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Autore: ElenaDobrevSomerhalder    11/02/2017    0 recensioni
[IN REVISIONE]
Una storia dove i personaggi andranno al College in altre città, incontreranno nuove persone e, ovviamente, nuovi pericoli. Fino alla 3° stagione segue la serie TV.
Prima parte di una trilogia.
AMBIENTAZIONE TEMPORALE: alla fine dell'estate che segna il passaggio al College (5° stagione)
AMBIENTAZIONI GEOGRAFICHE: Mystic Falls, Durham, Los Angeles
PERSONAGGI PRINCIPALI: Elena, Damon, Stefan, Caroline, Bonnie, Nuovo Personaggio
PERSONAGGI SECONDARI: Klaus, Rebekah, Matt, Meredith, Jeremy, Tyler, Elijah, Kol, Katherine, Nuovi Personaggi
COPPIE: Damon/Elena, Stefan/Elena, Klaus/Caroline, Matt/Rebekah, Stefan/Meredith, altre nuove coppie
CAPITOLI: 22
ESTRATTO DAL 2° CAPITOLO:
Ad Elena venne in mente di prendere dei fiori dal vasto giardino attorno al loft[...].
Quando ne raccolse una busta piena [...] si voltò per tornare dentro, ma si ritrovò Damon davanti.
«Ti sei lasciata sfuggire il fiore più bello di tutto il giardino. Tieni.» le disse senza nascondere un doppio senso nella frase, porgendole una stupenda rosa rossa.
«Non volevo ferirmi con le spine.» gli rispose a tono Elena.
«Basta toccare i punti giusti.» continuò sull'onda dei significati nascosti Damon, prendendole la mano e facendole appoggiare il pollice e l'indice dove la rosa non aveva spine.
Genere: Fantasy, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Damon Salvatore, Elena Gilbert, Nuovo personaggio, Stefan Salvatore, Un po' tutti | Coppie: Damon/Elena, Elena/Stefan
Note: Lime, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Triangolo
Capitoli:
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Your Love Saved Me - Chapter 15
Capitolo 15 - Beautiful Nightmare

«Non conta il gesto, ma l’intenzione.» disse tristemente Alec, staccandosi da Alyssa. Aveva ricambiato il bacio, ma sentiva che non c’era abbastanza coinvolgimento dall’altra parte, per cui non sarebbe servito a nulla. Se la mente della ragazza non era libera, non le avrebbe potuto mostrare un bel niente.
«Come?!» brontolò lei, guardandolo con uno sguardo fulmineo.
«Alyssa, non devi baciarmi tanto per farlo. Devi esserne convinta. Devi volerlo con tutta te stessa. Devi essere coinvolta. Non puoi semplicemente attaccare le labbra alle mie e far sì che questo basti per funzionare.» le spiegò l’elfo, leggermente provato dall’insuccesso.
«Non so come fare! Non posso innamorarmi di te, e se non provo qualcosa non riesco a lasciarmi andare! Possibile che non lo capisci?!» la strega sirena era visibilmente alterata.
«Ti fidi di me?» chiese semplicemente Alec, guardandola in cerca di una risposta sincera.
«Forse non dovrei a questo punto, visto le tue richieste, però sì, mi fido di te. Ho percepito il tuo animo, prima. Non sei cattivo.» rispose la ragazza, cercando di capire dove volesse andare a parare.
«Allora lascia fare a me, ok?» disse deciso lui, guardandola negli occhi.
Alyssa si limitò ad annuire, poi Alec le si mise sopra a cavalcioni, lasciandola di stucco. Si tolse la maglietta, sfoderando il suo fisico statuario.
«Cambiato nulla?» chiese lui ironicamente, e senza attendere risposta strappò dalla maglietta una striscia di tessuto.
«Non direi. Comunque complimenti, dovete avere un’ottima palestra ad Avalon.» rispose lei lasciandosi andare all’ironia.
Il ragazzo le mise la striscia di tessuto sugli occhi, legandola dietro la testa, poi iniziò a baciarla: partì dalla guancia e si spostò pian piano verso il collo. Ma Alyssa nella sua testa vide Damon, nella sua camera, che le stava sopra e la baciava, e si rilassò. Gli mise le mani sulla schiena possente, e lo strinse a sé. Lui scese ancora più giù continuando a baciare ogni lembo di pelle scoperta, andando un poco oltre il bordo della maglietta, per poi ritornare sul collo.
Alyssa iniziava ad ansimare, e lui cominciava a farsi strada con le mani sotto la maglietta. Lei cercò di tirarsela via, ma lui la bloccò e lo fece al posto suo, facendo attenzione a non spostare la benda che aveva sugli occhi, per poi slacciarle anche il reggiseno. Continuò a baciarla, ricominciando a scendere sul suo seno, e poi ancora più giù, sfilandole anche i jeans e gli slip, e si dedicò alla parte più intima di lei, facendola gemere sempre più forte, mentre lui cercava di togliersi i pantaloni e i boxer in modo impacciato. Quando ci riuscì, si insinuò tra le gambe della ragazza, indugiando. La ragazza gemette ad ogni contatto, e lo strinse a sé, intenta a baciarlo, ma prima di cedere al bacio lui le parlò.
«Non lasciarmi, Alyssa. Resisti più che puoi.» la ragazza sentì parlare Damon, ma c’era qualcosa di strano nella sua voce, qualcosa che non riusciva a comprendere in quel momento.
«Non lo farò, Damon.» gli disse, e lo baciò appassionatamente.
Fu come un dejavu
: una strega con immensi poteri controllava un esercito intero.
Poi lui affondò dentro di lei.
E ora, da tutt’altra parte, c’era un’elfa, forse la Regina, che grazie a quella stessa strega metteva fine alla lotta tra due orde di elfi.
Un altro affondo.
Adesso la strega stava facendo un incantesimo all’elfo traditore, facendolo essiccare davanti a tutti gli altri, e di lui rimase solo cenere.
E ancora un altro. Ancora. E ancora.
C’era Valvic, nel bel mezzo di un bosco in mezzo alle montagne, con Lucas. Quest’ultimo era rinchiuso in una gabbia di rami, e sembrava non voler rispondere alle domande del suo Re.
«Dove sono tutti gli altri?»
Ma il ragazzo stava in silenzio.
«Come fai a proteggere la tua mente da me?»
Niente ancora, silenzio assoluto.
«Non hai intenzione di rispondere, vero? Beh, farò in modo che qualcun altro lo faccia per te.»
Valvic mosse le braccia, e decine di rami presero vita.
«Non saprai mai nulla, Valvic, e io non sarò morto invano.» lo sfidò il ragazzo, e subito dopo tutti i rami si conficcarono nel suo corpo riducendolo in brandelli. Valvic fece un ultimo gesto, i resti presero fuoco, e del ragazzo rimase solo cenere.

Alyssa si staccò dal bacio per prendere una boccata di respiro. Ansimava, e gemeva ad ogni affondo dentro di sé, che si facevano sempre più ravvicinati e profondi.
Di nuovo la strega, in un immagine molto sfocata, come se fosse una cosa lontanissima, che stava davanti ad altre streghe e stavolta inventava un nuovo incantesimo di sana pianta, per rendere immortali degli esseri umani.
«Mordimi.» disse la ragazza, quasi al culmine, ma la sua richiesta non fu esaudita subito.
«Ti prego.» supplicò ancora, e questa volta lui l’accontentò.
Alec era nel bel mezzo di un amplesso con un’altra donna, bellissima e molto passionale. Si sentì mordere il collo, e subito dopo la donna si allontanò da lui, sputando un liquido trasparente e gelatinoso. E così Alec la vide in tutto in suo splendore, come Madre Natura l’aveva fatta. La sua Katherine. Che ora era disgustata da lui.
Arrivarono al culmine insieme, e quando gli spasmi terminarono, lui si appoggiò su di lei e continuò ad accarezzarla e baciarla dolcemente ovunque arrivava: sul seno, sul collo, sulle guance, sulle labbra. Lei nel frattempo seguiva la linea della sua schiena con le dita, provocandogli dei brividi di tanto in tanto.
«È stato bellissimo…è un peccato che debba già finire…» disse lui, ma Alyssa lo interruppe: «No, amore, andiamo avanti».
La ragazza ricominciò a muovere i fianchi, e gli sussurrò: «Rifacciamolo».
«Ancora?» chiese sorpreso lui, e lei annuì, aggiungendo: «Ti voglio ancora più di prima».
«Vuoi vedere altre cose?» chiese lui, ma lei non sembrava interessata: «Voglio essere tua un’altra volta, Damon. Il resto non conta».
Alec si rese conto solo in quel momento di ciò che era appena successo, come se si fosse appena svegliato da un meraviglioso sogno e si fosse reso conto di essere invece in un’amara realtà. Era spaventato adesso, non sapeva cosa fare. Avrebbe dovuto pensarci prima che fingendosi nella mente di Alyssa il suo ragazzo, lei avrebbe voluto molto più di un bacio, e magari non una sola volta. Ma la verità era che aveva agito d’istinto, e ora avrebbe dovuto rimediare comunque. Così mise le mani sulla benda, pronto a scioglierla, ma prima le disse: «Alyssa, è stato davvero bellissimo per me, e so che anche per te lo è stato, anche se non pensavi a me. Spero solo che non mi odierai».
Alyssa riaprì gli occhi, e sopra di lei vide Alec.
«Che diavolo stai facendo?!» gli chiese arrabbiata lei, cercando di scostarsi, ma lui non la lasciò muovere.
«Ti prego, non odiarmi. Ti ho fatto credere di essere Damon per poterti baciare, ma poi ci siamo lasciati prendere dal momento… Calmati ora…» le rispose lui, con lo sguardo dispiaciuto.
«Non ti odio.» disse la ragazza, senza nemmeno volerlo. Poi, rendendosi conto di ciò che aveva appena detto e di tutto ciò che era successo, ipotizzò ci fosse lo zampino dei poteri da elfo di Alec, e aggiunse: «Dobbiamo tornare a casa. Subito!».
«Aspetta…» disse l’elfo, e la ragazza non si mosse come fosse soggiogata da lui, così continuò: «Voglio che tutto quello che è successo resti tra noi. Non ne parlerai con nessuno. Mai. Per nessuna ragione. Ok?».
«Ok, non lo dirò a nessuno.» le parole sembravano uscire automaticamente dalla bocca di Alyssa, che capiva cosa stava succedendo ma non riusciva a contrastarlo.
«Sei pronta a tornare a casa allora?» chiese l’elfo, e quando la ragazza annuì, in un attimo si ritrovarono nel giardino del loft esattamente dov’erano prima, vestiti, come se niente fosse mai successo, anche se erano sudati dalla testa ai piedi.
Alyssa esitò un attimo prima di lasciare la mano dell’elfo, sincerandosi di essere davvero a casa, poi gli chiese cosa poteva fare con la sua linfa, ancora sulla sua mano.
«La puoi bere.» le disse l’elfo, sorprendendo la ragazza, poi continuò: «Tranquilla, ti farà solo bene. Non hai mai bevuto succo di frutta e simili?».
«Sì, ma mi sembra un tantino diverso…sembra gelatina…» rispose diffidente la ragazza, guardando dubbiosa la linfa sulla mano.
«Provala.» le disse deciso l’elfo, e automaticamente lei si portò la mano alla bocca e ne assaggiò un po’.
«È buona!» esclamò la ragazza, prima di incominciare a leccarsi la mano fino a renderla pulita da ogni goccia di linfa.
«Ti conviene andar dentro ora, il sole è quasi tramontato…» disse l’elfo, alzandosi.
«E tu?» gli chiese lei, leggermente sospettosa.
«Sono un elfo, di solito viviamo nei boschi, non avrò problemi a stare qui fuori nel vostro giardino.» rispose lui, poi la portò nel giardino sul retro, passando attorno alla barriera, e animò dei grossi rami di un albero finché non si intrecciarono a creare una rustica casetta sull’albero.
«Comodo, così.» commentò sarcasticamente lei.
«Ti inviterei ad entrare, ma non credo che ci sarebbe molto da vedere.» scherzò lui, e si avviò verso la casetta.
Alyssa restò ferma a guardarlo andare via, e quando entrò nella casetta, si voltò per rientrare nel loft.
Ma non riuscì a fare nemmeno un passo. La barriera protettiva la respingeva.
«Alec!» chiamò, e l’elfo le fu subito accanto.
«Cosa c’è, principessa?» le chiese con un ghigno beffardo.
«Ma che stai dicendo?!» si alterò la ragazza, ma lui le cinse i fianchi e le rispose: «Ho deciso che ti voglio. E penso proprio che verrai con me, nella nostra casetta».
«Perché la barriera mi respinge?» chiese confusa la ragazza, ignorando quel che le aveva detto l’elfo.
«Hai la mia linfa dentro di te. Ora verrai con me e basta.» le spiegò lui, poi la prese in braccio e si avviò verso l’albero.
«Dove credi di andare?!» urlò Damon, dietro di loro.
L’elfo si voltò a malapena per rispondergli: «A casa».
Damon gli si parò davanti, il viso trasformato con i canini da vampiro ben in mostra, e gli ringhiò: «Non con lei».
«Oh sì, invece: vedi, non può passare la barriera, per cui fatti da parte. Starà al caldo lassù, te lo assicuro.» gli disse, con un po’ troppo sarcasmo, e il vampiro lo prese per il collo.
«Dì al tuo ragazzo di lasciarci in pace e tornarsene a casa, cara, se non vuoi che lo trafigga con decine di paletti di legno, di cui uno nel cuore.» disse deciso l’elfo ad Alyssa, che si rivolse automaticamente al vampiro: «Fa’ come ti dice, Damon. Non mi farà niente».
Per Damon fu come una pugnalata al cuore. Lasciò il collo dell’elfo, ma non si mosse di un millimetro.
«Avevi detto che potevamo fidarci di lui.» mormorò deluso alla ragazza, che gli rispose semplicemente: «È così, ci aiuterà a sconfiggere gli elfi».
«A che prezzo?» pensò ad alta voce il vampiro.
«La prenderò in prestito solo per un po’, Vampiro, e non ti preoccupare che non te la sciuperò.» disse l’elfo sorpassandolo, e facendo comparire dietro di lui un altissimo canneto che in un batter d’occhio circondò lui e l’area fino all’albero, circondando anch’esso.
Damon si fiondò contro il canneto con tutta la rabbia che aveva in corpo, ma appena lo sfiorò una forza estranea lo respinse con il doppio dell’energia, e si ritrovò molto più indietro, all’interno della barriera del loft, con ustioni sulle parti che avevano toccato il canneto. Con tanta rabbia e le lacrime agli occhi per il dolore, non solo fisico, tornò dentro in cerca di un aiuto magico.

Alec era entrato nella casetta sull’albero con ancora Alyssa in braccio, facendo un salto sovrannaturale per salirci, e ora la stava facendo rimettere in piedi. Lei era rimasta estasiata: dal nulla l’elfo aveva creato una bella casetta, con tanto di letto in legno con uno strano materasso di morbide foglie intrecciate con viticci, e di sedie e tavolo in legno. Su quest’ultimo c’era addirittura un cesto di vimini con dei frutti, e delle piccole torce appese al muro facevano luce all’interno della stanza, dandole calore e creando un’atmosfera rilassante.
«Manca solo un piccolo tocco.» disse l’elfo, poi con un gesto della mano fece crescere delle rose sottosopra dal tetto, finché non maturarono così tanto da perdere i petali, che caddero sul letto. Poi con una mano fece prendere fuoco agli steli, mentre con l’altra creava una piccola brezza che ne faceva volare fuori dalla finestra le ceneri.
«Mmm…carino dai…» ironizzò la ragazza, che decise di sfruttare in modo positivo la sua “prigionia”, poi si sedette su una delle sedie.
«Hai fame?» chiese l’elfo, indicando la frutta sul tavolo, «Prendi ciò che vuoi, è casa tua questa, almeno per stasera».
«Perché?» chiese lei di rimando, guardandolo dritto negli occhi azzurri.
«Beh, se vuoi restare anche domani, e dopodomani, e il giorno dopo dopodomani, per me non c’è problema!» rispose felice l’elfo.
La ragazza alzò gli occhi al cielo e sbuffò, poi chiarì la domanda: «Perché stai facendo questo a Damon? L’ho capito che ce l’hai con lui, e che questo è solo un dispetto, ma…perché?».
La domanda spiazzò l’elfo, che si prese tempo andando a sedersi di fianco a lei.
«Cosa c’entra il vampiro?» disse, e poi le prese la mano e la guardò negli occhi, «Credi di non potermi piacere davvero?».
La ragazza sfilò la mano dalla presa dell’elfo, e gli disse tutto d’un fiato: «Di certo non assomiglio alla vampira con cui te la facevi non si sa quando. Sarebbe lei la tua fidanzata? Immagino cosa mi farebbe se scoprisse quello che è successo ad Avalon, potrei dire le mie ultime preghiere!».
«Non era reale, e non era davvero Avalon…» commentò lui, scatenando le grida della ragazza: «Chissene frega! Ti rendi conto?! Mi hai fatto tradire Damon con l’inganno!».
«Menomale che è anche sonora la nostra barriera, altrimenti ti avrebbe già sentito! Ascolta, mi dispiace di essermene approfittato, ma sei così bella, e in quel momento non mi sono saputo controllare. Tu mi volevi così tanto…»
«Non volevo
te!» urlò ancora la ragazza, senza lasciarlo parlare, «E non ti vorrò mai!».
«Fossi in te non ne sarei così sicura… Per quanto io sia potente, se tu non avessi provato un minimo sentimento per me non avrei potuto manipolarti affatto. Quando mi hai baciato, ti ho mentito. Tu eri convinta, e lo volevi tanto quanto lo volevo io. La differenza è che tu non lo ammettevi a te stessa, mentre io sì. E questo perché ti senti vincolata al vampiro.» spiegò lui, e la domanda che le porse la ragazza lo spiazzò ancora: «E perché allora mi hai mentito dopo il bacio? Avresti potuto mostrarmi tutto lo stesso!».
«Quante volte te lo devo dire? Sono attratto da te! Ci vuole così tanto a capirlo?» urlò lui, e stavolta fu Alyssa a rimanere spiazzata. Ma non per molto.
«Io non ti credo più. E comunque voglio che mi racconti altro su quella vampira.» disse la ragazza, poi prese una mela dal cesto e iniziò a mangiarsela a morsi, in attesa che l’elfo iniziasse a parlare.
«Non c’è molto da dire. La conosco da molto tempo, quando avevo appena 21 anni, nel 1760. Siamo stati insieme fin da subito, ma lei non è mai stata tipo da stabilirsi in un luogo, per cui per un secolo la seguii, poi decisi di fermarmi in una casa sperduta nei monti del Maine con mio fratello, e chiesi a lei di fare altrettanto. Ovviamente non mi ascoltò, e continuò a girare il mondo csenza di me, ma dopo 10 anni tornò a trovarmi, dove non era voluta restare, e fu come se non ci fossimo mai divisi. Anche se io, capendo le sue esigenze, cambiai le mie regole: le concessi di andare in giro per il mondo quando voleva, a patto di non stare via per molto tempo tutto insieme e che a volte sarei andato con lei .» raccontò lui, camminando avanti e indietro.
«Quindi mi farà fuori. Bene. Ed è tutto qua? Non c’è altro che dovrei sapere?» disse sarcasticamente la ragazza, che smise di mangiare per osservare bene il viso dell’elfo in cerca di ogni minimo segno d’esitazione.
«Circa due anni fa è morto mio fratello e sono stato io quello che se n’è andato.» rispose l’elfo, sorprendendola: «L’hai lasciata?!».
Alec sospirò, e si sedette di nuovo affianco a lei: «No, non l’ho lasciata. Me ne sono andato e basta. E da allora non l’ho più vista».
«Non ti credo.» disse la ragazza.
«Pensi che ti dica queste cose per farti cedere? Per non farti avere paura di lei?» le disse, carezzandole il viso con la mano.
«No, penso solo che è ora che tu mi dica cosa c’entra Katherine con il caos che hai creato qui.» disse seria Alyssa, lasciando di stucco l’elfo.

«Non riesco a trovare niente che possa abbattere una barriera creata da loro!» urlò Bonnie, girando l’ennesima pagina del Grimorio.
«Continua a cercare! Ci dev’essere un modo…non è possibile che tutto questo stia succedendo! Lo ucciderò. Quando scenderà da quel maledetto albero lo ucciderò a mani nude!» urlò furiosamente Damon, poi si rivolse a Caitlin: «Tu hai trovato niente sulla loro linfa?».
«No, niente di ciò che ci serve, per ora.» mormorò nervosa la rossa.
«Ecco! Ho trovato!» disse allegra la mora, e si avvicinò al vampiro: «Con questo dovresti riuscire a passare…».
La strega gli prese il viso tra le mani, stringendo decisa le tempie, e iniziò a biascicare parole strane, probabilmente latine.
Caitlin e il professor Shane la guardarono accigliati, e quando Damon cadde a terra a peso morto le chiesero perché l’avesse preso in giro, facendogli un incantesimo per farlo addormentare.
«Perché non ce la faccio più, sono stanchissima, non potremmo fare granché, e tanto Alec non farà nulla di male ad Alyssa. Gli serve per sconfiggere Valvic, e di certo quel che sta facendo è solo per irritare Damon. Non importa di che razza o età siano, i maschi non riescono a non essere stupidi ed impulsivi.» spiegò Bonnie, che poi chiuse i Grimori e li posò in garage con tutti gli altri. Poi fece accomodare Caitlin nella stanza di Elena, e il professor Shane in quella di Stefan, facendosi aiutare a portare Damon nella sua camera.
Tutti si misero a dormire, con la speranza che l’indomani sarebbe stato un giorno più tranquillo.

Damon stava correndo in un bosco. Girava, e girava, ma non si fermava mai. Stava cercando qualcosa. O meglio, qualcuno.
«Alyssa!» continuava ad urlare, ma non riceveva risposta.
Continuò a correre, finché qualcosa gli si attorcigliò alla caviglia facendolo cadere rovinosamente a faccia in terra. Quando si girò sulla schiena intento a rialzarsi, si ritrovò Alec di fronte.
«Dov’è Alyssa?» gli chiese rabbioso, mostrando i canini.
L’elfo iniziò a ridacchiare, e si inginocchiò davanti a lui.
«Lei non è più affar tuo.» sibilò l’elfo, con un ghigno malefico sul viso perfetto.
Il vampiro si lanciò verso di lui per attaccarlo, ma l’elfo era già sparito.
«Mi sembra ovvio perché abbia scelto me piuttosto che un buono a nulla come te. Voglio dire, guarda tutte le cose che posso creare» disse l’elfo, che fece sfoggio della sua magia, creando dal nulla un piccolo parco fiorito con un laghetto al centro, «mentre tu sai solo distruggere».
«Smettila!» ringhiò il vampiro, poi si calmò e sfidò l’elfo: «Fammela vedere. Fammelo dire da lei che vuole te piuttosto che me».
«Fa’ pure, vampiro. Cerca l’amore della tua vita.» gli disse l’elfo facendo spallucce, poi sparì.
Damon ricominciò a correre e ad urlare il nome della sua fidanzata, fin quando vide una ragazza di spalle: aveva lunghi capelli castani ricci e vestiti scuri attillati con scarpe col tacco altissime. Un look decisamente diverso da ciò a cui era abituata lei.
«Alyssa?» chiamò dubbioso il vampiro, e quando la ragazza si girò resto impietrito.
Lei, con un ghigno soddisfatto sul viso, si stava incamminando verso di lui, col suo caratteristico passo sinuoso.
«Katherine.» sbuffò lui, digrignando i denti.
«Ho sempre saputo di essere l’amore della tua vita, mio caro dolce Damon.» cantilenò la vampira, appoggiandogli una mano sulla spalla. Lui gliela afferrò e se la tolse di dosso.
«Ti sbagli di grosso, Katherine. Sono stato innamorato di te, ma non sei tu l’amore della mia vita.» gli disse lui con tutto il disprezzo possibile.
«Se così fosse non avresti trovato me. Forse avresti voluto trovare la tua nuova fidanzatina. Come si chiamava? Alina?» lo stuzzicò lei, girandosi di schiena e allontanandosi.
«Alyssa. Si chiama Alyssa.» disse lui duramente, e la vampira si fermò.
«Oh, allora non l’hai ancora saputo…» disse lei lanciando l’esca, e lui abboccò subito: «Che cosa?».
Katherine si girò: aveva la bocca piena di sangue, che le colava sul collo e sui vestiti, e anche le mani erano tutte imbrattate. Ma nonostante questo, Damon intravide qualcosa brillare tra le mani della vampira.
«Cos’hai fatto!?» chiese adirato il vampiro, sperando che ciò che immaginava non fosse successo davvero, mentre lei gli si avvicinava.
«Quello che i vampiri fanno, mio caro Damon, anche se tu mi sembra te lo sia dimenticato. Mangiano chi hanno voglia, quando ne hanno voglia.» disse lei, poi alzò verso di lui la mano per fargli vedere ciò che teneva: sebbene fosse tutta sporca di sangue, si capiva che era una catenella a cui era appeso un anellino, a cui a sua volta era appesa una pietra di avventurina.
«Questa mi stava andando di traverso, puoi tenerla per ricordo se vuoi. Direi che ormai è l’unica cosa che rimane di lei.» lo provocò, porgendogli la collana.
«Non puoi averlo fatto davvero.» mormorò lui ormai distrutto, il viso contratto in un’espressione colma di rabbia e disperazione, poi gli saltò addosso per attaccarla.
Ma lei fu più veloce e gli conficcò la mano nel petto, stringendogli il cuore.
«È questo che ti ha rovinato e portato alla distruzione, Damon. E guarda che cosa me ne faccio io.» disse la vampira, poi strinse sempre di più, finché le tenebre avvolsero tutto quanto.

Damon si alzò di colpo. Era seduto nel suo letto, ma accanto a lui non c’era Alyssa, a differenza delle nottate precedenti.
«È sempre una soddisfazione intrufolarsi nei tuoi sogni, Damon.» fu l’unica cosa che gli disse Katherine, sdraiata in modo sensuale affianco a lui.
«Che ci fai qui?!» le chiese irritato lui, alzandosi dal letto, mentre era ancora agitato per il sogno.
«Oh, andiamo, non ti devi allontanare da me.» disse la vampira, avvicinandosi a lui in un batter d’occhio, «Lo so che sei contento di vedermi, tesoro».
«Preferirei piantarmi un paletto nel petto.» mormorò lui, scostandola in malo modo per poi sedersi sul letto.
La vampira finse di essersi offesa, e si avvicinò pian piano al letto.
«Senti, ho avuto una pessima giornata e quando tu mi stai vicina le cose possono andare solo per il peggio. Dimmi cosa vuoi e facciamola finita.» disse infine lui, spazientito.
Lei incominciò a camminare per la stanza, col suo passo sinuoso, mentre gesticolava teatralmente: «Prima di tutto, voglio stare qui. Adoro il fatto che ci sia questa barriera contro gli elfi, sapendo quello che stanno combinando ora. Sai quanto ci tengo alla mia sopravvivenza, no? Secondo, anche se è un elfo, voglio che non tocchiate Alec, vedendo il tuo sogno immagino che l’abbiate già conosciuto. Terzo, ora sono io che voglio conoscere la tua ragazza. Si dice in giro che sia una forza della natura, e sai che ho sempre voluto i più forti dalla mia parte».
«Mi spiace, ma non posso accontentarti per nessuna di queste cose. Tu non ti avvicinerai a lei se non vorrai fare la stessa fine dell’elfo, ovvero diventare cenere. E per quanto riguarda la casa, credo che non vorrai proprio stare qui quando arriverà Klaus. Per cui, buonanotte Katherine, va’ a cercarti la più lussuosa villa disabitata dei dintorni se proprio ti piace la zona, basta che sparisci dalla mia vista.» le rispose Damon, aprendo infine la porta della camera invitandola ad uscire.

«Come fai a sapere che si chiama Katherine?» chiese Alec ad Alyssa, mentre quest’ultima si alzava dalla sedia per buttarsi sul letto, come se avesse un mucchio di sonno arretrato.
«Hai presente la tua versione di Avalon? Quando mi ha morso Damon, o meglio tu, ho visto un vostro momento intimo, in cui lei ti mordeva.» spiegò vagamente la ragazza, guardando il soffitto. Ancora non riusciva a credere a ciò che era successo. Lei e l’elfo, insieme. Le venivano i brividi al solo pensiero.
«Non l’ho mai chiamata col suo nome per intero…» pensò ad alta voce lui, ma lei non lo lasciò riflettere: «Non ce n’era bisogno, la conosco già, se così si può dire. Stava con Damon».
La rivelazione scosse l’elfo, che si avvicinò al letto.
«Cosa vorresti dire con “stava con Damon”? Quando? In che senso?» si agitò lui, sedendosi affianco a lei in attesa di risposte.
«Erano amanti 150 anni fa. Così ti è più chiaro?!» gli rispose lei con un pizzico di gelosia, poi rifletté un attimo e aggiunse: «Come fai a non saperlo?».
L’elfo non rispose. Si alzò, e se ne andò vicino al tavolo con un’espressione mista di tristezza, imbarazzo, rabbia e delusione.
Alyssa si sentì in colpa, e si alzò anche lei, andandogli vicino.
«Scusami, non credevo che te l’avesse nascosto…» gli disse, prendendogli la mano in segno di scuse, ma lui per tutta risposta la ritrasse e si strinse al tavolo, come se volesse ridurlo in polvere a mani nude.
«Ecco cos’ha fatto in quei 10 anni senza di me. Non mi sono mai voluto addentrare nei suoi pensieri perché mi aveva sempre detto che era sola al mondo, libera più che mai da ogni legame. Mi fidavo di lei.» disse Alec con rabbia, poi scoppiò in una risata isterica: «Sono proprio un idiota! Volevo pure combattere per lei!».
La ragazza cercò di calmarlo, senza ottenere grandi risultati, poi cercando di cambiare argomento gli chiese: «Vorresti dire che ora non ci aiuterai più?».
«Vendicherò comunque mio fratello, di questo puoi starne certa. Ma se Valvic dovesse scoprire di me e Katherine, e volesse ucciderla…» rispose lui, ma lei non lo fece finire: «Hey, adesso sei arrabbiato, è normale che tu pensi che non valga la pena lottare per lei, ma quando ti sarai calmato può darsi che non sarà più così. Magari non ha voluto dirti niente perché è stata una cosa passeggera, fine a se stessa, e quindi è davvero libera e sola al mondo come ti diceva.».
Alec sembrò calmarsi, e andò a sedersi sul letto, raggiunto subito dopo dalla ragazza.
«Vorrei che fosse qui per chiederle di dirmi la verità.» disse soltanto lui, e Alyssa l’abbracciò.
«Vedrai, si sistemerà tutto.» cercò di consolarlo la strega sirena.
Lui la guardò, con uno sguardo diverso ora. Era pieno di dolcezza, ma con un velo di incredulità e di sospetto.
«Perché mi tratti così? Dovresti odiarmi. Ti sto tenendo lontano dal tuo ragazzo di proposito. Te l’ho fatto tradire con l’inganno. Sono stato uno stronzo.» disse lui sentendosi in colpa, e tenne lo sguardo sul suo.
«Hai ragione, vorrei strozzarti, ridurti in cenere, e magari vendicarmi anche su Katherine per ferirti, ma questo non cambierebbe quel che è successo, e cosa ancora più importante, non mi aiuterebbe a sentirmi meno in colpa. È inutile nascondersi, io ho bisogno di te tanto quanto tu hai bisogno di me. Abbiamo un obiettivo comune, e finché non l’avremo raggiunto non ho intenzione di perdere tempo tentando di ucciderti o serbandoti rancore. Dobbiamo collaborare per ottenere quel che vogliamo.» rispose la ragazza, senza distogliere lo sguardo.
Alec guardò dritto a sé e ridacchiò: «E poi arriva una ventenne qualsiasi e ti fa capire quanto inutile sia avere centinaia d’anni quando si parla di saggezza».
Alyssa rise appena, e aggiunse: «Questa ventenne così saggia suggerisce di dormire ora. Domani ci aspetta una giornata impegnativa, sia fisicamente che psicologicamente».
«Non posso darti torto. L’ira del vampiro sarà una cosa decisamente impegnativa da sopportare!» disse lui, e la prese per mano, facendo alzare entrambi dal letto. Si allontanò un po’, poi muovendo le braccia fece spuntare dal pavimento una distesa di petali che coprì il letto fatto di foglie e viticci, poi ripetè tutto una seconda volta. Infine si avvicinò al capo del letto, e fece spuntare due immensi fiori a campana pieni di altri petali più piccoli, facendoli chiudere per contenerli.
«Lenzuola e cuscini di lusso, eh?» scherzò la ragazza, e lui le si avvicinò per abbracciarla da dietro.
«So che ami lui, ma pensa a come sarebbe una vita con me. Tutto questo è solo una piccola parte di ciò che posso fare.» le sussurrò all’orecchio, poi le schioccò un bacio sul collo, e lasciandola esterrefatta se ne andò vicino al letto. Si sfilò la maglietta, e con un gesto della mano fece spuntare dalle pareti di legno un ramo a forma di gruccia, su cui l’appese. Era esattamente come in quella riproduzione di Avalon: il fisico perfetto, la pelle liscia e chiara, senza alcuna imperfezione, senza alcuna cicatrice, completamente glabra.
L’elfo si tolse anche scarpe e pantaloni, poi si infilò tra le lenzuola di petali, e guardò Alyssa, che era ancora immobile dove l’aveva lasciata.
«Non avevi detto che era ora di riposare? Puoi venire tranquillamente a dormire, non farò nulla di sconveniente.» le disse lui dolcemente, poi aggiunse ironicamente: «Sempre che non lo voglia anche tu».
La ragazza scosse la testa, poi si avvicinò al letto, indecisa su cosa fare.
«Ti ho già vista nuda, ma se ti vergogni posso farti un pigiamino su misura.» le disse l’elfo, a metà tra lo scherzo e l’invito.
«E per farmi questo pigiamino su misura non dovrei essere comunque nuda?!» lo riprese lei, facendolo ridere.
«Ti vedrei solo per due secondi, ma se vuoi farti ammirare per tutta la notte non sarò certo io ad oppormi!» le rispose sorridente.
La ragazza si decise, e si voltò dando le spalle all’elfo. Si tolse velocemente i vestiti, rimanendo in biancheria intima, e aspettò qualche secondo. Quando si accorse che non stava succedendo nulla, si voltò verso l’elfo, e irritata gli fece fretta.
«Non sei nuda.» le fece notare lui, e lei sbuffando si tolse anche la biancheria, poi lo riprese: «Muoviti ora!».
In un attimo il corpo di Alyssa fu ricoperto da viticci, che le cinsero le forme, fino a formare quel che sembrava un body senza maniche misto a dei pantaloncini, con una scollatura a V molto profonda, fino all’ombelico, ornata da un colletto. Quando il tutto prese forma, iniziò a fiorire, e i viticci furono coperti dai petali, che davano una sensazione di delicatezza mai provata prima alla ragazza, e un’immagine angelica all’elfo che la stava contemplando.
«Una meraviglia come te doveva nascere tra le fate.» le disse dolcemente Alec rimirandola come se fosse un miraggio in mezzo al deserto.
La ragazza arrossì, e si affrettò a mettersi sotto le lenzuola.
«È proprio ora di dormire.» disse soltanto, guardando il soffitto.
L’elfo le si avvicinò, l’abbracciò, e le baciò la fronte.
«Buonanotte, principessa.» le disse, senza lasciarla.
Alyssa si irrigidì, ma quando vide che lui non fece altro, si rilassò e si accoccolò meglio tra le sue braccia.
«Buonanotte, Alec.» disse, e chiuse gli occhi.

Alyssa stava baciando Damon. Era tutto così bello, che avrebbe voluto quel momento durasse un’eternità. Non riusciva a capire dov’erano finiti, ma di certo era un posto magnifico: erano su una collinetta piena di fiori, dalla quale si vedeva un’immensa città affacciata sul mare; all’orizzonte solo l’oceano, tinto di rosso dal sole che stava tramontando.
D’un tratto si sentì una voce familiare, che ruppe l’atmosfera: era Elena, che lo chiamava. Alyssa la guardò, e pensò che fino a poco prima non c’era, ma non fece nemmeno in tempo a reagire che Damon si era già alzato per raggiungerla, e insieme si stavano allontanando da lei.
«Damon! Dove vai?» urlò la ragazza, ma il vampiro non la calcolò nemmeno.
Si mise a correre per raggiungerli, e le ci volle un po’ per rivederli. I loro abiti erano diversi, strani, ma il loro aspetto era quello di sempre. Non fece in tempo ad aprir bocca, che si allontanarono ancora, e lei riprese a correre. Li ritrovò dopo un po’, ancora una volta gli abiti erano cambiati, ma loro erano sempre gli stessi. Non ebbe nemmeno il tempo di richiamare la loro attenzione, che si allontanarono un’ennesima volta. Continuò così per diverse volte, e più tempo passava, più ci metteva per ritrovarli. Si rese conto del perché solo quando arrivò in città e si ritrovò a guardarsi riflessa su una vetrina: il bellissimo e giovane corpo della ragazza aveva lasciato il posto ad un estraneo e invecchiato corpo di quella che poteva essere una donna di mezz’età. Ma lei non si dette per vinta, e continuò a rincorrerli, finché non li ritrovò ancora. E ancora una volta, indossavano abiti diversi, sempre più strani, ma i loro visi erano i soliti. Non una ruga in più, non un capello bianco che spuntava in mezzo agli altri.
«Damon!» cercò di urlare, ma dalla bocca uscì solo una voce roca, che lui non sentì.
«Non lo raggiugerai mai.» le disse una voce femminile calda e bassa.
Alyssa si guardò intorno, e per poco non le prese un infarto. Era lei, la vampira che aveva preso il cuore di Damon, e prima ancora quello di Alec.
«Che ci fai qui, Katherine?» le chiese piccata.
«Sto solo cercando di evitarti di sprecare la tua limitata e preziosa vita con qualcuno che, a differenza tua, vivrà per sempre e dovrebbe stare con i suoi simili.» le rispose la vampira, come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
«Non voglio i tuoi consigli.» disse Alyssa, ricominciando a correre, ma davanti a lei comparì Alec.
«Allora ascolta me.» le disse l’elfo implorandola.
La ragazza si fermò, e l’elfo iniziò a parlarle.
«Guarda come ti sei ridotta per lui.» le disse, facendole cenno di guardarsi in una vetrina: era ormai un’anziana con i capelli argentei, una ragnatela di rughe sul viso e la gobba sulle spalle; nemmeno gli occhi erano più gli stessi, incupiti dalle tenebre del tempo. L’elfo le si avvicinò, e pian piano Alyssa tornò la ragazza di sempre, ma con un viso più radioso, le guance arrossate, e una luce particolare attorno a lei; Alec le cinse i fianchi, e le sussurrò: «E guarda come puoi essere con me».
La ragazza si scostò, e il tempo ricominciò a farsi notare sul riflesso della vetrina.
«Non m’importa. Non è te che voglio.» disse, e si rimise a correre per raggiungere Damon, che ora era anche insieme a Katherine.
Ma quando l’ebbe quasi raggiunti, sentì un forte dolore improvviso al petto, e si accasciò a terra. Si guardò la mano, che automaticamente si era portata al petto, e vide che ormai le ossa erano ricoperte soltanto da un sottile strato di pelle raggrinzita.
«Se solo mi avessi ascoltato…» le disse Alec, accanto a lei, con il viso rigato di lacrime.
Guardò davanti a lei: Damon stava baciando Elena, mentre Katherine, dietro di lui, lo stava mordendo nel collo mentre con le mani indugiava sotto la maglietta. Sarebbero rimasti sempre così: bellissimi, letali, immortali.
Si voltò un’altra volta verso Alec, che con un gesto delle mani aveva creato una fossa accanto a lei, mentre le lacrime continuavano ad inumidirgli il viso. L’elfo fece spuntare dei bellissimi fiori vicino al bordo della fossa, e Damon gli si avvicinò mesto, portando una grossa pietra senza alcuna difficoltà. L’appoggiò dietro ai fiori, e Alyssa, vedendola, iniziò a piangere disperata. Su di essa, infatti, c’era proprio il suo nome.
«È ora di andare, Alyssa. Se solo avessi scelto me…» le disse Alec, abbracciandola. La strinse forte, e con un salto la portò in fondo alla fossa, la fece sdraiare, le baciò la fronte, e con un altro salto tornò su senza di lei. Alyssa lo guardò per un’ultima volta, e nel suo sguardo vide un’enorme sofferenza. Entrambi stavano piangendo, ma ormai era troppo tardi anche per quello. L’elfo alzò la mano, e in un attimo Alyssa fu ricoperta di terra, e non vide e sentì più nulla.

Alyssa aprì gli occhi, mentre cercava di riprendere fiato.
«Ehi…va tutto bene…ci sono qui io…» le diceva Alec, sedutole accanto, ma lei ancora non riusciva a capire.
«Cos’è successo?» mormorò lei confusa, alzandosi a sedere.
«Dev’essere stato un incubo. Stai tranquilla, è tutto passato.» cercò di consolarla l’elfo.
Lei si guardò attorno: era nel letto di foglie e viticci con le lenzuola di petali della casetta sull’albero, e tutt’attorno sembrava esattamente come se lo ricordava.
«Non era reale?» chiese leggermente sollevata.
«Non so di cosa tu stia parlando, ma suppongo di no. Non ti sei mossa da qui, tra le mie braccia.» le rispose l’elfo, con un sorriso dolce.
La ragazza si prese un po’ di tempo per calmarsi, poi si sdraiò, guardando in modo strano Alec.
«Cosa c’era di tanto spaventoso in quell’incubo da farti agitare tanto?» le chiese quest’ultimo, sdraiandosi anche lui, per poi carezzarle il viso.
«Niente, non importa, era solo un incubo. Nulla di reale.» disse lei, avvicinandosi a lui per cercare conforto, e lui la strinse a sé.
Rimasero per un po’ così, finché ad un tratto l’elfo si alzò improvvisamente.
«Che succede?» chiese Alyssa, alzandosi anche lei.
«Sento dei rumori strani.» disse lui, avvicinandosi alla finestra, dove poi si immobilizzò.
«Cosa c’è?» chiese la ragazza, ma lui non si mosse, né le rispose. Incuriosita, e al tempo stesso spaventata dal comportamento strano dell’elfo, si avvicinò a lui, guardando fuori dalla finestra in direzione del suo sguardo. Il canneto che faceva da barriera si vedeva a malapena dall’interno, come se fosse una leggera tenda, e la ragazza vi guardò attraverso. Le saltò subito all’occhio che nel loft era tutto buio, tranne una camera: quella di Damon. Guardò all’interno della stanza, e ciò che vide le fece raggelare il sangue: il vampiro dava le spalle alla finestra, completamente nudo, e teneva intrappolata tra lui e la parete della stanza una bellissima donna, anch’essa nuda e di spalle. La morse brutalmente nel collo, ma lei per tutta risposta si girò e lo baciò, e Alyssa non riuscì a credere che fosse davvero lei: Katherine.
L’incubo di poco prima si fece vivo nella mente della ragazza: la testa le iniziò a girare, i battiti aumentarono all’impazzata, e all’improvviso si sentì mancare le forze. Sentì delle braccia reggerla, e il viso di Alec fu l’ultima cosa che vide.

ElenaDobrevSomerhalder
   
 
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