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Autore: D Nimy    14/02/2017    2 recensioni
La guerra è finita. Il team nana si concede una passeggiata tra le vie di una Konoha in via di ripresa, felici di essere tornati alla normalità che tanto gli era mancata.
Ci sono ancora importanti cambiamenti e difficoltà da affrontare, ma ora tutti sanno che, insieme, possono farcela.
Spero di avervi incuriosito, è una fiction che ho scritto un pò di tempo fa e dopo averla ritrovata ho pensato di postarla qui.
Vi auguro una buona lettura.
Genere: Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sai, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto Shippuuden
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Scommettiamo che riesco a farti ridere?

-Sas’ke, non siamo più in guerra, potresti anche sorridere ogni tanto- si lamentò il giovane eroe e futuro Hokage mentre passeggiava insieme al suo team, in una di quelle rare occasioni in cui potevano permettersi di godere serenamente di un po’ di pace data l’ingente quantità di lavoro che la grande quarta guerra aveva lasciato dietro di sé.
-Sorridere? Perché dovrebbe sorridere se non c’è alcun aneddoto divertente?- chiese sinceramente interessato uno stralunato Sai sempre in compagnia di quel suo mezzo sorriso finto, ancora incapace di comprendere appieno emozioni e sentimenti.
-Non c’è bisogno di qualcosa di divertente, per sorridere basta essere felici- spiegò, con un tono troppo dolce perché potesse appartenere a lei, una serena Sakura, radiosa da quando tutto era tornato ad essere la loro felice normalità. Il suo volto rilassato non la raccontava giusta a Naruto che, da qualche tempo, sospettava ci fosse qualcosa di più di una semplice amicizia tra la sua ormai sorella acquisita e quella brutta copia di Sasuke che sì, ormai faceva ufficialmente parte del loro gruppo. 
Fu contento della sua presenza quando, a sentire la sua domanda, un’idea a dir poco malsana, e alquanto pericolosa, gli balenò in testa. Un ghigno sadico apparì per qualche secondo sul suo viso, subito coperto da uno dei suoi luminosi sorrisi e corse accanto a Sasuke, più avanti di qualche passo, per dichiarargli guerra.
-Scommettiamo che riesco a farti ridere entro questa sera?-  con quella semplice frase si guadagnò una delle occhiate sanguinarie dall’unico che, fino a quel momento,  non aveva proferito parola.
-Scordatelo dobe-
-Se non ci riesco… farò cinque giri di Konoha sulle mani- calò il silenzio del raggio di un kilometro, tanto che tutti poterono sentire nelle loro menti l’eco di Guy-sensei che lo incoraggiava con una qualche frase idiota riguardante il potere della giovinezza. “Forse passo troppo tempo con loro” pensò lo stesso Naruto.
-Per quanto mi piacerebbe vederti fare una figuraccia del genere davanti a tutti, non ho la minima intenzione di partecipare a certi giochi idioti-
-Sai già che perderai, teme?- bastarono quelle poche parole, sussurrate con quel tono basso e roco che lo scherniva, per mandare il buon senso del moro a fare una passeggiata nei dintorni di uno dei nascondigli di Orochimaru. Era così facile raggirarlo, infondo era sempre lo stesso Sasuke di quando avevano 12 anni. No, forse questo Sasuke aveva un fardello meno pesante da sopportare, pensò l’Uzumaki facendosi sfuggire un sincero sorriso. Lo avrebbe fatto ridere e avrebbe fatto ammenda per non essere riuscito ad aiutarlo quando ne aveva più bisogno.
Dal canto suo, Sasuke era indeciso sul da farsi: abbassarsi al suo livello di dobaggine e accettare la sfida o essere superiore e mandarlo al diavolo?
La scelta sarebbe stata più che ovvia se non si fosse trattato di Naruto.
-Ti piacerebbe usuratonkachi- si limitò a dire per poi ricominciare a camminare con le mani in tasca, fiero e a testa alta. In che modo il biondino avrebbe potuto interpretare quella risposta se non con un “Si, fatti sotto”?
Alle sue spalle Naruto lo guardava allontanarsi, guardava la distanza aumentare tra loro e pensò alla prima volta in cui si scontrarono nella Valle dell’Epilogo. In quell’occasione non era riuscito a vederlo andare via dato che giaceva svenuto per terra, ma era sicuro che, se lo avesse visto, anche quella volta avrebbe percepito il loro legame che, invece di indebolirsi, diventava sempre più forte e indistruttibile. Iinfondo loro due erano parte di un’unica realtà, erano le due facce della stessa medaglia, lo ying e lo yang, il sole e la luna, il buio e la luce, cose opposte ma incapaci di dividersi. Sorrise ancora, questa volta  non lo avrebbe fatto andar via dal posto in cui sarebbe sempre dovuto essere, non lo avrebbe mai più fatto allontanare dal suo fianco.
Nascosto dalla vista del moro compose i sigilli per evocare due kage bunshin che gli apparvero di fronte. Silenziose. Minacciose. La quiete prima della tempesta. Sasuke non fece in tempo ad entrare in modalità di difesa che i due cloni, veloci come lampi, lo immobilizzarono mentre l’originale, con l’inesorabile lentezza di una volpe che si avvicinava alla sua preda, arrivò alle sue spalle.
-Hai perso, teme-  sussurrò in un ghigno sul suo orecchio, portando le mani al di sotto della maglia scura e iniziando a solleticargli i fianchi.
Sasuke non avrebbe potuto negarlo, Naruto meritava appieno l’appellativo di “ninja più imprevedibile delle cinque grandi terre” . Il solletico. Cos’erano, bambini?
Nonostante fosse una cosa così stupida non vi era via di fuga, era vero, aveva perso.
Per quanto potesse resistere al dolore, alle torture, ad un braccio strappato via, al risentimento, all’odio, il solletico non poteva proprio tollerarlo.
-Sta fermo usuratonkachi!- disse con un tono troppo colorito perché potesse provenire da lui. Non poteva vedersi, ma sapeva che la sua espressione seria ed imperturbabile stava man mano scemando via. In poco tempo il bisogno di ribellarsi non fu più sopprimibile, costringendolo ad iniziare una poco elegante danza fatta da scossoni e singhiozzi che gli risucchiò tutta la forza in seguito all’aumentare del movimento delle dita del suo aguzzino.
-Smettila pezzo d’idiota!- gridò maledicendo i suoi due presunti compagni di squadra che, a distanza di sicurezza  (non si poteva mai sapere), guardavano shoccati e divertiti il modo in cui veniva torturato.  “sadici del cazzo” si ritrovò a pensare mentre crollava in ginocchio dopo la scomparsa dei due bunshin, tentando ancora, nonostante tutto, di trattenere le risate.
In risposta al suo ordine, Naruto non fece altro che aumentare il livello della tortura, andando a sfiorare i punti più sensibili del torace. “Bastardo, sta anche usando il chakra” Sasuke ne era convinto, non riuscì a pensare che, grazie alla sua impossibilità di contrattaccare, non ne aveva il minimo bisogno.
Poco dopo piccoli sussurri malamente trattenuti indicarono l’inizio della fine della resistenza. Questi presto diventarono più forti e chiari per trasformarsi, infine, in una fragorosa e liberatoria risata che partiva fin dal profondo, che andò ad unirsi a quella di Naruto che già da un po’ riempiva l’aria.
-Usuratonkachi, fermati!- ordinò. Non fu ascoltato. Rise ancora più forte.
-Smettila, dobe!- gridò sfinito. Non ricevette risposta. Il respiro iniziava a mancargli.
-Naruto , basta!- supplicò. Del mondo che li circondava percepiva solo le loro risate mescolarsi. Le lacrime iniziarono a scendere dai suoi occhi.
-Per favore- pigolò accasciandosi completamente per terra e finalmente poté ricominciare a respirare. Accanto a lui, un dobe completamente rincretinito era ancora preda del divertimento e della soddisfazione datagli da quel suo improvviso spiccato sadismo, in balia della risata più bella che Sasuke avesse mai sentito. Non si curò degli occhi puntati su di lui, non ne aveva la forza in quel momento. Naruto lo aveva scoperto. Si era scoperto. Si sarebbe definito lui stesso rivoltante per quel sorriso che stava dolcemente rivolgendo all’altro. Non poteva più far nulla per nascondere la crepa che era ormai ben visibile sulla sua maschera di freddezza e indifferenza, ma, infondo, non gli pesava. Non lo odiava per averlo inseguito per tutto quel tempo, non gli faceva una colpa per quella sua dannata testardaggine che gli faceva ottenere qualsiasi cosa, persino il suo ritorno, non lo accusava per quelle risate, e lui, Naruto, leggendo tutto questo nei suoi occhi, ne fu sollevato.
Forse ciò che gli aveva impedito di tornare a Konoha con tutto sé stesso era paura. Paura che quei giorni felici non sarebbero ritornati davvero. Paura di soffrire nuovamente. Paura di far soffrire nuovamente, di farlo soffrire nuovamente. 
Non si sarebbe lasciato andare da un giorno all’altro, quella paura era difficile da superare. Naruto sapeva che avrebbe dovuto farlo ridere in quel modo giorno dopo giorno, con lui, con i suoi compagni, con l’intero villaggio, per fare in modo che quella ritornasse ad essere casa sua. Avrebbe affrontato quel cambiamento piano piano, seguendo la sua sola volontà, com’era tipico di Sasuke. Avrebbe riconquistato non solo la fiducia di Konoha ma anche quella degli altri paesi e sarebbe stato finalmente felice. Era questo che Sasuke ancora non si sbilanciava a sperare, era questo che Naruto stava già desiderando da tempo per conto di entrambi.
-Ce l’ho fatta, teme- “ce la faremo”.
-tsè- “si…” .
Questa fu la sua risposta, seguita da una smorfia e da pochi movimenti che lo rimisero in piedi. Ancora ridendo Naruto fece lo stesso, prendendo e stringendo la mano che, colui che tanto aveva inseguito, gli stava porgendo.
    
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°Dal letto dell’autrice°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
Buonanotte gente.
Qui è D Nimy che vi parla alle 02.12 di notte nonostante domani debba svegliarmi presto. Mi rendo conto che questo non è un orario umano ma tra un capitolo di fisica e l’altro il mio cervello è andato in pappa e ad un certo punto ha bussato sul cranio dandomi un ultimatum: o stacchi o mi friggo, a te la scelta.
Ho deciso di staccare –ma dai?- e durante questa mia pausa, frugando tra disegni e scartoffie varie, ho ritrovato lo scherzetto che avete appena letto (scritto una notte di non so quanti millenni fa), così, non tanto per San Valentino –anche perché di porcelloso non c’è proprio niente (ero davvero combattuta, avrei davvero voluto infilare almeno un bacetto da qualche parte, ma pazienza, accontentiamoci dello sguardo sbrilluccicoso che il nostro ex-nukenin rivolge al suo superman)- quanto per non ritornare a fare fisica, mi sono presa la libertà di rompervi leggermente le scatole con i miei scleri notturni. 
Lasciando stare gli inutili farfugliamenti di un’asociale isterica, passiamo alla fanfiction.
Non sono molto d’accordo con l’andamento finale del manga, personalmente se fossi stata in Kishimoto avrei fatto diventare Hokage Shikamaru , non avrei fatto vedere Konoha a Sasuke neanche in una foto (per sua volontà non per esilio) e avrei fatto seguire a Naruto le orme di Jiraiya. Mi rendo conto di essere abbastanza tragica, ma questo è il mio finale migliore, stando al mio lato da yaoistico- drammatico uno dei due sarebbe dovuto morire in guerra e l’altro avrebbe dovuto seguirlo per disperazione, sto anche fantasticando su una piccola long su questo tema (viva la voglia di vivere).  Nonostante questo mio disappunto mi sono concessa un minimo di spensieratezza e ho dato una possibilità al lieto fine Kishimotiano, in cui Sakura ha ormai rinunciato da tempo a Sasuke mentre Naruto, sempre il solito sentimentale nostalgico dobe coccoloso (<3),  gli va dietro come un cucciolo abbandonato che ha ricevuto per la prima volta una carezza (mi ha fatto tenerezza mentre lo scrivevo), e per finire, la causa di tanto trambusto mr “ ue pupetti, so’ tornato, kiss my ass”, capisce di essere impaurito da ciò che lo attende e da cosa potrebbe ricevere dalla “normalità” da cui è stato lontano davvero per troppo tempo.
Così questa logorroica rompiscatole vi saluta perché si sono fatte le 2.40, buonanotte =3.
  
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