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Autore: Borghe    13/02/2017    1 recensioni
Un misterioso paio di mutande con il simbolo di Wonder Woman viene ritrovato dopo la scomparsa di una ragazza. Riuscirà Pietro, un investigatore dalle bizzarre intuizioni, assieme ai suoi amici, a risolvere il caso?
Scopritelo nella prima esilarante avventura del detective Pietro!
Genere: Avventura, Comico, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Giovedì 2 Febbriaio, 16.22

 

Io, Seba e il Commissario siamo ancora molto sbigottiti dall’arrivo improvviso di Erica, la ragazza scomparsa. Pietro, invece, sta ridacchiando sotto i baffi, come se avesse saputo che Erica sarebbe sbucata da un momento all’altro.
<< Signorina, sta bene?>>, domanda Roncassaglia,<>
<< Sto benissimo, non si preoccupi.>> abbozza un sorriso, poi con un gesto della mano invita a sederci.
<< Come promesso, adesso vi spiegherò come sono andate realmente le cose.>> abbiamo tutti gli occhi puntati su Erica. Lei ha un aspetto rilassato. Sembra quasi triste.
<< È iniziato tutto nel 2010, quando avevo appena compiuto 12 anni. Mi ricordo che ero felice. Avevo trascorso un’infanzia fantastica, con due genitori stupendi. Non mi era mai mancato nulla, fino a quel momento. Poi, in una calda sera di agosto, non riuscivo a prendere sonno così mi ero alzata con l’intenzione di andare a farmi una camomilla. Prima di arrivare in cucina, ho sentito i miei genitori parlare di me. Dopo alcuni minuti che stavo origliando, ho capito l’argomento della conversazione: i ricordi del giorno in cui mi adottarono.>>
<< È stato un duro momento per me. In un secondo, tutto il mio mondo mi era crollato addosso. Le mie certezze, le mie sicurezze, si erano dissolte. Nei giorni seguenti, Germano e Barbara mi avevano raccontato la storia di come mi avevano adottata. Ma io non riuscivo neanche più a guardarli in faccia. Ho pensato: per tutti questi anni ho vissuto con due sconosciuti? Chi sono io, veramente?>>
<< Sono stati mesi difficili. Germano e Barbara cercavano di aiutarmi, ma io non volevo il loro aiuto. Non volevo l’aiuto di due bugiardi.>> Erica fa una piccola pausa. La vedo lottare per respingere le emozioni, per sforzarsi di non piangere.
<< Nelle settimane successive, avevo solo una domanda che mi girava per la testa: Chi è la mia vera madre? Ero decisa a conoscerla. Ne avevo parlato con i miei genitori adottivi e loro avevano acconsentito. Fortunatamente siamo riusciti a combinare un incontro in poche settimane. E così, il 7 novembre 2010, ho conosciuto mia madre, Amanda Ropena. Quell’incontro ha cambiato la mia vita. Lei era una donna forte, coraggiosa, indipendente. La stimavo, anzi, la stimo tutt’oggi. Iniziammo a vederci sempre più spesso, anche perché insieme ci divertivamo molto. Quando ho compiuto 16 anni mi ha fatto un regalo bellissimo: un paio di mutandine di Wonder Woman. Da quel giorno, Wonder Woman è diventata la mia supereroina preferita e ho riempito la mia stanza di suoi gadget. Inoltre, ho comprato anche molti vestiti a tema. In un certo senso, Wonder Woman mi ricorda Amanda, mia madre.>>
il Commissario ha lo sguardo perso. Non capisco se è affascinato dal racconto o dalla bellezza di Erica. Pietro è immobile, ha le gambe e le braccia incrociate. Ho paura che si sia addormentato. Seba mi sembra l’unico veramente interessato alla storia di Erica, oltre a me. Martina, invece, non riesce a stare comoda, quindi cambia posizione continuamente. Adrian, d’altra parte, sta giocando a Candy Crush con il suo smartphone.
<< Tuttavia, anche se ero felice per il rapporto che stavo costruendo con mia madre, non riuscivo a perdonare Barbara e Germano. Non riuscivo più a fidarmi di loro. Ogni volta che aprivano bocca, io  chiudevo le orecchie. Non li ascoltavo e facevo sempre più fatica a stare in loro presenza. Passavo sempre più tempo o fuori o in camera mia. Mi sono accorta che, piano a piano, stavo iniziando ad odiarli. Mi confidai con Martina, la mia migliore amica. Lei era d’accordo con me: non dovevo continuare a vivere con due sconosciuti.>>
<< Ma ti hanno cresciuta! i signori Vaselli ti amano ancora!>> interviene Seba, interrompendo Erica. Lei non si scomoda e risponde, secca:<< Loro non contano più nulla per me.>>
<< Comunque, io e Martina, circa un mese fa, abbiamo iniziato a pianificare il modo migliore per separarmi dai miei. L’idea era molto semplice: Adrian, il ragazzo di Martina, avrebbe fatto finta di rapirmi e mi avrebbe portata a casa sua, dove convive assieme a Martina, e io sarei “vissuta” qualche giorno nel garage, per non farmi vedere in giro. Bastavano pochi giorni, perché sapevo che Germano e Barbara, vista la loro ricchezza, avrebbero offerto dei soldi a chiunque mi avesse ritrovata. Di conseguenza, io e Martina avremmo inscenato il mio ritrovamento e lei si sarebbe portata a casa i soldi. infine, avrei fatto i bagagli con le cose a cui tenevo di più e sarei fuggita assieme ad Adrian e Martina, per iniziare una  nuova vita.>>  Erica sospira profondamente. Io e Seba siamo ancora concentratissimi, mentre Pietro si è addormentato da un pezzo.
<< Purtroppo però sono andate storte alcune cose. Ieri, ad esempio, ho avuto un attimo di panico. Il pensiero che di lì a poco avrei cominciato una nuova vita mi aveva sopraffatta, facendomi dubitare di star facendo la cosa giusta. Così ho spiegato che l’unico modo per farmi riacquistare la forza per andare avanti era indossare le mutandine di Wonder Woman. Infatti, ieri sera, per aiutarmi, Adrian è andato a casa mia a prendere le mutande col suo motorino, ma ha superato i limiti della velocità ed è stato inseguito. La paura di essere arrestato lo ha distratto e la mia biancheria gli è scivolata dalla mano. Una volta tornato a casa, dovevamo cercare di rimediare all’accaduto. Quelle mutandine infatti potevano essere ricondotte facilmente a me, quindi dovevamo trovare un modo per convincere ulteriormente la polizia che fosse un rapimento a tutti gli effetti. Il giorno dopo, ovvero stamattina, Adrian si è procurato del cloroformio in farmacia, ha impregnato con esso un fazzoletto di carta, e ha lasciato l’oggetto sul luogo dove mi aveva “rapita”. Tutti i nostri sforzi, però, sono stati inutili.>> Erica ha finito di raccontare la storia della sua scomparsa e si è lasciata andare in un pianto liberatorio. Martina è subito andata ad abbracciarla. Anche Adrian ha gli occhi lucidi.
Il Commissario si alza dalla sedia, si stiracchia e dice:<< Molto bene, signorina. La ringrazio per la sua confessione. Adesso però voi tre dovete venire con me in centrale. Ho bisogno di mettere a verbale tutta questa storia.>> Roncassaglia si avvicina alla porta d’uscita, seguito da Erica, Martina e Adrian.
<< Commissario, che ne sarà di loro? Lì arresterà?>> domanda Seba.
<< Non lo so. Quello che so è che Adrian si beccherà una bella multa, mentre a Erica tocca una bella ramanzina da tutti i suoi genitori, sia adottivi che biologici. Poi si vedrà.>> il capo della polizia sta per uscire di casa, quando Pietro si risveglia improvvisamente dal suo sonno.
<< HO RISOLTO IL CASO! SONO UN GRANDE!>> il detective inizia a fare i salti di gioia per tutta la stanza, poi si guarda attorno e capisce che il morale di noi altri è piuttosto basso.
<< Ma cosa succede? È tutto a posto?>>
il Commissario, prima di uscire, si rivolge direttamente all’investigatore, con parole sincere:<< Sì, Pietro, hai risolto il caso. Sei in gamba per essere un detective alle prime armi.>> 

 


 

Lunedì 6 febbraio, 11.19


Sono appena arrivato all’indirizzo segnato sulla mail di Pietro, il 42 di via Giotto. La casa è la stessa della foto nel messaggio di Pietro. Sembra una bella villa. Ha anche un piccolo giardino e un garage privato. Il massimo del comfort!
Sono quasi le 11.30 e il detective non si è ancora presentato. Rileggo la mail, per essere sicuro al cento per cento di essere nel posto giusto.

Caro Vicino di Casa,

Settimana scorsa abbiamo proprio avuto una bella avventura, non è così? Certo, il mistero della ragazza scomparsa è stato risolto solo grazie alle mie infallibili intuizioni, però anche tu hai dato una mano, nel tuo piccolo, a risolvere il mistero. Sei impegnato lunedì? Scommetto di no(sei disoccupato!), perciò fidati di me e presentati alle 11.30 in via Giotto, al numero 42. Una volta arrivato aspettami, ovviamente. 

Tanti saluti, ci vediamo lunedì!

Pietro, l’investigatore più in gamba 

 

P.S: Se te lo stai chiedendo sì, ho avuto un’intuizione. E anche molto bella. 

 

Non ho sbagliato indirizzo, sono nel posto giusto. Mi appoggio sul cancello della villa, in attesa che arrivi il detective.
Dopo alcuni minuti riconosco l’auto di Seba. Cosa ci fa qui? Il mio amico parcheggia la sua fiat e mi viene incontro.
<< Hai ricevuto anche tu la mail di Pietro?>>
<< Sì, secondo te perché siamo qui?>>
<< Forse per un nuovo caso? Magari dentro questa villa c’è un cadavere.>> ipotizza Seba, ma io rabbrividisco al solo pensiero. Spero che il bizzarro detective ci abbia convocati per qualcosa di meno raccapricciante.
Sul fondo della strada scorgo una piccola macchia rossa che si avvicina a gran velocità, accompagnata da una canzone al massimo del volume. Quando arriva davanti a noi riconosco il modello: è una Lamborghini rossa fiammante!
Con una sgommata, l’eccentrico guidatore parcheggia la sua costosissima auto. Si apre lo sportello e, sulle note di Mr. Fantastic dei The Electric Diorama, esce Pietro.
<< Ciao amici!>> grida, alzando le braccia. Indossa sempre la sua inseparabile coppola grigia, abbinata al cappotto.
<< Quella macchina è tua? Ma come hai fatto a…>> Pietro mi interrompe prima che possa finire la domanda:<< Vi ho convocati qui per darvi una notizia molto importante.>>
<< Dovete sapere che i coniugi Vaselli, quando il Commissario ha spiegato loro cosa fosse veramente successo con Erica, mi hanno contattato e hanno insistito per darmi il milione di euro. Hanno detto che è stato solo grazie a me se sono riuscito a ritrovare la loro figlioccia.>> Pietro guarda prima Seba, poi me:<>
<< Beh, bravo Pietro. È fantastico.>> commenta Seba con poco entusiasmo.
<< Perciò, con tutti questi soldi mi sono detto: perché non spenderli? Ed eccomi qui con la mia nuova macchina>>, il ricco detective indica la Lamborghini, poi indica la villa,<< E la mia nuova casa. Vi piace?>>
Sul serio? Ha veramente avuto il coraggio di convocare me e Seba per mostrarci i suoi costosi acquisti? Che uomo irritante.
<< Wow, davvero bella.>> commento, freddo. Giuro che appena ho i soldi mi compro un cane solo per farlo cacare nel suo giardinetto.
<< Però adesso viene il bello. Visto che, facendo una piccola riflessione, mi sono accorto che in fondo voi due mi avete aiutato a risolvere il caso, ho deciso che questa casa, oltre ad essere la mia, sarà anche vostra! L’ho già intestata a tutti e tre!>> il detective esibisce un sorriso a sessantaquattro denti. Io non so come prendere la notizia. Una parte di me vorrebbe prendere a pugni Pietro, l'altra vorrebbe accettare la casa e trasferirsi immediatamente. Decido di dare retta alla seconda, anche perché Pietro lo posso picchiare in qualsiasi momento.
<< Avrò uno studio privato?>> chiede Seba.
<< Avrai tutto ciò che vuoi.>> risponde l'investigatore, scandendo bene ogni parola.
Seba ci pensa su un attimo, poi dice:<< Va bene, ci sto.>>
Di conseguenza annuisco anche io. Pietro esplode dalla felicità.
<< Evvai! Sarà bellissimo vivere sotto lo stesso tetto e risolvere i casi assieme!>> ci abbraccia e inizia a saltellare.
Mentre siamo coinvolti in questa strana danza, si sente il suono chiaro è distinto di un messaggio.
<< Oh, è il mio telefono.>> afferma il detective e dà un'occhiata al messaggio, poi assume un espressione confusa.
<< Tutto a posto? Chi è?>> domando.
<< È un numero privato. C'è scritto solamente "ti osservo".>> rimaniamo qualche secondo in silenzio a fissarci.
<< Mah, sarà un fan!>> Pietro alza le spalle, poi ci invita a entrare. << Vi mostro la nostra nuova casa!>>
Tutti e tre varchiamo la soglia della lussuosa villa, pronti a iniziare una nuova vita e ad affrontare le prossime avventure. 


Ciao belli! Così si conclude la prima avventura del detective Pietro! Fatemi sapere cosa ne pensate e lasciate una recensione! così magari faccio un sequel!

   
 
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