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Autore: Nike96_Arts    10/02/2017    1 recensioni
Salve a tutti! Non scrivo una storia originale da tempo, quindi, per favore, siate clementi xD
Questa è la storia di un caso irrisolto. O meglio, questa è la storia di un caso quasi risolto.
È una storia che parla di mistero. È la storia di una cittadina e dei suoi abitanti.
Ma è soprattutto una storia che parla di famiglia.
E di come un evento inaspettato possa aver sconvolto tutto.
Così come un soffio di vento fa cadere un castello di carte.
Spero di avervi incuriosito :) (Scusatemi, non sono brava con le presentazioni x'D )
Genere: Drammatico, Generale, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Prologo

 

“Iago?”

La cantina era troppo buia, nonostante lo spiraglio di luce che proveniva dalla porta appena aperta.
Fuori, nella notte scura, infuriava il vento, scuotendo gli alberi e emettendo ringhi degni del peggiore dei mostri. Le lanterne appese alle porte di ogni casa tintinnavano e volteggiavano scosse dal vento invernale.

Jonah alzò la sua lanterna e scese uno scalino verso la cantina “Iago?” chiese più forte “Lo so che sei tu. Vieni fuori”

Come risposta ci fu un rumore metallico di utensili che si scontravano e rotolavano sul pavimento. Avanzò ancora di un passo, portando la lanterna più in alto.

La fioca luce illuminò uno spicchio della stanza mostrando il tavolo da lavoro di suo padre e varie cianfrusaglie sparse sul pavimento. Spostò piano la lanterna verso destra, esaminando con occhi attenti tutto quello che gli si parava davanti, mentre continuava a scendere piano la scalinata di ingresso.

Continuò a esaminare la stanza fino a quando non distinse, almeno in parte, la figura del fratello in un angolo della stanza.

Scese di fretta gli ultimi gradini rimasti e poggiò sul pavimento di legno scricchiolante la lanterna che illuminò l'angolo di una lieve luce giallastra “Iago” disse di nuovo, con un tono misto di preoccupazione e rimprovero, mentre si avvicinava al fratello accasciato malamente sul pavimento freddo.

“Stammi lontano” gli gridò in panico l'altro, ritirandosi ancora di più nell'angolo strisciando all'indietro. E Jonah si arrestò, con un braccio proteso in avanti per raggiungerlo.

Si scambiarono uno sguardo. Jonah aggrottò le sopracciglia in confusione, mentre Iago lo guardava con disperazione. Non lo aveva mai visto ridotto in quello stato.

Fu allora che la vide.

Qualcosa lo portò a spostare lo sguardo verso il basso. Due strisce rosso cremisi si stagliavano sul legno consumato, irregolari, intorno altre macchie dello stesso colore dalle forme indefinite o che riassumevano vagamente la forma di una mano. Seguì con gli occhi sgranati le due strisce fino ad incontrare le gambe del fratello.

“Sei ferito?” chiese scioccato mentre si arrampicava con lo sguardo sulla figura del fratello. Accennò un movimento in avanti, ma Iago si ritirò di nuovo.

Non appena fu tornato quello strano equilibrio di poco prima il ragazzo a terra scosse la testa “Niente di grave almeno” e la sua voce sembrò poco più di un sussurro.

“Non è come sembra” aggiunse poi con voce supplichevole, in un misto di disperazione e terrore, notando come lo sguardo terrorizzato di Jonah fosse tornato a guardare il sangue ai suoi piedi.

“Cosa hai fatto?” gli chiese Jonah, quasi mormorando, senza guardarlo negli occhi. Iego sentì salirgli un groppo alla gola “I-io” provò a rispondere, ma si rese ben presto conto che gli unici suoni che riusciva a produrre erano solo balbettii confusi.

“Cosa hai fatto?” Jonah glielo richiese di nuovo, ma non si rese neanche conto di aver gridato.

“Non lo so!” gli gridò Iago in risposta. Solo allora Jonah sollevò lo sguardo per guardarlo in faccia. Tremava come una foglia, i ricci scuri madidi di sudore e sporchi di polvere che gli si erano attaccati alla pelle, sulla fronte e sul collo, le guance rosse per aver corso nell'aria fredda di quelle nottate d'inverno e le spalle che salivano e scendevano per l'affanno. Il pantalone, le mani e le maniche della camicia sporchi di sangue.

Restarono a fissarsi per un secondo che parve un'eternità, poi qualcuno bussò violentemente alla porta. Le bussate divennero sempre più forti e insistenti.

Sentirono la voce greve del padre borbottare qualcosa di incomprensibile e il cigolio della porta d'ingresso che veniva aperta, e la cantina era abbastanza vicina all'ingresso da permettere ai ragazzi di sentire ciò che stava succedendo.

Una nuova voce, maschile, cominciò a parlare con una certa fretta e una punta di panico “Suo figlio minore, Iago Herson, è in casa?”

Jonah scambiò uno sguardo veloce con il fratello, poi lentamente, evitando accuratamente di fare rumore, si avvicinò alle scale. Le salì con calma e in silenzio e, una volta in cima, sporse leggermente la testa oltre lo stipite della porta, in modo tale da poter vedere almeno la parte posteriore della piccola sala d'ingresso, dove stava avvenendo la conversazione.

“Che ha combinato stavolta?” chiese il padre senza troppo celare l'esasperazione nei confronti del figlio più piccolo. Iago era solito combinare guai nella cittadina, quindi ormai quasi tutti, in particolare le forze di polizia, lo conoscevano e sapevano dove trovarlo. Era stato così da quando sua moglie era morta, due anni prima.

La guardia riprese fiato e, dopo un respiro profondo, annunciò “Hanno assassinato il sindaco”

A sentire quelle parole Jonah sgranò gli occhi e gli sembrò che tutta la stanza avesse preso a girare, quindi si aggrappò allo stipite di legno più forte che poteva, quasi fosse la sua unica fonte di salvezza in un mare in tempesta.

“C-cosa?” rispose incredulo suo padre “E voi non- Non penserete mica che sia stato mio figlio!” l'incredulità si era trasformata in rabbia “Ne ha combinate tante, certo! Ma addirittura accusarlo di omicidio!” Ma la guardia l'aveva già scavalcato e si stava dirigendo nella stanza più vicina all'ingresso alla ricerca di Iago.

“È stato visto sulla scena del crimine sig. Herson” Jonah riconobbe la nuova voce come quella del giovane Atton Pirglin, il maggiore dei figli del signor Pirglin, che era da poco entrato nella polizia. Jonah lo conosceva di persona perchè spesso aveva frequentato le lezioni con il maestro assieme a l più piccolo dei Pirglin. Evidentemente era di pattuglia quella sera “Mi dispiace, ma dobbiamo controllare” Sembrava realmente dispiaciuto di quella incursione notturna, almeno sentendo la sua voce.

E mentre suo padre continuava a discutere con gli agenti sul suo diritto di mandarli a calci fuori di casa, Jonah era sconvolto “Non può essere” borbottò attonito “Deve esserci un errore! Dimmi che si stanno sbagliando Ia-” Si girò di scatto verso il fratello, ma nella fioca luce della lanterna vide il piede di Iago che sgattaiolava fuori dalla piccola porta che avevano costruito in segreto, qualche tempo prima, dietro il mobile degli attrezzi.

“Iago!” gridò il maggiore con frustrazione e si lanciò giù per le scale verso il fratello, facendo cadere la lampada che si ruppe in mille pezzi e si sparse per tutto il pavimento. Riuscì ad afferrare all'ultimo la scarpa del fratello. Era insanguinata e sporca di fango e quindi era difficile da mantenere “Jonah lasciami andare!” lo supplicava il più piccolo dall'altra parte della porta “Non ho fatto niente! Ti prego lasciami andare!” Ma Jonah cercò di resistere afferrando la scarpa anche con l'altra mano “Allora resta!” gli gridò di rimando stringendo la scarpa con entrambe le mani.

Sopra di loro sentirono i passi pesanti dei tre uomini che erano in casa che, allertati dal rumore, stavano scendendo di fretta in cantina.

Allora Iago decise che la sua vita era più importante di una scarpa, e con agilità si sfilò la scarpa sporca e scappò sulla neve gelida verso il bosco fuori la città.

Jonah, che invece era caduto indietro quando il fratello aveva lasciato perdere il combattimento, si ritrovò con la schiena per terra, in una mano la scarpa sporca del fratello, mentre con l'altra era finito su uno dei pezzi di vetro della lanterna. La mano gli bruciava e sanguinava, ma in quel momento non gli importava. Si alzò barcollante e buttò la testa dentro la porta dalla quale era scappato il fratello.

“Iago!” gridò, con tutto il fiato che aveva in corpo, prima che due grandi mani lo prendessero per le ascelle e lo portassero dentro, in quella casa che improvvisamente era diventato lo scenario del peggiore degli incubi.



The Writer's Corner

Salve a tutti di nuovo! Prima di tutto vorrei ringraziare di tutto cuore tutti quelli che hanno letto e che sono giunti fin qui, i lettori fantasma e chi recensirà :) 
Gradirei tanto sapere cosa ne pensate, ed anche le critiche sono bene accette ^^

Come dicevo nell'introduzione di questa storia, è da tanto tempo che non mi cimentavo in una storia originale, ma mi è venuta questa improvvisa ispirazione e non ho potuto fare a meno di metterla "su carta" xD
Questo prologo è stato sritto quasi di getto e modificato poco (quindi è possibile che subisca modificazioni in futuro), ma mi sento abbastanza soddisfatta. 
Spero di aver messo questa storia nella categoria giusta! (Nel caso fatemi sapere se pensate sia giusto cambiare categoria)

Spero vivamente che vi piaccia e che vi possa appassionare o almeno incuriosire.

Al prossimo capitolo!
Baci
Nike <3

P.S. Chiedo scusa per queste poche righe, ma non è proprio arte mia xD

  
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