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Autore: LeAmantiDiBillKaulitz    06/02/2017    0 recensioni
Prendete Chelsea e Alexandria, due migliori amiche particolarmente male assortite: una, rumorosa, casinista, molto oca e morbosamente ossessionata dal cinema, l'altra acida, nervosa, arrabbiata e decisamente pronta a picchiare tutti. Poi aggiungete Bill, antipatico, isterico, viziato ma terribilmente sexy. Mescolate con un'intervista ai Tokio Hotel per il giornalino universitario, con un Tom molto scemo, un Georg molto martire e un Gustav molto affamato. Il piatto è pronto: tra gaffes, incomprensioni, tacchi alti, litigi e romanticismo-fai-da-te, riusciranno le due ragazze a conquistare l'algido cuore del cantante?
Genere: Comico, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, FemSlash | Personaggi: Bill Kaulitz, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Threesome, Triangolo
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Quando ci svegliamo devono essere più o meno le otto di mattina. Voglio dire, non sono mai stata un genio a indovinare l’ora dalla posizione del sole e cose del genere, ci ho messo quindici anni a trovare la Stella Polare, e ancora non ci credo che le stelle rosse sono fredde e quelle blu sono calde, ho sempre odiato le trasmissioni meteo, perché che cavolo se deve piovere pioverà e tu non sei nessuno per dire che domani alle sette ci saranno diciannove gradi a Berlino.
 Mentre sono qui a discutere con me stessa sull’astronomia; Chess sta iniziando ad agitarsi, come ogni santa mattina. Solo che mentre a casa puoi tranquillamente svegliarti scalciando e biascicando cose su Woody Allen e Jhonny Depp, perché al massimo ti arriverà una scarpa per svegliarti definitivamente e farti smettere, mentre sui divani nelle soffitte delle case degli altri anche no.
-Spiegelmann, piantala, non ce ne frega niente della trama di Chocolat- bofonchio, tirandole un tubo rosa spelacchiato, deve essere la piccola vittima delle unghie di Bill di ieri sera.
-Argh! Che succede?! Vianne? Cioccolata?- salta su lei.
-Mmmmgh- si lamenta Bill, riemergendo dal mondo degli ornitorinchi fucsia e delle giraffe con gli orecchini di Just Cavalli. –Che succede?- chiede, stropicciandosi un occhio, che nonostante abbia passato una notte mal stravaccato, non struccato e senza maschera al fango di palude e cetrioli continua ad avere un aspetto troppo meraviglioso per appartenere al genere umano.
-Bill?- fa Chelsea, dopo essersi ripresa dal traumatico risveglio.
-Eh? Sì?
-Sembri un piccolo panda, sai?
Lui ci fissa a metà fra il “ma che cazzo sta dicendo?” e il “ma quanto parli?”, mentre io mi sbatto una mano sulla fronte. Giuro che con il prossimo stipendio che prendo dal bar scrauso dove ogni tanto vado a spinare birre per sbarcare il lunario ti regalo un bel piercing, doppio, alle labbra, così magari tieni chiusa la bocca.
-Niente, ti prego, lasciala perdere- mormoro disperata.
-Perché dovrei sembrare un panda?
-Perché … hai tutto il trucco sbavato. Però non è brutto, cioè, è sbavato ma è bello! Sembra fatto apposta, insomma, sembri un panda! Hai capito, vero? … - continua lei interdetta. Perché Chelsea ha la fortuna di non appartenere al gruppo di persone che la mattina sono troppo rincoglionite per fare qualsiasi cosa, come appunto parlare a vanvera, che richieda un eccessivo sforzo muscolare e cerebrale. Quindi inizia a rompere le palle già da appena svegliata.
-Mi stai dicendo che sono carino anche così?- chiede, incerto. Ma perché le persone non mi calcolano minimamente quando serve? …
-Sìììììììììì…- biascica Chess, mentre le palpebre le ricadono pericolosamente sopra le iridi viola.
-Oh, grazie allora. Penso che lo prenderò come un complimento…- mormora Bill, mentre lei mi ricade, per l’appunto, addosso come un sacco di patate ronfando. –Ma è così tutte le mattine?
-Uhm … sì- rispondo. “Nel caso volessi tenerci per sempre a casa tua?” penso, ma evito di dare voce alla mia mente ritardata della prima mattina.
-Ah.
Rimaniamo per un po’ lì, a guardare per terra mentre cerchiamo di non riaddormentarci, senza dire niente e senza pensare niente. Per quel che ne so io potrebbe essere un sogno e potremmo star ancora dormendo. Vi capita mai? A me un sacco di volte. Mi sveglio, poi mi alzo, mi vesto e faccio colazione, e quando esco di casa e vengo investita dalla pioggia fredda … mi accorgo di essere ancora nel mio letto, in ritardo per i corsi, con Chelsea che mi butta addosso secchiate d’acqua gelata urlando nel tentativo di svegliarmi.
A tirarci fuori dal nostro oblio mattutino è la voce di Tom, che ci urla di svegliarci.
-E’ arrivato il fabbro!... ringraziate il cielo che era aperto la domenica mattina, altrimenti restavate tutti e tre là dentro!
-Oppure buttavamo giù la porta- borbotta la voce di Georg. Mi verrebbe voglia di uscire e stringere la mano a quel sant’uomo, questo sì che si chiama ragionare. Buttare giù le porte.
-Stai zitto Listing! Le MIE bellissime porte laccate bianche NON si toccano!- strilla Bill, svegliandosi completamente; per poi balzare giù dal divano –facendo saltare qualche decina di molle che per poco non mi trafiggono un occhio- e barcollare fino alla porta.
-Uh? Conte? Conte De Reynaud siete voi?- farfuglia Chess, ricominciando a scalciare con le sue gambe lentigginose.
Le tiro un poderoso ceffone, poi un altro e sembra ridestarsi.
-Mi sono riaddormentata?- chiede, innocentemente, strofinandosi un occhio e tirando uno sbadiglio.
-Eh, ma và- rispondo io, tentando di togliermela di dosso.
-Che cosa fai? …
-Cerco di spostarti, visto che mi stai schiacciando!
-Oooh. Scusa- dice, tornando ad appoggiare la testa piena di rasta sul mio davanzale, come se fosse un cuscino.
-CAZZO, CHELSEA, TOGLITI!- barrisco in preda ai nervi. –Ma quanto cazzo mangi? Pesi più tu di quindici ippopotami con la pancia piena di sassi- mi lamento, mentre cerco di spostarmi da sotto la sua massa corporale. Se non funziona in un modo, andrà nell’altro.
-Sei tu che hai i muscoli flaccidi, Alex- dice, assumendo un piglio presuntuoso. –Se continui a fare la nerd davanti ai manga e l’unico movimento che fai sono le occasionali risse da bar, è ovvio che poi tutto sembra pesante.
-Perché, sentiamo, tu non passi i tuoi giorni davanti ai film, a mangiare popcorn scaduti con il burro fuso, eh?- commento, più verso me stessa che verso di lei, mentre striscio appendendomi ad un attaccapanni lì vicino, nel tentativo di liberare le mie povere gambe.
Al che il genio-Spiegelmann decide di alzare il suo nobile deretano e liberarmi dal “peso dell’amicizia” che stava frantumando il mio femore, e dirigersi trotterellando verso Bill, che nel frattempo ha continuato a chiedere ai ragazzi dall’altra parte della porta a che punto erano col liberare la serratura.
No, non ho sbagliato io: glielo sta proprio chiedendo. Chiedendo, con la vocina flebile e lagnosa, senza strillare, porconare e insultare Tom. Quasi gentilmente, come se a questo punto gli importasse solo di uscire da questa benedetta soffitta e il dimostrare la sua superiorità rispetto ai semplici esseri umani sia un’attività passata in secondo piano.
Mi alzo anche io, ma non mi avvicino troppo, mi basta sentire come sono messi con questa porta.
-Ecco, forse ci siamo riusciti- sentiamo la voce del fabbro che ci rassicura dall’altra parte. Poi risuona un sordo croc, e la porta si apre da sola, rivelandoci finalmente il corridoio bianco e le facce dei nostri tre amici –più il fabbro- che ci fissano come si guardano gli astronauti tornati da un viaggio lungo mesi verso alla scoperta della superficie lunare.
-Tutto ok?-  chiede Georg, con un sorriso divertito.
Nessuno risponde, usciamo come lugubri fantasmi della soffitta, spuntati dai quadri polverosi e dai possedimenti dei vecchi parenti morti.
-Avete fame?- viene fuori poi Gustav, brandendo quattro ciambelle grandi come il mio girovita.
E manco a dirlo, ci fiondiamo tutti e tre sul batterista, senza nessuna pietà per lui e i suoi poveri occhiali, e in meno di qualche nanosecondo ci siamo già fatti fuori tre ciambelle, e stiamo litigando come iene mestruate per la quarta.
-Ok, ok, calmi … questa è per me- interviene Tom, strappandoci la ciambella in questione e lasciandoci con un palmo di naso e l’espressione vuota di chi ha perduto ogni cosa che desse senso alla propria vita.
-Ma…- si lamenta Gustav, che è rimasto semidisteso sulla moquette candida, tremante e terrorizzato dalla nostra aggressione; mentre il chitarrista divora senza pietà l’ultimo boccone di dolce di fronte ai suoi occhi golosi. –Era per me a dire il vero.
-Hai detto bene: ERA!- si lecca i baffi e sfrega le mani, per poi tirare su poco delicatamente il fratello e invitandoci a scendere le scale. –Giù in cucina dovrebbe esserci qualcos’altro da mangiare. Adesso muovetevi.
Vorremmo fiondarci giù in cucina, ma appena facciamo un passo troppo lungo rotoliamo tutti e tre per terra, quindi siamo costretti ad andare piano e sostenerci a vicenda in una specie di parodia a tre di due Stanlio e Ollio che ballonzolano per le strade trascinando la loro stanchezza e le loro lamentele condivise fino all’agoniata cucina.
Gustav ci segue a ruota e Tom si accoda, mentre Georg è l’unico abbastanza umano da pagare il fabbro, che nel frattempo era rimasto a guardarci scandalizzato chiedendosi in che razza di casa dei matti fosse finito; ringraziarlo e indicargli la strada più  breve per uscire senza incrociarci per i corridoi.
#
-Dove sono i nostri vestiti?
Ci siamo appena alzate da tavola. È stato il pasto più silenzioso della nostra vita. Sia io, che –stranamente- Chess e Bill eravamo chini sui nostri cappuccini, a intingere biscotti a raffica e cercare di non addormentarci con il naso nel caffè; con Tom e Georg che cercavano di intrattenere un minimo di conversazione, facendo domande senza senso a cui rispondevamo con “mh”, “mh-m” e “no”.
Alla fine, dopo il terzo “mh” i due si sono scambiati uno sguardo scuotendo la testa e si sono arresi, tornando ai loro caffè a testa bassa. Gustav era l’unico che non creava problemi a nessuno: aveva un sacchetto di brioches calde e ciò sembrava bastargli.
Ma torniamo a noi, che come ho detto, ci siamo appena alzate da tavola e indossiamo ancora le magliette-vestiti di Tom. Miseria, ci potrei andare ad un matrimonio con questa roba, anzi sarei anche fin troppo coperta.
-Credo che siano rimasti in bagno- fa Tom.
-Ho detto ad Amelia di appenderli in lavanderia- miagola Bill, alzando appena la testa.
-Ah- mugugna il chitarrista. Non si capisce se la smorfia sulla sua faccia sia dovuta al fatto che Bill si sia preoccupato delle cose di qualcun altro o al suo tono di voce, da cui è misteriosamente sparito il disgusto e l’altezzosità che erano soliti quando eravamo noi i soggetti della conversazione. Vabbé, Disgusto e Altezzosità c’erano in ogni caso, anche se non c’eravamo noi di mezzo, ma qualcuno deve averli seriamente rapiti e rimpiazzati con Preoccupazione e un vago presentimento di Gentilezza. Ma forse sono solo le mie seghe mentali. O le seghe mentali di Tom.
Veniamo accompagnate in lavanderia dal Tom più muto e pensieroso di tutti i tempi, che poi ci lascia lì a cambiarci, perché in fondo così porcello non è. Oh, mio Dio, sergente Herder sei scandalizzante. Un pensiero gentile su qualcuno che hai picchiato solo due giorni fa. Nonononono, non si sgarra così, torna alla tua posizione e stai buona buona, muta e incazzata.
-Mi dai una mano?
Mi ci vuole qualche attimo per capire da dove arrivava la vocetta, e dopo aver fatto con lo sguardo tutto il giro panoramico della stanza mi accorgo di una piccola rasta con la testa bloccata all’interno della magliettona.
-Come cavolo hai fatto?- le chiedo sbuffando e cercando di staccare quest’affare dai rasta rosa, che sembrano essersi affezionati ad un’etichetta dietro al … come si chiama? Buco per il collo? …
-Cerca solo di tirarmi fuori ed evita le domande di prima mattina- la stacco con un ultimo strattone parecchio potente e piombo col sedere su un cumulo di pantaloni e calzini –che schifo- poco profumati: cos’è sta storia? … cominciamo con il fatto che sono le nove passate e non è prima mattina, per poi dire che comunque sono io quella che di mattina è peggio di un porcospino in menopausa, e per finire che, diamine, l’acidità è una MIA esclusiva, qua! …
Miss Niente Domande Di Prima Mattina non si volta nemmeno a ringraziare/chiedere scusa. Anzi, mi dà pure le spalle, la piccola zoccola. Mi trattengo dal tirarle una bottiglia di detersivo solo perché è troppo lontana dalla mia portata, ma resto comunque a fissarla con odio intenso e bocca spalancata, scaricando tutta l’artiglieria pesante sulle sue chiappe avvolte nelle mutande nere a teschi che le ho regalato qualche Natale fa assieme ad un reggiseno coordinato che però è caduto vittima del suo davanzale troppo abbondante non molto tempo fa. Non ho più avuto sue notizie da allora. Soldato, riposa in pace.
-Beh? Pensi di restare lì ancora per molto?- mi chiede dopo un po’, cercando di tirare su la cerniera del top, che ovviamente non si chiuderà mai se non vado a darle una mano.
-Sì, se non mi dici qual è il problema- la minaccio, giuro che ti farò andare a casa con la canottiera aperta.
-Ugh- sbuffa, lasciando perdere la cerniera e abbandonandosi su una pila di ... calze?, di dubbia provenienza. –Il fatto è che non ho guardato nemmeno mezza pellicola stanotte.
Oh, Stalin. Non ci posso credere. Vorrei veramente tirarle il flacone di detersivo a questo punto.
-Scherzi vero?- chiedo, scettica.
-Giuro che ho dormito malissimo, e ho pure fatto gli incubi! C’era Spielberg che non faceva altro che sbacchettarmi le mani ripetendo che avevo mancato alla mia fede di cinefila, e poi arrivava Grace Kelly e mi guardava schifata, scuotendo la testa e allontanandosi senza nemmeno concedermi un autografo!- inizia a piagnucolare.
-Chess, Grace Kelly è morta prima che tu nascessi!- ringhio esasperata.
-Ma … ti rendi conto che non ho nemmeno potuto vedere il proiettore originale del 1946 di Tom? Te ne rendi conto?! …- e continua! … non ci posso credere. Siamo qui per una missione più che speciale e peggio che impossibile, abbiamo appena sconvolto le posizioni dei battaglioni sul campo con una mossa nemmeno prevista; potremmo aver cambiato totalmente le sorti della battaglia e lei, lei pensai ai film! E sogna Grace Kelly che … aaargh, ma io non so più cosa fare con te.
Mi accorgo che devo aver pensato a voce alta quando sento le lamentele zittirsi e vedo la rasta che mi fissa preoccupata.
-Da quando parli da sola, Alex?- mi chiede, cauta.
Io boccheggio per un attimo, poi cerco di sembrare il più sicura possibile quando dico che … -Lascia perdere e passami il mio vestito- tutto questo casino mi sta veramente mandando in palla.
-Ma devi aiutarmi a chiudere la cerniera del top!- torna a lagnarsi, e a questo punto capisco che è tutto a posto.
-Aspetti!- taglio corto, mentre mi infilo nel coso strettissimo che per qualche malaugurata idea ho deciso di indossare ieri sera.
#
-Allora … quando possiamo sperare di rivedervi?- chiede speranzoso Tom.
-Quando volete voi! Sapete che noi siamo sempre nel nostro appartamentino nella meravigliosa periferia di Magdeburgo- risponde Chess con un sorriso a trentaquattro denti, rifilandomi una gomitata nelle costole quando sto per ribattere che no, non siamo sempre libere; avremmo i corsi, qualche turno di lavoro, il venerdì sera i bambini della vicina e il martedì siamo a casa di Perry con gli amici nerd per la maratona settimanale di Halo 4. Giuro che questa dopo ti torna.
-Allora non c’è nessun problema. Credo che ci faremo sentire presto- conclude Georg con un sorriso.
-Mercoledì siamo in qualche programma tv, se nel frattempo mi manchiamo e vi va di vederci- aggiunge Gus, che sta masticando un krapfen. Credo che sarà un ottimo cognato, un giorno.
-Allora … beh, noi ce ne andiamo- taglio corto, trascinando via Chess che vorrebbe rimanere per sempre ferma sulla soglia a fissare Bill che guarda per terra sconsolato, stringendosi la vestaglia rosa piumata addosso, in un quadretto che dà una magnifica impressione di tenerezza da cui sicuramente non si staccherebbe per nessun motivo al mondo. Ma siccome inizia ad essere inquietante, meglio che la tiri via.
A dire il vero vorrei unirmi al quadretto, e rimanere lì a fare la sogliola lessa impiantata davanti alla porta, come in una pessima reinterpretazione di Romeo e Giulietta, in cui il vero Romeo è morto in battaglia e i poveri Benvolio e Mercutio sono rimasti soli ad ammirare la sua legittima Giulietta, sapendo che non l’avranno mai perché è troppo in alto per loro ma allo stesso tempo stringendosi a lei per condividere il dolore della perdita di un amico che più che altro invidiavano. Però rischiano di essere spediti via a pedate nel sedere se restano a fissare Giulietta con la bava alla bocca e due facce da stupratori accaniti ancora un po’, perciò a malavoglia ricambio il saluto con la mano di Tom e mi avvio verso il nostro malandato destriero verde mela, parcheggiato vicino all’Audi nera.
-Hai notato che sguardo triste aveva?- domanda –leggesi: urla- Chess. Le rispondo con un sonoro scappellotto sulla nuca, intimandole di parlare piano, visto che sono a tre metri da noi e in quanto musicisti ci sentono benissimo.
-Certo che l’ho notato- rispondo, quando siamo abbastanza lontane.
-Secondo te è ancora per la storia del suo ragazzo?
Mi piazzo sul sellino della Vespa, e le porgo il casco. –Perché gliel’abbiamo ricordato? …nah. Non credo- rispondo, allacciando il cinturino sotto il mento.
-E allora?...-fa lei, posando il delicato deretano sul Mio Motorino, e facendolo sobbalzare con il suo dolce peso.
-E allora non so cosa stia pensando. Purtroppo non posso essere dentro la sua testa- mugugno con un pizzico –leggesi: valanga- di tristezza, mettendo in moto e sgommando via da questo vialetto selciato fin troppo perfetto e ordinato.
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-AAAAHHHH! DIVANO, AMORE MIO- ulula Chess buttandocisi sopra a peso morto. A naso tra poco inizierà ad amoreggiare con uno dei cuscini e si alzerà solo per chiedere cibo alla sottoscritta.
-Negativo, tesoro- latro io, facendo la mia entrata trionfale nel nostro appartamento di bassa classe sociale e tirandola su per i rasta. –Prima ti infili in doccia, e dopo FORSE puoi strusciarti sui cuscini puliti- le urlo in un orecchio, marcando bene la parola “puliti”. Li ho lavati due settimane fa, che per i nostri standard è tanto.
-Ma ho sonno, e bisogno di film.
-Non mi interessa, puzzi.
A questo punto si arrende e sia avvia mogia mogia verso il bagno,togliendosi gli stivali e mollandoli in mezzo alla zona giorno lungo la strada. Così io mi posso spaparanzare sul divano, imbracciando il Puro Splendore, nonché Meraviglia Divina, Dono del Cielo e Magnificenza Musicale; ovvero B… ehm, la mia chitarra.
Inizio a strimpellare qualche motivetto di cui non mi sovviene il nome sentito in qualche locale per poveri punk senza speranza, così tranquillamente e senza amplificatore, quanto il mio momento di relax viene bruscamente interrotto da uno strillo selvaggio proveniente dal bagno.
Scatto in piedi e per poco non faccio cadere a terra Splendore Divino, e nello stesso momento la testa rosa di Chelsea spunta dalla porta del bagno, e lei si avvia a passo di carica verso di me, tenendosi l’asciugamano con una mano e stringendo nell’altra qualcosa di non identificato.
-Cos’è?- chiedo allarmata.
-Era nella tasca degli shorts- risponde lei senza fiato.
-Tenente Spiegelmann, ho chiesto cos’è non dove l’hai trovato- abbaio io, strappandoglielo dalla mano tremante. Mi rendo conto che è un biglietto, piccolo e ritagliato in una carta leggera e color azzurrino. Cala un silenzio di tomba, mentre cerco di leggere qualcosa di quello che c’è scritto sopra, con Chess che mi inchioda con i suoi occhioni viola accesi di trepidazione, magari lei ha già letto e aspetta la mia reazione. Che non tarda ad arrivare.
-Mi stai dicendo che ci vuole vedere?- chiedo, senza un fondo di scetticismo nella voce.
Chess annuisce più che convinta. Secondo me ci stiamo facendo qualche illusione di troppo, magari l’ha scritto la cameriera, Amelia, quella che non raccoglie i calzini e si fa scopare da Tom, per farci uno scherzo di cattivo gusto. Ma mi rendo conto che la mia teoria non regge, perché –sebbene non abbia mai visto la sua grafia- le linee eleganti delle lettere scritte a stilografica su questa filigrana per borghesi di alto rango non può essere opera di una cameriera dispettosa.
Domani. Ore 18:30. Herrenkrug Park. Puntuali.     Bill

***
HEHEYYYYYYY GREAT PEOPLEEEEEEEEEEE BD here we are with a nuovo capitoloo! We hope that the story is piacendo to you. *viva la Regina, il tea e i denti gialli* Questa cosa del biglietto è un po' inquietante, ehh?? Ma d'altronde, chi deve essere inquietante se non Bill-il-Porcospino-Meraviglioso? Così inquietantemente sexy. OOK, OOK, qui stiamo fuorviando... ci(?) raccomando, lasciate tanti bei messaggini e leggete tanti bei libri :))
Baci al pandoro avanzato :*** The Two Of Us -*^*-
   
 
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