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Autore: Elphie94    12/02/2017    5 recensioni
«Devo essere pazza per seguirti. Secondo te lo sono?» gli chiesi con voce appena udibile oltre il flusso inondante dei miei pensieri.
Si voltò verso di me – nel buio, i suoi occhi erano come stelle sulla distanza.
«Mia cara, tu sei sana di mente quanto me.»

Meg è la figlia di Madame Giry, la migliore amica di Christine Daaé, un'anonima ballerina di fila. Quando il giornalista Gaston Leroux la rintraccia trent'anni dopo gli strani accadimenti dell'Opera Garnier, lei - vedova di un barone, senza figli - gli racconta la sua versione, in cui è finalmente protagonista. Insieme a un uomo che era diverso da tutti gli altri...
[Correntemente in fase di revisione.]
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Erik/Il fantasma
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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xxxvii.
epilogo


 

 

 

1910, 12 Marzo
 

Marguerite Giry in Castelot–Barzebac, un tempo nota alla gente dell'Opera come la “piccola Meg”, morì circa un mese dopo il nostro incontro. È tuttora nota per essere stata una donna di grande forza, che ha lottato a lungo per i diritti delle persone afflitte da malattie mentali e ne ha vinti alcuni. Al suo funerale sono presenti in pochi. Non era benvoluta: troppo stramba e solitaria per la bella società di Parigi. Non era amata, forse neanche rispettata. Ma la Meg che conoscevo avrebbe riso di tutto ciò.
Noto che tra il rado pubblico pregante – la baronessa verrà seppellita di fianco al marito e alla figlia nata morta – vi è un uomo dai capelli prematuramente ingrigiti, con pallidi occhi azzurri e un colorito ancora fresco. Una giovane donna dai capelli biondi e gli occhi di un blu incredibile – simile, eppure differente, a quello che pare essere suo padre – gli stringe una mano. L'uomo getta una rosa, una singola rosa rossa, sulla bara chiusa. Ciò mi rende perplesso, come ci sia qualcosa di straordinario in atto che non riesco a cogliere col pensiero.
Ricordo che la baronessa si è fatta seppellire con la sua cassetta di legno intarsiato, appartenente alla madre, in cui conservava tutte le memorie di una vita obliata. O quasi, penso, guardando l'uomo dagli occhi azzurri.
Un nome mi guizza nella mente: Raoul de Chagny! La somiglianza è straordinaria, e lo è anche la coincidenza. Tuttavia, non mi avvicino per intervistarlo. Dio solo sa come potrebbe reagire la polizia nel sapere che il sospettato numero uno del clamoroso caso Chagny è di nuovo a Parigi. Spero che la mia storia riesca a far luce sulla verità… sulla maschera che essa indossa. Erik se n'è liberato in punto di morte, grazie a Meg; ma la vita è un susseguirsi di mascherate, lacrime salate su volti di cera. Che siano esse di gioia o dolore, ha importanza fino a un certo punto.
Dopo la cerimonia funebre, mi reco in Rue de Rivoli a casa del Persiano, e a lui consegno, come dettatomi da Meg in persona, i saluti e l'affetto della baronessa, nonché le sue scuse. Il brav'uomo piange a queste parole.

«Non deve scusarsi di nulla. Avrei potuto essere un padre per lei, ma non ne sono stato in grado. La vita ci pone dinanzi ostacoli incontrollabili: la morte e la malattia sono tra questi. L'unica cosa che possiamo decidere è come affrontarle. E Meg lo ha fatto sempre a testa alta. Solo che alla fine il cancro ai polmoni l'ha stroncata, come è successo ad Erik. Ah, il mio eccentrico amico… Fra poco anch'io me ne andrò. Sono vecchio e malato, non mi resta molto tempo. Ma prego Allah di rivederli – la mia vecchia moglie defunta in così giovane età, ed Erik e Meg, naturalmente. Non disperate, Monsieur Leroux: se è possibile per due anime ritrovarsi dopo la morte, le loro si sono già riunite.»

E così spero anch'io. Mi fermo dinanzi al mausoleo dei Castelot–Barzebac, facendo un confronto tra la donna matura senza più nulla per cui combattere, nemmeno se stessa, e la giovane piena di vita e sogni che doveva essere stata un tempo. I sogni alla fine l'avevano tradita.

E a me cosa resta?

Prima di tutto, raccontare la sua storia. La loro storia. La morte porta via tutto… ma il ricordo sulla carta perdura. E come mi aveva detto Meg, quell'ultimo giorno?

È solo questione di tempo, ormai…

 

*

 

Il cuore mi palpita in gola come un uccello impazzito in una gabbia troppo stretta. Una sensazione che non credevo più di risentire… Mi hanno sempre paragonata a un corvo. Ma ora so che ero un'aquila, e dell'aquila ho dimostrato la forza sulla Terra. È ora di affrontare ciò che viene dopo.

Ammetto di non essere mai stata credente. Mi chiedo se questo inciderà sul finale della mia storia immortale: dove finirò?

Poi apro gli occhi, e lo vedo: una scena familiare. Il foyer della danza, il mio riflesso negli specchi e sul parquet tirati a lucido; sembra che siano la mia unica compagnia, lì, ma mi sbaglio.

Un uomo suona al pianoforte.

Mi alzo dalla mia posizione raggomitolata – come una bambina! Assurdo – e raddrizzo la schiena, da ballerina che si rispetti. Un'occhiata più attenta agli specchi, e mi avvedo che indosso un tutù bianco molto familiare: ho di nuovo ventuno anni, fresca di sogni e con ancora trent'anni di vita davanti. Una vita non facile, ma pur sempre vita. E io avevo giurato sulla mia anima.

Mi avvicino all'uomo al pianoforte. La melodia è familiare in modo inquietante… poi lo scorgo meglio: capelli neri ricciuti, pelle scura, profilo amabile… un'espressione dolce negli occhi che non rammentavo più.

«Papà.»

Lui arresta la sua nenia e mi sorride. Mi fa cenno di avvicinarmi con le sue mani da pianista. «Vieni, piccola mia.»

Nell'ansia di vederlo scomparire dinanzi a me, mi avvinghio a lui con più forza del necessario. Lui sorride del mio furore. Scoppio in lacrime sulla sua spalla, e anche lui – anche lui piange.

«Oh, papà… Mi dispiace, mi dispiace tanto…»

«Sono io che devo chiederti scusa, figliola. Se solo avessi saputo…»

«Non potevi…» tiro su col naso. «Non sono arrabbiata con te, davvero.»

«Sono fiero della mia piccola Meg. La mia bambina è diventata una donna così coraggiosa.» Mi stringe finché non smetto di piangere. Se è un altro dei miei incubi, prego Dio che duri il più a lungo possibile.

«Adesso ti porto a vedere una cosa. Vieni.» Mi solleva con grazia e io lo seguo attraverso il corridoio, superando una rampa di scale, fino all'ingresso dell'Opera Garnier. Adesso mi avvedo che non è vuoto.

È splendente come in un sogno. La prima persona che riconosco è mia madre, che mi viene incontro.

«Oh, Meg, sono così fiera di te.»

«Maman…»

Davvero non ne posso più, e scoppio di nuovo in lacrime contro l'incavo della sua spalla. Lei mi accarezza i capelli con una dolcezza che non credevo più di poter provare sulla mia pelle, e mi mostra agli altri. Ci sono tutti: Ezzat, alla quale rivolgo il mio usuale inchino irriverente che fa sorridere la Khanum; Selene, dolcissima, che mi stringe la mano; Darya e Amir che mi salutano festosamente; c'è persino Figaro, il gatto dell'Opera. Gli gratto la testa con un sorriso lieve.

E poi la vedo. Christine, un vero angelo, che mi corre incontro e mi stringe a sé. Ci scambiamo parole mai dette, due sorelle dell'anima che si ritrovano. Mi chiedo se sia un sogno o l'oltretomba. È troppo per essere vero, in tutti e due i casi.

Infine c'è Armand, con la nostra piccola Antoinette in braccio: bacio loro le gote arrossate dalla vita che non ci scorre più nelle vene. La bambina ha i miei capelli neri, la pelle ambrata e tempestata di efelidi delicate, e gli occhi verdi del padre.

«Avrei voluto condividere non una, ma cento vite con te, sole mio» mi sussurra Armand all'orecchio. «Solo che, forse… non eri con me che eri destinata a dividerle.»

Non capisco quelle parole. Lui sorride e fa un cenno impercettibile con il capo verso la massiccia rampa dorata dell'ingresso. Guardo anch'io nella medesima direzione.

Una figura alta e magra, vestita di nero, si distingue in cima alle scale. È immobile, le braccia conserte, ma un lieve sorriso gli distende le labbra bianche e sottili.

Ho il groppo in gola. D'un tratto non riesco a respirare.

«Erik…»

Mi accingo a salire le scale con una tale rapidità che quasi finisco per azzopparmi, il che sarebbe un finale ridicolo. E invece lo raggiungo, gettandomi tra le sue braccia.

«Finalmente…» mormoriamo insieme. Ridiamo tra le lacrime quando ci accorgiamo di aver parlato all'unisono.

«In realtà, avrei voluto vederti vivere altri trent'anni. O quaranta.» La sua voce è bellissima, tenebrosa e profonda come la rammentavo. Non indossa la maschera, ed è giusto così: in questa vita, non è possibile che se la sia portata dietro. Io lo avevo liberato.

«Senza di te? Arduo.» Mi sciolgo contro il suo petto. «Mi sei mancato come l'aria nei polmoni…»

«Sono sempre stato con te. Solo che non mi vedevi. Non me ne sono mai andato.»

Piango e resto ad ascoltare il palpito accelerato del suo cuore – il suono più bello di tutto il creato; eccetto la sua voce, ovviamente.

Non so se sia un sogno o meno, lo ripeto, ma… ricordo la preghiera che rivolgevo alla Morte tanto tempo prima. La sussurro sul palcoscenico della mia mente, con una forza tale che mi sembra di inveire.

Non ancora, ti prego. Fa che duri – non ancora…

 

FINE

 

Note dell'Autrice:

Non posso assolutamente credere che sia finita. Ragazzi, è stata un'avventura durata tre anni: non avevo mai neanche immaginato di riuscire a completare una storia così lunga, eppure eccomi qui.

Per quanto riguarda l'epilogo, naturalmente è di nuovo dal punto di vista del giornalista (Gaston Leroux stesso) a cui Meg racconta la sua storia. Perché ormai la storia di Meg si è conclusa… E la scena in corsivo è invece un sogno della stessa Meg in punto di morte, oppure ciò che avviene dopo la sua morte? Essendo agnostica, mi astengo dal giudicare: secondo le vostre personali credenze, credete quel che volete. Certo, anche a me piacerebbe che fosse tutto vero… Che abbia rincontrato i suoi cari defunti in una sorta di paradiso. È anche bello pensare che, malgrado Erik abbia commesso tante azioni di discutibile moralità (ehm ehm) e fosse lui stesso convinto di finire all'inferno per questo, essendosi pentito, sia potuto entrare nella grazia divina da cui si credeva abbandonato. Ma non è mio desiderio discutere di religione: la fede distorta di Erik non cambia molto malgrado lui stesso si redima grazie a Christine. Erik crede nell'esistenza di un Dio, ma è evidentemente un Dio che non lo ama e di cui non è figlio – o almeno così ritiene lui; Meg è atea, è sempre stata scettica, ma è bello pensare che anche lei si sia meritata il paradiso perché ha tanto sofferto e, per quanto lei non lo creda, ha buon cuore. O no? :)

Ovviamente non è del tutto finita qui. Ho altre storie in programma – alcune addirittura in corso – sia in questo fandom che in altri, e originali. Non so quando pubblicherò la mia Modern AU di Phantom – ricordate? Ve ne avevo parlato :) – perché volevo andare ancora un po' avanti con la storia, anche se vi assicuro che so benissimo come finirà e tutto il resto. Devo solo trovare le parole.

Non voglio perdere i contatti con voi. Se volete, potete mandarmi un messaggio privato: ho un Tumblr molto attivo e anche Facebook, e sa a qualcuno può far piacere, sarebbe bello scambiare qualche chiacchierata con voi ogni tanto. (Vi assicuro che non sono un predatore sessuale – beh, un predatore sessuale lo direbbe lo stesso, quindi non è comunque credibile.) Visto che ci accomuna la passione per gli stessi personaggi, e dal momento che non conosco nessuno che la condivida con me… Beh, se volete parlarne un po', io sono disponibile. :D

Grazie, grazie, grazie mille a tutti coloro che hanno recensito, messo nelle preferite/seguite/ricordate o anche solo letto questa storiella. Siete stati tutti perfetti e meravigliosi e mi avete illuminato le giornate. Grazie di cuore! <3 Non vi elenco tutti solamente perché sono pigra, ma sappiate che mando un bacio ad ognuno di voi.

E ora levo le tende e me ne vado. Non sto piangendo, lo giuro. *scrive con il groppo in gola*

 

Jessica24: Ciao, cara, sono contenta che ti sia piaciuto lo scorso – e ultimo – capitolo. E certo che non potevo lasciarle in vita anche la bambina, sono perfida – più di Martin, ammettilo! U.U Anche se lui non ha ancora finito con la saga, mancano due libri, e io non sono per niente tranquilla al riguardo. Secondo me Dany, Jaime e Brienne muoiono sicuro – intendo, tra i miei preferiti; poi ci sono tanti altri personaggi che finiranno molto male. Non qualche altro Stark, spero. Li ha già fatti fuori tutti, chi manca all'appello?

Ti avviserò con piacere non appena avrò pubblicato la nuova storia. Prego che ti piaccia anche quella. In definitiva… cosa ti è piaciuto di più di questa fic? E cosa no? Dove posso migliorare – quali sono i miei punti di forza e quelli di debolezza? (A parte certi strafalcioni grammaticali… E io che pensavo di essere bravina con la grammatica. A quanto pare sono stupida. Non ne ho fatti molti, comunque – spero.) Naturalmente è una domanda che pongo a tutti. Aspetto le vostre opinioni sulla conclusione della storia con grande aspettativa.

Un bacio! <3

   
 
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