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Autore: IwonLyme    16/02/2017    1 recensioni
‘Il Principe’ è un racconto sulla libertà, sul significato che essa ha soprattutto per il giovane Nivek, protagonista e narratore, che verrà messo a confronto fin da subito con la bellezza di essa, la sua importanza e, almeno per lui, il suo difficile raggiungimento. Non è facile essere liberi e Nivek desidera talmente tanto esserlo che romperà ogni regola per raggiungere questo scopo.
Tuttavia ciò che inizia come un gesto ribelle e di rivalsa gli costerà proprio ciò che da principio inseguiva e si troverà catapultato in una realtà ed in un mondo molto più duro e severo di quanto non fosse suo nonno ed il villaggio in cui viveva da emarginato. Una guerra contro un re malvagio ed un padrone pronto a legarlo per sempre a se stesso saranno le cause delle sue vicissitudini che lo porteranno a riflettere sulla propria vita, sul vero scopo di essa e sulla sua nuova condizione: essere un Drago Domato.
“[…] tutto sta nel comprendere che qualcosa non ci è davvero tolto se noi non lo lasciamo andare via.”
Genere: Avventura, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Nivek è stato domato da Nowell, ma ora cosa decideranno di fare? Dove li spingerà questo legame?
 
Il Silenzio del Drago - Parte VII
 
L'odore del mio padrone era piacevole come l'odore dei pini del bosco vicino alla mia casa in montagna. Avrei potuto annusarlo in eterno ed era impossibile che io non sapessi dove lui fosse, mi bastava seguire il suo profumo per trovarlo e non sbagliavo mai, non esisteva il fallimento quando si trattava del mio padrone. Il mio padrone rideva spesso, non portava più la benda legata all'occhio, e rideva più spesso. Adoravo la risata del mio padrone. Il suo viso felice era tutto ciò che desideravo, tutto ciò che avrei mai voluto vedere. Il mio padrone e il Cacciatore non andavano d'accordo, ma il mio padrone non mi spiegava il perché, anzi, parlava poco con me e lo sentivo distante sebbene restassimo vicini la maggior parte del tempo. Non potevo abbandonarlo, mi sembrava di tradirlo e di perderlo per sempre e non potevo. Il mio padrone sembrava seccato, ma per me era molto difficile.
– Non preoccuparti, farà così per una settimana o due, poi tornerà in sé. Sono passati solo due giorni, in fondo. – Disse Wren noncurante una sera a cena. Jethro non mi guardava nemmeno, lui però mi piaceva molto. – All'inizio il contatto dev'essere forte, poi si staccherà. – Chissà di cosa parlavano.
– Non è che ho fallito? – Domandò il padrone destando la mia preoccupazione.
– Ricordo cosa succedeva ai Draghi con cui fallivi, lui non si è ancora ucciso, quindi credo che vada tutto bene. – Questa frase mi diede fastidio, ma il padrone mi disse di calmarmi e lo feci subito. Non volevo che il padrone si arrabbiasse.
– Andiamo a dormire, sono molto stanca. – Wren si voltò verso Jethro. – Tesoro, andiamo … – Mormorò e lui si alzò immediatamente. Sembrava furioso e rassegnato al tempo stesso. Lui mi piaceva molto.
– Sì, Nivek, andiamo anche noi. – Mi disse il padrone e subito lo seguii in camera da letto. Non appena il padrone si addormentò anche io lasciai che la notte mi cullasse al sonno.
 
Mi svegliai con la schiena tutta indolenzita, era come se qualcuno ci fosse camminato sopra per tutta la notte. Ogni mio osso doleva, ma la schiena e le spalle erano certamente le più bloccate. Mi sollevai a fatica dal pavimento su cui dormivo. Guardai il letto accanto al mio e Nowell non c'era, era già in piedi. Mi sembrava di aver dormito per molti giorni. In giro c'era un orrendo odore di pino, come se qualcuno avesse tagliato Principe e l'avesse portato dentro la casa di Wren. Mi venne un conato di vomito e fu difficile trattenermi. Non avevo mai sentito un odore così orrendo. Mi alzai barcollando. Aprii la porta azzurra e uscii nel corridoio. – Non si è svegliato con me questa mattina. – Sentii dire all'uomo con l'occhio giallo. – Forse sta migliorando.
– Sarebbe presto, solo tre giorni? – Chiese Wren.
– È un Indomabile, no? – La voce dell'uomo cominciò a sghignazzare in modo così terrificante che se mio nonno avesse ringhiato sarebbe stato molto più piacevole da ascoltare. Appoggiai una mano vicino allo stipite e mi sgranchii le ossa. Mi sentivo un vecchio. Aprii la porta che conduceva in cucina e sbadigliai. Gli occhi di Nowell si rivolsero a me veloci. – Ah, sei sveglio. – Disse sorridendo felice. – Vuoi ancora sederti sulle mie gambe? – Sollevai un sopracciglio. Forse era impazzito.
– Credo che tu abbia la febbre. – Il modo in cui rideva non doveva essere normale in fondo. Zoppicante mi sedetti su una sedia del tavolo e tirai un lungo sospiro. Le loro facce mi fissavano con occhi che dicevano “L'hai fatto, amico mio, ma faremo finta di non averlo mai visto.”. Mi sporsi e stavo per chiedere loro qualcosa.
– Ti fa male la schiena, Nivek? – Chiese Nowell mentre metteva della marmellata su del pane secco. I miei occhi veloci si puntarono su di lui e non potevo fare altro se non rispondere.
– Sì, nella parte alta, sembra che qualcuno ci abbia ballato sopra. – Sorrise e mi passò il pane.
– Mangia, dopo andiamo a fare un po' di ginnastica. – Annuii titubante. Mangiai la colazione che Nowell aveva preparato per me osservato da tutti e, a dire il vero, un po' a disagio. L'unico che restava in disparte era Yorick, sembrava come disgustato dalla presenza dell'uomo con l'occhio giallo. – Seguimi … – Disse sfiorandomi la spalla una volta che ebbi finito di bere. Mi alzai ringraziando Wren per il cibo e lo seguii fuori. Le spalle di Nowell erano forti, la sua postura elegante fluttuava sull'erba bagnata come uno spirito della pioggia. I suoi capelli erano cambiati ancora, sembravano sempre più rossi. Si fermò dopo essere uscito dalla staccionata malandata. – Hai idea di cosa sia successo? Lo ricordi? – Mi domandò sorridendomi. Sembrava stranamente gioioso.
– Sì, lo ricordo, ora sono il tuo Drago. – La mia voce rispose automaticamente. Annuì.
– Bene, sono felice che tu lo sappia così bene. – Disse. – Sai questo cosa vuol dire? – Scossi il capo. – Significa che tu ed io ora siamo legati, la tua vita, il tuo corpo, perfino i tuoi pensieri ed i tuoi sentimenti mi appartengono. Sei mio. – Prese un respiro. – Se io ti ordinassi di morire tu allora saresti costretto ad obbedirmi, così se io ti ordinassi di fare qualsiasi altra cosa: questo significa essere domati. – Le mie mani tremarono. – Ora io ti chiedo di fidarti di me al pieno delle tue possibilità, sempre e comunque. Ho potuto osservare diversi tipi di Domatori al lavoro con i loro Draghi, sebbene io personalmente non ne abbia mai avuto uno, e ho compreso che il modo di agire di Wren e, a suo tempo, anche di Yorick è quello che più mi s'addice. Per ordinarti qualcosa devo necessariamente usare il tuo nome, ma ciò avverrà raramente. Desidero che tu risponda ai miei comandi perché lo credi giusto e non perché uso forza su di te, chiaro?
Sembrava, credetemi, stesse parlando di assurdità, io ero lì in piedi e non credevo a nulla, non ero suo e non avrei rispettato qualsiasi suo ordine. Lui si sbagliava. Quei sentimenti che mi avevano spinto tra le sue braccia erano, non dico scomparsi, ma si erano affievoliti, c'erano eppure sembravano molto meno efficaci. – Ascoltami. – Lo guardai negli occhi. – Se non credi alle mie parole ti dimostrerò che ho ragione. – Che avesse letto il dubbio nei miei occhi? Si avvicinò con fare quasi minaccioso. – Nivek salta. – Le mie gambe saltarono. – Nivek abbassati. – Mi abbassai sulle ginocchia senza alcun suono. Si chinò fino a quando i nostri visi non furono vicini. – Ora mi credi? – Annuii. – Felice di sentirlo. – Si sollevò. – Adesso seguimi, camminiamo un po', continuerò a spiegarmi. – Mi suggerì iniziando ad allontanarsi da casa di Wren. Senza più dover rimanere abbassato mi sollevai e lo seguii.
– Quando un Drago viene domato trascorrono alcuni giorni in cui quest'ultimo deve necessariamente restare a contatto con il padrone, ne ha un bisogno fisiologico, questo è quello che è successo a te in questi tre giorni. Wren mi ha spiegato che solitamente il tempo dovrebbe essere più lungo, credo però che questa tua velocità sia dovuta al fatto che tu sia un Indomabile.
– Se sono Indomabile, allora come mai mi hai domato? – Lui sorrise sinceramente felice della mia domanda.
– Perché io sono un Solitario. – Intrecciò le dita delle mani e prese un respiro profondo pronto a raccontare le sue più riuscite strategie. – Se fossi stato un Domatore comune allora non sarei mai riuscito a domarti, ma i Solitari sono quei Domatori che hanno uno spirito, o un cuore, che dir si voglia, molto forte, tanto che attrae troppo quello del Drago che si uccide per la disperazione di non poter vivere a stretto contatto con esso. Ora, se un Indomabile è indomabile per un comune Domatore, ed un comune Drago è indomabile per un Solitario, così ho pensato, allora un Indomabile dovrebbe essere domabile per un Solitario, giusto? In realtà non sapevo se avrei avuto successo, ma è andata bene.
– Dunque hai accettato il rischio di uccidermi e hai tentato? Ed io dovrei fidarmi ciecamente dopo questa tua confessione? – Ridacchiò.
– Se la metti così sembra orribile. Non avevo scelta, se io non ti avessi domato saresti morto comunque, un Drago che non si trasforma nella sua forma originaria, Indomabile, giovane e bello, senza un Domatore che lo protegge è qualcosa che qualsiasi Cacciatore venderebbe ad un prezzo altissimo ad un macello di altissimo ordine.
– Macello? – Mi guardò tristemente ed annuì.
– Sì, un macello. – Sospirò. – O saresti morto per colpa mia o per mano di un macellaio ed il tuo corpo sarebbe stato usato per qualsiasi cosa. Ho preferito rischiare, spero tu possa comprendere perché.
– Sì, ora capisco. – Mi circondò con un braccio le spalle e ridacchiò ancora. – Cosa significa “Indomabile”? – Domandai guardandolo.
– Indomabile è un Drago che non si è mai trasformato, che non è ancora stato introdotto ai segreti della sua razza dal suo branco.
– Un minorenne. – Annuì.
– Sì, quando si superano i ventuno anni, almeno è così nella maggior parte dei branchi, i giovani Draghi iniziano a fare pratica, a trasformarsi, a volare, tu questo non l'hai imparato. – Spiegò.
– Tu me lo insegnerai? – Gli chiesi speranzoso. Fece un'espressione dubbiosa.
– Senza dubbio, giovane Drago, mi impegnerò affinché questo avvenga, ma mai nessun Domatore ha dovuto addestrare un Drago ad essere un Drago, dunque sarà la prima volta e forse ci vorrà molto tempo.
– Potremmo chiedere a Jethro. – Proposi io. – Lui è un Drago e sa volare.
– Certo che lo sa. – Affermò. – Tuttavia non credo che lui vorrà aiutarmi e Wren non glielo ordinerà per noi, loro sono qualcosa di diverso, qualcosa di completamente altro da ciò che siamo noi.
– Intendi dire che Wren è il Domatore di Jethro? Perché Jethro non dovrebbe volermi aiutare? E poi in cosa sarebbero diversi?
– Frena, frena, stai facendo molte domande. – Nowell ridacchiò. Mi arruffò i capelli e si sedette vicino ad una roccia. Mi misi vicino a lui. – Sì, Wren è il Domatore di Jethro, all'inizio loro erano esattamente come noi, Wren diceva il nome di Jethro e lui obbediva, ma poi qualcosa è cambiato tra loro.
– Si sono innamorati?
– Sì, si sono innamorati. L'amore tra un Domatore ed il proprio Drago è qualcosa di estremamente vietato nella nostra società, qualcosa di orribile, e così Wren e Jethro sono stati costretti a fuggire, a nascondersi qui. Inoltre, quando dico che loro sono totalmente altro da noi, parlo del fatto che Wren è un Doppio, un Doppio è un Domatore che sceglie di consacrarsi ad un unico Drago, di non avere più l'abilità di domare e dunque di avere al proprio servizio un solo Drago, il Drago Consacrato. Wren ha fatto questo “patto” con Jethro.
– Ma ad esempio Yorick è un Domatore ma non ha nessun Drago, è anche lui un Solitario?
– No, Yorick è anche lui un Doppio. – Alzai un sopracciglio.
– Ma il suo Drago non dovrebbe essere con lui? Quindi anche lui ha un Drago!
– No, Yorick è un Doppio, ma il suo Drago è morto, questo significa che lui oramai è un senza poteri, non può domare e non ha più nemmeno il suo Drago Consacrato, è quello che con disprezzo chiamano “Mezzo Morto”. – Sussultai.
– Tu l'hai chiamato così. – Gli feci notare.
– Sì ed è stato spregevole poiché un Domatore non si consacra ad un Drago se non lo ama con tutto se stesso. – Abbassai lo sguardo. Presi un respiro profondo.
– E perché Jethro non ci vuole aiutare? – Fu Nowell a sospirare davanti a questa domanda.
– Perché per lui è difficile acconsentire al fatto che un altro suo simile non possa più vivere libero, vivere come un Drago, ma debba essere condizionato e legato da un Domatore, in fondo Jethro odia tutti i Domatori.
– E Wren? – Domandai.
– È, in un certo senso e prendi le mie parole con le pinze, costretto ad amarla. – Eppure sapevo che non doveva essere così. – Non dico che una parte di lui non la ami veramente, ma sostengo anche che un angolo profondo della sua anima, quel Drago assopito da molti anni, in fondo, la odi con tutto se stesso. – Le mani di Nowell si strinsero alle mie. – Jethro è un Drago molto particolare, uno della Terra dei Vulcani, determinato, con un carattere molto irrequieto, per lui fu difficile cedere al dominio di un Domatore e la sua bellezza, realisticamente, lo condusse ad essere desiderato da molti, in molteplici modi, ma nessuno riuscì ad estorcergli il nome, solo Wren, solo lei era destinata a lui. Puoi comprendere da solo che non fu per lui esperienza positiva. Ciò che l'ha portato ad essere com'è è un cammino molto più doloroso di quanto lui sarà mai in grado di ammettere. Né io né Wren vorremmo renderlo partecipe dello stesso “crimine” a cui lui è stato sottoposto molte volte, per questo non ci aiuterà. – Annuii.
– Dunque è questo il motivo per cui era così arrabbiato con Yorick quando ci ha interrotti? – Domandai. Nowell fece sì con il capo. Sospirò.
– Comprendi che, per me che non ho mai avuto un Drago e nemmeno so come un anziano istruisce un giovane nel branco, è difficile riuscire ad aiutarti a prendere le tue sembianze, potrebbero volerci mesi, anni o potremmo non riuscirci mai. – Lo capivo e sinceramente non è che io fossi di maggiore aiuto.
– Dunque tu mi hai domato solo per proteggermi o avevi anche dei motivi tutti tuoi? – Questa domanda non fece molto piacere a Nowell, sembrò un po' preso sul personale ed allo stesso tempo abbastanza titubante sul rispondere.
– Non è corretto dire che io non abbia secondi fini, in effetti, ma non posso nemmeno affermare che ti abbia domato solo ed unicamente per essi. – Mi guardò. – Confesso che ho bisogno di un Drago. – Sospirò. – Certamente averti al mio fianco mi consentirà una certa “protezione”.
– Perché dovresti averne bisogno?
– Non godo tra gli altri Domatori né si rispetto né di buona fama, sono fuggito da Wren poiché il giorno in cui non sarei più stato invisibile è arrivato. – Iniziai a pensare.
– Devo quindi dedurre che sono stati altri Domatori a ferirti al fianco, giusto? – Annuì. – E questo è avvenuto poiché sei un Solitario? Stesso motivo per cui Yorick ti chiama “mostro”, giusto?
– No, non esattamente. Essere Solitario è di per sé un'onta molto grande, perfino insopportabile per la famiglia di un Domatore, ma io sono qualcosa di gran lunga peggiore. – Prese un profondo respiro. – Il mio occhio è la testimonianza di un peccato molto grave tra tutti i Domatori ed io sono lo sciagurato frutto di esso. Io sono il figlio di un Domatore e di un Drago. Sono per metà un Drago. – Come una lampadina mi si accese.
– Dunque è per questo che la tua ferita si è rimarginata, non c'entra nulla che tu sia un Solitario, è corretto? – Annuì. – Per questo Yorick ti ha definito “una disgrazia” e forse non era sicuro che tu fossi un Mezzo Drago fino al momento in cui ha visto il tuo occhio e così ci ha interrotti … – La mia eccitazione di comprendere svanì un po'. – Ma perché ci ha interrotti? Insomma, se non voleva che io fossi domato poteva farlo fin da subito, perché farlo dopo aver scoperto che tu sei un Mezzo Drago? – Ridacchiò.
– Non ti sfugge niente, devo ammetterlo. – Mi sorrise. – Perché un Mezzo Drago non è un Domatore e nemmeno un Drago, dunque comprendi che per me essere il tuo Domatore è qualcosa di innaturale poiché io ho dentro di me due nature contrastanti e nemiche e non posso scindere una e l'altra cosa. Per Yorick sarebbe stato molto più onorevole se io avessi semplicemente vissuto come un normale uomo. – Sorrideva come se mi stesse raccontando qualcosa di piacevole. Compresi per la prima volta che io non ero messo tanto male quanto lui.
– Perché Wren allora non la pensa allo stesso modo? – Scoppiò a ridere.
– Sei davvero acuto! – Mi guardò orgoglioso. – Di questo non devi far parola ad anima viva, nemmeno io potrei parlartene. – Cominciò facendo diventare la sua voce seria e triste. – Wren e Jethro avevano un figlio. La stanza dove noi dormiamo, quella con la porta azzurra, era la sua. Wren è rimasta incinta, fu in quel periodo che io e loro ci incontrammo. Mia madre era morta da qualche anno e Wren aveva cercato un Mezzo Drago ovunque, voleva sapere cosa sarebbe successo a suo figlio, fu così che mi trovò. Mi fece molte domande e poi mi disse dove abitava. Quando sono venuto a trovarla mesi dopo il figlio era già morto. Lei mi disse non era sopravvissuto. – Non capivo.
– Perché? – Nowell strinse le labbra addolorato.
– Vedi, un figlio di un Drago e di un Domatore può nascere in modo differente a seconda del modo in cui esso è concepito. Non so nemmeno io bene perché e di certo non avrei mai potuto immaginare, ma se il figlio viene concepito da due Doppi, così mi sembra di aver compreso, e dunque con la volontà del Drago, il figlio prenderà maggiormente le fattezze di un Drago, intendo dire che tra i due caratteri prevarrà quello del Drago e che dunque il bambino sarà in grado di vivere come uno di loro; mentre se il Drago non è consenziente, il bambino nascerà molto più simile ad un Domatore, cosa anche logica se ci si riflette. Tuttavia Wren mi disse che i figli nati da Doppi, come aveva potuto apprendere da molte coppie, essendo Draghi non riescono a sopravvivere alla loro parte da Domatore e muoiono durante i primi giorni di vita. Invece i figli con la maggior parte Domatore riescono a sottomettere la loro parte di Drago riuscendo quindi a sopravvivere più facilmente. Ne deduciamo che avere figli per un Domatore ed un Drago è una pratica a dir poco maledetta poiché se c'è amore sono destinati a non averne e se esso non c'è sarà più facile che ne abbiano. – La cosa mi terrorizzava non poco. Il fatto che lui parlasse di questo con così tanta naturalezza mi metteva i brividi, lui, in fondo lo sapeva bene, era un bambino nato dall'odio. – Il figlio di Wren è morto dopo alcuni giorni di vita e loro non hanno tentato di averne altri sapendo ormai per certo che è quasi impossibile. Tuttavia questo l'ha condotta ad avere nei miei confronti una certa simpatia. Puoi ben immaginare che in giro non ci sono molti Mezzi Draghi poiché è realistico pensare che i Domatori che odiano e sottomettono con violenza i propri Draghi sono gli stessi che credono che accoppiarsi con loro sia qualcosa di completamente orribile, disdicevole e schifoso. – Prese un bel respiro e mi sorrise ancora.
– È una storia orribile, Nowell, davvero terrificante. – Annuì consapevole ed amareggiato.
– Tutta la pratica di un Domatore è orribile se la si guarda con occhio critico, non credi? – Mi avvicinai a lui finché le nostre spalle non si incontrarono.
– Sono convinto che non tutti i Domatori la pratichino in modo orribile. – Mi avvicinò a sé e mi diede un bacio sulla fronte.
– Vedrai molte cose orribili da oggi in poi, molte compiute su quelli della tua specie, promettimi che non tenterai di impedirlo, promettimi che resterai al sicuro. – Lo guardai negli occhi, con quelli lui aveva visto gli orrori che mi raccontava.
– Te lo prometto. – Sorrise dolcemente.
– Bene. – Si alzò. – Credo di averti spiegato a sufficienza, mano a mano che andremo avanti continuerò a spiegarti ciò che non comprendi, quindi chiedimi tutto ciò che vuoi, ma ti chiedo di farlo in privato e non davanti a tutti, inoltre quando siamo davanti ad altre persone che non siano Wren, Yorick o Jethro, e soprattutto quando saranno altri Domatori, ti prego di comportarti sommessamente, non darmi del tu e non chiamarmi per nome, potrebbe costarci la vita. – Era come non poter chiamare padre un padre. Detto questo ci avviamo indietro. Avrei voluto stare da solo con lui ancora, ma non desideravo disturbarlo ulteriormente. Fargli una richiesta mi era sembrato improvvisamente qualcosa di così indelicato che non riuscii a fargliela. – Chiederò a Jethro di guardare la tua schiena, ti fa molto male?
– È un fastidio più che un vero e proprio dolore. – Risposi.
– Capisco, ma lasciagliela guardare lo stesso. – Annuii. Entrammo in casa e trovammo i tre in silenzio, come se attendessero qualcosa che doveva piovere dal cielo da un momento all'altro. – Wren, Nivek ha un fastidio alla schiena, posso chiedere a Jethro di guardarlo? – Domandò Nowell.
– Non c'è bisogno che lo chiedi a lei prima. – Borbottò il Drago. Lasciò lo straccio con cui asciugava i piatti e mi fece cenno di seguirlo attraverso la porta del corridoio. Stare con lui dopo tutto quello che scoprii mi faceva uno strano effetto. Nowell d'altro canto non mi accompagnò e così mi trovai ancora di più in imbarazzo. Entrammo nella camera dalla porta azzurra che improvvisamente aveva preso uno strano sapore triste, uno sconsolato colore opaco, perso nel tempo, mai realizzato e mi sembrava di vederli i visi di Wren e Jethro mentre felici dipingevano la porta di azzurro, consapevoli dei rischi, eppure ancora gioiosi della notizia, fiduciosi che a loro non sarebbe toccata la stessa sorte, un amore coronato, un futuro roseo ormai disegnato. E mi sembrava di vederli mentre sfregavano la schiena al loro bambino, nato da troppo poco per poter già essere morto, sfregavano ma non respirava, non stringeva il dito ed un colore azzurrino, odiato ed amato al tempo stesso, iniziava a colorargli il viso. E mi sembrava di vederli i loro visi mentre, passati ormai gli anni, guardavano ancora quella porta e quella stanza, chiudevano un sogno infranto troppo presto, si arrendevano per sempre al destino e vivevano soli nel buio della notte. E mi sembra di vederli, ancora innamorati, insieme, senza il coraggio di ridipingere una porta perché quello era un sogno troppo bello da dimenticare.
– Sdraiati. – Interruppe i miei pensieri la voce spezzata di Jethro. Trattenendo il nodo alla gola mi sdraiai affondando la faccia nel cuscino di Nowell che profumava ancora di pino. – Dove ti fa male? – Chiese mentre mi sollevava la maglia e le sue mani sfioravano la mia pelle.
– Sulle scapole e poi le spalle, ma è un fastidio, come un bruciore misto a prurito. – Dissi cercando di non sembrare triste.
La sua mano, senza errore, toccò proprio il punto che mi annoiava, corse su e giù, da una parte e dall'altra. – Da quanto ti danno fastidio?
– È cominciato dal giorno in cui Nowell mi ha domato. – Le sue mani tremarono e si sollevò.
– Resta sdraiato, vado a chiamare il tuo padrone. – Disse uscendo dalla porta. Tornò in un lampo con Nowell alle calcagna. Entrambi si misero ad osservare la mia schiena con fare non poco dubbioso. – Mai nella mia vita ho visto un Drago a cui è successa una cosa del genere.
– Non capisco cosa, in realtà, intendi dire che gli stia succedendo, Jethro. – Gli rispose incredibilmente calmo l'uomo dall'occhio giallo.
– Non vedi? – Sfiorò e premette il punto che mi bruciava facendomi quasi cacciare un urlo. – Questi sono tagli.
– Sì, magari si è graffiato. – Cercò di spiegare Nowell.
– No, non si è graffiato, la pelle viene verso l'esterno, è qualcosa da dentro che tenta di uscire, ora capisci cosa intendo? – Il Domatore allora si chinò su di me e sfiorò con aria assorta la mia schiena.
– Intendi dire che potrebbero essere dei tagli per le ali? – Sussultai e come una gioia mi percorse il cuore che cominciò a battere furioso. Nowell lo notò senza fatica. – Calma i tuoi spiriti, giovane Drago. – Mi disse ridacchiando.
– Sì, non vedo altra spiegazione. – Rispose allora Jethro. – Tuttavia nessun Drago ha tagli per ali, noi ci trasformiamo, deve senza dubbio essere discendente di una qualche specie estinta o non lo so, davvero, Nowell, ma potrebbero peggiorare, sanguinare perfino, non è realistico che delle ali di Drago escano da una schiena in forma umana senza versare una sola goccia di sangue, non credi? – L'uomo annuì convinto delle parole del Drago e mi abbassò la maglia.
– Capisco certo, ma un Drago dovrebbe riuscire a guarirsi in fretta gusto?
– Sì, giusto. – Rispose.
– Allora non credo che ci sarà alcun problema. – Concluse.
– Ma, Nowell, rispondimi sinceramente, cos'hai intenzione di fare, devi ripartire? – Il Domatore lo guardò.
– Sì, devo, altrimenti potrei mettervi in pericolo ed io non voglio assolutamente che tu e Wren paghiate per avermi aiutato. Mi sono già trattenuto fin troppo. – Mi sollevai.
– Dove andremo? – Chiesi.
– Non ho molte idee, ma c'è un posto dove potremmo andare per provare a volare. – Mi disse sorridente. Sollevai lo sguardo verso Jethro. Non volevo abbandonarli tutti, volentieri avrei seguito Nowell in capo al mondo, ma abbandonare tutti loro, abbandonare tutte quelle persone che mi avevano accettato così profondamente mi rendeva davvero triste. Erano i primi ad avermi amato e anche per Nowell, lo sapevo, era così.
– Wren non ti permetterà di partire da solo dopo quello che ti è successo. – Disse Jethro. – Era disperata, credeva le saresti morto tra le braccia, lo pensava davvero, non avrebbe mai potuto sopportarlo … non di nuovo. – La voce roca del Drago risvegliò il Domatore dai suoi pensieri ed il sorriso gli scivolò via dalle labbra. – Vorrà venire con te.
– Devi impedirglielo, Jethro.
– Non sono io il Domatore tra i due, lo sai. – Concluse dirigendosi verso la porta. – Per te sarà facile non considerare Wren niente di più che una buona vecchia amica, ma lei … – Sfiorò con le sue dita calde la tempera azzurra sbiadita. – … per lei sei molto di più. – Si guardarono. – Nostro figlio sarà anche morto, ma lui ci ha condotto a te. – Uscì dalla stanza richiudendo con cura la porta. Gli occhi lucidi di Nowell mi sfiorarono il cuore, sorrisi senza nemmeno accorgermi. Lui non sapeva di essere così amato e scoprirlo doveva averlo reso immensamente felice. Ero un po' invidioso di lui poiché aveva, sebbene non da sempre, ciò che io non avevo mai avuto e non avevo: una famiglia. È assurdo come questa parola sia adattabile a molte situazioni, per alcuni troppe, per altri ad alcune sbagliate, ma per un figlio che mai è stato amato, che è orfano d'affetto, privo di infanzia, per un figlio così non è mai usata abbastanza. Nowell ed io eravamo simili ed entrambi sapevamo che essere amati non è qualcosa che va dato per scontato, ma è un dono, un dono che va custodito, che va apprezzato, che va, senza alcun dubbio, ricambiato e rispettato. Gli occhi lucidi di Nowell si strinsero tra le sue mani ed il suo cuore che batteva furioso. E mi sembrava di vederli mentre soli Wren e Jethro trovavano nel viso di un uomo il fantasma di un figlio, quel sogno così impossibile e così desiderato, quell'amore che credevano di aver perso, quella vita che credevano li fosse stata rubata, quel destino a cui credevano di appartenere. E mi sembrava di vederli di nuovo felici.
 
Come Jethro aveva predetto Wren si oppose categoricamente alla partenza solitaria di me e Nowell, tuttavia non fu l'unica, anche Yorick non sembrava dell'idea di lasciarmi partire con quel “mostro” senza scortarci da molto vicino. La casa, dunque, sarebbe, senza alcun dubbio ormai, rimasta disabitata. Io ero felice che loro venissero, Nowell invece non molto, potevo capirlo dal suo sguardo crucciato e dai suoi sbuffi, insomma era molto seccato e la cosa non poteva evitare di divertirmi. – Ehi, soffio di fumo, perché non mi aiuti a stendere questo bucato? – Wren aveva preso l'abitudine di chiamarmi in quel bizzarro modo, mi metteva una tale tenerezza che credevo di impazzire dalla gioia. Era un soprannome ben poco virile o minaccioso, più da bambino, ma nessuno nella mia infanzia mi aveva mai chiamato così e dunque non mi dava alcun fastidio. La seguii fuori, in giardino, dove avevamo teso dei fili per appendere le coperte e le camicie che avremmo portato in viaggio. Wren stava preparando ogni cosa in modo molto meticoloso, sembrava molto esperta in materia, dovevano aver viaggiato molto prima di fermarsi. Nelle mie riflessioni successive arrivai alla conclusione che tuttavia non dovevano aver camminato molto visto che Jethro sapeva volare. Chiesi anche a Nowell perché non ci portasse lui velocemente a destinazione e mi venne così spiegato che su un Drago ci può salire solo il Domatore, è irrispettoso che altri lo facciano. Nei panni di Jethro non avrei avuto nessun problema a far salire qualcun altro sulla mia schiena, o forse era solo la pigrizia che parlava.
– Soffio di fumo, ti secca chiamarmi Jethro? – Disse Wren tendendo le mani nel tentativo di far passare una coperta pesante dall'altra parte del filo, la donna in effetti non era molto alta. La aiutai e poi entrai in casa per chiamare il Drago. Lui uscii abbandonando quello che stava facendo. Nowell e Yorick erano seduti al tavolo in religioso silenzio, contemplavano con sguardo mistico una carta disegnata. Pensai fosse solo un ammasso di linee e simboli gettati a caso su un foglio. Mi avvicinai.
– Che cosa fate? – Chiesi interrompendo la pace.
– Decidiamo da che parte andare. – Rispose Nowell rigirandosi le parole in bocca come fossero un boccone amaro da ingoiare.
– E dove andiamo? – Domandai senza paura di sembrare petulante.
– A sud. – Disse secco lui.
– Secondo me è meglio se prima andiamo ad ovest e poi a sud. – Intervenne allora il Cacciatore.
– Ma così allungheremo inutilmente la strada, come puoi non capire un concetto così semplice?
– Hai due Doppi al seguito, tu sei un Mezzo Drago ed un Solitario per giunta, il tuo Drago un Indomabile e vuoi passare a sud attraverso tutte queste città? O sei pazzo o cerchi la morte.
– Sì, ma se facciamo il giro avremmo più probabilità di trovare Cacciatori, o Domatori, quindi il rischio sarebbe uguale, ma in minor tempo riusciremo ad arrivare a destinazione meno rischi correremo.
– È stupido ciò che dici, bisogna calcolare il luogo ed il numero degli abitanti, il numero! – Scandì con cura Yorick.
– Sei tu che sei ottuso! Devi pensare alla tipologia degli abitanti, alla tipologia! – Comprendevo da me che tutto ciò che ero riuscito a fare con la mia lingua lunga era attizzare di più il fuoco, non proprio ciò che avrei desiderato. Quei due non si sopportavano proprio. Mi dileguai senza troppi rimpianti e tornai fuori alla calma di Wren che stendeva i panni bagnati.
– Dov'è andato Jethro? – Le chiesi poco memore della confusione da me prodotta con le mie domande.
– L'ho mandato a prendere dell'acqua. – Disse tirando sul filo una camicia bianca. – Tornerà tra qualche istante, non preoccupati. – La guardai e lei ricambiò. Mi sorrise. – Sai, soffio di fumo, hai proprio un bel viso ed anche una bella voce. – Tornò a stendere dopo essere riuscita a mettermi in imbarazzo. Canticchiò per qualche istante poi sussultò ricordandosi di qualcosa. – Nowell e Yorick cosa fanno? – Mi chiese apprensiva.
– Litigano se andare da sud o prima da ovest. – Risposi sollevandomi dall'erba. Wren annuì più tranquilla. Mi avvicinai a lei e cominciai ad aiutarla sul serio. In realtà volevo parlarle, c'erano alcune cose che mi ronzavano per la testa e Nowell non avrebbe saputo azzittirle. – Signora, posso farle una domanda? – Annuì. – Cosa è successo al Drago di Yorick? – Domandai.
Le caddero di mano dei pantaloni. Ridacchiando si affrettò a raccoglierli. Poi, capendo che non avrei fatto finta di non averglielo mai chiesto, sospirò. – Non parlare mai a Yorick di questa storia, non chiedergli mai nulla sul suo Drago, promettimelo. – La guardai fissa nei suoi occhi severi, era un ordine dato da un Domatore ad un Drago, non era qualcosa di facoltativo, dovevo prometterglielo. Feci sì con la testa assicurandole la mia parola. – Non si può parlare di cosa successe, è troppo terribile. – Mi mise una mano sulla spalla e sorrise forzatamente. – Se ci fosse una punizione per i malvagi, soffio di fumo, quell'uomo dovrebbe riceverne almeno mille prima di ripagare il suo debito con Yorick. Ciò che è più terribile non è perdere tutto ciò che ami, ma sapere che qualcuno l'ha rovinato per sempre e solo poi te l'ha portato via. – Strinse le labbra furiosa. – Ricordati la tua promessa. – Mormorò tornando a stendere i panni e poi non aggiunse altro. Sebbene Wren mi avesse detto chiaramente che non era un argomento di cui si poteva parlare, io diventai ancora più curioso in merito, mi interessava sapere che genere di Drago fosse così compatibile con Yorick da spingerlo a consacrarsi a lui. Non pensavo che quell'uomo dal viso sfregiato fosse in grado di provare un amore così grande.
Jethro tornò con due anfore piene di acqua. Vicino a casa di Wren scorreva un piccolo fiumiciattolo, era abbastanza pulito e l'acqua era potabile. Tutto il territorio circostante la casa era umido e freddo, il cielo era sempre coperto ed il sole colpiva poco il viso. Forse quel posto aveva ingrigito i volti dei due amanti, sembravano vecchi, più di quanto credevo fossero, ma da quando si parlava di partire, cambiare casa, erano diventati più gioiosi, rinati quasi. Allontanarsi forse dal fantasma di una vita felice scivolato in un'orrenda costrizione li aveva resi più energici, memori forse del loro passato ardore. Nessuno aveva ben capito da chi stessimo andando, Nowell si era limitato a dire che era un suo amico, uno con molti Draghi e che sicuramente doveva conoscere il modo per farmi imparare a volare. Avevo timore di incontrare un altro Domatore, poiché sapevo ormai per certo che non tutti erano buoni. Però, riflettendoci più attentamente, mi sentivo di nuovo al sicuro, Nowell non avrebbe permesso che qualcosa mi facesse del male e così anche Yorick.
– Entro a vedere di mettere pace tra i due litiganti … finite voi. – Disse la donna lasciando a me e Jethro il cesto e prendendo un grosso respiro. Guardò il cielo e poi tornò dentro. Noi due restammo da soli, ciò non mi rendeva felice. Lui, senza prestarmi molta attenzione, prese a fare il lavoro lasciato incompiuto da Wren ed io decisi, più per solidarietà che per voglia, di aiutarlo.
– Come ti senti? La tua schiena va meglio? – Chiese senza lasciarmi in dovere di cominciare una conversazione.
– Sto bene, i tagli sono completamente spariti. – Non rispose immediatamente così il silenzio ebbe modo di avvolgerci e si sentiva solo il frusciare dei vestiti al vento.
– Non credo che sia stato un male di passaggio, ragazzo, penso che tu sia diverso da qualsiasi Drago io abbia mai incontrato. – Sorrisi quasi compiaciuto. – Ma io non ne sarei molto felice. – Mi freddò lui. Lo guardai stupito. – Ciò che è come non dovrebbe essere è sempre un male. – Abbassò lo sguardo. Sospirò. – Guarda me e Wren, Yorick o Nowell, siamo tutti nati sbagliati, tutti diversi, abbiamo fatto cose che non avremmo dovuto fare ed ora siamo qui con niente di più che un pugno di erba o sassi, o perfino nulla. – Stese una camicia sul filo e la stoffa si lamentò del freddo. – Pensi che Nowell sia solo un bravo ragazzo che ha avuto un avverso destino? Pensi che lui sia affezionato a te? Capisco ciò che provi, lo provavo anche io. Tuttavia, per cosa noi possiamo credere che i Domatori siano, rimangono, e questo non cambierà mai, i nostri padroni. Perfino io, io che amo e sono amato, se Wren mi ordinasse di fare qualsivoglia cosa contro i miei desideri non potrei fare altro se non obbedirle. – Le sue mani umide per i vestiti bagnati si strinsero illuminate dal sole. – Nowell è molto più che un bravo ragazzo, so cosa il suo animo è in grado di fare, cosa i Draghi compiono per lui, per avere soltanto un suo sguardo, credi di comprendere cosa ti sto dicendo?
– Jethro, non capisco. – Si avvicinò veloce e mi afferrò un polso. Portò la mia mano vicino al suo petto e mi guardò fisso negli occhi.
– Ho cantato per te, giovane Drago, ti ho reso onore, ma la strada verso la tua morte è molto lunga, un profondo limbo ti separa dalla via. Il tuo padrone è tutto ciò che dovresti temere a questo mondo, il collare si stringerà, le corde ti lacereranno i polsi e tutto ciò per cui credevi di essere nato svanirà. Ormai non sei più nulla, tutto ciò che diventerai sarà Nowell a sceglierlo. – Jethro aveva un corpo freddo, quasi mortale, sebbene le sue mani fossero così calde. Il suo petto era sordo, cupo, e, credendo di sbagliarmi, non sentivo alcun rumore. – Il desiderio crescerà anche in te, come tutti i Draghi che ti hanno preceduto, anche tu arriverai a volerlo, anche tu … – Le parole gli si fermarono tra le labbra e con gli occhi persi non riuscì a proseguire. Il suo sguardo triste poi si rivolse al cielo. – Buffo, non credi? Credevamo di essere nati liberi, invece … – Disse quasi divertito dalle sue stesse parole.
– Jethro, sei freddo … – Mormorai ed i suoi occhi tornarono a me.
– A cosa serve il calore se mai più sarai solo? – Mi abbracciò lasciando la mia mano a stretto contatto con lui e capii che non sbagliavo, capii che il petto di Jethro non aveva suono. Un brivido mi percorse la schiena, la mia mano tremò e non volli sentire, credere, non volli aver mai visto il viso di Jethro. – Nowell non te ne avrà parlato immagino, eh? Non ti ha detto cosa implica essere Consacrato ad un Domatore, non ti avrà detto come i suoi Draghi si sono uccisi nel disperato tentativo di donargli la loro anima, il loro stesso io più profondo. Non ti avrà detto che loro … – E le parole gli si fermarono in gola, dure, un macigno impossibile da ingoiare di nuovo. Mi lasciò andare e mi guardò negli occhi. I suoi lunghi capelli striati di bianco mi commossero. – Non … non dire che te ne ho parlato … – Mormorò più spaventato di quanto credetti lui sarebbe mai potuto essere. – Non … non potevo farlo … – Concluse quasi senza voce. Le sue mani tremanti lasciarono le mie spalle e si rimise a stendere con la mente rivolta verso un orrendo futuro se qualcuno l'avesse scoperto. Io, dal canto mio, non ne avrei fatta parola con nessuno, così tanta paura avevo che quei racconti, quelle incerte suggestioni, diventassero l'orrenda parte di una terrificante verità.
– Non lo dirò a nessuno. – Dissi e continuai ad aiutarlo. Lui sospirò pieno di rimorso.
– Avrei dato la mia vita per salvarti da questo destino, giovane Drago, ma nemmeno quello sarebbe bastato. – Concluse con voce sicura, quasi svanito era quell'uomo timoroso che poco prima mi aveva supplicato. È difficile dover scegliere tra il proprio cuore e la propria mente, quale dei due far parlare e quale dei due tenere in silenzio.
– Sono felice, Jethro, che lo vivrò accanto a te. – Risposi cercando di sembrare il più calmo possibile. – Sento che non avrò paura se tu sarai lì ad aspettarmi. – Lui sorrise amaramente. – Jethro, tu eri amato al tuo villaggio, giusto? – Sussultò ed annuii veloce. – Nessun Drago si è mai comportato con me in modo leale, fin da quando sono nato. Tu sei il primo che è sincero. – Ridacchiò.
– È semplice: nessun Drago sarebbe leale con un Domato, con uno come noi, con qualcuno così debole da permettere ad un Domatore di tenere in scacco la sua vita, perché non dovrei esserlo con te? – Sospirò. – Ero molto amato tra la mia gente, ma questo non mi ha dato la forza che sarebbe stata necessaria. – Sorrisi.
– Non parlavo di forza, dico che quando si è amati è difficile non esserlo più, ma quando, come me, non si è mai stati amati, non costa molta fatica continuare a non esserlo. – Stesi una coperta. – Nowell, per quanto lui possa essere stato crudele o impietoso, comprende perfettamente cosa si prova ed essere ai margini della società che dovrebbe accettarti. – Jethro sorrise sollevando il cesto vuoto.
– Credo di capire le tue parole, giovane Drago, e vorrei che il mondo fosse così semplice. – Forse aveva ragione, le mie potevano essere le idee di un ragazzino che mai aveva avuto attenzioni. La mia poteva essere una stupida pretesa di importanza nel cuore di qualcuno che in realtà mi calcolava ben poco. Poteva avere ragione, ma, così pensai, dopo tutti quegli anni mi sarebbe bastata perfino la speranza. Mi era sufficiente credere di essere amato da qualcuno, sebbene per poco, proprio come era avvenuto con Elmer, del quale mi bastava quella falsa amicizia che era riuscito a propinarmi fino all'ultimo. Mi era sufficiente. Ero felice così poiché nella mia vita con difficoltà avrei trovato di meglio. 

Lasciare la casa di Wren sembra una scelta obbligata per riuscire a volare. Nivek ora sa di più sul mondo dei Domatori e si è dunque ritrovato in qualcosa di complesso e, spesso, terribile senza rendersene conto. Cosa vorrà Nowell davvero da lui?
Grazie per seguire la storia!
Iwon Lyme
   
 
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