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Autore: Story_of_a_Joke    09/02/2017    0 recensioni
E se la vita ti desse un'altra possibilità per imparare ad amare di nuovo?
[Dal testo]
-Hey, Brucie?- l'uomo con i capelli verdi se ne stava seduto lì, sul suo letto, guardandolo -Perché non sono morto?-
-Di cosa stai parlando?- chiede il miliardario, seduto vicino a lui.
-Perché non sono morto quando quell'auto della polizia mi ha colpito?-
Genere: Generale, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Alfred Pennyworth, Batman aka Bruce Wayne, Joker aka Jack Napier
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Batjokes'
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Amnesia
 

E se la vita ti desse un'altra possibilità per imparare ad amare di nuovo?


 

-Hey, Brucie?- l'uomo con i capelli verdi se ne stava seduto lì, sul suo letto, guardandolo -Perché non sono morto?-

-Di cosa stai parlando?- chiede il miliardario, seduto vicino a lui.

-Perché non sono morto quando quell'auto della polizia mi ha colpito?-

Quelle parole risuonano quasi normali nella stanza.

-Se fosse stato così non ci saremo potuti amare.-

Una risata priva di senso dell'umorismo proviene dall'uomo con il viso marmoreo.

-Perché? Lo chiami amare questo? Questo nostro non conoscerci nemmeno?-

Un silenzio inquietante invade l'aria.

-Ero corso via con una macchina rubata.- l'uomo più magro rompe il ghiaccio -"Se solo potessimo essere di nuovo estranei", mi continuavo a ripetere, finché... BOOM... un veicolo della polizia ha colpito la mia auto. Ho letteralmente ottenuto quello che volevo. Diventare di nuovo estranei...- sospira -Poi mi hanno portato in un edificio pieno di persone in bianco... cavolo, anche le pareti erano bianche... piatto e banale bianco. Mi hanno portato nella stanza 23... ancora bianco.- ride, all'improvviso -Ma, hey, almeno non sono morto!

-"Se solo potessimo essere di nuovo estranei..." - sospira -Io ti amo ancora.-

Due mani pallide stringono, tutto d'un tratto, i capelli verdi, in segno di disperazione, mentre un esile corpo si rannicchia su sé stesso.

-Zitto, Bruce. L'auto è vicina. Mi sta per colpire.-

-No!- urla il miliardario -Io ti salverò, Joker!-

-No...- l'altro scrolla nevriticamente la testa -Non puoi, Bruce. Non possiamo amarci, lo sai.- lo guarda -Amici?

-Amici...-

_______________________________________________
 

Si sveglia di colpo, respirando affannosamente.

Quattro anni.

Sono passati quattro anni ormai da quel giorno.

Eppure Bruce non è ancora riuscito a superarlo.

I sogni lo tormentano. Lui lo tormenta.

Guarda la sveglia, sospirando.

Sono le 10:40.

Vuole rimanere lì, sdraiato sul letto sotto le coperte ancora un po'.

Non ha fretta, non deve andare da nessuna parte.

E' da quattro anni che non ha più fretta.

E' da quattro anni che sui giornali c'è scritto "Niente di nuovo a Gotham".

E' da quattro anni che pure Arkham sembra un posto normale.

E' da quattro anni che la maschera e il mantello neri sono chiusi a chiave in quel baule.

E' da quattro anni che non riesce più a provare amore per nessuno.

E' da quattro anni, ormai, che...

La porta si apre, interrompendo i pensieri dell'uomo.

-Signorino Bruce, c'è una telefonata per lei.- Alfred entra.

-Grazie Alfred...-

Il maggiordomo passa il telefono a Bruce, per poi andarsene.

-Pronto?- il suono apatico risuona nella stanza.

-Buongiorno, sto parlando con il signor Bruce Wayne?-

La voce dell'uomo dall'altra parte del telefono è più femminile che maschile.

Un sussulto al cuore e Bruce si mette a sedere immediatamente.

-Sì, sono io...-

-Sono John Doe, studio al corso di recupero di psicologia di Gotham. Volevo incontrarla per farle delle domande su una ricerca sulla limerenza in amore. Sarebbe disponibile per questo tipo di... "intervista"?-

Bruce deglutisce, riconoscendo la voce.

-Certo.-

-Oh, perfetto!- una risata entusiasta proviene da quell'uomo di nome John -Possiamo incontrarci a pranzo in quel ristorante al centro? Quello italiano?-

-Okay...-

-Perfetto, a dopo signor Wayne!-

La chiamata termina.

Quella risata...

Bruce sente il suo cuore in grado di uscirgli dal petto.

Si alza di corsa, correndo in bagno per farsi una doccia.

Deve essere almeno presentabile.

Poco dopo l'uscita dalla doccia, i fianchi vengono circondati da un asciugamano.

Il phon asciuga velocemente i capelli, che vengono in seguito pettinati con cura.

Le mani corrono velocemente ad allacciare i bottoni della camicia appena infilata.

Bruce, una volta vestito, scende al piano di sotto, recandosi in cucina.

-Va tutto bene, sir?- chiede Alfred, vedendolo affrettato.

-Mai stato meglio, Alfred.- Bruce da velocemente un morso alla colazione, correndo poi ad abbracciare Alfred.

Alfred, alquanto spiazzato, ricambia l'abbraccio.

Bruce non si dilegua più di tanto, uscendo velocemente dalla villa.

Le sue gambe si dirigono velocemente lontano da lì.

Non vuole andare in macchina. Vuole seguire il suo cuore.
Il quale gli sta evidentemente comandando di andare a piedi.

La città è affollata, come sempre, ma oggi ha un nonsochè di... meraviglia.

Ed eccolo finalmente giunto nel posto indicato.

E' un piccolo ristorante, non molto lussuoso, ma confortevole.

Il miliardario si siede ad un tavolo all'aperto per due persone.

L'orologio segna le 12:00.

Un sospiro si dilegua nell'aria.

Tic toc, tic toc, il rumore delle lancette sull'orologio risuonano nelle sue orecchie.

-Il signor Wayne?-

Una voce interrompe i pensieri di Bruce.

Una figura con un cappotto nero e un cappello del medesimo colore è in piedi di fronte a lui.
Ha con sé una piccola valigia.

-S-sì...- tremante, gli porge la mano.

-Piacere, John Doe.-

Nel momento in cui le due mani si stringono, un brivido attraversa la schiena di Bruce.

John si siede, togliendosi la giacca e il cappello.

I capelli sono leggermente tinti di verde.
La pelle è bianca come il latte e le labbra rosse come il sangue.

La camicia verde è famigliare agli occhi azzurri di Bruce.

Una mano pallida si intrufola nella valigetta, uscendone poco dopo con un blocco per gli appunti e una penna.

Un cameriere arriva.

-Che prendete, signori?-

-Mai mangiato cibo italiano, Wayne?- chiede John, sorridendo -Tipo pasta... o cose così?-

-Poche volte...- la voce di Bruce trema leggermente

-Questo le piacerà, mi dia retta.- gli fa l'occhiolino, per poi tornare a guardare il cameriere -Due piatti di tagliolini al salmone con paté di olive, grazie.-

Dopo che il cameriere se ne è andato, i due sguardi si incrociano.

Nel momento in cui quello strano uomo dai capelli verdi sorride, Bruce si sente come incantato da quelle labbra, da quel labirinto di follia.

-Perché ha voluto fare questa intervista proprio a me?-

La voce ferma, seria. Quasi apatica.
Cerca di imprigionare tutti i suoi sentimenti.

-Beh... so che lei è una persona molto importante qui a Gotham, e quindi avere la sua opinione su un certo argomento potrebbe essere...- l'uomo ride -Una soddisfazione.-

Quella risata. Bruce si sente come se il sangue gli si stesse gelando nelle vene.

-E, se posso permettermi, perché ha scelto psicologia?-

-Oh, questa è una buona domanda.- un altro sorriso invade quel volto pallido.
-Soffro di amnesia, signor Wayne, e voglio recuperare tutte le mie memorie perdute.-

Gli occhi azzurri del miliardario incontrano quelli color nocciola dell'altro uomo, mentre un altro brivido corre veloce lungo la schiena.

-In effetti- continua John -avevo pensato di fare neurologia in primo luogo, ma poi ho optato per psicologia.-

-Perché rivuole indietro i suoi ricordi?- un leggero sorriso compare su quel viso serio da ormai troppo tempo.

-Molti dicono che forse è meglio non ricordare...- un'altra risata -Come se fossi stato un criminale o chissà che. Ma io voglio ricordare il passato. Anche se è doloroso.-

I ricordi sono dolorosi, ma mai come dimenticarsi di tutto.
E questo Bruce lo sa bene.

Due piatti fumanti vengono portati in tavola.

-Mh... finalmente.- il signor Doe sorride -Comunque... lei sa cos'è la limerenza?-

Bruce nega con la testa, cominciando a mangiare.

-La limerenza è lo stato mentale risultante dall'attrazione romantica.- gli occhi azzurri vengono di nuovo imprigionati da quello sguardo -Immagino che lei abbia avuto esperienze con la limerenza o con l'amore?-

La bocca di Bruce è serrata. Le parole fanno fatica ad uscire.

-Sì.- il tono risulta sbagliato pure al suo proprietario, che subito si fa più serio -Ho imparato molto.-

-Questo è fantastico! Il suo contributo sarà molto utile, signor Wayne.- l'entusiasmo ha preso il possesso di quella voce femminile -Allora come descriverebbe la sua ultima esperienza?-

-E' qualcosa...- un attimo di silenzio -Che vale la pena ricordare.-

-E... c'è qualcosa che ha imparato e che non dimenticherà?-

-Ho imparato che soffrire è una parte essenziale della vita. Ma che bisogna andare avanti.-

-Capisco.- la forchetta viene posata sul piatto, per permettere alla biro di annotare tutto -Desidererebbe poter tornare indietro nel tempo?-

-Sì... se solo fosse possibile...- il tono è malinconico.

-E nel caso lo fosse, cosa farebbe?-

-Tornerei a prima... che tutto andasse storto...-

-Cosa vorrebbe aver fatto?-

Le domande iniziano a infastidire Bruce, che però non perde tempo a rispondere.

-Vorrei aver fatto tutto quello che potevo...-

-Signore...- la voce viene schiarita, per mantenere un tono professionale -Mi sembra di capire che... ha avuto un'esperienza "insoddisfacente", dico bene? E sente ancora rimorso per aver fatto ciò che non avrebbe voluto fare?-

Questa volta sono quegli occhi azzurri a posarsi volontariamente su quelli color nocciola, appartenenti proprio a quel viso pallido.

-Non ti ricordi nulla, non è vero?-

-Che cosa intende signore Wayne?- lo sguardo è confuso -Intende del passato? No, non riesco. Nemmeno una cosa.-

No, i ricordi non sono più presenti in quella mente così intelligente che tanto tempo fa affascinava Bruce.

-Comunque...- l'inchiostro si deposita nuovamente sul foglio -Cosa farebbe se lei- la voce si blocca di colpo -Oh, chiedo scusa. E' una lei o un lui? Sa, non voglio sbagliarmi con gli aggettivi.- un'altro sorriso invade quel viso.

-Ciò che è privato è privato.- la voce di Bruce è fredda. Non ammette obbiezioni.

-Certo, ha ragione, mi scusi. Cercherò di essere più neutrale.- quel sorriso è ora quasi sereno, come se fosse a suo agio -Cosa farebbe se questa persona tornasse da lei?

-Gli farei ricordare ogni cosa...- gli occhi azzurri guardano un punto fisso nel vuoto -E non permetterei che gli altri ci "vietino" di stare insieme...-

-E' una buona cosa quella che ha detto, signor Wayne. Non molte persone sono come lei, purtroppo...- il sorriso è sempre al suo posto -Mi permetta di chiederle qualcosa riguardo a questa persona. Come la descriverebbe?-

-Era il mio peggiore nemico. Ma era l'unica persona che mi aveva capito pienamente.-

-Come vi siete conosciuti?-

Una strana risata proviene da Bruce.

-Non lo sai? Non ti ricordi proprio?-

-Ricordarmi cosa, signor Wayne? Non riesco a capire...-

I due sguardi si intrecciano di nuovo.

-Di che cosa ha paura, signor Wayne?-

-Ho paura di perderlo di nuovo...-

-Le manca mai cosa c'era tra di voi?-

-Mi manca ogni giorno di più.- il tono di voce non ha più paura di essere sbagliato -Era una relazione amore/odio quella che c'era tra di noi. Non so come descriverla, signor Doe. Non è una cosa che si può descrivere.-

-Non c'è bisogno di nessuna descrizione aggiuntiva, signor Wayne. Ho capito benissimo.- il sorriso sembra sempre più sincero -Da quello che ho intuito, lei e questa persona potreste aver avuto le vostre differenze, sì, ma voi due... voi eravate fatti l'uno per l'altro. Dico bene, signor Wayne?-

Un brivido percorre la schiena di Bruce, più lentamente questa volta, mentre gli occhi azzurri non possono non osservare il loro interlocutore.

-Sì.- Bruce sorride -Sì, è proprio così.-

-Può dire uno dei pensieri di quella persona che non dimenticherà mai?-

-Vede, la follia è come la gravità: basta solo una piccola spinta.-

-Che strana coincidenza...- John sorride -E' quello che dico sempre io!-

Entrambi i visi sono sorridenti, guardandosi l'un l'altro.

I piatti ormai vuoti vengono portati via, lasciando ai due la possibilità di discutere senza dover mangiare.

-E mi dica, signor Wayne.- le braccia vengono appoggiate sul tavolo, con le mani unite -E se la vita le desse un'altra possibilità...-

-Che tipo di possibilità?- chiede Bruce, sempre più preso da quella conversazione.

L'uomo pallido sorride nuovamente.

-E se la vita le desse la possibilità di imparare ad amare di nuovo?-

-L'ha già fatto.- risponde con fermezza il miliardario -La vita mi ha dato un'altra possibilità. Tutto quello che rimane da fare ora è... ricominciare tutto dall'inizio. E non commettere più gli stessi errori.-

-Cosa?- il tono di voce è sorpreso -La vita le ha dato un'altra possibilità? Uhm, è un'ottima cosa qualsiasi essa sia.-

Il sorriso sembra quasi disegnato su quel viso pallido.

Gli occhi color nocciola osservano gli appunti sul foglietto.

-Ma wow!- un esclamazione di puro entusiasmo fa quasi sobbalzare Bruce -Le sue risposte sono innovative, signor Wayne! Queste risposte sono molto, molto importanti per la ricerca mia e del mio corso! Perché... di tutte le persone che ho intervistato, lei è l'unico che ha contribuito con informazioni così uniche!-

Il sorriso non sembra intenzionato ad andarsene.

-Come potrei mai ringraziarla per questo, signor Wayne?-

-Beh, per cominciare potremmo iniziare a darci del tu. E poi, chiamami Bruce.-

-Oh, okay, Bruce.-

Il cameriere arriva, per annunciare il conto.

-Pago io.- i soldi vengono estratti dal portafoglio di Bruce, il quale li da al cameriere, che se ne va soddisfatto.

-Signor Wayne, non ce n'era bisogno. Sono io che l'ho invitato.-

-Bruce. Non Wayne.- lo interrompe il miliardario -Siamo d'accordo, giusto?-

-Giusto.- l'uomo si alza, rimettendosi la giacca.

-Sei una persona simpatica, Bruce.- una mano pallida aggiusta velocemente i capelli verdi, dopodiché si intrufola nella tasca della giacca, uscendone con un biglietto -Ti lascio il mio numero di telefono. Possiamo sentirci o incontrarci da qualche parte, ogni tanto. Che ne dici?-

-Ovviamente.- Bruce sorride, afferrando il biglietto e riponendolo in tasca.

-Amici, Brucie?-

John sorride, porgendo la mano.

Quel soprannome... pronunciato da quella voce... una dolce sinfonia per le orecchie di Bruce!

La mano del miliardario stringe quella fredda e pallida dell'uomo dai capelli verdi, mentre un altro sorriso occupa quelle labbra.

-Amici.-

 

FINE

 
   
 
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