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Autore: Lamy_    12/02/2017    2 recensioni
Newt Scamander, magizoologo dalla personalità particolare, si lascia ammaliare dalla voce di Nives, ragazza dall'indole vivace. Una valigia fantastica, un matrimonio e un figlio sono il mix perfetto per il povero mago.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quando Jacob imbocca la strada che conduce alla sua pasticceria, solleva gli occhi al cielo e scrolla la testa. Ad attenderlo, come ogni mattina, c'è Queenie, che alla fine ha deciso di aiutarlo nella gestione del negozio. Non é sola, accanto a lei compare Nives, e non sembra per niente contenta.
"Buongiorno, signore." esordisce Jacob con un sorriso, poi tira fuori le chiavi e le infila nella toppa. Si sposta di lato per far entrare le due donne.
"Buongiorno a te, Jacob!" squittisce Queenie, la solita risatina, e gli occhioni che regalano sguardi allegri.
"Oggi non è una buona giornata." borbotta Nives, che quella mattina é di pessimo umore più del solito.
"Allora, questa volta che cosa ha combinato Newt?"
Nives si siede sulla panca che campeggia a un metro circa dal balcone, lancia uno sguardo alla fede e sbuffa. Quella mattina é uscita di casa senza dire nulla, alle prime luci dell'alba, nonostante la sera prima non si sentisse bene, e ha vagato per New York con il freddo che gela le ossa e la consapevolezza che sarebbe stata una giornata difficile. Come al solito, Newt si é svegliato nel bel mezzo della notte per badare alle sue creature e non si è fatto più vedere. Questa situazione comincia a rendere instabile la loro relazione. Nives é così felice di aver sposato Newt, che é l'amore della sua vita, ma a volte se ne pente amaramente. Più volte lui sembra mettere al primo posto i suoi animali, poi si scusa e si fa perdonare, ma questa volta é diverso. Adesso sono una famiglia, aspettano un figlio, e Nives ha bisogno della presenza di suo marito.
"Non lo vedo da ieri sera. Sono andata a dormire presto perché avevo forti dolori alla schiena, ma stamattina la sua parte di letto era intonsa, non c'erano i suoi vestiti, e ovviamente ha trascorso la nottata in quella dannata valigia! Non credo sia normale quell'uomo, e lo penso più di prima. Voglio dire, sono incinta e lui non fa altro che curare quegli animali!"
Queenie le siede accanto e le prende le mani per calmarla, soprattutto perché la sua condizione é delicata.
"Oh stellina, sai com'è fatto Newt, lui é molto preso dal suo lavoro, ma questo non deve preoccuparti."
"Tra due mesi avremo tra le braccia una creaturina che ha bisogno dei suoi genitori, non di una mamma e di un mezzo matto. Ultimamente mi sento davvero sola e invece dovrei essere al settimo cielo."
Jacob tende verso di lei un vassoio di paste alla crema a forma di rosa ma lei rifiuta, neanche un dolce può risollevarle il morale.
"Nives, sapevi cosa avrebbe comportato stare con Newt, eppure hai voluto rischiare. Non può ancora infastidirti il suo comportamento."
"Non difendere il tuo amico, Jacob! Ho sopportato tutto perché ci tengo, ma adesso stiamo per affrontare una nuova avventura, ed io da sola non ce la faccio. Ho bisogno di lui, ho bisogno che si concentri su sua moglie e suo figlio."
Jacob e Queenie si guardano, entrambi sanno che Nives e Newt devono essere aiutati. La bionda dopo qualche istante storce il naso e scatta in piedi.
"Non ci pensare nemmeno!"
Nives non si meraviglia che l'amica le abbia letto nella mente, perciò abbassa gli occhi e trattiene le lacrime.
"Ragazzi, ho intenzione di tornare a casa mia. Sono esausta e non fa bene al bambino tutta questa tensione. Inoltre il medico mi ha prescritto molto riposo. Stasera partirò, che lui voglia seguirmi o no. Anzi, vorrei che voi non gli diceste nulla. Vi prego."
"Va bene." dice Jacob sospirando, già immagina la reazione del suo amico alla notizia della partenza di Nives.
 
 
Quando Newt compare nuovamente in salotto, é giorno inoltrato. Si maledice mentalmente per aver passato di nuovo la notte con le sue creature.
"Nives?"
Nessuna risposta al suo richiamo. Raggiunge la camera da letto al piano di sopra per cercare sua moglie, ma il letto é in ordine, le tende sono spalancate, e manca il soprabito della donna. Newt scende rapidamente le scale, stando attento a non inciampare, e dà un'occhiata in cucina, poi torna in soggiorno.
"Nives? Cara, dove sei?"
La porta del bagno é chiusa, allora si avvicina e bussa. Nessuna risposta. Mancano anche la sciarpa, la borsa e le chiavi di Nives. È uscita. Newt va nel panico: sua moglie é incinta, la sera prima ha accusato dei dolori, e ora non é in casa. La cosa che più lo preoccupa é il fatto che lei non abbia lasciato nessun biglietto sul tavolo come fa tutte le mattine. Dei colpi alla porta lo destano dai pensieri, così corre ad aprire nella speranza che lei sia tornata.
"Dobbiamo fare quattro chiacchiere noi due."
Queenie si toglie la giacca, l'aggancia alla sedia e prende posto sul divano. Newt capisce che Nives è con Jacob, ne è del tutto certo, e raggiunge la sua amica.
"Di cosa dovremmo parlare? Io voglio sapere dove sia finita Nives."
"E' proprio di tua moglie che dobbiamo parlare. E' infuriata con te perché non le dai attenzioni. Si sente sola, e invece dovrebbe essere felice, è molto tesa. Ora, sai bene quanto me che tutta questa situazione faccia male al bambino, perciò lei ha deciso di tornare a Gloucestershire da sola, senza di te." Queenie cerca di essere più esasperante possibile per fare presa su Newt.
"Non parte, ne sono sicuro. Ha tutta le sue cose qui."
"Tu credi davvero che una donna come Nives abbia paura a lasciare i suoi effetti qui? Sei uno sciocco, amico mio! Questa volta rischi di perderla davvero. Avanti, Newt, è arrivato il momento di pensare alle cose importanti. I tuoi animali vivono in una valigia magica ma Nives e vostro figlio sono reali, sono la tua famiglia. Hanno bisogno di te."
Newt si sente terribilmente in colpa per aver abbandonato Nives nel momento del bisogno, quando è più vulnerabile. Sa che è necessario riparare prima che sia troppo tardi. Deve correre da lei prima che parta, prima che il sipario cali sul palcoscenico vuoto.
 
 
 
Tre anni prima.
Newt di serate faticose ne aveva trascorse davvero tante, ma quella volta era a pezzi. Aveva rincorso per tutta New York una nuova creatura, che gli aveva dato filo da torcere, e per fortuna l ‘aveva presa con l'aiuto di Jacob. Ora i due amici camminavano tranquillamente in centro.
"Amico, ti serve un bicchierino, hai una pessima cera." Gli disse Jacob con una pacca sulla spalla e una risata. Newt si limitò ad annuire, troppo stanco per pronunciarsi.
Dopo una ventina di minuti, comparve un’insegna luminosa nel buio del vicolo. Alcuni uomini uscivano ubriachi, altri ancora entravano entusiasti, e dall'interno provenivano grosse risate.
"Jacob, dove siamo?"
"Non è un locale di classe, ma c'è uno spettacolo imperdibile. Vedrai che ti piacerà."
Quando entrarono, il locandiere indicò loro un tavolino libero appena dietro una colonna, ma la visuale sul palco era ottima. Newt si lasciò cadere pesantemente sulla sedia, sistemò la valigia sotto il tavolo, e poggiò i gomiti sulla superficie scura del legno. Ordinarono due drink a basso contenuto alcolico. Proprio non capiva l'espressione esagitata del suo amico, né tantomeno il fervore degli altri clienti.
"Sono tutti così agitati per quale motivo?"
"Tra pochi minuti potrai giudicare tu stesso." Rispose Jacob senza distogliere lo sguardo dal palco. Le luci si spensero all'improvviso. Urla e schiamazzi riempirono la stanza. A quel punto Newt temeva che fosse un night club, e si pentì di essere lì. Poi un faretto colpì una figura voltata di spalle. La vide. La donna più bella che i suoi occhi avessero mai ammirato. Lunghi capelli neri, ciocche ondulate, grandi occhi scuri, e le labbra coperte di rosso. Indossava un abito argentato, corto, con le maniche lunghe, e stringeva il microfono con entrambe le mani. Fece l'occhiolino, dopodiché cominciò a cantare ‘Yes sir! That's my baby!'. Tutti rimasero incantati da quella voce, così calda e sensuale, così penetrante, e in tutto il locale aleggiava un'atmosfera quasi magica. Newt bevve il suo drink in tutta fretta per non perdere mai la concentrazione su quella donna. Jacob sorrise soddisfatto nel vedere il suo amico tanto rapito.
"Lei chi è?" la domanda del mago era più che lecita.
"La chiamano 'usignolo', ma nessuno conosce il suo vero nome. Lavora qui da due anni. Ha una presenza scenica incredibile, canta divinamente ed è bellissima."
Bellissima era riduttivo per definire la cantante che stava tenendo tutti incatenati sulle nuvole, era semplicemente angelica. Sembrava un sogno. Per la prima volta dopo anni, qualcosa faceva breccia nel cuore arrugginito di Newt. Le ultime note della canzone furono inghiottite dagli applausi. Newt, invece, non riusciva a muoversi, anzi continuava a guardare la donna sul palco salutare il suo pubblico con un bacio volante e ritirarsi.
"Newt, la tua valigia fa strani rumori." gli disse Jacob con un'espressione preoccupata.
"Credimi, stasera non ho alcuna voglia di preoccuparmi della valigia. Sono esausto."
"Hai presente quando ho afferrato le ali di quell'animale e l'ho tirato verso il basso? Bene, reputo sia stato un atto eroico. Dovrebbero raccontarlo nei libri di storia!"
Newt rise all'idea alquanto astrusa che i No-Mag avessero del termine 'eroico'. Certo, catturare quelle creature non sempre era facile, ma non poteva essere annoverato tra chissà quali gesta, eppure non disse nulla per non sminuire l'amico.
"Sì, Jacob, davvero eroico."
"Buonasera, signori, vi posso portare qualcos'altro?"
Quando Newt alzò gli occhi sulla cameriera, ebbe un guizzo al cuore. Era la stessa ragazza che si era esibita pochi istanti prima. Ora indossava una gonna grigia e una camicetta bianca, il viso era pulito, eccetto qualche residuo di rossetto, e i capelli erano raccolti in una treccia. A tradirla era stato il bracciale in oro cui era appesa una farfallina al polso sinistro che lui aveva notato mentre cantava.
"Io ho bevuto abbastanza. Tu? Vuoi qualcosa?"
La domanda di Jacob spezzò lo stato di shock di Newt, che scosse la testa senza dire nulla. La ragazza ridacchiò per la smorfia allucinata sul viso del cliente con il cappotto blu, poi si allontanò in tutta fretta verso un altro tavolo.
 
 
 
Ormai quel locale era diventato il suo unico momento di svago. Dal lunedì al sabato si occupava delle sue creature, lavorava al manoscritto, di tanto in tanto vedeva Jacob, Tina e Queenie, e solo la domenica sera si liberava per sfuggire alla solita vita e rifugiarsi in quella bettola. Ogni domenica l'usignolo si esibiva, sempre canzoni nuove, sempre abiti diversi, sempre uno spettacolo indimenticabile. Newt entrava, si sedeva al bancone, si godeva l'esibizione, e aspettava che lei tornasse nei panni della cameriera. Trascorreva il resto della serata a guardarla destreggiarsi tra i tavoli, servire drink, ridere con alcuni clienti, e a notte fonda la vedeva camminare nel buio, lontana da quel posto. Quella serata, però, fu una vera fortuna. L'usignolo, dopo lo show, tornò dietro al bancone a eseguire i numerosi ordini del capo. Servì diversi drink prima di prendersi una pausa.
"Non ci posso credere!" borbottò la ragazza, convinta che nessuno la stesse ascoltando. Newt sbirciò la figura della ragazza nella penombra: si stava strofinando la camicetta con un panno umido sperando di eliminare una brutta macchina. Prese coraggio e si fece avanti.
"Signorina, va tutto bene?"
La ragazza, al contrario di quanto ci si potesse aspettare, gli andò incontro, restando comunque dietro al bancone, e grugnì.
"Non va affatto bene. Un tizio mi ha rovesciato del rum sulla camicia nuova!" gli spiegò mostrando il coletto bianco imbrattato.
"Un pizzico di aceto e sapone e la macchia andrà via." le consigliò Newt con un sorriso appena accennato.
"Tu sei l'inglesino che viene qui tutte le domeniche. Il tuo amico é il pasticciere, vero?"
Newt fu colto di sorpresa dal fatto che lei lo avesse notato e riconosciuto. Annuì, le guance arrossate e gli occhi bassi. La ragazza sorrise divertita.
"Lei é l'usignolo." esordì Newt dopo qualche minuto di silenzio e imbarazzo.
"Abbassa la voce! Nessuno deve saperlo." lo sguardo della ragazza ispezionò la sala, e tirò un sospiro di sollievo quando si rese conto che nessuno era nei paraggi.
"Perché? Voglio dire, lei é molto brava e tutti l'adorano. Non ha motivo di nascondersi."
"Ci sono cose che uno come te non può capire. Questo non é il tuo posto, sei troppo innocente per ambienti così malfamati. É un mondo difficile e una donna deve fare il possibile per sopravvivere." il disincanto e la durezza nelle parole della ragazza fecero sussultare il povero mago, che dovette riconoscere la verità in quella frase. Non era il posto per lui, ma di certo non lo era neanche per lei. Sembrava così a suo agio in quei panni, come un abito che ti entra ma non ti sta bene. Sembrava in trappola.
"Mi dica il suo nome. La prego." sussurrò Newt, un suono a metà tra la trepidazione e il timore.
"Nives. Mi chiamo Nives Turner."
"Newt Scamander, piacere di conoscerla."
Nives sorrise. Quel ragazzo era estremamente galante ed era bello, particolarmente bello.
"Il lavoro mi chiama. Ci vediamo domenica prossima, signor Scamander."
 
 
"Nives?"
"Che ci fai tu qui? Non é domenica." rispose la ragazza, la voce spenta, lo sguardo basso. Newt aveva preso quella strada nella speranza di riuscire a vederla dopo aver trascorso una giornata sfiancante. Si era dovuto nascondere dietro ad un muretto per assistere al litigio tra Nives e il proprietario del locale. Poi aveva deciso di avvicinarsi a lei, che sembrava molto scossa, per accertarsi che stesse bene.
"Io... Volevo vederti. Ma tu stai bene?"
Nel giro di cinque mesi circa avevano abbandonato i formalismi e adesso si parlavano da amici, così la ragazza non ebbe timore di farsi vedere vulnerabile. Accettò volentieri il fazzoletto ricamato che Newt le porse, quindi si asciugò le lacrime.
"Quel farabutto di Daniel, il proprietario, mi ha fatto una proposta che ho dovuto per forza rifiutare, così abbiamo discusso e mi ha cacciato dal locale."
Newt soffocò un sorriso compiaciuto a quella notizia, poiché odiava che una fanciulla lavorasse in un luogo abietto come quello.
"Ti va di fare quattro passi? Hai bisogno di tranquillizzarti." con grande coraggio le aveva posto l'invito, anche perché lui era davvero intimidito dalla forte personalità di Nives.
"Andiamo!" esclamò Nives, poi trascinò Newt lontano da quella viuzza.
Avvolti da un silenzio religioso, raggiunsero una caffetteria in centro.
"Offrimi un caffè, inglesino, ne ho proprio bisogno!"
Mentre Nives corse a occupare posto, lui ordinò un caffè e una tazza di thè. Quando si sedette di fronte a lei, poté ben notare che era sparita ogni traccia di pianto e rabbia. Ora era serena. Si perse ad ammirare la bellezza di quella donna, concentrandosi sul colore profondo e scuro degli occhi, alle labbra sempre pronte a un sorriso o a una smorfia di divertimento, si accorse che aveva le mani sottili, screpolate, e spesso sporche di pittura perché lei amava dipingere, però non gli aveva ancora mostrato nulla. Lo colpì anche il fatto che avesse un secondo buco all'orecchio destro ornato da una perla verde smeraldo, insolito per una donna in quegli anni.
"Sei inquietante, Newt. Smettila di fissarmi in quel modo!" a dispetto delle sue parole, Nives non riuscì a trattenere una risata facendo arrossire il suo amico. Newt abbassò gli occhi imbarazzato e si sfregò le mani per scaricare la tensione. Ormai era palese quanto fosse innamorato di Nives, ma una come lei non poteva di certo ricambiare. La sicurezza, la sfrontatezza, e la carica di vitalità di quella donna lo inibivano, lo frenavano, ma al tempo stesso lo incitavano a farsi avanti e ad abbattere la timidezza.
"Posso sapere il motivo per cui tu e Daniel avete discusso?"
Il cameriere servì loro due tazze fumanti, e ognuno prese a sorseggiare la propria bevanda.
"Il mio mestiere di cantante in quel locale é ambiguo, lo é sempre stato. Molti credono che l'usignolo sia solo una poco di buono con cui gli uomini tradiscono le proprie mogli. Negli ultimi anni alcune donne mi hanno minacciata, insultata dandomi dell’entraineuse, insomma erano convinte che io andassi a letto con i clienti in cambio di laute ricompense. Ovviamente non é vero, non sono mai stata con nessun uomo del locale. Però, e lo dico senza dispiacere, gli incassi sono diminuiti con l'aumento delle tasse e Daniel voleva che io incrementassi il guadagno vendendo il mio corpo. Sai, la solita vecchia storia: l'uomo crede di avere il potere sulla vita di una donna."
"Tu hai rifiutato e lui ti ha licenziata."
"Touche, inglesino. L'usignolo non esiste più!"
Anche Newt le prime volte aveva ipotizzato che in realtà quel locale fosse un nightclub, ma poi si era ricreduto quando aveva fatto amicizia con Nives. Era in parte comprensibile che le donne avessero quella opinione di Nives e delle altre cantanti che si esibivano sia per i modi di fare sul palco sia per gli abiti di scena che indossavano.   Tuttavia, erano ragazze che con mestieri illeciti non avevano nulla a che vedere, loro si limitavano a cantare e a dare spettacolo per qualche minuto. Sopportare quegli insulti e quelle nefandezze sul proprio conto era la croce che Nives doveva abbracciare.
"Perché sei finita a lavorare in quel posto? Sei una cantante eccezionale e anche una pittrice, avresti potuto avere il mondo ai tuoi piedi."
Nives sorrise mestamente, mentre fissava un cubetto di zucchero sciogliersi nel caffè. Si sentì giudicata dagli occhi innocenti di Newt, il classico ragazzo di buona famiglia cui è imposto di stare lontano da certe donnacce.
"Dopo la morte dei miei genitori, io e mio fratello Fabian siamo rimasti da soli, in una casa enorme, e senza soldi. Io avevo sedici anni e lui undici, così io mi sono dovuta assumere la responsabilità di mantenere quello che restava della nostra famiglia. Di giorno andavo a scuola e di pomeriggio lavoravo presso la sarta del quartiere. Per un po' le cose andarono bene, poi Fabian cominciò a frequentare la gang della città e finì per giocarsi la casa a poker, così perdemmo un tetto sicuro. Quando ho compiuto diciannove anni, sono stata presa all'Accademia delle Belle Arti e ho lasciato mio fratello da solo per trasferirmi nel campus con la promessa che avrebbe messo la testa a posto. Al mio ritorno non era più lo stesso: era diventato ossessionato dal gioco, era implicato nella vendita illegale di alcolici, e aveva sperperato tutto il denaro che avevo depositato in banca durante gli anni, quel gruzzoletto che mi avrebbe permesso di aprire uno studio di pittura tutto mio. Tre anni fa sono scappata da quella cittadina di campagna per trovare un lavoro qui a New York, e da allora non vedo Fabian. Non aveva nulla e Daniel, sapendo quanto fosse bella la mia voce, mi assunse. E adesso a ventiquattro anni mi ritrovo esattamente come quando ne avevo sedici: sola e senza un soldo."
Newt sapeva della morte dei suoi genitori, ma lei non aveva mai accennato a un fratello e alla tragica storia della sua vita. Era riprovevole che Fabian l'avesse abbandonata e che non le avesse dato la possibilità di farsi una vita. Allungò una mano sul tavolo per afferrare quella di Nives, così piccola e delicata. Lei aveva gli occhi lucidi e la gola secca, che neppure il caffè riuscì a lenire, ma gli sorrise raggiante come sempre, come se avesse appena raccontato la storia di un'altra persona e non la propria.
"Ti ammiro, Nives. Sei straordinaria."
Nives si lasciò trasportare dall'intensità del colore degli occhi di Newt, talvolta verdi e talvolta grigi, occhi sempre luminosi e curiosi, spesso smarriti in chissà quali fantasticherie.
"E tu, inglesino? Oltre ad una famiglia ricca e dei fratelli che non ti comprendono, hai altro da raccontare?" il tono divertito di Nives fece sorridere anche Newt, che non era intenzionato a lasciare la sua mano.
Sono un mago e ho una valigia piena di animali fantastici. Newt non le aveva ancora confessato il suo segreto, temendo che lei fosse scappata dandogli del pazzo, però voleva disperatamente mettere alla prova i suoi sentimenti per capire fin dove spingersi. Male che vada, le farò dimenticare tutto, si disse il ragazzo.
"Vorrei mostrarti qualcosa, ovviamente col tuo permesso."
Nives annuì sorridendo.
"Hai il mio permesso, bell'inglesino!"
 
 
 
"Sai che oggi piove lava e moriremo tra pochi minuti?"
Era impressionante il modo in cui Newt sapeva alienarsi dal mondo per focalizzare tutta l'attenzione e le forze sul suo manoscritto. Mesi prima Nives era a venuta a conoscenza del mondo magico e della bizzarra (e a volte spaventosa) attività di Newt. Aveva avuto il privilegio di fare un tour nella fantastica valigia del mago, così normale e anormale, così piccola e immensa allo stesso tempo. Era rimasta basita e scioccata sulle prime, poi si era convinta che tutto quello era reale, e da allora il rapporto tra lei e Newt era diventato sempre più stretto. Ormai trascorrevano intere giornate insieme a discutere di arte, di magia, dei numerosi animali che il mago aveva scovato nei diversi viaggi, del loro passato. Nives aveva notato che Newt era una persona abitudinaria, strano per uno che gira il mondo alla ricerca di esseri magici, e si ripeteva senza neanche accorgersene. Ad esempio, aveva la mania di tirarsi le maniche della camicia ai gomiti per avere le mani del tutto libere; quasi sempre teneva la bacchetta in bocca totalmente immerso nelle proprie riflessioni; spesso si passava una mano fra i capelli facendo tremare il cuore di Nives, altre volte le regalava sguardi colmi di dolcezza ai quali lei non sapeva resistere. Nives era certa di provare qualcosa per lui, ma non ne aveva fatto parola con nessuno, anche se sicuramente Queenie lo sapeva avendo letto la sua mente. All'inizio Nives aveva creduto che Newt fosse invaghito di Tina, in seguito il pericolo era stato scongiurato. Quella sera di primavera, mite e stellata come poche, andò per il verso giusto.
"Un sinonimo di 'muto'?" disse Newt, senza voltarsi, ancora rapito dal suo libro.
"Atono, taciturno, silenzioso, tacito, mutolo." rispose Nives con la noia che ormai la opprimeva. Newt, per fortuna, se ne rese conto e ripose i fogli nel cassetto dello scrittoio. Nives era sdraiata sul suo letto, scalza, i capelli sciolti, e le gambe piegate. Agli occhi attenti del mago non sfuggì l'ampia parte di pelle scoperta che la gonna della ragazza lasciava vedere.
"Hai capito cosa ti sto dicendo? Sei sordo?"
Newt ridacchiò scuotendo la testa e si stese accanto a lei.
"Perdonami. Sono stato distratto dal mio lavoro, non era mia intenzione trascurarti."
La luce che penetrava dalle finestre illuminava i suoi occhi chiari di una patina irreale, quasi magica. Nives aveva più volte desiderato di baciarlo e Pickett, che spuntava aggrappato al cappotto o alla camicia del mago, l'aveva sempre frenata. Ma in quel momento, così vicini e vulnerabili, non c'era essere magico che potesse fermarla.
"Ti perdono solo se mi baci." il sorriso malizioso di Nives si trasformò in una risata sonora per l'espressione terrorizzata del ragazzo.
"I-o..."
"Posso baciarti io, ovviamente se me lo permetti." sussurrò Nives a pochi centimetri da Newt, mentre con le dita gli accarezzava il petto.
"S-sì. Puoi b-acia-armi."
Nives si chinò e lo baciò, esaudendo finalmente il suo desiderio. Dapprima timido e impacciato, Newt l'attirò più vicino e fece scivolare le mani lungo i suoi fianchi. Dopo un anno davano sfogo ai propri sentimenti, fino ad allora taciuti e nascosti. Uno ansimava sulle labbra dell'altro, avvolti in un abbraccio, mentre le lenzuola si disfacevano sotto i loro corpi. Quando si staccarono, il mago le scostò i capelli dal viso e le regalò un sorriso radioso.
"Nives, io sono innamorato di te."
"Beh, Mister Scamander, anche io sono innamorata di te."
"Ah, sì? E me lo dici solo ora?"
Nives rise, sentendosi libera e felice dopo tanto tempo.
"Neanche tu sei stato puntuale, insolente!"
Newt la fece stendere sotto di sé, e la guardò con immensa riverenza, la stava adorando con quei suoi enormi occhi chiari, la stava imprimendo nel proprio cuore e nella propria mente perché nessun dettaglio di quell’incredibile donna si perdesse. Dal canto suo, Nives cominciò a baciargli il collo, procurandogli una caterva di brividi, e Newt socchiuse gli occhi sospirando pesantemente. Non era abituato a certe cose. Dovettero interrompersi quando Nives tentò di sbottonargli la camicia e lui si tirò indietro.
"No, ti prego."
"Che c'è, Newt? Non vuoi? Possiamo aspettare. Scusami." la dolcezza della ragazza era insolita ma giustificata, poiché lui si era irrigidito.
"Non é colpa tua. Non voglio farmi vedere dilaniato, non da te. Non voglio che ti ripugni la vista del mio corpo."
Nives gli baciò la guancia teneramente.
"Il problema sono le cicatrici, vero? Io ti voglio a qualunque costo. Lasciati amare."
Quelle parole spezzarono il respiro di Newt, perché nessuno gli aveva mai detto parole del genere, così cariche di amore e sincerità, e nessuno si era avvicinato a lui tanto da voler conoscere anche quei segni che lui reputava repellenti. Nives ribaltò le posizioni: adesso era seduta a cavalcioni sul bacino di lui. Lentamente riprese a slacciargli la camicia e, via via che l'indumento si apriva, era possibile scorgere le cicatrici. Alcune fecero rattristare la ragazza, che immaginò tutte le volte in cui Newt si era dovuto curare le ferite da solo.
"Sei meraviglioso, Newt." mormorò Nives sul suo collo niveo, dopodiché intraprese una placida discesa lungo le spalle, il petto, l'addome, dove lambì i numerosi sfregi con la bocca e la lingua. Newt annaspava a quelle attenzioni, ancora sconvolto da tutto ciò che stava capitando. Nives tornò a baciargli le labbra con intensa passione, allorché lui faceva scorrere le dita sulla sua schiena e si lasciava risucchiare da quel gioco sensuale e invitante. Un rumore familiare distrasse Newt.
"Non ora." disse a bassa voce, e scese dal letto sotto lo sguardo incredulo di Nives. La valigia traballava stridendo contro il legno del pavimento. La ragazza capì che le creature volevano uscire, e rise per la puntualità di quelle adorabili bestioline. Newt richiuse lo spiraglio aperto con uno scatto veloce.
"Torna qui, Scamander. Non é il momento di occuparsi della valigia fantastica."
"Torno tra un attimo, il tempo di trovare una giusta sistemazione." disse il ragazzo, quindi sparì al piano di sotto. Si era trasferito a New York da diverso tempo oramai, ma l'unica stanza arredata per bene era lo studio. Poiché tardava a risalire, Nives scese in cucina per controllare. Newt era inginocchiato davanti alla valigia semiaperta e borbottava.
"Ragazzi, vi prego, fate i bravi. Non é il momento opportuno per dare fastidio. Vi chiedo solo tre ore di pace."
Lei tossì e il mago si girò verso di lei chiudendo la valigia.
"Sono un disastro, Nives, scusami."
Senza proferire parola, Nives si sfilò la magliettina a maniche corte e la gettò a terra, mostrando al ragazzo il reggiseno bianco con inserti in pizzo.
"Per la barba di Merlino..." sussurrò Newt, le gote color porpora, gli occhi sgranati sulla figura sinuosa della ragazza.
"Vieni con me, Scamander."
Per la prima volta da quando possedeva quella valigia, Newt poté godersi una nottata intera senza la pressante presenza delle sue creature. Poté godersi un'intensa e passionale notte d'amore con Nives.
 
 
 
"Newton Artemis Fido Scamander!" gridò Nives più arrabbiata che mai, esasperata da quella situazione. La mano di Newt la invitò a scendere, così si calò dentro la valigia e lo raggiunse. Lui stava dando da mangiare agli Occamy.
"Hai bisogno di me, cara?"
"Il tuo amichetto mi ha rubato il bracciale d'oro, di nuovo!"
Da quando facevano coppia fissa e Nives si era trasferita a casa di Newt, i suoi oggetti di valore sparivano nel nulla. Ormai lo Snaso sembrava avere dichiarato guerra alla fidanzata del magizoologo.
"Riavrai il tuo braccialetto, te lo giuro. Adesso vorrei che tu mi seguissi. Ho una sorpresa!" per non smorzare l'entusiasmo di Newt, Nives si fece trascinare nella valigia. La condusse in una nuova sezione, momentaneamente vuota perché la creatura a cui era adibita era ancora libera, e la fece entrare. Sopra le loro teste si stendeva un meraviglioso cielo puntellato di stelle, blu scuro, e tutto attorno si ergevano cespugli e isolette colme di fiori. Nives sorrise, e sentì la rabbia scemare. Newt l'abbracciò da dietro e le depositò un bacio sulla spalla coperta dalla bretella sottile del vestito.
"É stupendo."
"Tu sei stupenda, amore mio!" le disse il mago, poi la costrinse a voltarsi per stamparle un bacio sulle labbra.
"Stai cercando di dirmi che hai combinato un casino a cui devo riparare io?" chiese Nives in una risata. Newt scrollò la testa. Improvvisamente si inginocchiò e le prese le mani. La ragazza si sentì mancare.
"Nives Turner, la creatura più bella e preziosa che io abbia mai avuto onore di conoscere, vuoi sposarmi?"
"Sei l'essere più melenso del pianeta, ma la mia risposta é sicuramente sì!"
Nives gli mise le braccia al collo e lo attirò più vicino per poterlo baciare con amore. Newt si tastò le tasche dei pantaloni, poi quelle del panciotto, ma non vi era traccia dell'anello. Facendo un ragionamento veloce, intuì che il ladro del bracciale e dell'anello era lo stesso.
"Lo Snaso ha rubato anche l'anello che ti avevo comprato per rendere questo momento speciale."
"É speciale anche senza anello. Che ne dici di andare a festeggiare di sopra, solo io e te?"
Newt non se lo fece ripetere due volte, la sollevò a mo di sposa, e insieme tornarono di sopra, a casa loro, in particolare in camera da letto.
 
 
 
La vigilia di Natale quell'anno fu davvero importante per Newt e Nives. Erano stati invitati a cena a casa di Tina e Queenie, e aspettavano solo che Jacob chiudesse la pasticceria.
"Non mi va di morire congelata proprio la sera di Natale!" sbraitò infastidita Nives, che stava lottando contro il freddo newyorchese stringendo le spalle nella giacca. Al contrario, Newt se ne stava tranquillamente seduto su una panchina con il cappotto aperto e la sciarpa slacciata.
"Abbi pazienza, amica mia. Non vorrei che mi rubassero i dolci!" ribatté Jacob con stizza. Nives inarcò le sopracciglia.
"Sta tranquillo, i tuoi animali di zucchero e crema stanno alla grande, mentre io sto congelando!"
Newt trovava davvero esilaranti quei battibecchi infantili tra sua moglie e il suo migliore amico. Anche se doveva ammettere che negli ultimi due giorni Nives era strana, più meditabonda del solito, ed evitava qualsiasi contatto con lui. Aveva provato a chiederle se fosse tutto a posto e la risposta era stata positiva, eppure Newt pretendeva di capire. Era vero che da quando Nives era stata assunta come insegnante di disegno presso un collegio privato aveva più impegni, però non credeva che il lavoro fosse la causa del malumore.
"Ho fatto. Possiamo andare, lamentona!" disse Jacob, un cesto di dolciumi tra le braccia, il cappello calato sugli occhi. Newt recuperò la sua valigia, perché ovviamente doveva averla sempre con sé, e si incamminò dietro a quei due che ancora bisticciavano.
A casa Goldstein l'atmosfera natalizia era magica: addobbi di ogni genere, forma, colore e dimensione decoravano tutto l'ambiente e l'enorme abete luminoso torreggiava in salotto. Toltasi in fretta la giacca, Nives si prodigò per cucinare, mentre Tina e Queenie apparecchiavano.
"Queenie, posso parlarti un attimo?" disse Newt a bassa voce stando attento che sua moglie non ascoltasse.
"Dimmi tutto."
I due si spostarono verso le stanze da letto così da essere lontani dagli altri.
"Nives é strana ultimamente. Lei mi ha giurato di stare bene, ma io ho dei dubbi. Temo che c'entri suo fratello Fabian e vorrei che tu le leggessi nella mente."
"Sarà fatto!" Queenie gli sorrise e tornò in cucina.
La cena stava procedendo bene, tra battute e risate, e qualche bicchiere di troppo. Tutti si stavano godendo la serata, eccetto Newt che continuava a rimuginare su quale fossero le preoccupazioni di sua moglie. Nives sorrideva, rideva, parlava tanto come suo solito, però qualcosa stonava. Il mago fece un lieve cenno a Queenie perché attuasse il piano, allora la biondina si concentrò su Nives.
Sto bevendo troppo, forse farà male al bambino. A proposito, come lo dico a quel deficiente di Newt? Andrà nel panico, ne sono certa.
Newt non riusciva a decifrare l'espressione di Queenie, sembrava ora felice, ora triste, ora emozionata, ora divertita. Immaginando che fosse qualcosa di futile, tirò il busto contro lo schienale della sedia e si passò le dita fra i capelli frustrato. Si stava rovinando il Natale con stupidi pensieri. Nel frattempo, Nives non mostrava alcun allarme.
"É un maschietto o una femminuccia?"
La domanda di Queenie interruppe le conversazioni e tutti si immobilizzarono in un silenzio preoccupante. Nives era la più sconvolta del gruppo.
"Di che stai parlando?" disse Tina, che già aveva intuito le parole della sorella.
"Nives é incinta!"
Istintivamente Nives si portò una mano sul ventre abbassando gli occhi. Newt stava effettivamente andando nel panico.
"É v-vero?"
"Scusatemi."
Nives si alzò da tavola, indossò la giacca e corse in strada. Non si fermò neanche quando sentì Newt chiamarla.
"Nives, fermati. Ne dobbiamo parlare!"
"Non dobbiamo parlare proprio di niente." adesso si era voltata verso di lui, che l'aveva seguita senza coprirsi, e tentava di trattenere le lacrime.
"Aspetti un bambino e non me lo dici. Perché? Sono io, Nives. Sono tuo marito!"
"Lo so, ero solo spaventata. Sono sola, non ho una madre, né una sorella, e tu sei troppo occupato con le tue creature..."
"Non puoi pensare di essere sola, cara. Ci sono io con te, con voi. Quella valigia conta fino ad un certo punto, da tre anni nella mia vita anche qualcos'altro conta. Tu non sai quanto mi renda felice questa notizia!"
"Davvero?" qualche lacrima rigò le guance di Nives ma Newt le asciugò in fretta.
"Davvero. Da quanto tempo lo sai?"
"Due mesi, però non ti arrabbiare! Non ero sicura che il ritardo potesse essere relativo a questo, volevo averne la certezza."
"E non potevi dirmelo?"
"Cosa? Che non mi venivano le mestruazioni?" Nives rise per l'assurdità di quella domanda, mentre Newt arrossì visibilmente.
"Che pensavi di essere incinta."
"Beh... Te lo dico ora: bell'inglesino, stai per diventare padre!"
Sorridendo felice più che mai, Newt la baciò al chiaro di luna, la notte della vigilia, e i loro amici che applaudivano alla finestra.
 
 
 
Oggi.
Quando Newt arriva in stazione, si ferma un attimo per guardarsi attorno, poi la riconosce: capelli scuri, il foulard bianco con delle rose ricamate sugli orli, e un pancione che di certo non passa inosservato. Nives se ne sta seduta sulla panchina in attesa del treno che la riporti nella sua città natale. Distrattamente osserva i numerosi volti che le sfilano davanti, uomini, donne, anziani, e soprattutto bambini. A Newt si stringe il cuore dolorosamente quando la mano di sua moglie si poggia sulla pancia e nei suoi occhi c'è un senso di abbandono. Una mamma e la sua bambina si affrettano per salire sul treno che porta in campagna, probabilmente al parco divertimenti fuori città. Newt, camminando lentamente, prende posto accanto a Nives, che sposta l'attenzione dalla calca di gente a lui. Sbuffa.
"Vattene."
"Non posso. Non senza di te."
"All'improvviso ti importa di me? Quanta generosità!" dice Nives, sprezzante e sarcastica. Il mago ha avuto modo di farsi l'esame di coscienza mentre era per strada, é consapevole di essersi comportato in modo scorretto, di aver dato per scontate troppe cose, e sa di non essersi preso cura di sua moglie come avrebbe dovuto, soprattutto in gravidanza.
"Mi importa sempre di te, e questo lo sai. Mi sono davvero comportato male. Mi dispiace, cara."
Nives continua a non guardarlo, resta focalizzata sui binari avvolti dal fumo e dal rumore di metallo che stride. Una piccola lacrima scivola lungo la sua guancia ma lei la raccoglie velocemente.
"Sono davvero infuriata con te, Newt, e questa volta lo sguardo da cucciolo bastonato non ti aiuterà."
"Puoi essere arrabbiata quanto ti pare, però torna a casa con me. Non partire. Ti prego. Farò di tutto per rimediare."
Le parole di Newt trasudano pentimento e sincerità, e Nives sa che sta per cedere. Troppe volte si era ritrovata davanti alla scelta di lasciarlo oppure di restare, ma alla fine decideva di restare perché lo ama troppo, davvero troppo. Gli lancia un'occhiata e in cuor suo sorride. Newt é così infantile delle volte, altre ancora é l'uomo più coraggioso che abbia mai conosciuto, é dolce e premuroso, comprensivo, gentile, come quando Nives tira tutto il piumone dalla sua parte lasciandolo scoperto e lui glielo permette senza alcun rimprovero; si occupa della casa quando lei lavora; riesce sempre a farla ridere con le sue battute stupide e per nulla divertenti (che in fondo lei adora). É l'uomo ideale, se non fosse per quella valigia che risucchia ogni sua intenzione imprigionandolo nella sua testa.
"Newt, io voglio che tu capisca quanto sia importante quello che sta per succedere: avremo un bambino tra un mese, sarà difficile per entrambi, però insieme possiamo farcela. Possiamo crescere nostro figlio nel migliore dei modi, ma tu devi esserci. Le tue creature e il tuo lavoro sono fondamentali, lo riconosco, ma fuori da quel mondo magico hai una famiglia che ti aspetta e che conta su di te. Se non sei disposto a porre un limite, allora io non sono disposta a tollerare questa situazione. Ti amo, ma non posso andare avanti così."
"Ti posso giurare che ridimensionerò il mio lavoro e avrò più tempo per voi. Sono disposto a frenare la mia intensa attività, per i primi mesi posso anche limitarmi a nutrire le mie creature e a controllare il loro stato di salute senza indugiare oltre. Non voglio perderti, cara. Non posso perderti."
"Questa é davvero l'unica occasione che ti concedo, sappi sfruttarla al meglio."
"Promesso!"
Newt si avvicina a lei per abbracciarla, sospirando contro il suo collo. Adesso deve fare sul serio. Adesso le due creature più importanti della sua vita necessitano di lui, e lui di loro.
"Mentre eri impegnato a ignorarmi, ho scelto il nome per il bambino." Nives si scosta di poco e gli sorride. Newt spalanca gli occhi confuso e triste, nemmeno alla scelta del nome ha preso parte.
"Sarebbe?"
"Vorrei chiamarlo William, se a te non dispiace."
"William Scamander, suona bene!" esclama Newt mentre le bacia la fronte, al che Nives si convince di aver fatto bene a restare per l'ennesima volta.
"Ho paura, Newt. Non so quanto male farà il parto e ho paura di non essere in grado di fare la mamma."
"Ehi, cara, andrà tutto bene. Sarai una madre eccezionale, così come sei una moglie eccezionale nel prenderti cura di un uomo bizzarro come me!"
Nives scoppia a ridere, anche se deve ammettere che suo marito non ha tutti i torti. Poi un dettaglio la rapisce.
"Lo sai che Snaso ti ha rubato la fede?"
Newt si guarda le mani e si accorge che all'anulare sinistro manca l'anello. Maledice mentalmente quell'animaletto che gli fa trascorrere notti intere a raccattare gli oggetti di valore di Nives.
"Recupererò anche quella. Adesso torniamo a casa, hai bisogno di riposarti."
"Torno a casa solo se accetti di riempirmi di coccole stasera!" dice Nives, mentre si fa guidare fuori dalla stazione, verso casa. Newt si volta e annuisce.
"Farò tutto quello che più aggrada la mia signora."
"Baciami." gli intima allora Nives fermandosi senza lasciargli la mano.
"Ogni tuo desiderio é un ordine. Sono pur sempre un uomo di parola."
Il sorriso eccitato di Nives muore dolcemente sulle labbra di Newt, che dopo una giornata ricca di preoccupazioni può finalmente rilassarsi e rallegrarsi della sua fantastica famiglia.
 
 
Salve a tutti! :)
Ammettiamolo, Newt ha incantato le masse con la sua aria magica e i suoi animali fantastici. Per questo motivo mi sono cimentata in questa breve OS.
Spero che possa piacervi.
Fatemi sapere che ne pensate.
Alla prossima.
Un bacio.
 
-Gloucestershire è una contea dell'Inghilterra sud-occidentale
-Yes sir! That's my baby!' è una canzone famosa negli anni ‘20
 
 
Ps. I fatti narrati riguardano il film (più o meno).
Ps. Perdonate eventuali errori di battitura.
  
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