leggi non scritte, ovvero:” Non pensare -o povero personaggio- che i tuoi guai siano finiti, perché se c’è un momento di calma, probabilmente seguirà un disastro più grande del precedente.”
Infatti, dopo quando ormai ci sembrava di essere arrivate alla fine della foresta, sentimmo un ringhio.
Lanciammo un’occhiata preoccupata al fiume che ci scorreva accanto: l’acqua aveva cominciato a ribollire in più punti, e cinque figure, cinque Nix, stavano sorgendo da essa.

E’ bello vedere come gli amici, in situazioni del genere, si capiscano al volo: io e Twilight non ci guardammo nemmeno, ci voltammo all’unisono e scappammo a gambe levate.
Saltammo radici, schivammo rami bassi, zigzagammo tra alberi e pietre, ma niente da fare, quei cinque continuavano a starci alle calcagna.
-Maty!- gridò Twilight
“No, ti prego non dirlo”
-Ho un piano!-
“No, non dirlo…Si comincia sempre così e poi finisce con un gran casino…”
-Separiamoci!-
“No!…Andiamo, anche lei ha letto centinaia di libri e dovrebbe sapere che la seconda delle più grandi leggi non scritte afferma che se due o più persone si separano per sfuggire agli inseguitori pensando di dividerli e di poterli affrontare meglio, le suddette persone andranno incontro a un fallimento garantito. Senza contare che loro sono in cinque, quindi anche se si dividessero sarebbero comunque in superiorità numerica…”
Ripensandoci, avrei dovuto dirlo invece di pensarlo solamente, mi sarei risparmiata diversi problemi.
Ad esempio: Twilight non avrebbe preso il mio silenzio per un consenso, e non si sarebbe lanciata galoppando verso dei cespugli, lasciandomi a correre da sola.
Il piano non funzionò. “Che sorpresa.”
Tutti e cinque i Nix seguirono me. “Non me lo sarei mai aspettato.”
E la sfortuna continuava a perseguitarmi: per cercare di seminarli, corsi versore rovine del Vecchio Castello, con l’intenzione di nascondermi lì dentro, ma mi mancò la terra sotto i piedi. Letteralmente.
Il terreno sotto di me crollo all’improvviso con un rombo, e precipitai, atterrando su un cumulo di terra. Niente di rotto.
Stavo per alzarmi quando sentii lo scalpiccio degli zoccoli dei destrieri d’acqua avvicinarsi: mi immobilizzai immediatamente. Schiacciata con il volto a terra li senti rallentare, poco sopra di me. Trattenni il fiato.
Non si accorsero di me, e li sentii allontanarsi, incerti.
“Salva! Per adesso, non si può mai sapere”
Aspettai che il rumore sparisse completamente, poi mi alzai da terra, sbuffando e togliendomi il terriccio dai vestiti e dal viso.
Mi guardai intorno: nella penombra si intravedevano immense colonne, che sorreggevano il soffitto; alcune erano crollate e giacevano sul terreno, bianche come ossa. C’erano altre rovine: statue di pony ormai irriconoscibili erano riverse al suolo, panche di legno marcio erano seminate in giro e sbucavano semisepolte dalla terra caduta. Sulle pareti si scorgevano delle nicchie piene, ma non riusciva a capire di cosa. Di fronte a me, un altare, che doveva essere stato bianco, con fregi dorati, ma che il tempo aveva reso grigio per la polvere e le ragnatele.
Doveva essere una vecchia chiesa o una cripta del castello.
Il posto, seppur macabro, aveva un grande fascino, ma c’era qualcosa, un brivido lungo la schiena, che mi rendeva nervosa, come se qualcuno mi stesse osservando.
Notai che la Pergamena era scivolata dalla tasca poco lontano da me.
“…Se Twilight lo scopre mi ammazza”
La recuperai velocemente: fu allora che vidi l’Ombra muoversi.
Nessun pony, solo un’ombra nera come inchiostro , con due enormi occhi bianchi fissi sulla Pergamena.
Feci un passo indietro istintivamente: “…magari non è ostile…”
Come se mi avesse letto nel pensiero, l’Ombra si esibì in un inquietante sorriso che prendeva tutto il suo muso.
“…devo assolutamente smettere di fare pensieri del genere”
Scivolò sulle pareti fino alle nicchie, e si tuffò nell’ombra di una di esse: si sentì uno scricchiolio, e dal buio si accesero due occhi, bianchi come quelli dell’Ombra.
Quando vidi lo scheletro, coperto di pochi stracci grigi e stopposi, che digrignava i denti gialli e consumati, non mi stupii più di tanto; ormai mi aspettavo sempre il peggio.
Solo che il peggio non era finito: dall’ombra del non-morto si staccò quella dell’essere che gli aveva dato vita: lo scheletro rimase in piedi, e quella si diresse verso le altre nicchie.
In pochi secondi mi ritrovai circondata da cinque scheletri, tutti armati con le spade che si erano portati nella tomba.
Estrassi la mia spada: almeno quei nemici si potevano colpire, anche se non ero sicura che potessero subire danni permanenti.
Il più imponente attaccò per primo: doveva essere il capo, ma era lento,e chiavi il suo colpo con facilità, per poi colpirlo e staccargli la testa, che rotolò via; ma lo scheletro non crollò, barcollò appena cercando di riprendersela. La calciai il più lontano possibile e quello le corse dietro.
Altri due si fecero avanti, uno davanti uno alle mie spalle: colpii il primo con un fendente, poi mi girai e con l’elsa scheggiai la mascella all’altro: il primo indietreggiò appena e tornò ad attaccare, il secondo scosse la testa un po' intontito.
Arrivarono gli altri: spezzai le zampe a uno; quello si rialzò traballante, ma i suoi attacchi non potevano competere con i miei. Purtroppo, potevano contare sul fattore della superiorità numerica: cercarono di colpirmi con le spade, ma saltai indietro, e loro si scontrarono con un tonfo degno di un film comico, peccato non ci fosse tanto da ridere.
Colpii con un calcio quello con le zampe rotte e lo spedii addosso a SenzaTesta, che nel frattempo aveva recuperato, mandandoli entrambi a sbattere contro un muro e riducendoli ad un mucchietto d’ossa.
Gli altri tre sembravano più titubanti: Ceffo numero uno attaccò, Due e Tre restarono indietro: lo disarmai e lo mandai ad aggiungersi agli altri due distrutti.
Corsi verso i rimanenti scheletri e ripetei la stessa operazione, aggiungendo altre belle ossa al mucchio.
Pensate che sia finita così? Ah!  Magari.…
L’Ombra fece un gesto con la testa. Le ossa di tutti, tutti gli scheletri cominciarono a tremare e ricomporsi; si misero faticosamente in piedi, e poi tornarono ad avanzare verso di me, se possibile più minacciosi di prima.
Attaccarono. Tutti insieme. Indietreggiai e finii addosso ad una delle colonne pericolanti: un po’ di terra cadde dal soffitto.
Mi venne un’idea: stupida, potenzialmente pericolosa, ma pur sempre un’idea.
Gli scheletri mi caricarono tutti insieme: aspettai l’ultimo momento, poi mi scansai saltando sopra il primo e atterrando con una capriola alle loro spalle. Andarono a scontrarsi con la colonna, che cedette; cederono pezzi di terra e intonaco, ma non abbastanza.
Una, due, tre colonne. Fatte cadere tutte e tre dai colpi degli scheletri, che non si fermavano davanti a niente e si rialzavano nonostante le ossa ammaccate. La terra pioveva dal soffitto.
E, quando ormai mancava una sola colonna, la fortuna decise che ne aveva abbastanza di me, e mi abbandonò: l’ultima colonna non si decideva a cadere.
Aveva ricevuto ben quattro colpi dagli scheletri, ma le crepe che la percorrevano non superavano lo spessore di un capello.
Forse mi fermai un po' troppo ad osservarla: uno degli scheletri approfittò della mia distrazione per impennarsi e darmi un calcio ben piazzato sulla schiena.
Andai a schiantarmi dolorosamente contro la colonna, aumentando sensibilmente le crepe ma ricevendo in cambio qualche probabile osso rotto.
Scivolai a  terra.  
Il Pony delle Ombre avanzò: man mano che si avvicinava diventava sempre più reale, più solido; quando arrivò davanti a me aveva preso consistenza, fino ad assomigliare in tutto e per tutto ad un pony in carne e ossa, ad eccezione dell’assenza di colore.
Mise gli zoccoli sulla mia ombra: non riuscivo più a muovermi, tutti i muscoli erano bloccati, a stento potevo respirare.
Quello si avvicinò ancora, cercando con gli occhi la Pergamena che avevo rimesso in tasca. Quando la vide il sorriso onnipresente sul suo muso si fece s possibile ancora più ampio.
“Maledizione, e adesso che faccio?! Non riesco a muovermi, ma non posso fargli prendere quello che vuole!”
Poi, mi resi conto di un piccolo, insignificante dettaglio di cui mi ero completamente dimenticata:”…ma, posso usare la magia!”
Purtroppo non potevo picchiare la testa, ma mi maledissi in almeno dieci lingue diverse.
Naturalmente c’era la possibilità che la magia non funzionasse, visto che non avevo mai provato ad votarla senza almeno sfiorare il ciondolo ma….c’è sempre una prima volta, no?
Attinsi alla mia paura, a tutta la mia rabbia e impotenza di fronte a quell’essere che voleva portarmi via ciò per cui avevo tanto lottato.
Il ciondolo si riscaldò attorno al mio collo, sentivo il sangue ribollire.
Serrai gli occhi, sperando con tutta me stessa: la roccia si sollevò da terra, con una lentezza esasperante; la scagliai con tutta la forza contro la colonna, poco sopra la mia testa: la sentii frantumarsi assieme alla colonna, e prima che un mare di terra crollasse addosso a me e agli scheletri riuscii a vedere l’espressione di odio sul muso del Pony delle Ombre…


-Maty?- Twilight trottava preoccupata guardandosi attorno, alla ricerca della ragazza, ed era arrivata nei pressi dell’Antico Castello, ormai.
-Maty, mi senti?-
Poi, siccome nessuno rispondeva e lei cominciava ad essere in ansia, e, come tutti sappiamo, quando si agita Twilight tende a parlare a raffica anche da sola, la pony si mise a borbottare,immaginando tutti i possibili scenari in cui Maty poteva essere finita.
-L’avranno presa i Guardiani? O Celestia, speriamo di no. E se invece si fosse nascosta? Magari è riuscita a seminarli ed è finita troppo lontano perché possa sentirmi….Ma se l’avessero presa e congelata? Sarebbe da sola, e non potrebbe chiedermi aiuto…accidenti, è stata colpa mia, io ho proposto di separarci!-
Presa com’era dai suoi pensieri, non si accorse della frana fino a che non ci cadde sopra.
-Cosa..?-
La terra era crollata su se stessa, lasciando intravedere alcune colonne spezzate e qualche altro marmo bianco.
-…e questo cos’è? - Si sollevò con cautela, cercando di non provocare altri crolli, e sobbalzò quando sentì un po’ di terra muoversi a qualche metro da lei.
“…..Uno zombie!! No, aspetta Twilight, lo sanno tutti che gli zombi non esistono!”
La terra però continuò a sollevarsi, avvolta da una magia sconosciuta, fino ad essere sbalzata di lato.
Una massa di capelli spettinati e ricoperti di terra fece capolino,  accompagnata da fragorosi colpi di tosse e accidenti vari che forse è meglio non riportare.
-….Maty?-
La ragazza voltò la testa e fu investita dalla pony, che le era volata incontro per abbracciarla.
-…Twilight?-
-Ahhhhh stai bene! Che sollievo! Cosa ci facevi lì sotto?-
Liberatasi dall’abbraccio-tenaglia, Maty si alzò:-Uhm….è una lunga storia….Che ne dici invece se ce ne andiamo da qui?- “Il più velocemente possibile?”
-D’accordo!-

-Maty? Hai sempre la Pergamena, vero?-
Resistetti all’impulso di agitarla in aria ed urlare che, si, l’avevo ancora, e non si era nemmeno sgualcita; mi limitai a mostrarla a Twilight, che annuì soddisfatta.
-Bene. Torniamo a casa!-


Inutile descrivere il viaggio di ritorno: per fortuna ci fu risparmiato qualche altro guaio.
Appena arrivate Twilight si chiuse nella sua stanza, e non uscì per tre giorni di fila, durante i quali si sentirono diverse esplosioni provenire dal Castello.
Quando finalmente si fece vedere, aveva un paio di occhiaie spaventose, ma un sorriso che andava da un orecchio all’altro: era riuscita a combinare la sua magia con le rune, con risultati eccellenti ,a suo dire, che aveva subito inviato a Princess Clelestia.
Disse che me li avrebbe insegnati, non appena le fosse arrivata una risposta.
Sembrava tutto tranquillo, ma c’era qualcosa che mi tormentava: il Pony delle Ombre.
Non sapevo che fine avesse fatto. Certo, la mia speranza era che fosse rimasto sepolto sotto le macerie…ma qualcosa mi diceva che non era andata così.
A volte, la notte, mi capita di svegliarmi e di vedere, in un angolo della stanza, un’ombra muoversi, e un paio di brillanti occhi che mi osservano….ma è solo un attimo, prima che tutto torni normale...

 


Angolo dell'autrice!
Salve! 
Ehm...volevo dire che questa One Shot è nata per permettere a Lelq di ammettere ai suoi Bad End Friends anche il mio personaggio...spero vada bene!
Detto questo, saluti a tutti, spero vi sia piaciuta!

 

 

 

 

 

 

   
 
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