Libri > I Miserabili
Ricorda la storia  |       
Autore: SkyFullOfStars_    14/02/2017    1 recensioni
Tra gocce di pittura e tele silenziose, Grantaire viaggia con sua madre per la Francia, con l'obiettivo di trovare una stabilità economica...Ma cosa succede quando l'arte incontra l'amore? Cosa accade nel momento in cui due colori, il rosso ed il nero, si mescolano sulla stessa tela?
Genere: Fluff, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Enjolras, Grantaire
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A







Prologo

 

 

Il tepore della primavera si avvertiva già nell’aria.
Lo si scorgeva tra le chiome degli alberi, fra i sentieri ombreggiati, addirittura in mezzo ai cespugli quasi fioriti, dall’acre sapore del polline che disgraziatamente entrava in gola fino a farti tossire.
Si sentiva già l’odore dolce dei meli che fiorivano piano piano ed il ronzio degli insetti che si risvegliavano lentamente dopo un inverno lungo e crudo.
Il vento soffiava, accarezzando i morbidi capelli di Grantaire; disteso su quell’erba così folta e fresca, gli pareva di occupare un piccolo spazio di paradiso. Lì, con le sue gambette rilassate, il piccolo ragazzo se ne stava ad occhi chiusi, il nocciola del suo sguardo oscurato dalle palpebre tremolanti. Il sole gli dava un po’ fastidio, ma all’ometto di cinque anni lì sdraiato non importava più di tanto. Perdersi con le mani tra i fili d’erba spazzava via qualsiasi fastidio.
Il prato sul quale giaceva pacioso lo conosceva fin troppo bene: ci veniva ogni domenica per giocare e per disegnare insieme alla sua mamma; ogni volta la graziosa donna dai capelli corvini gli mostrava uno dei suoi splendidi sorrisi prima di vederlo correre verso quella distesa verde e di sedersi tranquilla su una panchina nelle vicinanze del suo bambino.
Per Grantaire quel tappeto verdeggiante era l’unico luogo dove si potesse sentire davvero a casa.
Dove abitavano, infatti, non si stava molto bene. Il papà era sempre arrabbiato e spesso litigava con la mamma e la sgridava con voce rauca per qualcosa che magari non aveva fatto o che non richiedeva un’ammonizione così brusca.
L’ometto cercava sempre di tapparsi le orecchie con le mani quando si accorgeva di un accenno di litigio e, come gli aveva detto la mamma, cominciava a canticchiare qualche filastrocca ripresa dai suoi libri di favole preferiti.
Alzò gli occhi curiosi e voltò il visetto biancastro verso la figura di sua mamma; la donna si accorse del peso amabile del suo sguardo e gli sorrise, come sempre. Anche se quella volta il lato destro della bocca si era stranamente dipinto di viola.
Il piccolo Grantaire adorava il viola. Lo usava sempre nei suoi disegni, non poteva mai mancare.
Ma il colore che adorava certamente di più di tutti era il rosso. Pur con i suoi pochi anni di esperienza artistica, sentiva che il rosso era il colore di tutte le cose belle che esistevano al mondo.
Le mele, il rossetto della sua mamma, l’amore.
Anche quello era della mamma.
Si abbassò di nuovo sull’erba, lasciando che i suoi vaghi pensieri volassero via con la calda folata di vento che passava e ripassava sulla sua testolina mora.
Si sporse di lato, c’era il suo disegno, uno dei tanti che faceva ogni giorno.
Avrebbe goduto ancora per un po’ di quella gioiosa mitezza se all’improvviso il foglio scarabocchiato non fosse scappato via fuggendo per mano del vento.
Rotolò sulla pancia e con la manina tentò invano di afferrare terrorizzato il disegno.
Poi si alzò ed iniziò a correre a perdifiato, senza distaccare i suoi minuscoli occhi marroni da quel ribelle pezzetto di carta.
-Ehi! Torna qui!-
La chioma ondulata del ragazzino oscillava eccitata, mentre il fiato cominciava da essere un po’ troppo corto. Non riusciva a fare passi da gigante, le sue gambe erano ancora piccine ma quel foglio sembrava proprio volergli fare un dispetto.
Il vento lo allontanava ancora, finché non fu così lontano da perderlo completamente di vista.
Poi si fermò. L’aveva perso, il suo disegno era perduto. Se solo a cinque anni si potessero avere gambe più lunghe.
Era sul punto di piangere quando ricacciò le imminenti lacrime.
Poteva anche avere cinque anni, ma per quanto si chiamava Grantaire non sarebbe scoppiato in lacrime.
Alzò il visino in cenno di sfida al vento che gli aveva portato via il suo capolavoro e strinse i pugnetti sui fianchi.
-Ne farò un altro! E sarà ancora più grande ed ancora più bello!-
Non appena si voltò si trovò la figura snella di sua madre che lo rimproverò per essere scappato così velocemente dalla sua vista. Gli dispiaceva, ma il vento gli stava proprio antipatico.
 
 
 
 
 
 
 
Intanto, da dietro la robusta corteccia di un albero non molto distante, una piccola testolina bionda scrutava quelle snelle gambette correre via con la loro mamma.
Gli occhietti bluastri risplendevano alla luce calorosa del sole pomeridiano. Le manine dell’ometto si aprirono, srotolando un pezzetto di carta un po’ ammaccato.
Il piccolo sorrise sotto quel disegno un po’sghembo, mostrando così quei ristretti spazi tra le labbra, tutti di dentini già caduti. Non sapeva bene cosa rappresentasse quell’insieme di linee, solamente era sicuro che lo divertivano parecchio.
-Enjolras!- si sentì chiamare.
Era la mamma. Meglio andare.
Con le dita minute ripose velocemente il foglio nella taschetta dei suoi jeans e corse via lasciandosi trasportare dal vento.

  
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > I Miserabili / Vai alla pagina dell'autore: SkyFullOfStars_