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Autore: Evanescente84    09/02/2017    1 recensioni
A volte ti fermi, respiri.
E continui a camminare.
Per non morire.
Genere: Generale, Poesia, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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A volte ti fermi. Respiri.
E ti accorgi che stai respirando.
Ti chiedi: respiro, io? Ma chi sono io che respiro? Io che vivo? Che é questa vita così fragile e veloce da fuggire via in un respiro? Cos'é il rumore dei miei pensieri?
Un'angoscia ti preme il petto, fa paura accorgersi di esser vivi, di non essersene mai resi conto prima e, dopotutto, di non poter farci niente.

A volte ti fermi. Respiri.
E ascolti la musica dell'universo stonata dai tuoi pensieri. Che cosa succederà dopo? Ci sarà una fine? O un nuovo inizio? E adesso non é forse una perdita di tempo stare a pensare a domande senza risposta?

A volte vorrei fermarti. Respirarti.
Vita.

A volte mi fermo. Respiro...
E questa é una di quelle volte. C'é bisogno di fermarsi un attimo, prendere in mano (metaforicamente) il proprio passato e dire: e mo? E io? Cosa sono adesso?
Io sono morto, no, non morto sul serio, e neanche morto vivente tipo vampiro o zombie; morto inteso come le foglie morte che si fanno trasportare dal vento, morto come una pietra che cade da una montagna, come un granello di sabbia che sta anni e anni incastrato tra altri granelli... Insomma capito no? Morto. Morto dentro.
Che tutto l'universo ti travolge con la sua enorme potenza e tu non senti assolutamente niente. Niente.
Niente che ti cancella come nella storia infinita. Vuoto. Vertigine. Un buco dentro il petto al posto del cuore...
Com'é possibile? Non sentire niente? Forse qualcosa infondo infondo (ma proprio infondo) la senti. Macché. Nemmeno la compassione per te stesso...
Solo un egoistico inutile niente.
Fa rabbia sai? Anzi no, non sento nemmeno piú la rabbia. Ma neanche la pace. Solo "l'infinita vanità del tutto"
Esagerato? Forse...

Quando ero vivo, provavo emozioni eccetera, forse non ero completamente sano, un po' pazzo ma almeno vivo; beh insomma quando ero vivo il mio cuore lo sentivo scalciare come un puledro imbizzarrito, e su in gola e giù nello stomaco, dava lui gli ordini. Anzi li dava lei...
Lei con i suoi occhi azzurro cielo e un sorriso che rubava la luminosità al sole, lei con i suoi modi decisi, con la sua voce ferma... Lei era lei. E mi faceva sentire piú vivo dei vivi... E mi faceva battere il cuore all'impazzata. Lei era il mio mondo, la mia bellissima fata e crudele strega.
Per lei sarei stato disposto a morire. (e forse é cosí che sono morto...)
Beh ecco era lei: la mia migliore amica. Si chiamava Ginevra; dico migliore amica perché non esistevano altre ragazze al di fuori di lei. Le altre erano tutte mediocri. Assurde. Stupide.
Ma Ginny era una dea. E l'amavo. Avrei rischiato qualsiasi cosa per lei...ah forse questo l'ho già detto.
Io l'amavo. Ora il mio amore é morto insieme a me. L'ho ucciso io o lei oppure é morto per conto suo
Io l'amavo.
Ogni volta che veniva da me con quelle labbra tenere prima chiuse in un broncio e poi fiorite in un sorriso luminoso...ecco mi si illuminava il cuore. Oh quelle labbra! Avrei avuto paura di sfiorarle con un bacio per non sfiorire quel sorriso!
E lei mi guardava, fisso negli occhi, mettendomi ko solo con quello sguardo. E io non capivo piú niente, mi ricordavo a malapena di respirare...
E quello che diceva era oro, i suoi respiri piume e i suoi sorrisi fiori.
Oh che dolce profumo!
L'avrei seguita in capo al mondo. E facevo tutto quello che voleva...per amor suo.
Non importavano i sacrifici. Non importava niente. Ero felice se lei era felice. Ero innamorato. Ero forte. Piú forte del mondo! Forte come l'amore!

Ma più forte dell'amore é la realtà che distrugge tutti i suoi muscoli di speranze.
E a te, che avevi cambiato te stesso, tolto tutto quello che non le piaceva e messo quegli ameni inganni come maschera, ecco che ti crolla tutto addosso.
E rimani solo tu, tra la cenere dei tuoi sogni prima ardenti nel fugace fuoco della passione. Rimani solo tu, nel solido "nulla di speciale" che é la realtà.
E la realtà era che lei stava con un altro, che lei non mi amava, che mi usava... ma fin qui era sopportabilmente sublime...a me bastava vederla per essere felice. Poi se n'é andata, si é sposata. Sparita. E si é portata via il mio cuore. Oppure é morto per conto suo..

Questa é un'ipotesi. Ora non mi manca né lei né quello stupido del mio cuore, forse il mio legame con loro non era tanto forte...

A volte mi fermi. Respiri. Piangi. Taci.
Madre.
E io non ero con te quando te ne sei andata via. E io ho pianto le mie ultime lacrime, finché i miei occhi non sono diventati vuoti, stanchi del mondo.
Madre, come facevi ad amarmi? Io, che non riesco ad amare nemmeno me stesso? Io che ho tante domande? E tu non ci sei piú.
E adesso anche il ricordo sta svanendo. E il cuore rimane fermo, la mente impassibile, il respiro gelido. E io osservo attonito l'orrore della mia impassibilità davanti al tuo ricordo, sbiadito, quasi bianco.
Forse mentre piangevo la morte tua piangevo anche inconsapevolmente la mia...
Ma non ci si accorge di morire dentro. Muori e basta. Non c'é nessuna musica tragica di sottofondo. Non c'é niente di tragico. Solo il rumore dei tuoi passi sul marciapiede mischiati al rumore di altri passi. Uomini ignari della vita. Ignari della morte. Uomini che annegano i loro pensieri nella fretta delle loro vitali e inutili occupazioni.
É quello che dicono dovrei fare anche io. Ma perché se non voglio? Se uno pensa di essere sano non é detto che non sia malato...
Ma io non sento niente.
Che mi importa del mondo?

A volte mi fermo. Respiro.
E rimango fermo. Provo a non respirare piú. É insopportabile il rumore del mio respiro tra l'eco inutile dei miei pensieri assillanti.

A volte ti fermi. Respiri. E riprendi a camminare.
Per non morire.

   
 
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