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Autore: belle_delamb    15/02/2017    3 recensioni
Jane è stata mandata in collegio dopo aver subito un grave incidente in macchina. Un modo per ricominciare da capo. Ed effettivamente la ragazza si trova bene nella nuova scuola, se non fosse per quel ragazzo che continua a comparire ovunque si specchi e che sembra nascondere una realtà che è molto dura da affrontare e che è legata al suo passato.
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Genere: Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mercoledì

Continuo a vederlo. So che nessuno mi crede, ma è così. È stato il dottor Black a consigliarmi di scrivere i miei pensieri. Nessun vero diario, ha detto, solo un foglio con scritto sopra tutto ciò che ti passa per la mente. Nemmeno lui mi crede. Eppure io lo vedo. È un ragazzo ed è dovunque io mi rifletta. Nello specchio della mia stanza, nei vetri delle finestre, nell’acqua del pozzo. Inizio ad aver paura. Non so esattamente chi sia o forse sarebbe meglio dire cosa sia. Non credo che sia umano, non completamente almeno. Ne ho parlato con Grace, la ragazza con cui passo gran parte del tempo in questo collegio. Secondo lei è solo frutto della stanchezza, le lezioni stanno diventando sempre più pesanti, ma in fondo manca poco agli esami di fine anno e io intendo prendere ottimi voti.
-Dovresti fare come me- dice sempre Grace –studia un’oretta e poi fatti una bella corsa nel parco-
Grace non ha problemi, suo padre l’ha mandata qui per allontanarla dalla sua nuova moglie, non perché vuole per lei una buona educazione. Per me è diverso, è successo dopo l’incidente … non ricordo esattamente il fatto, so solo che ero in auto e a un certo punto è il vuoto più completo. Un forte trauma cranico, questa è la spiegazione. I miei hanno pensato che fosse meglio per me cambiare scuola e mi hanno mandata qui. Mi piace il collegio, il fatto che sia femminile mi rassicura, non ho il problema di dover essere carina con i ragazzi come succedeva nel vecchio istituto, qui posso essere me stessa. Non mi sono fatta molte amiche in realtà, a parte Grace parlo spesso solo con un paio d’altre studentesse, ma non ho neppure particolari antipatie, per cui posso ritenermi fortunata. L’unico problema finora è il ragazzo che mi appare sempre allo specchio. Stanchezza, forse, ma questa cosa non mi piace. Non ricordo di averlo mai visto nella mia vita. Ha corti capelli così biondi da sembrare quasi bianchi e sguardo penetrante. Il naso è un po’ storto e ha labbra carnose. Mi ricorderei sicuramente se nella mia vita avessi visto un volto simile, anche se c’è qualcosa di familiare in lui. Spero che sparisca presto.

Sabato

Sono molto stanca questa sera. Il sabato c’è lezione solo al mattino per cui io e Grace abbiamo passato il pomeriggio a giocare a volano e a scambiarci pettegolezzi, mangiucchiando pancake sedute nel prato. Adoro queste giornate. A un certo punto si è aggiunta a noi anche un’altra ragazza, Claire. È arrivata qui poco dopo di me e ci hanno tutti avvisati che la sua è una condizione delicata e che dobbiamo trattarla bene. Ha perso da poco sia il suo fidanzato sia la sua migliore amica, entrambi in incidenti. Deve essere orribile. In generale è molto simpatica, nonostante a volte si chiuda in se stessa.
-Mi chiedo che cosa succeda dentro la Camera Rossa- ha detto a un certo punto.
Io e Grace ci siamo lanciate uno sguardo eloquente. Normalmente chi viene convocato in quella stanza viene espulso dal collegio. Ovviamente Claire è nuova, per cui non sapeva nulla di questa cosa e gliel’abbiamo spiegato noi. Mi è parsa sorpresa.
-Io ho sentito delle urla provenire dal suo interno-
-Forse qualcuna che non ha preso bene l’espulsione- ha sostenuto Grace.
-Chissà chi è la sfortunata- ho mormorato.
-Secondo me è Mary Bell, ha avuto una brutta reazione ieri sera a cena ed era già stata avvertita- ha detto Grace.
-Lo scopriremo questa sera a cena- ho risposto.
Ed effettivamente Mary Bell non c’era stasera. Poco male. Io mi sono seduta ben lontana dalle finestre per non vedere il ragazzo riflesso. Ho anche coperto lo specchio della mia stanza per evitare questo. Magari ho solo bisogno di un po’ di tempo, poi il mio visitatore se ne andrà.

Domenica

Ho visto qualcosa stamattina che non avrei dovuto vedere. Ero in ritardo per la messa che tutte le domeniche mattina si svolge nella piccola cappella. Sono corsa di sotto, il cuore in gola per lo sforzo, e ho sentito il dottor Black e Miss Hill, la nostra professoressa di letteratura, parlare.
-Ti rendi conto della gravità della cosa?- stava dicendo lei.
-Non è colpa di nessuno, non eravamo a conoscenza del suo problema cardiaco-
Mi sono avvicinata un po’ di più alla porta socchiusa e ho guardato attraverso lo spiraglio. Sono subito balzata indietro. Su un tavolo di metallo c’era una figura coperta da un telo bianco e da sotto di esso pendeva una mano, con dita lunghe e unghie smaltate di un rosso intenso. Al polso aveva un braccialetto con due iniziali: M e B. Mary Bell. C’era lei lì sotto, lo so. Sono corsa via prima che si accorgessero di me. Cos’è successo? Il mio primo pensiero è stato un incidente, forse non si è sentita bene, forse il dottor Black la voleva solo aiutare. Ma allora perché la cosa non è stata resa pubblica? E perché il suo corpo non è stato riconsegnato ai suoi genitori? Questa storia non mi piace. Avrei voluto parlarne con Grace, ma temevo che qualcuno potesse sentirci e anche che lei possa andarlo a dire in giro. Questa storia non mi piace.

Lunedì

Stamattina Grace non è scesa a lezione. Io mi sono seduta accanto a Claire e abbiamo condiviso il libro di chimica visto che il suo non è ancora arrivato.
-Ci mettono una vita questi libri ad arrivare- mi ha detto, guardandosi allo specchietto che aveva in mano.
Ho sobbalzato. Il ragazzo mi fissava.
-Tutto bene?- mi ha chiesto Claire, voltando la testa verso di me. In quel momento i suoi capelli sono finiti sullo specchietto e il ragazzo è sparito.
-Solo un po’ di mal di testa- ho mormorato.
Claire ha annuito e poi per fortuna lo ha messo via. Mi sono subito sentita meglio, fino a quando non è entrata in classe Miss Hill. Non ho potuto fare a meno di pensare a ciò che era successo il giorno prima. Mi sembrava tutto così irreale in quel momento. Ho chiuso gli occhi alcuni secondi.
Miss Hill è partita subito con l’argomento del giorno: l’analisi di Alice attraverso lo specchio. Ho preso qualche appunto, non riuscendo realmente a restare concentrata, almeno fino a quando non ha iniziato a parlare dello specchio e delle sue valenze nella mitologia e nel folklore popolare. Alcuni dicono che sia un portale per altre dimensioni, altri che mostri la verità che si nasconde dietro le cose. E se il ragazzo venisse da un altro mondo? Forse è un messaggero, magari vuole avvertirmi di qualcosa. Avrei desiderato parlare con Miss Hill delle mie teorie, ma non ne ho avuto il coraggio. Domani pomeriggio non ho lezione, con la scusa di studiare mi rifugerò in biblioteca, potrei scoprire qualcosa d’interessante sull’argomento.

Martedì

Il mio pomeriggio libero si è rivelato più sorprendente di quanto mi sarei aspettata. Nemmeno stamani Grace è scesa a lezione per cui sono passata da lei per portarle i compiti. Ho bussato alla sua porta, ma non mi ha aperto. Allora ho infilato sotto di essa un foglio con gli argomenti da studiare, immaginando che stesse dormendo. Un urlo ha squarciato il silenzio. Non ne so il motivo, ma era di Grace. Ho provato a chiamarla, ma ho sentito che dentro la stanza c’era una voce maschile: il dottor Black. Cosa ci faceva con la mia amica? Senza sapere cosa fare sono corsa via. Ho passato il resto della giornata pensando a ciò. Questa situazione non mi convince. Inizio ad avere paura.

Mercoledì

Nemmeno oggi Grace è scesa. In compenso ho nuovamente visto il ragazzo. Colpa di una mia distrazione: sono passata davanti al grande specchio della sala da ballo, distrattamente. Mi sono bloccata quando l’ho visto riflesso al mio posto. Il suo viso mi era oggi stranamente familiare. Mi è sembrato che mi sorridesse e in quel sorriso ho rivisto un altro sorriso, quello di una persona che conoscevo bene. Non so chi sia però. È stata Claire a ritrovarmi immobile in mezzo alla stanza, lo sguardo fisso sullo specchio. Quando mi ha chiesto se stavo bene le ho risposto che non sono mai stata meglio. Ho mentito.

Giovedì

Mi manca Grace. Oggi ho avuto modo di parlare di lei con il dottor Black. È stato lui a convocarmi nel suo studio per chiedermi se avessi ancora visto il ragazzo allo specchio. Consapevole di ciò a cui avevo assistito negli scorsi giorni ho negato.
-Stai tenendo il diario come ti ho consigliato?-
-Certo-
-Bene, sai, a volte può capitare che si soffra di allucinazione dopo incidenti come il tuo- ha detto, poi mi ha consegnato una lettera dei miei genitori. Non mi è permesso mettermi in contatto con loro se non tramite lettere oppure attraverso il telefono una volta la settima. Ho ringraziato e poi ho radunato tutto il coraggio che avevo per porgli la domanda che tanto mi premeva.
-Come sta Grace? Non la vedo a lezione da qualche giorno-
-Effettivamente non si è sentita molto bene e le ho prescritto qualche giorno di riposo-
Ho deglutito. –Nulla di grave, spero-
Il viso di lui si è contratto. –Non devi preoccuparti, Grace è in ottime mani e se fosse necessario possiamo anche mandarla in un luogo più tranquillo perché si possa riprendere meglio-
Ho subito pensato a Mary Bell, il braccio che pende, la coperta che la nasconde, il braccialetto con le sue iniziali. Anche Grace farà la stessa fine? Non voglio scoprirlo. Mi sono alzata per congedarmi.
-Vai pure, ma ricordati che con me puoi parlare di qualsiasi cosa ti turbi-
Ho annuito, fingendomi d’accordo con lui e me ne sono andata, non vedendo l’ora di rifugiarmi in camera mia, sotto le lenzuola. Ho paura.

Domenica

Non scrivo da qualche giorno perché non ne ho avuto il tempo e non è successo nulla che potesse spingermi a prendere la penna in mano. Oggi però qualcosa è accaduto. Sono riuscita a parlare con Grace. L’ho trovata che vagava per il cortile in camicia da notte, i capelli scompigliati, lo sguardo vacuo. Ho provato a chiamarla senza nessun risultato, quindi mi sono avvicinata. Lei si è voltata di scatto e mi ha fissata come se in realtà non mi vedesse.
- Grace – ho mormorato.
-Mi dispiace, Julie, io non volevo farlo- ha urlato.
-Cosa vuoi dire?- le ho domandato sorpresa e un po’ timorosa.
Lei è arretrata come se la spaventassi. Mi guardava come se fossi il suo peggior incubo. –Non volevo spingerti, era solo un gioco-
Mi sono fatta coraggio e ho preso Grace per le spalle, quindi l’ho scossa con violenza. Ha sbattuto le palpebre e mi ha guardata come se si fosse appena risvegliata da un sogno. –Tu?- ha chiesto.
-Cosa ti sta succedendo?- le ho chiesto.
-Io ho rivisto Julie -
-Chi è?-
Lei ha abbassato lo sguardo un attimo prima di rispondermi. –Mia sorella- -Non sapevo che avessi una sorella-
-Lei è morta molto tempo fa-
E improvvisamente compresi il significato di quelle parole. La mia più cara amica è un’assassina. Non riesco ancora a capacitarmene.
-Devi aiutarmi, devo andare via da qui … se la volpe con le code mi prenderà non ci sarà più scampo per me, farà venire qui Julie e farà la fine-
La guardai senza sapere cosa dire. Che cos’era la volpe a nove code?
Proprio in quel momento è arrivata Miss Hill che rapida ha portato via Grace, sostenendo che non si sentiva bene. Devo trovare un’occasione per parlare ancora con lei.

Martedì

Ho fatto uno strano sogno l’altra notte. Ero davanti allo specchio e mi vedevo con il mio aspetto. La pelle candida, gli occhi azzurri, i capelli così biondi da sembrare bianchi, il naso leggermente a punta, la divisa della scuola. E poi all’improvviso è arrivato il ragazzo, solo che in questo caso non era oltre lo specchio, ma era al mio fianco e visti l’una vicina all’altro potevo vedere che eravamo praticamente identici, come una versione femminile e una maschile della stessa cosa, come due gemelli.
-Sei graziosa, Charlotte – mi ha detto, piegando le labbra carnose in un sorriso e fissandomi attraverso lo specchio. Io non mi chiamo Charlotte. Io sono Jane. Lui mi è venuto incontro e mi ha offerto la mano. –Come da bambini- ha detto.
-Chi sei?-
-Quello di cui ha preso il posto, non ricordi?-
-Non capisco-
-Capirai- e improvvisamente un profondo taglio gli è apparso sul volto e ha iniziato a sanguinare copiosamente, rendendo rossa la pelle bianca. Poi ho sentito un forte odore di fumo e di benzina, come il giorno dell’incidente. Qualcosa mi dice che questo ragazzo ha a che fare con quello che è successo quella sera e di cui non ricordo quasi nulla.

Mercoledì

Ho parlato con Claire e mi è venuta in mente un’idea. Il dottor Black tiene nel suo ufficio una cartella per ogni studentessa del college, al suo interno ci sono la nostra biografia e i risultati di alcuni test fisici e psicologici che si sono stati fatti il giorno in cui siamo arrivate. Ho convinto Claire a farmi da palo e sono riuscita a entrare approfittando della pausa pranzo. Fortunatamente il dottore non ha chiuso la porta a chiave. Non è stato difficile trovare lo scaffale dentro cui tiene l’archivio. Sfortunatamente all’esterno dei fascicoli non ci sono i nostri nomi ma i nostri numeri di matricola. Alla fine ho trovato il mio e adesso arriva la parte più inquietante: non c’è mio il nome all’interno di esso anche se il cognome corrisponde. Il dossier si riferisce a una certa Charlotte. Lo stesso nome che mi ha rivolto il ragazzo nel sogno. Ho dato uno sguardo rapido e la storia corrisponde alla mia per tutto tranne che per un punto: la ragazza non era sola in macchina durante l’incidente, ma c’era anche il fratello che è morto in ospedale. Ho dovuto subito richiudere il fascicolo perché Claire mi ha chiamata: il dottor Black stava tornando. Ho messo tutto via, rapidamente, quindi sono corsa fuori. Spero che non si accorga di nulla. Devo pensare, sono molto confusa, pensavo di essere da sola in macchina, invece ora scopro che non era così.

Giovedì

Ho di nuovo sognato il ragazzo. Questa volta eravamo a una festa. C’era tanta musica e io avevo bevuto molto.
-Non dovresti essere qui, Charlotte – mi ha detto –adesso ti riporto a casa-
-Non voglio- barcollavo e biascicavo le parole.
Le persone intorno a noi ballavano e urlavano a squarciagola. Avevo mal di testa ma non volevo andare via.
-I nostri genitori non saranno felici di vedere come ti sei ridotta- mi ha detto lui, afferrandomi per il braccio.
Mi sono divincolata e sono corsa via.
Mi sono svegliata con un tremendo dolore al polso. Ho un livido laddove il ragazzo mi ha trattenuta nel sogno. Non so cosa stia succedendo, ma ho una teoria. Forse io quella notte ero in macchina con Charlotte e il fratello, forse c’è stato uno scambio, forse sono entrata nel suo corpo e lei adesso è da qualche parte nel mio. Non so cosa fare.

Venerdì

Non sono riuscita a prendere sonno la scorsa notte. La verità è che ho il terrore di addormentarmi perché questo può voler dire rivedere quel ragazzo e ritrovare Charlotte. La conoscevo? Era per questo che mi trovavo nella sua macchina? Eravamo amiche? Tante domande e nessuna possibilità di trovare una risposta. Come mi devo muovere? Avrei bisogno di un consiglio, ma la mia confidente è scomparsa. Mi manca Grace più che mai. Devo avere accesso a un computer, solo così potrò sapere qualcosa di più sull’incidente.

Sabato

Ho ottenuto un permesso per andare in città. Ancora non riesco a crederci, ma ho agito con astuzia e ci sono riuscita. È stata Miss Hill a fornirmi la possibilità, infatti a lezione ha chiesto se qualcuna di noi era disposta ad accompagnarla domani a fare una commissione in città. Mi sono subito offerta volontaria. Ora devo solo pensare a trovare un computer e a fare la ricerca senza che lei se ne accorga, ma sono fiduciosa, sento che le circostanze mi stanno favorendo.

Domenica

Ce l’ho fatta! Non è stato semplice, ma ho avuto fortuna. Io e Miss Hill siamo partite verso le due di pomeriggio. Abbiamo preso l’autobus che passa fuori dal cancello del collegio. Ci siamo accomodate vicino al finestrino, una di fronte all’altra. È stato strano doverla guardare in faccia dopo la scena a cui ho assistito, ma mi sono fatta forza. Abbiamo parlato del più e del meno. Miss Hill si è rivelata una compagna di viaggio piacevole, solo oggi ho notato che in realtà è giovane, il suo viso è liscio, privo di rughe, sembra quasi una di noi studentesse. Abbiamo anche riso insieme un paio di volte. Il viaggio è stato abbastanza rapido. Siamo scese in piazza. Più che di una città si tratta di un paesino che abbiamo percorso completamente. Fino a quel momento Miss Hill non ha rivelato il motivo della visita. Alla fine di una via si è fermata e mi ha guardata con un sorriso.
-Che ne diresti di farti un giretto? Magari ci potremmo rivedere qui tra mezz’ora, cosa ne pensi?-
Ho annuito, fuori di me dalla gioia per quell’occasione. Probabilmente anche Miss Hill ha i suoi segreti qui in città, ma questo non ha assolutamente importanza. A quel punto dovevo solo cercare un posto dove prendere informazioni. Ho girato per il paese e quando non ho visto nessun posto in cui trovare quello che cercavo mi sono sentita sconfitta. E poi ho visto la biblioteca! Con che gioia ho scoperto che al suo interno c’era un computer! Mi sono subito messa alla ricerca dell’incidente e ciò che ho scoperto mi ha lasciata a bocca aperta.
È successo un paio di mesi fa. Tre persone erano a bordo dell’auto: John Smith, il proprietario del mezzo, sua sorella Charlotte Smith e un’amica di questa Jane Miller. L’unica sopravvissuta è Charlotte Smith. Ho fatto qualche ricerca e ho scoperto delle informazioni inquietanti sugli spiriti che non riescono a trovare pace e a lasciare questa terra. Raramente si rifugiano in corpi le cui anime sono trapassate da poco. Credo che il mio spirito abbia fatto questo. Ho dato all’incidente la colpa di non ricordare quasi nulla della mia vita, un’amnesia dovuta ad un ematoma che ho in testa e che si sta riassorbendo con estrema lentezza. Non è vero, non ho ricordi perché io non sono Charlotte. Io sono Jane Miller. Non so nulla della ragazza che ero. E non mi è nemmeno possibile uscire da questa situazione. C’è stato uno scambio. E non sono l’unica che ne è a conoscenza. Prima quando sono entrata nella stanza ho scoperto che era stata messa a soqquadro, i cassetti del comodino e della scrivania erano a terra e il loro contenuto era sparsi ovunque. Ho avuto la sensazione che qualcosa mi osservasse mentre rimettevo tutto a posto. Non so esattamente con che cosa ho a che fare, ma so che è qualcosa. Domani passerò in biblioteca.

Lunedì

Sono a letto. Stamattina mentre mi stavo preparando per scendere a lezione è accaduto qualcosa. Prima sono solo stati colpi leggeri che sembravano venire dall’altra parte del muro anche se da quel lato non ci sono camere. Poi gli oggetti hanno iniziato a volare per la stanza. Ho lanciato un urlo quando sono stata colpita da una statuetta sul braccio. Mi sono rannicchiata sotto la scrivania, impaurita, non sapendo cosa fare, cercando un luogo dove nascondermi. Improvvisamente tutto è tornato immobile. Spaventata non sapevo se uscire dal mio rifugio o aspettare ancora. Da una parte temevo che una volta uscita tutto sarebbe ricominciato, dall’altro non vedevo l’ora di essere in classe, in mezzo alle mie compagne, certa che solo in quel luogo non mi sarebbe successo nulla. Ho contato fino a dieci, mi sono fatta coraggio e sono uscita dal mio nascondiglio. Tutto era inanimato. Con un sospiro di sollievo ho afferrato la mia borsa con dentro i libri, intenzionata a correre fuori il prima possibile, quando l’ho visto. Era lui, nello specchio e mi rivolgeva un sorriso spettrale. Sa che non sono la sorella e vuole vendicarsi. Un attimo dopo lo specchio mi è caduto addosso. Prima di svenire ricordo solo un’esplosione di dolore e sangue, rivoli rossi ovunque mi voltassi. Poi il buio.
Non so chi mi abbia soccorsa, né dopo quanto tempo, ricordo solo di essermi svegliata in infermeria, le braccia avvolte in pesanti bende, un dolore acuto che mi percorreva tutto il corpo. Il dottor Black ha parlato di un incidente, probabilmente lo specchio era fissato male ed è caduto. Io non ci credo e penso che neppure lui ne sia pienamente convinto, anche se le opinioni sono diverse. Lui sospetta che abbia fatto cadere apposta lo specchio, che questa sia una ricerca di attenzione. Mi ha permesso di chiamare i miei genitori, ma sono davvero miei? Non so. Mi sono stati dati dei giorni di riposo, ma penso che scenderò comunque a seguire le lezioni, ho bisogno di distrarmi e soprattutto devo andare in biblioteca e fare delle ricerche, solo così potrò salvarmi.

Martedì

Ho sfogliato vari libri oggi. In uno di questi ho trovato una descrizione che mi ha fatto gelare il sangue nelle vene. Parlava di una volpe a nove code, come quella che Grace ha citato. Ho fatto qualche altra ricerca: si tratterebbe di una kitsune, uno spirito della mitologia giapponese che si divertirebbe a provocare follia nelle persone per poi nutrirsi della loro forza vitale. E se avesse evocato John per questo? Ho letto che può farlo, ci vuole fare impazzire tutti! Ma chi è? Devo scoprire chi è, solo così potrò fermarla.

Mercoledì

Claire, la nuova arrivata. Lei è la candidata più probabile, è da quando è giunta qui lei che ho iniziato a vedere John. L’ho osservata a pranzo, così pallida e all’apparenza così fragile, la si potrebbe spezzare con una spinta, ma forse non tutto è come appare, forse c’è molto di più. Devo sbarazzarmi di lei prima che sia troppo tardi. Oggi ho trovato del sangue sul davanzale della mia finestra. Vuole farmi sapere che non c’è più tempo.

Giovedì

Ho ideato il piano. Sabato sera ci sarà il ballo. Non è un vero ballo perché non ci sono ragazzi, ma ci viene permesso di ascoltare musica e di stare sveglie fino a tardi, oltre che di vestirci bene. Il dottor Black ha promesso che a fine anno ci sarà un vero ballo, che questa è solo una specie di prova. Io non ci credo, ma per quello che ho in mente di fare non ha importanza. Avvicinerò Claire e la convincerò ad avvicinarsi al balcone del secondo piano. Sotto di esso ci sono diversi spuntoni, la spingerò giù. Penseranno che si tratti di un incidente, che Claire sia stata spinta dalla depressione a buttarsi. Agirò rapidamente.

Venerdì

L’ho rivisto. Lui è su tutte le superfici, ovunque mi giri. Ormai confondo la realtà con la fantasia. E se in realtà fosse la sua anima a essere volata in me? Se fosse accaduto questo. No, devo rimanere legata alla realtà, non mi resta altro per uscire viva da questa storia.

Sabato

Manca poco al ballo. Ho ideato il piano nei dettagli. Dopo cena le chiederò di venire con me perché devo mostrarle una cosa che ho visto in giardino. La farò sporgere dal balcone per guardare meglio, quindi basterà spingerla con tutta la forza che ho. Devo agire questa notte, ho visto ancora John e questa volta non era riflesso allo specchio, si trovava immobile ai piedi del mio letto quando mi sono svegliata in piena notte a causa degli incubi. Ho temuto che mi avrebbe attaccata. Ho poco tempo. Lui tornerà e mi porterà via con sé, allora non potrò sperare nella salvezza.

-Come si sente?- chiese il dottor Black quando Miss Hill entrò nel suo ufficio.
-Reagisce abbastanza bene per una giovane che ha visto una sua amica gettarsi dal balcone- disse la donna, accomodandosi su una delle sedie e accavallando parallelamente le gambe –l’ho accompagnata in camera e le ho detto che domani voglio rivederla-
L’uomo sospirò. –Non penso che sia il caso di tenerla qui, chiamerò i suoi genitori per raccontare l’accaduto, è probabile che le facciano cambiare clinica-
-Claire è una ragazza che è già stata sottoposta a due gravi traumi nella sua vita, penso che ormai sia abituata al dolore-
Il medico annuì. –È per questo che non l’ho sottoposta alla terapia dell’elettroshock, ma ora bisogna agire diversamente, mandarla via, bisogna evitare una ricaduta-
Miss Hill si guardò le unghie smaltate di rosso. –Avverti tu i genitori di Charlotte Smith?- -Sì, domani mattina sarà la prima cosa che farò-
Non c’era stato nessuna possibilità per quella ragazza, nonostante il tempestivo intervento dei soccorsi. La sfortuna aveva voluto che la poveretta fosse caduta proprio su uno spuntone che l’aveva trapassata da parte a parte, la morte era stata quasi immediata. Unica ad assistere all’incidente era stata Claire che aveva testimoniato di essere stata attirata dall’amica con la scusa di guardare qualcosa che si trovava in giardino. A quel punto le due si erano affacciate e Charlotte aveva iniziato a dire cose strane e a urlare il nome di un ragazzo. La cosa che maggiormente era rimasta impressa nella spettatrice involontaria era stata una frase: “Ho guardato nello specchio e ho visto me stessa e, lasciatemelo dire, non mi è piaciuto. Chi sono io e chi è l’altro me? Sono io, o non lo sono?” Allucinazioni probabilmente, la ragazza credeva che ci fossero altre persone e chissà cosa intendeva con quella frase. Claire si era allontanata spaventata e l’altra si era gettata di sotto. Il tutto era avvenuto in pochissimo tempo. Cos’avesse spinto Charlotte a buttarsi probabilmente non sarebbe mai stato del tutto chiaro e in fondo non aveva neppure molta importanza.
Il dottor Black sospirò. Due morti in poco tempo, prima quella studentessa, Mary Bell, morta per l’elettroshock, e ora questo, sembrava follia. Senza contare quella Grace impazzita così tanto da averla dovuta trasferire. L’uomo si alzò ed iniziò ad andare su e giù per la stanza, non sapendo cosa fare. Era agitato, sentiva che le cose gli stavano sfuggendo dalle mani. Nel frattempo Miss Hill continuava a parlare, un suono di fondo. Lui guardò giù dalla finestra e s’irrigidì. Doveva essere solo un sogno, non poteva essere reale. Ma quell’ombra nella notte sembrava proprio Jill, la sua prima fidanzata. Si mordicchiò le labbra mentre il ricordo di ciò che era successo gli ritornava alla mente. L’aveva amata alla follia, ma quella sera era stanco, per cui non aveva aspettato che lei entrasse dal portone, ma se n’era andato nonostante lei fosse appena scesa dalla macchina. Non si era neppure dato pensiero quando aveva sentito quel forte rumore, come di qualcosa che cade a terra e finisce in mille pezzi. La mattina successiva aveva visto la notizia al telegiornale: una giovane donna aggredita e derubata, lasciata sanguinante sul ciglio della strada, era stata ritrovata solo all’alba, agonizzante. Se l’ambulanza fosse stata chiamata subito probabilmente sarebbe ancora viva. L’uomo si era sempre sentito responsabile per l’accaduto. E ora sembrava proprio lei, i lunghi capelli corvini, il viso pallido, l’ampio vestito bianco che aveva l’ultima volta che si erano visti. Era lei in tutto e per tutto, non poteva certo essere una delle ragazza della clinica, con i loro aspetti emaciati. Preso dal panico si allontanò dalla finestra.

Miss Hill osservò il dottor Black che si agitava e si sforzò di non sorridere. Conosceva bene quello che aveva fatto a quella povera ragazza e ora si sarebbe vendicata per chi ormai non poteva più farlo. Avrebbe voluto giocare ancora un po’ con la piccola Charlotte, ma purtroppo quella non aveva resistito ed era impazzita, una vera disdetta, avrebbe voluto farle provare maggiore dolore per essere stata la causa della morte di due persone, per aver insistito a voler guidare lei anche se era ubriaca e soprattutto poi per aver scambiato il suo posto con quello di John perché si prendesse lui la colpa. Peccato che poi il fratello si era sentito male, emorragia interna, avevano detto i medici, e lei, folle per il senso di colpa, aveva iniziato a negare di essere Charlotte, fingendosi Jane. Davvero un bel caso, pazienza che poi fosse finita così, era comunque sicura che il dottor Black era un uomo resistente e che le avrebbe dato parecchio da divertire. La volpe a nove code sorrise. Forse aveva trovato pane per i suoi affilati dentini.
   
 
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