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Autore: meggie681    09/02/2017    3 recensioni
Los Angeles, 2017, una notte accaduta mai
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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ONESHOTNONMORIRETUNONPIANGERE
One shot – Non morire, tu non piangere



Los Angeles, una sera, accaduta mai



Jared rigira la scatoletta, di velluto avorio, tra le dita affusolate.
Mani d’artista, sua mamma glielo dice ancora adesso, quelle di Jared Leto.

Respira.
Ci prova, almeno.
Poi la apre.

Una catenina, di fattura semplice, pulita, con appeso un ciondolo.
Qualcuno penserebbe ad un cornetto, di quelli italiani, lungo, sottile, a punta, come il corpo di Jared e come le sue parole, affilate, dolorose, quando serve.
In oro bianco o argento, ma non ha importanza.

Lui pensa unicamente che sia identico a qualcosa di visto poco prima, che arrivasse in quell’hotel, in quella stanza, passando dal retro, accompagnato da un bodyguard, che non è il suo.

Lo conosce, quel tizio, che non parla mai, però è affidabile, forse uno dei migliori e fa sempre, ciò che gli si chiede di fare.
O glielo si ordina.

Era stato sufficiente un biglietto, dentro la confezione di quel gioiello, per farlo salire in auto, insieme a lui.

Jared pensa, che sa appena il suo nome, forse neppure ne è sicuro, Dan o Ray.
Di certo, da anni, Dan o Ray o come diavolo si chiama, lavora per Colin Farrell.

È al suo collo, che quel gingillo penzolava, poche ore prima.
Jared gli è arrivato talmente vicino, tirato per il braccio sinistro dall’irlandese, per poterlo notare.

Il moro aveva preteso un selfie, rompendo una regola, fondamentale, tra loro, da anni, anche se non si vedevano da mesi.

Mai uno scatto, mai una parola.

L’amore vuole il silenzio.
L’amore vero, è esigente e severo.
E’ doloroso e puro.

L’amore.
Sì, l’amore.


La porta, alle sue spalle, si riapre e poi si chiude.

Silenzio.
Ancora silenzio.

“Se pensi di cavartela, chiedendomi una foto con te” – Jared non riesce a stare zitto.

Buon segno.
Vuole dire che non è davvero arrabbiato.

Diversamente, Farrell lo sa bene, l’americano riesce a stare muto e riflessivo, mentre ti osserva, per giorni, tenendosi nello stomaco anche litri di rabbia.

Un mondo liquido, il loro, dove tutto scorre, in un percorso obbligato.
Da pr.
Agenti.
Sponsor.


Bisognerebbe andare oltre, superati i quarant’anni e avere raggiunto certi traguardi.
Eppure il gioco di prestigio, non riesce ancora a nessuno di loro.

Il motivo, si attorciglia, come un serpente, in una spirale di scuse, di imbarazzanti timori, di insicurezze più o meno giustificate.

Allora non è, amore vero.

L’ultima litigata si era chiusa con questa frase.
Lapidaria.
Dallo stomaco di Leto, ormai esploso, al petto di Colin, contro il quale Jared aveva scagliato un anello, che nessuno aveva mai visto, perché mai lui lo avrebbe mostrato in pubblico e neppure in privato: Farrell ne aveva la piena esclusiva.

Eppure non in quanto privilegio, bensì come atto di ulteriore vigliaccheria di entrambi.

Inutile raccontarsi favole.
La mezzanotte della loro vita, era passata.

Forse.


“Il mio regalo ti è piaciuto? Posso aiutarti a metterlo, Jay?”

Appoggiato alla tappezzeria, le mani in tasca, la giacca aperta, sulla camicia sbottonata a metà, un po’ sotto al cuore, un po’ più sopra del suo ombelico, forse è lì, il posto migliore, dove Jared abbia mai dormito.

Jay lo posa, sul comodino, il suo regalo, poi si siede sul letto, scalciando via le scarpe griffate, di serpente e strass.

Quello sì, è stato un dono gradito, a quanto pare, pensa Colin, perché le indossa spesso.

Dettagli.
Farrell non se ne perde uno.

“Cosa fai?”
Chiede, deglutendo a vuoto, le mani ancora in tasca, quando anche la casacca di Leto vola sulla moquette, lasciandolo mezzo nudo e scalzo.

“Se siamo qui per scopare, tanto vale non perdere tempo, no?”

E lo sfida, con una saetta di zaffiro e luce, puntandolo come una preda o come un carnefice, scambiarsi quel ruolo, è stata quasi una regola, per un’eternità, mai sbocciata, mai vissuta.

“Sì, forse siamo qui anche per questo, ma non subito, non senza”

“Oh ti prego!” – e ride, una risata squillante e lambita da un accenno di disperata commozione.

O commiserazione reciproca.

“Jared”

“Jared cosa?! Basta stronzate!” – e si rialza, con un guizzo, poi riprende i suoi vestiti.

Prova ad andarsene.
Sapendo, che sarebbe rimasto lì per sempre.
Con un ricordo, l’ennesimo, che gli farà così male, da non trovare pace, in alcun luogo, neppure il più remoto.

“Dovevo girare, per questo non mi sono fatto sentire tanto e”

“Come se qualcuno te lo avesse chiesto!” – Leto lo fronteggia, faccia a faccia.

A muso duro.

“No, nessuno me lo ha chiesto, Jay, però tu non sei mica rimasto in esilio ad aspettarmi!”

Difesa debole.
Stupida.

Ossigeno.
Tempo.
Jared Leto ne ha bisogno, per non precipitare di nuovo.

Per non arrendersi e dare ancora una chance a quell’agonia.

“Ho provato a vivere una vita, la meno odiosa, che mi fosse possibile, ok?” – ringhia e muore.

Di rabbia.
Di rancore.

“Ti sei quasi ammazzato! Devo sapere di te, seguendo i social, come un coglione, mentre tu bivacchi sospeso o ti arrampichi, con quei tuoi amici del cazzo!”

Uno schiaffo, è ciò che echeggia nell’ambiente, in risposta a quell’ennesima offesa.
A Colin Farrell, gli amici di Jared, non sono mai andati giù.

Cortigiani e servili, solo per approfittarsi di lui.

Quando, paradossalmente, Colin si riferiva a sé stesso, senza neppure rendersene conto.

“Muoio dalla voglia di baciarti Jay”
Colin quasi lo sussurra, così vicino a lui, da poterlo afferrare quel sogno.

Per il volto, percependo gli zigomi di Jared vibrare, mentre lo bacia, febbrile e sconvolgente.

Riesce ancora a esserlo.

Impedirglielo, sarebbe impossibile, come fermare il vento, quando spalanca una finestra.

E così inutile.

Infine, Farrell interrompe il contatto, con un distacco netto, senza più fiato in gola.

Lo fissa, poi lo lascia andare, senza liberarlo mai, dalla propria catena, in realtà.

Infine respira.

“Non morire Cole”

“E tu non piangere”

Fa un ulteriore passo indietro, verso il centro della camera.

“Sai Jay, è stato come avere il mondo tra le mani, sapendo di poterlo mandare in pezzi o lasciarlo galleggiare tra le stelle!”

I suoi occhi divampano di soddisfazione e onnipotenza.

“Hai ricominciato …”
La voce di Jared è un soffio, mentre lo sta guardando, notando vecchi segnali, che sono come pugnalate.

“A fare cosa?”
Colin ridacchia, lisciandosi i capelli all’indietro, ciondolando per la stanza, fino al mini frigo.

Lo apre e ne pesca un liquore.
Lo beve.
Una dose ridicola, per chiunque, ma non per un ex alcolista come lui.

“Un goccio, ogni tanto, che sarà mai?” – e ride ancora, passandosi il dorso sinistro sulla bocca, ancora arroventata da quel bacio, dal sapore dell’altro.



Los Angeles, la stessa notte, accaduta mai

Le dita affusolate, da pianista, di Jared Joseph Leto, scivolano sui tasti, accennando una melodia sconosciuta.

Zedd sorride, scrutandolo, mentre se ne resta seduto, allo stesso pianoforte.

Forse lo sta ammirando, non riesce a farne a meno, quel ragazzino, con cui Jared ha fatto l’amore un solo pomeriggio, di una vita, un po’ meno odiosa in quegli istanti, per poi trascorrere il giorno dopo, a chiedergli scusa.

“Scusa di cosa?”
Il suo sorriso, il suo candore, la sua gioia di vivere, erano la conferma, che Zedd avrebbe conservato, dentro di sé, una memoria preziosa, quanto incredibile.

“Mai avrei creduto, che tu ti accorgessi di me …”

Un mendicante di attenzioni, forse così lo avrebbe insultato Colin, se solo lo avesse saputo.

Un giorno.

Jared ha la mano sinistra in tasca, mentre di nuovo suona qualche cosa.
Che è solo nella sua testa triste.

“Tutto ok?”

Zedd lo chiede, perché neppure sa come mai il front man lo ha reclamato lì, a quell’ora, per un misterioso arrangiamento a un pezzo, da sottoporre a una casa discografica, che, probabilmente, neppure esiste.

Jared lo guarda.
Finalmente.

“Non volevo rimanere da solo, ho bisogno di un amico, che ascolti e poi dimentichi”

Zedd fa un mezzo sorriso, adesso.

“Allora raccontami la tua storia o cosa ti è successo stasera” – domanda, senza girarci intorno.

Jared sfiora il ciondolo, che si è lasciato appendere al collo, dopo essere andato a letto con Colin.

“Ho visto morire un sogno …” – inspira, a palpebre chiuse – “… ecco cosa mi è successo, questa sera Anton”







The end





Jared Leto and Anton Zaslavski  (Zedd) 


   
 
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