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Autore: alessia20000    14/02/2017    0 recensioni
Cosa succederebbe se Fosse stato estratto Gale al posto di Peeta? Come evolverebbe la storia tra Gale e Katniss?
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Gale Hawthorne, Katniss Everdeen, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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A casa trovo mia madre e mia sorella già pronte per uscire. Mia madre indossa un bel vestito che
risale ai tempi della farmacia. Prim porta il mio primo vestito da mietitura, una gonna con una camicetta tutta pizzi. Le sta piuttosto grande, ma mia madre gliel'ha adattata con qualche spilla da balia. Anche così, però, sulle spalle è un po' larga.
Mi aspetta una vasca di acqua calda. Mi gratto via lo sporco e il sudore dei boschi e mi lavo anche i capelli. Con mia grande sorpresa, mia madre ha preparato per me uno dei suoi vestiti migliori: azzurro con le scarpe in tinta.
—Sei sicura? — chiedo. Sto cercando di smetterla di rifiutare le sue offerte d'aiuto. Per un po' sono stata così arrabbiata che non le lasciavo fare nulla per me. Ma questa è una cosa davvero speciale. I vestiti del suo passato sono molto preziosi, per mia madre.
—Ma certo. E vediamo anche di sistemarti i capelli — dice. Lascio che me li asciughi con un telo e me li intrecci alti sulla testa. Mi riconosco a fatica nello specchio rotto appoggiato alla parete.
—Sei bellissima — sussurra Prim.
—Non sembro neanche più io — dico. Poi la abbraccio, perché so che per lei le prossime ore saranno terribili. È la sua prima mietitura. È quasi al sicuro, perché ha avuto una sola nomina. Non le avrei mai permesso di prendere nemmeno una tessera. Ma è preoccupata per me. Ha paura che possa succedere l'impensabile.
Cerco di proteggere Prim in tutti i modi possibili, ma non posso fare nulla contro la mietitura. L'angoscia che provo quando lei sta male mi riempie il petto e rischia di comparirmi sul volto. Mi accorgo che le è uscita la camicetta dalla gonna e mi costringo a restare calma. — Tieni dentro la coda, paperella — le dico mentre le rimetto a posto la camicia.
Prim ridacchia e mi rivolge un piccolo: — Quack!
—Quack a te! — dico con una risatina, di quelle che solo Prim riesce a tirarmi fuori. — Dai, mangiamo — dico piazzandole un bacetto sulla testa.
Lo stufato di pesce e verdure sta già cuocendo, ma lo mangeremo a pranzo. Decidiamo di tenere le fragole e il pane del forno per la cena, per farne un'occasione speciale, diciamo. Invece beviamo il latte di Lady, la capra di Prim, e mangiamo il rozzo pane di cereali della nostra tessera, anche se nessuna di noi ha molto appetito.
All'una esatta ci avviamo verso la piazza. La partecipazione è obbligatoria, a meno che non ti trovi in punto di morte. Stasera le guardie faranno il giro di verifica. Se hai detto il falso, vai in galera.
È una vera crudeltà che tengano la mietitura in piazza, uno dei pochi posti del Distretto 12 che possono risultare gradevoli. La piazza è attorniata dai negozi e, nei giorni di mercato, soprattutto se il tempo è bello, ha un'aria festosa. Oggi, invece, malgrado gli stendardi dai colori vivaci, l'atmosfera è opprimente. I cameraman, appollaiati come poiane sui tetti, accentuano l'impressione.
La gente sfila in silenzio e si registra. Per Capitol City la mietitura è anche una buona occasione per controllare la popolazione. I ragazzi dai dodici ai diciotto anni vengono radunati all'interno di zone delimitate da funi e contrassegnate a seconda dell'età, i più grandi davanti, i più piccoli, come Prim, dietro. I familiari si allineano tutt'intorno, stringendosi forte per mano. Ma ci sono anche altri, senza persone care in gioco o senza più preoccupazioni, che si intrufolano tra il pubblico scommettendo sui nomi dei due ragazzi che verranno sorteggiati. Si scommette sulla loro età, se saranno del Giacimento o commercianti, se crolleranno e si metteranno a piangere. I più cercano di evitare quei delinquenti, ma con molta, molta cautela, dato che quelli hanno la tendenza a fare la spia. E chi, in fondo, non ha infranto la legge o non ha qualcosa da nascondere? Io che vado a caccia potrei essere fucilata tutti i giorni, ma l'appetito di chi comanda mi protegge. Pochi altri possono dire lo stesso.
Comunque, io e Gale siamo d'accordo sul fatto che, dovendo scegliere tra la morte per fame e una pallottola in testa, la pallottola sarebbe molto più rapida.
Lo spazio si riduce sempre più, si fa claustrofobico a mano a mano che arriva la gente. La piazza è piuttosto ampia, ma non abbastanza per accogliere le circa ottomila persone che popolano il Distretto 12. I ritardatari vengono convogliati nelle strade vicine, dove alcuni schermi permetteranno loro di assistere all'evento trasmesso in diretta dalla TV di Stato.
Mi ritrovo in mezzo a un gruppo di sedicenni del Giacimento. Ci scambiamo un rapido cenno di saluto e poi concentriamo la nostra attenzione sul palco eretto davanti al Palazzo di Giustizia. Sopra ci sono tre sedie, una pedana e due grandi bocce di vetro, una per i maschi e una per le femmine. Fisso le striscioline di carta nella boccia delle ragazze. Venti riportano il nome di Katniss Everdeen scritto in bella grafia.
Due delle tre sedie sono occupate dal padre di Madge, il sindaco Undersee, un uomo alto che comincia a perdere i capelli, e da Effie Trinket, l'accompagnatrice del Distretto 12 appena giunta da Capitol City, il largo sorriso di un bianco allarmante, i capelli rosa e il tailleur verde primavera. Mormorano tra loro e guardano preoccupati la sedia vuota.
Non appena l'orologio cittadino batte le due, il sindaco sale sulla pedana e comincia a leggere. È la stessa storia ogni anno. Racconta di Panem, la nazione risorta dalle ceneri di un luogo un tempo chiamato Nord America. Elenca i disastri, le siccità, gli uragani, gli incendi, l'avanzare dei mari che inghiottirono buona parte della terraferma, la lotta brutale per le poche risorse rimaste. Il risultato fu Panem, una splendente Capitol City attorniata da tredici distretti, che portò pace e prosperità ai suoi cittadini. Poi vennero i Giorni Bui, la rivolta dei distretti contro la capitale. Dodici furono sconfitti, il tredicesimo distrutto. Il Trattato del Tradimento ci diede nuove leggi, per assicurare la pace e per ricordarci ogni anno che i Giorni Bui non dovranno più ripetersi, e ci diede anche gli Hunger Games.
Le regole sono semplici. Come punizione per la rivolta, ognuno dei dodici distretti deve fornire due partecipanti, un ragazzo e una ragazza, chiamati tributi. I ventiquattro tributi vengono rinchiusi in un'ampia arena all'aperto che può contenere di tutto, da un torrido deserto a una landa ghiacciata. Per varie settimane i concorrenti devono combattere sino alla morte. L'ultimo tributo ancora in piedi vince.
Prendere i ragazzini dai nostri distretti, obbligarli a uccidersi l'un l'altro sotto gli occhi di tutti... è così che Capitol City ci ricorda che siamo totalmente alla sua mercè. Che avremmo ben poche possibilità di sopravvivere a un'altra ribellione. Indipendentemente dalle parole che usano, il messaggio è chiaro. "Guardate come prendiamo i vostri figli e li sacrifichiamo senza che voi possiate fare niente. Se alzate un dito, vi distruggeremo dal primo all'ultimo. Proprio come abbiamo fatto con il Distretto Tredici."
Per rendere la cosa tanto umiliante quanto straziante, Capitol City ci costringe a considerare gli Hunger Games come una festa, un evento sportivo che oppone ogni distretto a tutti gli altri, un reality show come un altro. Una volta tornato a casa, l'ultimo tributo sopravvissuto avrà una vita agiata e il suo distretto sarà coperto di premi, soprattutto cibo. Per tutto l'anno Capitol City ostenterà le ricche forniture supplementari assegnate al distretto vincitore, cereali e olio e persino prelibatezze come lo zucchero, mentre il resto di noi combatterà contro la fame.
— È il momento del pentimento ed è il momento del ringraziamento — intona il sindaco.
Poi legge la lista dei passati vincitori del Distretto 12. In settantaquattro anni ne abbiamo avuti appena due. E soltanto uno è ancora vivo. Haymitch Abernathy, un uomo panciuto di mezza età che compare proprio ora urlando qualcosa di incomprensibile, barcolla fin sul palco e si lascia cadere sulla terza sedia. È ubriaco. Molto. Il pubblico reagisce con un applauso simbolico, ma lui è confuso, e cerca di abbracciare Effie Trinket, che riesce a evitarlo a malapena.
Il sindaco sembra angosciato. Poiché tutto viene trasmesso in TV, in quel momento il Distretto 12 è lo zimbello di Panem, e lui lo sa. Rapidamente tenta di riportare l'attenzione sulla mietitura, presentando Effie Trinket.
Vivace e spumeggiante come sempre, Effie Trinket trotterella sino alla pedana e si produce nel suo numero consueto. — Felici Hunger Games! E possa la buona sorte essere sempre a vostro favore! — I suoi capelli rosa devono essere una parrucca, poiché i riccioli le sono scivolati leggermente di lato dopo lo scontro con Haymitch. Continua a parlare ancora un po', dicendo quanto sia onorata di essere lì, anche se tutti sanno che sbava per essere promossa a un distretto migliore, dove i vincitori sono persone perbene e non ubriaconi che ti molestano davanti all'intera nazione.
Attraverso la folla scorgo Gale che si è girato a guardarmi con una parvenza di sorriso. Tra tutte le mietiture, questa almeno ha qualche nota comica. All'improvviso, però, penso ai quarantadue biglietti col nome di Gale nella grande boccia di vetro e a quanto la buona sorte non sia a suo favore. Non in confronto a quella di molti altri ragazzi. E forse anche lui sta pensando la stessa cosa, poiché il suo viso si rabbuia e lui si gira. Ma i biglietti sono migliaia, vorrei potergli sussurrare.
È il momento del sorteggio. Come sempre, Effie Trinket esclama: — Prima le signore! — e poi attraversa il palco per avvicinarsi alla boccia di vetro con i nomi delle ragazze. La raggiunge, tuffa la mano in profondità ed estrae una strisciolina di carta. Il pubblico trattiene il fiato e a quel punto si potrebbe sentir cadere uno spillo, e io ho la nausea, e spero con tutta me stessa di non essere io, non essere io, non essere io.
Effie Trinket ritorna alla pedana, liscia la strisciolina di carta e legge il nome con voce chiara. Non sono io.
È Primrose Everdeen

   
 
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