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Autore: cosmopolitans xo    02/06/2009    4 recensioni
Lei non riusciva mai a dirgli quelle tre parole, ed anche nella sua ora finale lei sperava che magari la parola 'idem' sarebbe stata abbastanza.
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Idem

Idem

 

Genere: oneshot

 

A/N: è solo uno sbocco che ho usato per incanalare della scrittura fluente. Potete decidere chi sono i personaggi. –love- Desireé

 

 

E lì lui giaceva

 

tra il purgatorio e il tormento che ha tollerato per tanti mesi recenti,

 

annegando lentamente nella pietà che gli è stata imposta

 

E lì stava lei

 

con capelli come la notte e mani come la terra e occhi come l’oceano,

 

tremando incontrollabilmente quando realizzava che le quelle ore erano limitate

 

Il dottore è un uomo alto, non ha più di quarant’anni, con qualche piega nel volto come un vecchio pezzo di pelle. “Mi scusi,” borbotta in tono professionale. La ragazza che ha apostrofato gli rivolge un cenno artificialmente riconoscente, mentre in realtà le piacerebbe molto di più spingerlo giù da una rampa di scale e guardarlo schiantarsi sul secondo pianerottolo. Illusione, dice silenziosamente.

 

Ogni stanza come questa

 

essendo l’habitat di un paziente molto vicino al nulla,

 

normalmente avrebbe palloncini e fiori e bigliettini di pronta guarigione

 

Ma questa particolare stanza

 

essendo l’habitat di un paziente che era nulla

 

aveva soltanto la fragile piccola nozione di una ragazza che lui desiderava avrebbe potuto amare per sempre.

 

Lui è perfettamente sveglio, totalmente consapevole, completamente pronto. Lei si inginocchia accanto al letto, che non ha la flebo attaccata, nessun monitor che fa bip, nessun disturbo alla pace. È grata. Forse il dottore era un totale somaro, ma le infermiere dell’ospedale sapevano quando smettere di fingere che avrebbero potuto essere d’aiuto.

 

Molte ore furono passate

 

provando e fallendo e poi di nuovo,

 

per trovare un modo per salvare questa vita e risparmiare il pensiero della perdita

 

Poche ore furono passate

 

dopo aver provato e aver fallito e poi di nuovo,

 

per accettare la verità per quella che era e solo essere felici che non si fosse ancora conclusa

 

“Hai un aspetto terribile.” ride rauco lui. La sua gola non è dolorante, o irritata, o gonfia con infezione. Il motivo della sua voce raspa è, infatti, il suo tentativo di non piangere davanti a lei.

 

“Grazie.” replica lei in tono sarcastico. Lo fa sorridere e lei sente un piccolo moto di realizzazione dentro di sé. Gli ultimi respiri che lui avrebbe preso non sarebbero stati invano. Lei voleva assicurarsene.

 

Certo alcuni suoi parenti

 

dopo aver riflettuto tra sé riguardo i loro principi morali,

 

sarebbero andati a fare visita perché era la cosa giusta da fare

 

Inevitabilmente nessuno dei suoi parenti

 

dopo aver deciso che lui aveva tagliato i legami quindi avrebbero fatto lo stesso,

 

sarebbe andato a fare visita perché era una cosa sciocca da fare

 

“Mi mancherai,” sussurra lei dopo quella che sembra un’ora. Con un’occhiata all’orologio, scopre che sono solo cinque minuti. Non le è chiaro se fosse o no una buona cosa. Lui la guarda; lei cerca di trovare il dolore nei suoi occhi, ma lui fa un buon lavoro a nasconderlo. “Mi mancherai tanto.”

 

Per un momento, lei si domanda se ha detto la cosa sbagliata, perché lui volta di proposito la testa, il collo allungato così che può guardare fuori dalla finestra. Poi risponde: “Lo so. Anche tu mi mancherai.”

 

Nell’allegro mese di dicembre

 

con lo scambio di doni e il luccichio delle candele e il canto delle canzoni,

 

le famiglie celebravano orgogliose le loro religioni

 

E nell’allegro mese di dicembre

 

senza nessun dono da dare se non se stessa, senza nessuna luce da far brillare se non i suoi occhi, nessuna canzone da fischiettare se non la sua dolce voce,

 

lei festeggiava un’ultima volta con questo ragazzo abbandonato che amava

 

Si riposano per un po’, la mano di lui che protegge quella di lei, il pollice di lei stretto attorno al polso di lui in modo protettivo. Il Sole è più basso quando lei si sveglia, la schiena indolenzita per essersi seduta scomodamente su uno sgabello ed essere inclinata al capezzale. Alza lo sguardo per vederlo sorriderle. È un sorriso debole, ma comunque lo è. “Non hai dormito per niente?” ride mentre si siede dritta, la spina dorsale che schiocca piano.

 

“No,” risponde lui insolente “Non progetto di perdermi qualcosa sprecando i miei ultimi giorni sul sonno.” Lei diventa silenziosa e lui si acciglia “Non intendevo così.”

 

“Lo so,” la ragazza sospira dolorante. Si abbassa e gli bacia il palmo con fragile franchezza perché non c’è forza in lei per gravitare verso di lui e lasciare che le sue labbra incontrino quelle di lei.

 

L’orologio dice che è sera. Lei sa che il dottore tornerà a dirle che l’orario di visita è finito, ma ormai non importa più. Forse anche lo staff dell’ospedale l’ha capito, perché ora che il tramonto arriva e se ne va, nessuno ha bussato a disturbarli.

 

Per la prima volta in tanto tempo, lei si sente in pace. E mentre le palpebre di lei sbattono chiudendosi, lui traccia le parole ‘Ti amo’ sull’avambraccio di lei con un dito. Le sue labbra si piegano in un sorriso e lei prende un respiro, qualcosa che lui domani non sarà in grado di fare. “Idem.”

 

Questa ultima ora passata mentre lui giaceva lì

 

dimentico del tormento e dell’agonia che aveva tollerato con lei,

 

ora inalando la dolce aria che aveva dato per scontato in tutti quegli anni

 

Questa ultima ora passata mentre lei dormiva lì

 

ingenua al dolore che avrebbe presto lanciato sopra al mondo,

 

invece assaporando per l’ultima volta la presenza di lui con la parola idem sospesa nella sua testa.

 

 

 

  
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