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Autore: LarkaFenrir    10/02/2017    2 recensioni
Brevi racconti horror
Genere: Horror | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ora so che aveva ragione.
La sua sagoma scura si stagliava in controluce sulla soglia, la testa leggermente inclinata sulle spalle rigide e stanche. Non avevo bisogno di vederlo in viso per indovinare i suoi occhi incavati attraversare la stanza, sezionando le tenebre. Li sentivo sulla pelle, sotto di essa.


Ora capisco quanto avesse ragione.
Ora che non serve più, che l'istinto ha prevalso, dopo che con mano malferma mi hai tranciato le corde vocali; come un cane bastardo. Non dirò più bugie.
Lacrime di paura, dispiacere e rimpianto si mischiarono a quelle inusuali di disgusto, mentre il puzzo di vodka si faceva strada fino alle mie narici.


Sono un ometto ormai. Avrei dovuto accettarlo.
Attraverso la nebbia che mi velava gli occhi ho scorto un pastello verde, dimenticato fuori dalla scatola sulla scrivania. Mi sono divincolato dalla tua stretta, disperato e desideroso di un'ancora di salvezza, sperando di agguantarlo e scrivere decine di volte quanto mi dispiace. Centinaia di volte.


... ma ti sei arrabbiato ancora di più.
Mi hai fatto inciampare, buttato contro la parete e bloccato la testa contro il muro. Mi hai fracassato le ginocchia, la spina dorsale... anche la mascella, mentre continuavo a scandire le parole. Che rumore nauseabondo. Ho cercato di soffocare un conato, ma la bile è colata sul pigiama di Masha e Orso.


È solo colpa mia. Lo riconosco.
Se avessi ancora l'uso della parola non griderei. Te lo prometto. Ripeterei come un mantra che mi dispiace, che ti chiedo scusa, non dirò più bugie... non ti sottrarrò più al tuo meritato riposo.


Direi qualunque cosa. Farei qualunque cosa.
Tutto, tutto quello che serve pur di non farti aprire quello squarcio sul mio pallido petto, per non vedere i miei organi luccicare e fremere al chiaro di luna.


Il peggior dolore è quello che non puoi gridare[*].
Mentre manometti la cassa toracica con sonori scricchiolii e ti lecchi le labbra, non posso che pensare a quanto sia stato stupido. A quanto le mie paure da bambino siano niente, niente, in confronto all'essenza del dolore stesso.



Guardo il mio piccolo cuore contrarsi debolmente nel petto, un'ultima scarica di adrenalina...

Papà, perdonami... avevi ragione.

Non c'è nessun mostro sotto il letto, nè nell'armadio.




[*] Questa frase (scritta in inglese e intesa in senso animalista) è tatuata sull'avambraccio di una mia amica. Non so se è una citazione o è una sua idea, in ogni caso non mi appartiene. Ho preferito precisarlo nonostante non costituisca uno spunto, ma mi sia venuta in mente durante la seconda stesura.

 


Doveva essere più corta, più diretta... era questa l'idea quando l'ho buttata giù. Poi ho deciso (incredibile!) di modificarla, di non affidarmi all'istinto, ma di provare a creare qualcosa di diverso. Non che sia riuscita a dedicarle più tempo, è un mio limite, ma almeno ci ho provato. Spero almeno che ne sia valsa la pena!
   
 
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