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Autore: RoyalDreamer91    11/02/2017    1 recensioni
One-shot sul famoso incontro tra Eva Braun ed Adolf Hitler. Ho immaginato come possa essere avvenuto, grazie anche a fonti come "The Lost Life of Eva Braun". La storia é raccontata dal punto di vista dell'allora diciasettenne Eva Braun.
Genere: Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Il Novecento
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Caro diario, ieri mi è successa una cosa che mi ha imbarazzato non poco. Insomma, sono abituata agli sguardi d’apprezzamento di qualche uomo, ma mai nessuno mi ha fatto sentire così apprezzata. Ieri mattina mi sono recata al mio nuovo posto di lavoro come orami faccio da tre settimane circa. Tutto è stato noioso e ordinario, fino a sera, quasi all’ora di chiusura, quando ho sentito il padrone rientrare. Mi ero arrampicata su una scala per raggiungere i documenti custoditi in alto, sull’ultimo ripiano dello scaffale. Proprio in quel momento entrò il capo, accompagnato da un uomo di una certa età. Lo guardai distrattamente: aveva dei baffetti piuttosto buffi, un soprabito chiaro all’inglese ed un capello di feltro tra le mani.Come ben sai, mi piace molto la moda e sto molto attenta ai dettagli! (risolino). Comunque, entrambi si sedettero sull’altro lato della stanza, lontano da me. No ci badai più di tanto. Stavano chiacchierando da qualche minuto e io ero ancora in bilico sulla scala; non riuscivo ad allungare abbastanza il braccio per raggiungere l’archivio. Allora gettai uno sguardo al capo, per vedere se, incronciando il suo sguardo, avrebbe capito che mi serviva aiuto. Non volevo disturbare la conversazione. Provai a socchiudere gli occhi, guardando nello loro direzione, quando mi accorsi che quello strano personaggio con i baffi mi stava guardando le gambe. Mi sentii leggermente inbarazzata: per non rischiare di cadere avevo tirato su la gonna esponendo le ginocchia. L’avevo fatto quando ero da sola, dimenticandomi che ora stavo alla presenza di due uomini. Con le guance arrossate, decisi allora di scendere e Hoffman, il mio datore di lavoro, che orami mi stava guardado anche lui, mi fece cenno di avvicinarmi. “Ah, ecco la nostra brava, piccola signorina Eva…”mi presentò, con tono divertito. Le mie guance si imporporarono quando il cliente si mosse per il baciamano. Continuava a fissarmi con i suoi occhi blu, un po’ iquieti ma che sembravano esaminarmi con cura. "Signorina, le presento il signor Wolf", mi disse, diveritito, Hoffman. Che nome strano pensai. Io abbozzai un sorriso cortese e con un inchino mi congedai per riprendere il lavoro al banco. Non osai salire le scale ancora perchè ero alquanto a disagio. “ Mi scusi se mi sono permesso”… sentii, ma ho visto che la presenza della mia commessa l’ha distratta e ho pensato che i convenevoli fossero d’obbligo.” Quindi quel signore che aveva tante cose buffe ( a partire dal nome), mi aveva guardata a tal punto da zittire la conversazione? E perché Hoffmann lo trattava così bene? Era solo un ometto non molto attraente dopotutto. Ma non mi preoccupai ulteriolmente perché l’orologio segnò le 19, ora di chiusura. Mi affrettai a sistemarmi ; non vedevo l’ora di raccontare tutto a Ilse, mia sorella. Quando raggiunsi la porta però, il signore in questione me l’aprì e con un altro, veloce, baciamano, mi disse: “Spero di rivederla ancora signorina Braun, a presto”. Si doveva essere informato anche sul mio cognome, dunque. Che gentiluomo, vero? Adesso che ci ripenso, non deve essere così anziano poi. Avrà sui 40 anni. Però potrebbe essere mio padre. Chissà se lo rivedrò ancora. Spero un giorno di trovare un uomo che mi guardi così, e che abbia la stessa gentilezza del signor Wolf.
   
 
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