Storie originali > Horror
Ricorda la storia  |      
Autore: belle_delamb    08/02/2017    1 recensioni
Un safari in mezzo alla Savana, l’occasione per riconquistare vecchi amori e godersi delle giornate rilassanti. Ma presto tutto questo diventa un incubo quando uno dei partecipanti scompare senza lasciare traccia. Storia partecipante al contest “Divinità dell’Olimpo” Indetto da Dollarbaby sul forum di EFP.
Genere: Dark, Suspence, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Ispirai a fondo e cercai di domare il tremore dei muscoli per lo sforzo. Il palo che dovevo tenere fermo tremò comunque e Mary imprecò mentre cercava di legare ad esso l’ultima corda della tenda.
-Sai cosa significa immobile, Amy?- esclamò.
-Certo che lo so- borbottai. Se non fosse stato per Mary io non sarei mai andata a quel Safari e ora me ne sarei stata comodamente seduta sullo sdraio in qualche spiaggia.
L’idea era stata tutta di Col, ex di Mary, appassionato di fotografia e anche, così era sfuggito alla mia amica dopo qualche bicchiere di troppo, poco prima di prendere l’aereo, di caccia.
-Gli piacerebbe un mondo una pelle di leopardo da mettere nella sua stanza-
Io ero rabbrividita a quel pensiero e mi ero rimproverata per aver accettato di partecipare a quel viaggio in Africa, ma ormai era troppo tardi ed ero salita sull’aereo anche se a malincuore. -
Avete bisogno di una mano?- chiese Steven, grande amico di Col, raggiungendoci.
-Non ho mai montato una tenda- ammisi con una risatina.
-Non è difficile- e due minuti dopo tutto era come avrebbe dovuto essere.
Arretrai e osservai il campo di fortuna che era stato creato. Le tende sembravano traballanti, quasi un colpo di vento potesse buttarle giù da un momento all’altro. Gary, la nostra guida, e il suo assistente Rudolph stavano aiutando Bart, il fratello di Col, e la sua fidanzata Kelly a creare un recinto intorno alle tende.
-Funzionerà per davvero?- mi ritrovai a domandare a Steven.
Lui rise e spinse indietro i capelli neri che gli erano caduti dinnanzi agli occhi. –Speriamo, dopotutto il padre di Col ha chiesto la guida più esperta per questo Safari-
Guardando Gary non riuscivo proprio a credere che si trattasse di una guida esperta, era l’uomo più basso lì presente ed era di costituzione esile, inoltre sembrava giovanissimo, più di Col.
-Su, Amy, non essere pesante- si lamentò Mary, scuotendo la chioma fulva e sistemandosi il top che lasciava ben in evidenza il seno. Un modo palese e un po’ patetico per riconquistare Col. Mi aveva già detto che non avrebbe passato la nottata nella mia tenda, nonostante inizialmente mi avesse promesso il contrario.
-Ragazzi, guardate che cielo!- urlò Col, lo sguardo fisso in alto.
Alzai la testa e restai impressionata vedendo che si stava colorando di una sfumatura violacea, forse quel viaggio non era stato del tutto inutile.
-Questo effetto ottico è descritto in uno dei libri che ho letto- continuò Col, estraendo da chissà dove la macchina fotografica –lo chiamano effetto Dionisio, il dio del vino-
-A proposito di vino- esclamò Bart e tirò fuori una bottiglia di vino dal suo zainetto –qui ci vuole un brindisi per festeggiare-
-Non credo che sia una buona idea iniziare già a bere- disse Steven.
-Troppo prudente- disse Bart, aprendo la bottiglia e portandosela alle labbra.
-Lasciala un po’ anche per me- si lamentò Kelly, imbronciata.
-Non sarò certo io a privartene- disse lui, porgendogliela.
Notai lo sguardo di disapprovazione della guida. Non era certo pagato per assistere un gruppo di ragazzi che facevano baldoria in mezzo alla savana.
-Sta calando la notte- disse –dobbiamo accendere il falò-
-Con questo caldo?- si lamentò Kelly, sbattendo le ciglia finte.
-Qui la temperatura va sotto zero di notte- spiegò Gary, avvicinandosi ai rami che aveva sistemato in un mucchio al centro del campo –e serve anche per allontanare eventuali predatori- prese un accendino e diede fuoco alla legna secca. La fiamma si alzò insieme al fumo disegnando strane forme che in quel luogo così lontano dalla civiltà mi trasmisero un forte senso d’inquietudine.
-Questa notte io volevo fare un giro- esordì Col.
-Non permetterò a nessuno di uscire dal campo di notte, è troppo pericoloso- esclamò Gary.
-Mio padre non ti paga per dare la tua opinione- disse Col, furioso.
-No, mi paga per riportare a casa sani e salvi i suoi figli e uscire da questo campo di notte è un suicidio-
Le labbra di Col tremarono come se volesse aggiungere qualcosa, ma intervenne rapido Steven. –Effettivamente non è molto prudente, poi ci sono predatori che si aggirano anche di giorno se proprio vuoi dedicarti al tuo amato sport-
Col imprecò, quindi andò alla sua tenda. Dal passo insicuro capii che aveva bevuto, un problema di famiglia a quanto sembrava. La guida scosse la testa e disse qualcosa al suo assistente che non riuscii a comprendere, quindi si andarono a sedere entrambi accanto al fuoco. Osservai Mary correre alla tenda di Col, il volto teso per l’agitazione, quindi mi sedetti a terra e, attirate a me le ginocchia, osservai lo spettacolo del cielo che diveniva viola.
-Dicono che provochi follia-
Sobbalzai, non aspettandomi quella voce.
-Non volevo spaventarti- disse Steven, sedendosi al mio fianco.
-Scusa, sono un po’ tesa-
-Effettivamente questo posto non è dei più tranquillizzanti- disse lui, ridacchiando.
-Tu sai qualcosa su questo cielo viola?- chiesi, per cambiare discorso.
-Sì, è un effetto ottico dovuto alla mancanza totale di luci in questo punto esatto della Savana, ma c’è un’ipotesi più suggestiva- sorrise –si narra che molto tempo fa il dio Dionisio, appena sposatosi con Arianna, diede qui una gran festa per le nozze e corse così tanto vino che anche il cielo divenne viola, il problema è che, sempre secondo questa storia, il vino ubriacherebbe ancora chi si trova sotto di esso-
-Interessante-
-Suggestiva, certo, ma qui scorre il vino vero- disse lui.
Risi. –Credo proprio di sì-
Il ragazzo scosse la testa. –Non scherzo purtroppo- sospirò - Col normalmente è più socievole e più simpatico, ma in questi giorni è nervoso, questo safari sembra non aiutarlo-
-Beh, trovarsi in un posto così … posso capirlo-
-Nemmeno tu volevi venire, vero?-
-Mi ha trascinata qui Mary – ridacchiai –e tu?-
-Io sono amico di Col, dovevo accompagnarlo- si strinse nelle spalle e rise –siamo entrambi nella stessa situazione quindi-
-Esatto- sorrisi –e io non ho mai dormito in tenda-
Lui ridacchiò. –Allora sei messa peggio di me-
-Già e questa notte non avrò neppure la compagnia di Mary -
-Interessante, quindi è di nuovo lei la preferita-
-Penso di sì, anche perché qui non c’è molta altra scelta-
Lui rise. –Esclusa te, c’è la fidanzata di Bart e, credimi, potrebbe essere una candidata-
-Con il fratello del fidanzato?-
-Non sarebbe la … no, non posso dire nulla al riguardo-
-Non puoi cominciare un discorso del genere senza finirlo- esclamai, fingendomi indignata. -Curiosa?-
Ci pensai un attimo, poi annuii. –Un po’-
-Beh, è una storia abbastanza conosciuta, per cui penso di potertene parlare, anche perché non ho promesso a Col di non farlo- sembrò pensarci ancora un attimo, poi continuò –ha avuto una storia con una fidanzata di Bart, nulla di serio, ma abbastanza da rompere l’armonia tra i due fratelli-
-Non mi sembrano in disaccordo-
-Non lo danno a vedere- sorrise –ora però ho parlato troppo-
E proprio in quel momento si sentirono delle urla venire dalla tenda di Col. –Forse è meglio che vada a vedere- disse Steven.
Lo osservai alzarsi e correre alla tenda dell’amico dalla quale stava uscendo Mary, i capelli scompigliati e il top strappato, gli occhi rossi come se avesse pianto. Mi rimisi in piedi per raggiungerla, ma lei entrò rapida nella nostra tenda, senza nessuna apparente intenzione di parlare con me. Restai là fuori con Gary e il suo assistente che stavano preparando la cena, facendo arrostire della carne sul fuoco.
-Spero che nessuno di voi sia vegetariano- mi disse.
-Io no- mormorai, andandogli incontro –anche se non vado matta per la carne- ridacchiai.
-Qui si mangerà ben poco d’altro-
-Dovrò farci l’abitudine-
-Ci si abitua in fretta … e le converrà anche indossare qualcosa di più pesante, quella maglietta non la riparerà dal freddo notturno-
-Grazie per il consiglio-

La cena si svolse nel più totale silenzio. L’unico che parlava, fingendo una sorta di serenità, era Steven. Fece un paio di battute sul cielo viola, quindi scherzò sul fatto che Col bevesse un po’ troppo. Mary, al mio fianco, toccò appena il suo cibo e non disse una parola. Alla fine ci ritirammo abbastanza presto. La mia amica si rifugiò nella mia stessa tenda e s’infilò nel sacco a pelo senza dire nulla. Il primo turno di guardia spettava a Gary. Lo osservai da dentro il mio rifugio. Aveva il fucile in mano e lo sguardo dritto di fronte a sé. Pregai che fosse l’uomo adatto a difenderci. Stavo quasi per scivolare nel sonno quando sentii dei suoni simili a una sega che mi fecero rabbrividire. Ricordai che Gary ci aveva parlato di quel fatto, l’aveva chiamata la vocalizzazione del leopardo. -Non è nulla di cui dobbiate preoccuparvi, si tratta solo di un verso del felino-
Chiusa nella mia stanza la cosa non mi avrebbe turbata, ma lì, in mezzo alla savana, il discorso era ben diverso e la paura era inevitabile. Cercai di non pensarci e, allungando un braccio, chiusi meglio la tenda affinché non vedessi Gary intento a fare la guardia. Non so dopo quanto tempo finalmente mi addormentai.

Fui svegliata da un coro di voci. Sbattei le palpebre, cercando di capire cosa stesse succedendo e perché sembrava esserci agitazione nell’aria.
-Chi si è accorto della sparizione?- stava chiedendo una voce. Gary probabilmente.
-Io- disse Kelly –ero uscita per andare in bagno e ho visto che non c’era nessuno a fare la guardia-
-Forse si è allontanato perché ha visto qualcosa- affermò un’altra voce. Steven.
-No, è un uomo esperto, sa che non si deve lasciare il campo, non di notte e non da solo-
Ispirai a fondo e raccolsi le energie per uscire dal sacco a pelo. Al mio fianco Mary dormiva agitandosi nel sonno. Barcollando uscii dalla tenda. Gary, Kelly, Steven e Bart erano intorno al fuoco. Si girarono non appena sentirono la mia presenza.
-Cosa succede?- domandai.
La storia mi fu raccontata velocemente. Gary aveva lasciato a Rudolph il controllo del fuoco verso le due del mattino, quindi era andato a riposare. Più tardi, non si sapeva esattamente quando, Kelly era uscita dalla sua tenda per raggiungere il bagno. Uscendo non aveva prestato caso al fatto che Rudolph ci fosse o meno, era stato tornando indietro che si era accorta che, non solo vicino al fuoco non c’era nessuno, ma il fucile era stato abbandonato lì per terra. A quel punto aveva chiamato Bart che si era rivolto alla tenda del fratello. Col era immerso in un sogno profondo, ma Steven si era svegliato subito e aveva preso in mano la situazione, chiamando Gary. Avevano fatto un sommario giro del campo e non avevano trovato nulla. Nella tenda di Rudolph c’erano tutti i suoi effetti personali, non si era allontanato per stare via a lungo quindi. Nessuno sapeva cosa fosse successo e soprattutto dove fosse andato. Mi unii alle ricerche oltre i pali del campo. Il sole stava prendendo il posto delle tenebre così ci rendeva più semplice guardarci intono.
-Non allontanatevi troppo- disse Gary.
Nemmeno questa ricerca però portò dei frutti. Rudolph sembrava scomparso nel nulla.
-Dobbiamo avvertire la base- decise infine Gary, prendendo la ricetrasmittente.
-Non si avverte proprio nessuno- disse Col che era appena uscito dalla tenda –cosa succede?-
Steven gli spiegò rapidamente l’accaduto. –Sarebbe più prudente tornare alla base- aggiunse infine –non si può sapere cos’è accaduto, in questi casi è meglio agire con prudenza-
-A me non importa, io ho pagato per un Safari e voglio un Safari-
-Non ha importanza ciò per cui lei ha pagato- urlò la guida –il mio amico è scomparso e io non ho intenzione di restare qui un minuto di più- detto ciò cercò di mettersi in contatto con la base, inutilmente –non riesco a collegarmi- annunciò dopo diversi tentativi –dobbiamo tornare indietro con la gip-
Kelly lanciò un gridolino di spavento, unico suono in mezzo al silenzio. La cosa che maggiormente m’inquietò fu che neppure Col parlò. Rapidamente smontammo il campo e io mi presi l’onere di svegliare Mary che trovai in lacrime ancora rifugiata nel sacco a pelo.
-Sveglia, dormigliona- scherzai.
-Devo alzarmi?- domandò lei.
M’inginocchiai al suo fianco, non sapendo esattamente come affrontare quella storia. Alla fine decisi di cercare di essere il più sintetica possibile. Parlai di un incidente, della sparizione di Rudolph, della necessità di tornare indietro il prima possibile. Mary non disse nulla, ma si limitò ad annuire, quindi uscì lentamente dal suo sacco a pelo. La lasciai sola e raggiunsi gli altri fuori dalla tenda. Il clima era teso. Col si stava lamentando, mentre gli altri aiutavano Gary a smontare ciò che restava. Mi unii a loro, sperando di calmare l’ansia.

Quando mi sedetti sulla gip mi sentii meglio, stavo tornando a casa e non vedevo l’ora di essere in albergo per farmi una bella doccia e ordinarmi qualcosa da mangiare con il servizio in camera. Sicuramente non carne. Mi appoggiai languidamente al sedile, accorgendomi che effettivamente ero assonnata, non si dorme bene in un sacco a pelo per terra. Ecco un’altra cosa che avrei fatto appena giunta in hotel: una bella dormita. Chiusi un attimo gli occhi, assopendomi. Fu un urlo a risvegliarmi. Sbattei le palpebre e vidi che per terra, a pochi metri dalla gip, c’era qualcosa di rosso. Sangue. E poi qualcosa che probabilmente doveva essere stato un corpo umano un tempo anche se in quel momento era ben difficile crederlo. Soffocai un conato di vomito e guardai altrove. Gary continuò a guidare, cambiando solo la strada.
-Quello era … lui?- chiese Bart, come se non riuscisse a dire il nome che tutti stavamo pensando.
-Dobbiamo tornare alla base- fu la sintetica risposta di Gary.
Nemmeno Col ebbe il coraggio di protestare. La velocità dell’auto aumentò per un po’ e poi all’improvviso prese a rallentare fino a fermarsi. Dalle esclamazione di Gary compresi che quella fermata non era voluta. Scese intimandoci di restare sulla gip. Steven non obbedì e lo raggiunse mentre stava sollevando il paraurti. Si scambiarono alcune parole a bassa voce, quindi li vidi piegarsi entrambi a controllare il motore.
- Steven se ne intende di queste cose, ha anche lavorato qualche mese per un meccanico- commentò Col, estraendo la sua fiaschetta –farà ripartire questo coso in un attimo-
Non fu così. Steven tornò a dirci che c’era un danno al contenitore dell’olio, o in qualsiasi modo si chiamasse, e ne era stato perso troppo. Gary era ancora intento a trovare una soluzione, ma il ragazzo era scettico al riguardo. Un danno del genere non si poteva riparare, non senza gli strumenti adatti perlomeno. Dietro di me sentii Kelly scoppiare a piangere.
-Credi che sia un danno accidentale?- domandò Bart con un filo di voce.
Steven scosse tetramente la testa.
-È stato lui- disse Kelly con la voce tremante.
-Zitta- l’ammonì Bart e nella macchina calò un tetro silenzio.
Non ero sicura che il colpevole fosse proprio la nostra guida, ma qualcuno doveva pur aver sabotato quella macchina e nessuno di noi passeggeri aveva un motivo per farlo.
-Siamo in sei- disse Col –possiamo sopraffarlo-
-E poi moriamo- sussurrò Steven –o qualcuno di voi sa come accendere un fuoco?-
Ci fu silenzio a parte i singhiozzi di Kelly.
-Cosa facciamo allora?- chiese Mary che fino a quel momento non aveva parlato.
-Per ora aspettiamo e … - si bloccò perché stava arrivando Gary.
-Dobbiamo accamparci qui per oggi- disse la guida –poi si vedrà-
Scendemmo cercando di far finta di nulla e ci mettemmo tutti al lavoro. Nessuno parlò. Alla fine ci ritrovammo sotto il cielo viola, seduti intorno al fuoco a mangiare la carne, esattamente come la sera precedente, solo che questa volta la situazione era molto diversa. Il clima era teso. Col beveva lunghe sorsate di vino dalla sua fiaschetta. I suoi occhi, rossi per l’alcol, si guardavano intorno ossessivamente.
-Questa notte qualcuno dovrà darti il cambio- disse Steven rivolto alla guida.
-Mi avete pagato per proteggervi ed è ciò che ho intenzione di fare- rispose l’altro.
-Ma devi dormire- insisté Steven.
-Sono abituato a dormire da solo nella savana, posso svegliarmi al minimo rumore, cosa che persone poco esperte non potrebbero fare-
Calò nuovamente il silenzio.
-Vuoi ucciderci tutti, vero?- chiese Col con voce lugubre.
Gary lo fissò con uno sguardo di fuoco.
-Questa notte ci finirai tutti, eh? È questo il piano, giusto?-
Kelly cominciò a singhiozzare.
-Forse è meglio se vai a dormire, Col – disse Steven –hai bevuto troppo oggi-
-Certo, tu sei sempre stato il più prudente dei due, pensi prima di parlare e di agire-
-Come vuoi, Col – lo aiutò ad alzarsi e lo condusse alla tenda senza indugiare oltre.
Bart osservava la scena immobile, senza avere nessuna intenzione di intervenire. –Con un amico come Steven non serve un fratello-
Era solo la mia impressione oppure c’era una sorta di rancore nella voce di Bart. Lanciai un’occhiata a Mary. Un tempo una situazione del genere ci avrebbe dato l’occasione per chiacchierare ore e ore. La mia amica fissava il fuoco e mangiava. Provai un moto di pena per lei.
-Eccomi- disse Steven, tornando con un sorriso stirato. Improvvisamente sembrava invecchiato di dieci anni. –L’ho messo a dormire, questa storia ha stressato tutti- si rimise a sedere.
-Domani manderanno qualcuno a cercarci, visto che è da questa mattina che non ricevono nostre notizie- disse Gary.
-Quanto ci metteranno a trovarci?- chiese Kelly, stretta a Bart.
-Potrebbe volerci un po’ di tempo- disse Gary –comunque il Gps della gip dovrebbe aver dato loro una traccia anche se non funziona a motore spento, probabilmente domani a quest’ora saremo già alla base- ma dalla sua voce non sembrava esserne molto convinto.
Il resto della cena fu molto silenzioso, interrotto solo dai vani tentativi di Steven di metterci di buon umore.
-Certo ragazzi che io un cielo così bello non l’ho mai visto, si possono ammirare le stelle- sorrise –magari con un po’ di fortuna possiamo anche vedere una stella cadente-
Nessuno commentò. Ispirai a fondo e mi decisi a intervenire. –Io non ne ho mai viste- la mia voce suonò strana, quasi non fosse mia.
-Io ne ho vista una da bambino- sorrise –è stato al mare, me lo ricordo bene, eravamo in spiaggia, io, mia madre e mio … - le parole gli morirono in bocca prima che finisse la frase, improvvisamente si ammutolì.
-Speriamo di vederne una- dissi io.
-Già- fu la laconica risposta di Steven.

Quella sera ci rifugiammo tutti presto nelle nostre tende. M’infilai nel sacco a pelo vestita, temendo di dover uscire quella notte per scappare. Avevo un freddo terribile che minacciava di gelarmi le ossa. Mary si stese accanto a me.
-Non dovevamo venire- mormorò.
-Ormai siamo qua, è inutile lamentarci, andrà tutto bene- non ci credevo.
-Sono venuta per riconquistare Col – disse in un sussurro –ero certa che accompagnandolo in questo folle viaggio le cose sarebbero tornate come una volta-
-Non è colpa tua-
-Per questo ho chiesto a te di accompagnarmi, perché vista vicino a te non ci sarebbe stata competizione … senza offesa, Amy, semplicemente non sei molto bella-
Mi sentii avvampare per la rabbia.
-Sei intelligente, certo, ma a Col le ragazze intelligenti non piacciono-
-Solo intelligente?-
-Non ti offendere adesso- sbuffò –è un complimento, sai? Sei intelligente, farai strada nella vita, più di così cosa vuoi che ti dica?-
Non le risposi ma mi voltai dall’altra parte e le augurai la buonanotte.

Fui svegliata da alcune urla, qualcuno fuori dalla tenda stava gridando. Restai alcuni istanti immobile nel buio per cercare di capire cosa stesse succedendo.
- Kelly! Kelly! Dove sei?-
No, non un’altra volta.
-Cerca di stare tranquillo, forse doveva solo andare in bagno e si è allontanata un po’- questo era Steven.
-Mi sono svegliato e lei non c’era, chissà da quanto tempo mancava- la voce tremava.
-Adesso la cerchiamo- disse l’altro.
-Ha fatto la fine di Rudolph, io lo so, non si sarebbe mai allontanata, non dopo ciò che è successo- stava piangendo –avrei dovuto accompagnarla, voleva che l’accompagnassi, ma io ero così stanco, le ho detto di andare da sola-
Decisi di intervenire. Seppur controvoglia uscii dal mio sacco a pelo. L’aria notturna era gelida, per cui mi buttai la giacca sulle spalle prima di raggiungere gli altri fuori dalla tenda.
-Cosa succede?- mormorai.
- Kelly è scomparsa- urlò Bart. Tremava. –Dobbiamo uccidere Gary prima che lui uccida noi- sussurrò –dobbiamo fare in fretta-
- Dov’è adesso?- chiesi, rivolgendomi a Steven, l’unico che sembrava riuscire a mantenere un po’ di calma in quella situazione.
-Sta cercando Kelly -
-Oppure sta consegnando il suo corpo alle belve- urlò Bart. Era fuori di sé.
E proprio in quel momento anche Col uscì dalla tenda. Immediatamente il fratello gli spiegò cos’era successo.
-Ora basta!- urlò il ragazzo –Adesso lo costringeremo a portarci a casa se ci tiene alla vita- e seguì il fratello laddove Gary era andato a cercare la ragazza.
-Fermatevi- gridò Steven, seguendoli.
Dopo un attimo di esitazione decisi di andare con loro.
Quando arrivai Bart aveva già raggiunto Gary e stava urlando. –Cosa le hai fatto?-
Steven lo fermò prima che potesse colpirlo con un pugno. –Ma sei impazzito?- chiese –Dobbiamo cercare Kelly, non possiamo perdere tempo a litigare tra di noi-
-Lui l’avrà già data in pasto a uno dei suoi amici leopardi- questa volta fu Col che si gettò su Gary.
Immediatamente Steven lasciò Bart per trattenere Col, ma questo lo colpì con una gomitata, facendolo arretrare. I due fratelli si buttarono su Gary e lottarono per prendergli il fucile.
Quello che seguì successe così rapidamente che quasi non me ne resi conto, so solo che sentii un forte scoppio e un attimo dopo vidi Bart accasciarsi, un medaglione rosso sul petto. Gary indietreggiò e con il fucile in mano corse via. Ci fu un momento di completa confusione, poi Col si chinò sul fratello e lo chiamò singhiozzando.
-Non mi lasciare, Bart, non puoi morire-
Steven nel frattempo si era alzato e gli era andato accanto. –Dobbiamo fermare l’emorragia- Col però pareva non sentire e stava inginocchiato accanto al fratello, le mani tra i capelli, lo sguardo perso nel vuoto. Io, cercando di darmi da fare, corsi a prendere delle coperte, le prime che trovai, e tornai indietro. Steven le prese senza dirmi nulla e le premette sulla ferita, ma queste divennero subito rosse. Non serviva un medico per dire che Bart era prossimo alla morte, la vita stava sfuggendo da lui, era fin troppo evidente. Col si gettò a terra e rimase immobile, nonostante ciò che stava succedendo. Io e Steven ci affannammo intorno a Bart fino a quando questo non rese l’anima, allora ci sedemmo l’uno vicino all’altra, immobili, a osservare il cielo azzurro.
Mary ci trovò tutti a terra quando arrivò. Le bastò lanciare un’occhiata a Bart e capì cos’era successo. Si mise le mani davanti al viso e scoppiò a piangere.
Fu Steven il primo a riprendersi. –Va bene, dobbiamo preparare da mangiare, poi cercheremo un modo per tornare alla base- disse, alzandosi. Era ricoperto di sangue. Mi porse una mano e mi aiutò a rimettermi in piedi, quindi andò da Col.
-Le ombre- stava mormorando lui, sempre a terra.
-Quali ombre?- chiese Steven.
-Le ombre, non le vedi? Sono ovunque, è stato lui a chiamarle, ci stanno venendo a prendere-
Andai da Mary e le cinsi le spalle con un braccio, quindi la condussi alle tende, stringendola un po’ a me.
-Cosa succederà ora?- chiese la mia amica.
-Non lo so- stranamente la paura aveva lasciato spazio a una strana apatia.
-Voglio tornare a casa-
-Lo vogliamo tutti-
-Lui tornerà- disse –Ci ucciderà tutti-
-Non succederà- mormorai, ma non ci credevo veramente.

Fu un altro pasto estremamente silenzioso. Col non toccò cibo, ma si limitò a bere e a parlare di strane presenze che volevano venirci a prendere. Dallo sguardo di Steven capii che anche lui la pensava come me: era impazzito e questo lo rendeva pericoloso quasi quanto Gary. Mary tremava come una foglia al mio fianco. Le appoggiai una mano sul braccio e lei scoppiò in un pianto convulso.
-Non torneremo più a casa- mi sussurrò.
-Vuoi stare zitta?- urlò Col, colpendo il terreno con un pugno.
Mary singhiozzò ancora più forte. La strinsi a me.
-Zitta-
-Col, calmati- disse Steven.
-Perché dovrei stare calmo? Qui c’è un solo motivo per cui dovrei stare calmo?-
-Le urla non migliorano la situazione- fu la calma e composta risposta di Steven.
Col si alzò, esasperato, e andò alla tenda. Io e Steven ci guardammo. Dovevamo parlare, ma in privato.

Ci incontrammo non appena ebbi messa a letto Mary. Steven stava cercando di ravvivare il fuoco che diventava sempre più sottile.
-Sono stato qualche anno negli scout- mormorò.
-Meglio per noi- risposi, sedendomi al suo fianco.
-In realtà non sono mai stato bravo in queste cose- disse, guardando il fuoco –ho sempre preferito la teoria alla pratica-
Ispirai a fondo, decisa di arrivare subito al dunque. –Cosa facciamo?- chiesi.
-Col non è più lo stesso-
-Credi che sia lui il colpevole?-
-Non lo so, ma è meglio essere prudenti, starò nella sua tenda così potrò controllarlo-
-No, è pericoloso- mi ritrovai a dire.
-Qualcuno deve occuparsi di lui-
-Promettimi che non rischierai- sussurrai con fervore, accorgendomi in quel momento che iniziavo a provare qualcosa per Steven.
-Ehi, so badare a me stesso- disse lui.
Ci fu un attimo d’imbarazzante silenzio, poi la mano di Steven strinse forte la mia. –Ci salveremo, promesso-
Annuii, le lacrime che spingevano per uscire. Poco dopo mi ritrovai a piangere tra le sue braccia.

Il primo turno di guardia fu il mio. Seduta accanto al fuoco mi strinsi nei miei vestiti. Avevo paura come poche volte mi era successo nella mia vita. Il cuore mi batteva forte, quasi da assordarmi. Steven avrebbe voluto fare la guardia tutta la notte, ma io ero stata tassativa riguardo a ciò, volevo iniziare io.
-Intanto non riuscirei a prendere sonno-
-Va bene- aveva detto lui –ma se c’è un problema chiamami-
-Okay- e lo avevo osservato allontanarsi nelle tenebre.
Proprio in quel momento un urlo acuto mi fece sobbalzare. Mi alzai in piedi, improvvisamente decisa a combattere. Alcuni istanti dopo vidi Steven spuntare dalla tenda.
-Mi sono addormentato- si giustificò subito –Col se n’è andato-
Quelle però non erano le grida di Col. Rapida corsi alla tenda di Mary e la fissai a bocca aperta. Aveva un profondo taglio che le percorreva la gola. Mi chinai e tamponai con la prima coperta su cui riuscii a mettere le mani.
-Legala stretta- disse Steven.
Mary strabuzzò gli occhi e si divincolò.
-Cerca di stare calma- le sussurrai.

Non so come ma l’emorragia sembrò calmarsi. Probabilmente a causa del buio l’assalitore non aveva capito di aver ferito Mary solo superficialmente. Nonostante ciò non riusciva a parlare, ma emetteva solo dei suoni gutturali, se per lo shock o per un danno reale non avrei saputo dirlo.
-Dobbiamo cercare Col- disse Steven che cercava di tenersi lontano da Mary per non innervosirla.
-Spero che si sia perso nel deserto-
-Lo spero anch’io, ma se così non fosse, dobbiamo capire dov’è-
Lasciammo Mary nella tenda, non volendo cercare Col da soli. Steven teneva in mano il fucile che era stato di Gary e io stavo al suo fianco, rabbrividendo, e puntando la torcia di fronte a noi. Il cielo notturno era violaceo e sembrava che tutta la Savana fosse colorata di viola.
-Se sopravvivo prometto che mi butterò sugli studi con maggiori impegno- disse Steven.
-E io sarò più buona-
Proprio in quel momento sentimmo qualcosa di simile a un lamento. Steven puntò il fucile laddove sembrava provenire e io lo seguii con il fascio di luce. Quello che vedemmo ci lasciò senza fiato. Un leopardo era chino sul corpo sanguinante di Col e lo stava trascinando via. Spostai subito la luce, lottando contro i conati di vomito.
-Andiamo via- mi sussurrò Steven.
Quando fummo abbastanza lontani mi lasciai cadere a terra. –Dove lo portava?-
-Su un albero, i leopardi uccidono le prede a terra e le portano sugli alberi affinché nessun altro predatore le prenda-
-Deve essere orribile-
-Quella è la loro natura, non c’è nulla di così brutto nella natura di un essere vivente-
Forse aveva ragione, ma mi sentivo davvero molto stanca. Mi rialzai a fatica, decisa di andare da Mary per vedere come stava. La trovai che si era assopita, quindi uscii dalla tenda. Steven non era in vista, probabilmente si era allontanato o era rientrato nella sua tenda. Meglio così, avevo bisogno di pensare senza essere interrotta da nessuno. Mi sedetti accanto al fuoco per riscaldare un freddo che non riuscivo a debellare. C’era qualcosa in quella storia che non mi convinceva, il mio istinto mi diceva che quella vicenda non era ancora finita. Mi rialzai e mi diressi nuovamente verso la tenda. Non riuscivo a stare sola, meglio passare il tempo con Mary anche se addormentata. E proprio mentre entravo vidi che dentro c’era Steven. Mi bloccai, sorpresa. Inizialmente non compresi perché era lì, poi vidi che si stava sporgendo sulla mia amica. Aveva in mano qualcosa di simile a una lama. Lanciai un urlo di sorpresa. Steven si voltò, probabilmente colto alla sprovvista. Rapida fuggii verso la savana, certa di andare incontro alla fine, se per mano sua o degli animali non avrei saputo dirlo.
- Amy – mi chiamò lui –fermati, posso spiegare-
No che non poteva, solo una folle l’avrebbe pensato, ma io per un attimo quasi mi convinsi che avrebbe potuto farlo, che ci fosse una spiegazione dalla quale sarebbe uscito pulito, magari anche con una soluzione per chiamare subito qualcuno che ci venisse a prendere.
-Credimi, Amy, io vorrei aver potuto evitare tutto questo-
E in quel momento vidi due occhi che mi fissavano nel buio. Un leopardo. Arretrai, improvvisamente incapace di trovare una soluzione. Da una parte l’uomo, dall’altro l’animale, impossibile ogni tentativo di fuga.
-Sei in trappola, Amy -
Aveva ragione. –Perché?- domandai, per prendere tempo.
-Perché odio Col, lui non si meritava la vita che aveva, lui non era nemmeno il primogenito di nostro padre-
Nostro padre? Voleva forse dire … -Sei il fratello di Col?-
-Frutto di una relazione avuta prima del matrimonio- sospirò –mia madre era una semplice cameriera, non poteva certo ambire a sposare il rampollo di una nobile famiglia, così accettò l’assegno che le diede mio padre e se ne andò con me, non ha mai smesso di ricordarmi chi ero- scosse la testa –inizialmente volevo davvero diventare amico di Col, vivere quella vita che non avevo potuto vivere, mi sarei accontentato di poco, ma poi l’ho conosciuto meglio e, credimi, lui non meritava ciò che aveva, era solo un ragazzino viziato, non piaceva nemmeno al padre, io sarei stato un figlio diverso se solo mi fosse stata data la possibilità-
-Perché tutto questo?-
-Vendetta- fu l’unica parola che gli uscì dalle labbra.
-Ma io cosa c’entro?- le lacrime mi correvano lungo le guancie.
-Un imprevisto, come tutti coloro che non erano Col e Bart, io volevo uccidere solo loro, ma vedi, la cosa è risultata particolarmente difficile, avrei dovuto trovarli entrambi da soli, per questo ho adulterato le loro fiaschette di vino con della Claviceps purpurea, non so se la conosci, è un parassita delle graminacee che provoca allucinazioni-
Mi sentii gelare. –Quello del pane- mormorai.
-Esatto- sorrise –non pensi che sia una trovata geniale? Chi avrebbe mai potuto immaginare un piano così complicato? E pensare che mi hanno sempre preso in giro per le mie idee, ma come diceva quello scrittore? Il pubblico è meravigliosamente tollerante, perdona tutto tranne il genio-
Oscar Wilde, pensai. Dovevo prendere tempo. –Perché ora?-
-Quale migliore occasione di un Safari in mezzo al nulla? Col ha fatto tutto da solo, si è rovinato con le sue mani-
E così facendo aveva rovinato anche tutti gli altri. Tante vittime che non c’entravano assolutamente nulla.
-Se non mi avessi scoperto ti avrei lasciata andare, Amy, tu mi stai simpatica, saresti stata un’ottima testimone, ci saremo tutelati a vicenda, garantendo che la colpa di tutto ciò era solo di Col, che era impazzito e aveva fatto una strage, peccato che la storia non possa andare così- fece un passo avanti.
Io arretrai e inciampai, cadendo a terra. Fu proprio nel tentativo di alzarmi che mi ritrovai sotto la mano un sasso. Lo afferrai e mi sollevai. Un secondo dopo mi ritrovai Steven addosso. Senza pensare a nulla lo colpii in testa con la pietra, con tutta la forza che riuscii a mettere insieme. Una, due, tre volte. La presa del mio aggressore diminuì e lo vidi accasciarsi al suolo, il sangue che scorreva al suolo, bevanda per la sabbia del deserto. Ritornai al campo barcollando. Mi voltai solo una volta e potei vedere il leopardo avventarsi sulla preda. Raggiunsi Mary. Era sdraiata laddove l’avevo lasciata, stava rantolando. Mi sedetti al suo fianco e aspettai, certa che a breve sarebbe arrivato qualcuno a portarmi in salvo.
   
 
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Horror / Vai alla pagina dell'autore: belle_delamb