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Autore: vanessie    10/02/2017    3 recensioni
La storia sviluppa alcuni personaggi di mia invenzione presentati nella fanfiction "Sunlight's Ray".
Una vicenda ricca d'amicizia, amore e problemi della vita quotidiana con cui ogni adolescente si trova a fare i conti...narrati da una prospettiva femminile e maschile. Non mancherà un pizzico di fantasy e un richiamo ai personaggi originali della Meyer!
Per avere una migliore visione delle cose sarebbe meglio aver letto Sunlight's Ray 1-2-3, in caso contrario potete comunque avventurarvi in Following a Star!
Genere: Fantasy, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Successivo alla saga
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Sunlight's ray'
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FOLLOWING A STAR

 

Capitolo 45

“Quando tutto ti crolla addosso”

 

 

POV Nicole

Il cellulare squillò squarciando il silenzio che regnava in casa quel sabato 5 marzo. Cercai di ignorarlo, la sera prima ero uscita con John e gli amici, avevamo fatto tardi, inoltre una volta finita la serata avevo accettato di restare a dormire dal mio ragazzo ed era davvero troppo presto per aprire gli occhi, dopo quella nottata…impegnativa. La suoneria dopo un bel po’ si fermò, per poi ricominciare di nuovo. “Potresti rispondere? Almeno la smette di suonare!” esclamò Jonathan con voce assonnata. Notai sul display il nome di Kevin, così risposi senza esitare. Le parole che mi rivolse mi gettarono totalmente nello sconforto: Megan era morta da qualche ora e lui aveva una voce stranamente distaccata e fredda. Riagganciai la chiamata e scoppiai a piangere. Jonathan aveva già capito cosa fosse successo da ciò che avevo detto al telefono, mi abbracciò e lasciò che mi sfogassi piangendo sulla sua spalla. Ci alzammo dal letto e ci vestimmo, il sonno era scomparso ormai. Tornai al mio appartamento per preparare un piccolo bagaglio in vista dell’imminente partenza per l’Irlanda, lasciando John a fare lo stesso. Si era offerto di andare su internet a ricercare il primo volo disponibile per Dublino. Né io né lui saremo mai potuti mancare al funerale di Megan. Qualche ora dopo ci imbarcammo sul volo, sapevo che anche la mia famiglia stava facendo più o meno lo stesso. Quando atterrammo da quell’interminabile viaggio John mi rivolse la parola. Mi ero totalmente chiusa a riccio, pensando unicamente a mio fratello e al suo dolore. John lo aveva capito e mi aveva lasciata stare, rispettando il mio bisogno di silenzio. “Vai da Kevin, ci penso io a ritirare i bagagli” disse “Sei sicuro?” “Certo, vai da lui, ci vediamo presto” rispose. Gli lasciai un bacio sulle labbra, riconoscente per la sua comprensione e per il suo gesto d’altruismo. Quando i controlli di frontiera mi lasciarono libera di accedere all’aeroporto di Dublino, corsi verso la porta degli arrivi internazionali e mi diressi spedita verso Kevin, stringendolo in un abbraccio che non aveva bisogno di parole. Il suo sguardo spento e perso in chissà quale direzione mi suggerì che era a pezzi, com’era naturale che fosse. Gli accarezzai il viso “Sono dispiaciuta, non so neppure cosa dirti” affermai “Non ho voglia di parlare” rispose scostante “Lo so” “Mamma, papà e Amy arriveranno stasera” aggiunse “Ok, aspettiamo che Jonathan arrivi con le valigie e andiamo!” esclamai. Lo presi per mano, ma lui mollò la presa e si infilò le mani in tasca. Era chiaro che stesse solo cercando di mantenersi distaccato da me e dal resto del mondo. Non lo forzai, non gli dissi niente, non potevo lontanamente immaginare la sua sofferenza, visto che per fortuna non avevo mai avuto una simile esperienza. Kevin fin da piccolo era sempre stato solare e aperto, era difficile vederlo triste, solitamente il sorriso era costantemente presente a illuminare il suo volto e i suoi fantastici occhi castano-verdi, ma quell’espressione che adesso aveva lo rendeva quasi irriconoscibile. Era ancora mio fratello…insomma…il suo aspetto alto e muscoloso con i vestiti che gli cadevano a pennello, i suoi capelli castani ben pettinati, il suo profumo…ma non era esattamente il Kevin con cui ero nata e cresciuta. Era diverso, molto diverso.

 

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Quando vedemmo apparire Jonathan con i bagagli, il mio gemello ebbe una reazione totalmente opposta a quella che aveva avuto con me: gli andò incontro e lo abbracciò. Li osservai mentre si parlavano all’orecchio, sussurrandosi qualcosa che Kevin aveva preferito dire al suo migliore amico piuttosto che a me. Era egoista ciò che stavo pensando, ma ero gelosa…ero terribilmente gelosa del fatto che Kevin avesse avuto quell’atteggiamento aperto con John. Ovviamente non dissi niente, tenni per me la mia delusione. Uscimmo dall’aeroporto e salimmo sull’auto del mio gemello, diretti verso la casa in cui abitava con gli zii Ethan e Valerie. Quando arrivammo a destinazione salutai gli zii e restai con loro in cucina, dato che Kevin si chiuse in camera sua con John.

“Tesoro che c’è?” mi domandò Ethan quando la zia venne richiamata dallo squillo del telefono “Sto male per Megan” risposi “Stiamo tutti male per Megan” “E poi…non capisco perché Kevin mi abbia…estromessa. Sia all’aeroporto che qui a casa è come se…volesse stare solo con Jonathan e non gli importasse niente di me” ammisi “Non dire questo, sai che Kevin ti adora” “Perché si comporta così zio?” “Dagli tempo, non giudicarlo. Il decorso della malattia di Megan lo ha distrutto. Kevin sapeva che questo giorno sarebbe arrivato, ma per la morte nessuno è mai pronto. Nessuno sa come reagisce a una cosa del genere” affermò. Annuii e sospirai “Vorrei stargli accanto” aggiunsi “Lasciagli lo spazio che desidera. Lascia che si sfoghi con John, quando se la sentirà lo farà anche con te. Da quando viviamo in Irlanda ho imparato tantissime cose nuove su tuo fratello, cose che non conoscevo, sebbene io vi abbia visti nascere e crescere. Ho imparato ad esempio che non ama sentirsi sotto osservazione. Non ama parlare del suo privato, a meno che non sia lui stesso a decidere che vuole confidarsi” spiegò Ethan “Com’è successo zio? Com’è venuto a sapere della morte della sua ragazza?” “Era andato all’ospedale a farle visita, come sempre. Megan in quest’ultimo mese era sfinita…so che hanno parlato e poi…lei ha chiuso gli occhi e se n’è andata” “Lui ha pianto?” domandai preoccupata che KJ si fosse tenuto tutto dentro. “Sì, ha pianto. Si è chiuso in camera con Valerie, escludendo me come ha escluso te ora e…zia Valerie mi ha raccontato che ha pianto, anzi hanno pianto insieme e poi è riuscito a dormire per due ore circa” spiegò.

Sperai che Kevin avrebbe permesso anche a me di stargli accanto…ma sembrò quasi ignorarmi per lunghissime ore. Quando arrivarono mamma, papà e Amy lui si dedicò ad ognuno di loro, ad ognuno tranne che a me. Non capivo perché mi riservasse quel trattamento, mi feriva da morire. Jonathan mi suggerì di non pressarlo, di non fargli sentire quanto ci fossi rimasta male, Kevin stava male di suo, non era certo in grado di farsi carico delle mie preoccupazioni. Il giorno dopo ci preparammo per il funerale. Durante la funzione in chiesa Kevin andò a sedersi vicino ai genitori di Megan. Riuscii a vederlo piangere, sentendomi sollevata per quella sua manifestazione pubblica del dolore. Quel giorno di inizio marzo pioveva a dirotto. Era normale per Dublino, ma percepii che quella pioggia potesse anche simboleggiare l’espressione dello stato d’animo di tutti coloro che erano presenti a quel funerale. La morte porta sempre con sé sentimenti di dolore e dispiacere per la perdita di una persona cara, ma quando a morire è una ragazza di appena 19 anni e mezzo piena di vita, di sogni, di speranze per il futuro…beh la morte allora è ancor più difficile da accettare. Uscimmo dalla chiesa e aspettammo che il carro funebre fosse pronto per seguirlo a piedi diretti al cimitero. Sentii la vibrazione del mio telefono e risposi vedendo che si trattava di Cat. Ci scambiammo velocemente due parole, lei espresse di nuovo le sue condoglianze e io le stavo promettendo che l’avrei richiamata più tardi, quando improvvisamente Kevin mi cinse la vita con il braccio. Incontrai i suoi occhi e chiusi la telefonata.

 

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Jonathan si allontanò subito, lasciandoci soli. Kevin mi riparò con il suo ombrello ed io ricambiai l’abbraccio, rifugiandomi sul suo petto, sentendomi finalmente importante per lui. “Mi aiuteresti a fare una cosa dopo?” mi chiese “Quando?” “Quando avremo finito al cimitero. Megan mi aveva chiesto di fare una cosa per lei e io…voglio rispettare la sua volontà. Mi farebbe piacere se tu venissi con me” spiegò “Certo, vengo volentieri” risposi. Restai appiccicata a lui per tutto il tempo, fino a quando le persone se ne andarono, lasciandomi sola con KJ.

Lo seguii verso il fioraio cittadino. Non sapevo cosa avesse in mente, ma a quanto sembrava doveva esaudire un desiderio espresso da Megan. Comprò una rosa rossa e mi fece salire sulla sua auto. Estrasse dal cassetto portaoggetti del cruscotto una bottiglia di vetro trasparente e tolse il tappo. Dentro alla bottiglia c’erano della sabbia, delle conchiglie, una piccola foto di loro due, una collanina con un ciondolo. “Erano cose sue?” domandai a mio fratello “Sì” rispose, infilandoci dentro anche il bocciolo di rosa, dopo averne tagliato il gambo. Mise in moto l’auto e in breve raggiungemmo la costa. Ci avvinammo quanto più possibile alla riva del mare, Kevin osservò la bottiglia che aveva tra le mani, facendo comparire un flebile sorriso sul suo volto. Gli occhi gli si riempirono di lacrime, fece un sospiro e poi gettò la bottiglia in mare, più lontano che poteva. “Megan voleva che lo facessi” disse “Perché?” risposi curiosa “Le cose nella bottiglia erano nostre, lei voleva…che quei ricordi si conservassero ma allo stesso tempo voleva che io non ce li avessi sempre davanti agli occhi. Sai, mi ha fatto promettere che mi ricorderò di lei, ma che cercherò di andare avanti, di farmi una nuova vita. Non voleva che mi distruggessi, che mi autocommiserassi e io…spero di mantenere fede alla parola data, ma non so se ce la farò…” confessò. Strofinai una mano sulla sua schiena per trasmettergli tutta la mia vicinanza e il mio affetto “Non so se riuscirò a tornare quello di prima, a uscire con gli amici a divertirmi, a studiare, a frequentare qualche ragazza…non lo so Nikki, non ne ho la minima volontà in questo momento” ammise con un tono di voce sfinito “Devi lasciare che il tempo guarisca le ferite Kevin” “Credi che il tempo sia capace di far sparire le mie ferite? Non ne sono molto convinto” “Credo che…il tempo possa far smettere di sanguinare le tue ferite, possa guarirle a poco a poco. Resteranno le cicatrici, questo è sicuro, ma sono certa che un giorno tu ce la farai” lo consolai. Il suo sguardo si perse di nuovo verso l’orizzonte, gli presi la mano e intrecciai le dita alle sue “Kevin…ti conosco meglio di quanto conosca me stessa e…odio vederti soffrire, però penso che il Kevin Black che conosco io, non deluderà le aspettative di Megan. Lei voleva che tu riprendessi in mano la tua vita, so che lo farai quando ti sentirai pronto” affermai “Il punto è che…non ho più la forza di studiare…forse il sogno di diventare un veterinario era solo una sciocca fantasia infantile…forse dovrei mollare” “Non dire questo! Adesso non sei lucido per decidere cose così importanti! Se vuoi una pausa dagli studi prenditela! Parlane con mamma e papà, ti capiranno…ma non abbandonare i tuoi sogni, i tuoi progetti” dissi decisa. Kevin sognava di diventare un veterinario già a tre anni, non gli avrei permesso di lasciare in un angolo quel desiderio, non potevo permetterglielo. “Kevin perché non vieni con me a Seattle per un po’? Puoi stare nel mio appartamento o se preferisci in quello di Jonathan! Sono certa che anche a John farebbe piacere” proposi “No…” “Andiamo! È una bella idea! È un modo per staccare, per rigenerarti e quando sarai pronto tornerai a Dublino” dissi per cercare di convincerlo “Non voglio lasciare l’Irlanda. Voglio andare al cimitero a trovare Megan ogni tanto, voglio restare. Sono confuso, è vero, ma…se tornassi negli U.S.A mi sentirei un codardo…” “Nessuno ti considererebbe un codardo” “Beh io mi sentirei così e non voglio” rispose guardandomi negli occhi. Gli feci un flebile sorriso, poggiando la testa sulla sua spalla “Fai quel che senti, sono certa che non sbaglierai, segui il tuo istinto” gli consigliai “Posso chiamarti più spesso quando tornerai a Seattle?” “Certo che puoi, anzi devi!” esclamai “Scusa se ieri e oggi ti ho quasi ignorata” aggiunse “Non devi scusarti” “Ti voglio bene Nikki” “Anch’io ti voglio bene” affermai.

 

NOTE:

Buon pomeriggio a tutti, ebbene sì, il capitolo di collegamento tra la prima e la seconda parte di Following a Star vede come protagonisti i due gemelli, ma questa volta la loro reunion non avviene per motivi felici, quanto piuttosto per un evento tragico che era nell'aria da un po'. Sapevamo che Megan era malata e che presto o tardi Kevin avrebbe dovuto affrontare la dura realtà dei fatti. Nicole ci resta male per il comportamento di Kevin nei suoi confronti, all'inizio infatti lui la tiene lontana, lo fa perchè tenta di distaccarsi dal dolore e sa benissimo che Nicole è l'unica persona al mondo che non può ingannare, visto il loro legame. Dopo il funerale però Kevin le dedica dello spazio, chiedendole di accompagnarlo ad esaudire l'ultimo desiderio di Megan, quello di gettare nel mare la bottiglia con alcune loro cose, per far sì che il tempo aiuti Kevin a ricordarla, cercando di superare questa brutta esperienza. Kevin è molto sincero con la sua gemella, in quel momento non sa cosa fare della sua vita, non ha voglia di studiare, di uscire con gli amici, di immaginare la sua vita con qualche altra ragazza...insomma non si prospettano giorni facili per lui...

E a questo punto salutiamo Nikki e John, che certo riappariranno anche nei prossimi capitoli, ora la palla passa a Kevin, dal prossimo aggiornamento sarà lui il protagonista e ci racconterà qualcosa della sua vita. Una piccola anticipazione: il prossimo capitolo partirà con un salto temporale, immaginerete infatti che Kevin trascorrerà un periodo in cui sarà a terra e di cui non ci sarebbe stato molto da raccontare! Detto questo vi aspetto venerdì. Vi saluto con la prima immagine che avevo postato come apertura di Following a Star, dopo 45 capitoli inizierete a capirla meglio...per chi non se la ricordasse...eccola qua!

Vanessie 

 

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