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Autore: _pirate_    02/06/2009    3 recensioni
Tutte le ragazze pensavano che fosse il più bello della scuola, il più affascinante, il più sexy, il bello e dannato. Ma io no: era semplicemente il mio migliore amico e gli volevo un bene dell’anima. Anche se non glielo avevo mai detto sapevo, o almeno speravo, che lui provasse la stessa cosa per me.
Non sappiamo niente o quasi della vita di sirius e ho provato a immaginare chi fosse LEI. una tipa tosta! e poi io sono una fan di quelle persone che si innamorano del migliore amico!
Buona lettura
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Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sirius Black
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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SIRIUS’ S LOVE

Era il mio migliore amico e io non potevo fare a meno di lui.

Aveva rinnegato la sua famiglia, nonostante essa fosse una delle più forti e temibili all’interno della classe sociale magica, e io lo ammiravo per questo. Era un tipo tosto e il suo coraggio mi sorprendeva sempre.
Tutte le ragazze pensavano che fosse il più bello della scuola, il più affascinante, il più sexy, il bello e dannato. Ma io no: era semplicemente il mio migliore amico e gli volevo un bene dell’anima. Anche se non glielo avevo mai detto sapevo, o almeno speravo, che lui provasse la stessa cosa per me.
Ero gelosa dei suoi amici, i Malandrini (così si facevano chiamare), perché ogni volta me lo rubavano. Scappava via con passo felpato, via da me, dal mio cuore.
Lontano dagli occhi, lontano dal cuore. Chi ha inventato questo proverbio deve essere un deficiente, perché ogni volta che lui se ne andava, il mio cuore sussultava, si restringeva, si piegava sotto i miei pensieri. E io mi sentivo più sola che mai.
Negli ultimi tre mesi non lo avevo quasi più visto. A quanto pareva la malattia di Lunastorta era peggiorata, o almeno così lui mi diceva, e doveva restare con lui.
Mi ero chiesta spesso se questa fosse solamente una scusa o se Lunastorta stesse davvero così male, ma il giorno in cui lo vidi arrivare da me seppi finalmente la verità.

Corrugai la fronte, chiedendomi se fosse giusto aggiungere la belladonna a una pozione contro-incantesimo.
-Dannate pozioni…- mormorai, tracciando una “x” su uno dei piccoli quadratini. Fissai la penna tra le mie dita, scuotendo la testa. Più tardi mi sarei dedicata alla ricerca della mia bacchetta.
-No, non è proprio così- qualcuno parlò da dietro le mie spalle, facendomi sussultare. Pensai subito che fosse il fantasma della Casa, quindi lo ignorai.
Sembrò funzionare, quindi mi concentrai sulla domanda seguente.
-Hai perso la tua bacchetta-
Quella voce… no, non era possibile. Probabilmente il fantasma si stava divertendo a spaventarmi.
-Jen!-
Mi appallottolai come un gatto, le gambe contro il busto. “Vai via, ti prego, vai via”.
Sirius non era tornato, Sirius non era tornato…
E poi come aveva fatto a entrare?
Ma mi girai lo stesso, giusto per non avere altri rimpianti, altri incubi.
-…Sirius?-
-Perché, dovrei essere qualcun altro?-
-SIRIUS!! – gli saltai al collo, gettando il libro di pozioni sulla poltrona consunta – Dove sei stato?-
Mi ripresi, tirandogli uno schiaffo. Mi alzai, spingendolo: -Dove diavolo sei stato?-
-Ehi, calmati!- mi trattenne i polsi con una mano. Aveva la mia bacchetta in mano.
- In tutti questi giorni… non sei venuto neanche a lezione! Sirius, io ti uccido! …. E lasciami-
Mi liberai con uno strattone.
-Jen, ho avuto delle cose da fare- si toccò il naso, indietreggiando.
-Quali cose?-
-Non posso dirtelo-
Ritornai alla mia poltrona, riprendendo il libro in mano: -Allora puoi anche andartene. Ritorna da dove sei venuto-
Gli occhi mi bruciavano, ma non potevo piangere di fronte a lui, dovevo essere forte. Non mi importava più niente di lui.
-Cucù grande-
-… Che?-
Si appoggiò allo schienale della mia poltrona, le sue labbra mi sfiorarono l’orecchio:- Ho saputo, la password, ho sigillato l’entrata. Cucù grande-
-Non me ne frega niente di cosa diavolo hai fatto. Fottiti. Vai via-
Rimase interdetto, ma subito dopo proseguì: - Jen, io sono tornato per te-
Chiusi gli occhi, trattenendo le lacrime: -Vai via-
Ecco, ora sarebbe andato via, e non sarebbe più tornato, perché glielo avevo detto io, perché io non lo volevo…
Mi alzai dalla poltrona e corsi fino all’entrata della sala comune. Gli afferrai un braccio.
Mi guardò con uno sguardo interrogativo, ma io fuggii, indicando la mia bacchetta, ancora tra le sue dita. Le sue dita…
-La mia bacchetta. Dammela-
Me la porse, ma io non staccai la presa dal suo braccio, così caldo…
-…Jen?-
- Tu non andrai via- Lo fissai, i miei occhi intrappolati nei suoi.
Annuì, guardandomi torvo. –Che cosa dovrei fare?-
Gli tirai uno schiaffo, irata: -Stupido! Hai sigillato l’entrata e sei venuto da me. Che cosa dovresti fare?!-
Mi sorrise malizioso: -Lo so cosa devo fare, ma volevo che lo facessi tu-
Lo trascinai sulla poltrona, bloccandolo lì sopra –Dammi la bacchetta-
La soppesai un momento, cercando di ricordare quale fosse quell’incantesimo di contenimento.
Rise, prendendomi in giro: -Non sei migliorata molto con la magia, Jen. “cabes”-
La poltrona si trasformò in un divano all’istante, ma io rimasi bloccata lì. Lui era il mio migliore amico e io non volevo che andasse a finire così. Lo volevo, certo, ma non in quel modo.
Anche se se ne sarebbe andato e io non lo avrei più rivisto, anche se…
Mi sedetti sul divano, il più lontano possibile da lui. Raccolsi le ginocchia al petto, guardandolo.
-Sirius, io non posso. Tu te ne andrai di nuovo. E sarà soltanto un’altra ferita sul mio cuore.
Perché sei tornato?-
Non mi rispose. Pensai che fosse davvero un fantasma, un’illusione mandata per farmi soffrire ancora.
Mi fissava, quegli occhi verdi appoggiati su di me, le braccia sotto la testa, le gambe piegate.
C’erano troppe cose che non sapevo di lui, troppe cose a cui ero all’oscuro. Mi reputavo la sua migliore amica, ma non sapevo quasi niente della sua vita. Era un caso se a volte mi raccontava episodi fuggevoli della sua infanzia, o se quando ne aveva voglia veniva da me?
Cercai di ricordare il momento in cui avevo deciso che lui sarebbe stato l’amico di una vita, ma non ci riuscii. Io e lui eravamo così e basta.

Quei giorni, quelle notti in cui scappava da me, che cosa accadeva? Un pensiero si intrufolò nella mia mente e io non riuscii a scacciarlo. Sapevo che era una cosa sbagliata, ma io avevo bisogno di sapere.
-Lupin…?-
I suoi occhi verdi mi colpirono come un faro, una luce divina, e io mi vergognavo di me stessa.
-Cosa?-
Scossi la testa, rinunciando. Non avrebbe funzionato. Lo guardai, frustrata, cercando di leggergli nella mente, frugando nella mia testa in cerca di qualche incantesimo, ma mi accorsi con un sussulto che in ogni caso lui mi avrebbe scoperta: era molto più bravo di me con la magia e poi ERA IL MIO MIGLIORE AMICO. Mi avrebbe capita all’istante.
Buttai la testa all’indietro, fissando il soffitto –Io ho bisogno di sapere Sirius. Dove vai… dove sei…-
Lo guardai con decisione, ingoiando quella strana cosa che avevo in gola – Salti periodicamente la scuola, fuggi di notte, ma non tutte, solamente quelle di luna piena…-
Spalancai gli occhi, inorridendo –Che cosa sei?-
-Così ci sei arrivata… - mormorò, alzandosi.
Io indietreggiai di più sul grande divano, fino a toccare il bracciolo. Allora mi alzai, scappando dall’altra parte della stanza.
Lo guardai, con una mano sulla bocca per nascondergli l’espressione di orrore stampata sulla mia faccia –Sirius, perché non me l’hai mai detto?-
Lui scosse la testa, abbassando lo sguardo : -Non potevo –
Strinsi i pugni, mi montò la rabbia: io ero la sua migliore amica e lui non poteva neanche rendermi partecipe dei suoi segreti?
-Ma io non ti avrei mai… Sirius, io ti avrei protetto, questo è ovvio! Io ti proteggerò se tu me lo permetti!- Abbassai la testa, accigliandomi – non dirò mai a nessuno che tu sei un lupo mannaro-
-Jen, ma che hai capito?- si avvicinò a me velocemente, ma io mi allontanai ancora di più –Non sono io il lupo mannaro-
Si guardò intorno furtivo, soffermandosi un po’ di più sull’entrata della sala comune.
-L’hai sigillata- mormorai, ricordandoglielo.
Mi guardò con un’espressione sofferente. Fu scosso dagli spasmi, la sua pelle si ricoprì da fitti peli neri, la sua forma cambiò.
Soffocai un grido, indietreggiai –Sirius…?-
Apparve un grosso cane nero, che mi corse incontro. Mi toccò le mani con il tartufo umido, ma io non sapevo che fare, cosa pensare.
-Sirius, sei proprio tu?-
Il cane mi leccò le mani e io lo abbracciai d’istinto. Gli volevo bene, perché era il mio migliore amico. E non m’importava quanti segreti mi nascondesse, quanti giorni ancora avrei passato senza di lui, quanto il mio cuore avrebbe ancora sofferto per lui.

Lui era il mio migliore amico e questo mi bastava.
  
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