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Autore: Sarah Collins    10/02/2017    1 recensioni
Mi chiamo Cassidy e vivo in California.
Da bambina avevo un amico immaginario; Misha.
E' stato con me per anni, riempiendo il vuoto lasciato da mio padre.
Credevo in lui ma più passava il tempo più cambiava.
Era diverso, stanco, distante.
Non riuscivo più a guardare i suoi occhi.
Non riuscivo più a toccarlo.
E alla fine mi lasciò sola.
***
Sono passati sei anni e adesso devo ritornare in quella villa.
Il mio primo sguardo fu verso la finestra della mia vecchia camera.
Lo cerco, pregando di non vederlo.
Ma so che è lì.
So che non se ne è mai andato veramente.
So anche che ho paura ma tutto questo è solo l'inizio.
Genere: Fantasy, Mistero, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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16
Energia negativa

Tornai a casa quel giorno, Misha con voce ferma mi disse che no, non sarebbe tornato da me, e Amanda gli dava quel manforte che mi infastidì non poco.

Sono giorni che ricevo sms da Amanda, li cancello direttamente, ho perso l'abitudine persino di controllarli, bam, cancellati seduta stante. Mi dà fastidio il suo comportamento, ma insomma Misha dannazione è il MIO amico, è il MIO compagno...Do un pugno stizzito sul bracciolo della poltrona nella mia stanza e sbraito ad alta voce; sento chiudere l'acqua della doccia, dalla porta socchiusa appare il volto di Jake con i capelli grondanti d'acqua.
“Cass, tutto bene? Hai sbattuto da qualche parte come tuo solito?”, dice ironico.
“No, in realtà, no”, dico in breve io.
Jake si asciuga i capelli con un panno bianco guardandomi, strizza gli occhi per guardarmi meglio, “Mh.. ok”, dice prima di rientrare in bagno e finire di vestirsi.
Questa sera mia madre ha deciso di uscire con le colleghe del suo negozio, in città, e farà tardi ha detto.
Sospiro, infondo non mi fa bene essere sempre arrabbiata.
“Jake cucini tu questa sera? Lo sai che io non sono molto capace”, dico io ridendo; in effetti non saprei da dove cominciare neppure cucinando una zuppa di ramen istantaneo..
Da dentro il bagno Jake mi fa: “Cassidy e se andassimo a cena fuori? Sono un ricco architetto o no?”, dice lui altezzoso.
“Mah, se sei ricco dov'è il mio fuoristrada amorevolmente regalatomi dal mio ricco fidanzato? Eh?”, chiedo io ridendo, “Eh? Dov'è?”, continuo, “E' forse qui fuori?”.
Mi affaccio alla finestra cercando il mio bolide non appena Jake, vestito in tuta grigia, esce dal bagno guardandomi divertito, “Bhe forse non sono così ricco allora”,ammette.
Mi avvicino a lui, mi guarda in modo goffo e dolce, le sue mani in tasca, i suoi vestiti morbidi e il profumo dei miei prodotti mi fa venir voglia di stringerlo come un forte orsacchiotto.
“Posso dire che sei il mio orsacchiotto?”, chiedo io immergendo il mio volto nell'incavo tra il suo collo e le sua spalla.
Lui mi stringe forte, respira il profumo dei miei capelli e mi dice “Hai mai dato nomignoli a quel Misha?”.

Assurdo, assurdo, “Ma perché devi rovinare un momento simile?”, dico io stizzita, allontanandomi.
“Ma no è che..”, fa per dire lui, bloccandosi poi.
Mi rigiro la manica quasi stracciandola, sono troppo infastidita, quello stupido di Misha.
“Mai dati”, finisco io, chiudendo il discorso guardandolo negli occhi. “Andiamo a cena fuori!”, dico, e mi guarda sorridendo.

Ho messo su la mia gonna a ruota preferita, nera tutta nera come la mia canotta di pizzo e le mie scarpe tacco 10. Scendo le scale di casa mia come fossi una principessa, Jake in fondo ad aspettarmi con una mano sulla ringhiera, una camicia bianca e dei pantaloni neri eleganti.
“Wow”, mi fa,” E se restassimo a casa?”
“No!” sbraito io colpendogli lo stomaco, “Ho fame!”
“Bhe oddio come sempre”, afferma a bassa voce ma non abbastanza per sfuggire alla mia ira.
“Cos'è che hai detto Jake?!”
“Niente... Niente!”, urla pentito.

Il ristorante era così sofisticato, così bello e dai colori tenui che io lì sembravo una goccia di inchiostro nero in un mare di panna.
“Sei bellissima”, mi dice lui baciandomi i capelli e aiutandomi a mettermi seduta.
“Quale garbo, ma chi sei tu?”, chiedo io compiaciuta sciogliendo il tovagliolo intrecciato a formare un fiore di loto.
“Chi sono io.. Cassidy?”, mi chiede lui guardandomi dritta negli occhi.
Mentre sciolgo quella specie di opera d'arte lo faccio via via sempre più lentamente, non capisco se sono io oppure davvero tutto ciò che mi circonda e che conosco ha sempre quella punta di inquietudine?
Tra una portata di pesce e l'altra sento il mio telefono vibrare nella borsetta, è una vibrazione lunga, sarà una chiamata in arrivo probabilmente. “Scusami mi stanno chiamando, accidenti..”, sbraito io frugando nelle mille cose che contiene la borsa.

Amanda.

“Maledizione ancora..”, dico io sottovoce. Ributto il telefono nella borsa, ora è passata alle chiamate? Ma cosa vuole.
“E' ancora la tua amica?”, chiede lui pulendosi i bordi della bocca con il suo tovagliolo.
Eh?
“Cosa ne sai che è lei?”, chiedo io con fare colpevole.
“Ho controllato il tuo telefono, alcune volte.”
“Alcune volte?, chiedo io, “ALCUNE?!”, mi alzo, getto il tovagliolo sulla sedia e mi reco nel bagno delle donne.

Poso le mani sul lavabo lussuoso, mi guardo allo specchio. “Ci mancava solo questo proprio”, dico fra me e me.
Controllo se nel bagno c'è qualcuno, mi abbasso per vedere oltre le fessure delle porte e sapere se ci sia qualche persona chiusa lì dietro, ma sono sola.
Prendo il telefono, quattro chiamate perse e nessun messaggio, forse Amanda ha capito che non li leggo.
Chiamo.
Il telefono dall'altra parte squilla, squilla, squilla quattro volte ed eccola la voce di Amanda, è roca.
“Cassidy ma Dio del cielo dove eri?”
“Ma ti serve qualcosa per caso?”, le dico fredda.
“Cass non è a me che serve qualcosa..”
Rido, Amanda può sentirmi, “Ah intendi al tuo amico? Bhe pensaci tu a lui”, le consiglio stizzita, “Hai fatto così tanto la parte dell'amica protettiva con Misha, perciò adesso Amanda prenditene cura e sparite dalla faccia della terra”, finisco io chiudendole il telefono in faccia.
Respiro profondamente e nei miei timpani risuona la melodia di sottofondo del ristorante al di là della porta. Il telefono mi squilla fra le mani, ma lo ignoro.
Ricordo questa sensazione, aizzo i miei sensi girando per il grande bagno, guardo per terra, guardo altrove in punti indefiniti; non mi sento sola adesso.

Bhe Cassidy io sono sparito dalla faccia della terra già da un pezzo”.

Una voce familiare, ancora lui?!
“MISHA NO!”, urlo io con la voce strozzata.
E' lì, mi dà le spalle, ma le sue spalle si confondono con i colori delle pareti del bagno, è indefinito.
Lo sento ridere flebilmente, “Lo dicevi anche quando ti buttavo le bambole per terra, quando eri piccola”, mi ricorda lui.
“Vai dalla tua bambolina bionda, Misha, vattene”.

Mi sento debole, lo vedo debole, evanescente, mi pare che si stia girando verso di me..
Mi tremano le gambe, il suo volto, non riesco a vederlo, è trasparente o sono io che non riesco..
Che non riesco a..

Buio.

A.U.
Sono passati oltre due anni, mi spiace.
Sarah

 

 

  
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