Videogiochi > Final Fantasy XV
Ricorda la storia  |      
Autore: DanieldervUniverse    16/02/2017    2 recensioni
Re Regis è impotente di fronte alla decisione del fato, ma non riesce a rassegnarsi alla decisione.
Tuttavia, nella nebbia del suo struggimento, un ospite inatteso giunge...
****
Prequel di "Sex Scene Ahead".
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Regis Lucis Caelum, Sorpresa
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'L'uomo dietro le scene'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Autore: Ed ecco che torna l’invincibile…
Daniele II: Zitto, scemo, non spoilerare. Mettilo nelle note finali.
A : Va bene, va bene. Scusa…


Regis sedeva sul suo trono, in silenzio.
La sala era vuota: aveva chiesto di essere lasciato solo, e nessuno aveva obiettato.
I suoi occhi erano scuri, e il suo corpo sembrava essere invecchiato di altri dieci anni.
In altri tempi, quando era più giovane e irruento, avrebbe passato giorni a camminare nervoso per tutto il palazzo, dispensando sguardi neutri a servitori e amici, cercando una soluzione, finché la stanchezza non l’avrebbe reclamato.
Ma ormai gli anni erano passati, e il re aveva imparato a riflettere e chiedere consiglio, e l’età gli aveva portato via la forza e i mezzi per assumere comportamenti troppo nervosi.
Tuttavia, un altra cosa gli avevano insegnato: la rassegnazione, l’accettazione razionale che certe cose non possono essere cambiate o evitate, spesso per il bene di tutti.
Quindi eccolo lì, miseramente seduto su un trono regale, con la schiena curva e gli occhi incavati, rassegnato eppure desideroso di non arrendersi.
Ormai era evidente qual era l’unica strada possibile, chi fosse il prescelto per scacciare l’oscurità, ma lui non poteva spingersi a pagare un simile prezzo, anche se ne dipendeva la salvezza di tutti.
E questo Regis lo sapeva: era impotente di fronte ad una simile volontà, e anche facendo un conto analitico, il sacrificio era necessario.
Era il male minore, ma gli costava.
Più si sentiva impotente, più avrebbe voluto ritrovare la forza passata, alzarsi da quel trono di ossa, attraversare quella sala ammuffita, e farla finita una volta per tutte.
Ma sapeva che nulla gli avrebbe restituito il vigore passato.
Non c’era altra soluzione all’inevitabile.
Regis sospirò, sentendo dolorosamente quel circolo vizioso di pensieri che riprendeva, impietoso.
Non sapeva cosa sarebbe successo ad Insomnia, o a lui, o a tutti i suoi sudditi, ma ormai era evidente che il regno era condannato: Niflheim aveva già vinto ormai da diversi anni.
Strinse i denti, ma dopo qualche istante lasciò che i muscoli della mascella si rilassassero, abbandonandosi all’inevitabile realtà.
-Regis, puoi spostare il piede? Non c’è posto per piantare il cartello.
Il re fece inconsciamente come detto, fermandosi a rimirare le proprie gambe.
Una non aveva più nemmeno al forza di muoversi da sola, e doveva affidarsi ad un tutore, e lui ad un bastone per compensare.
Forse era arrivato per lui il momento di ritirarsi, di farla finita, e darsi pace.
Non gli era rimasto molto da fare, in ogni caso.
Il picchiettio del martello sul legno rintoccò nella sua testa, iniziando ad irritarlo.
Il ritmico disturbo portò il re all’esasperazione, e per poco egli non si mise ad urlare, imponendo il silenzio.
Si volse per protestare cortesemente, prima di realizzare che nessun idiota sarebbe entrato nella sala del trono, specie dopo che lui, il re, aveva chiesto di essere lasciato solo, e ancor meno per piantare un cartello.
Quando si trovò davanti l’essere che aveva osato tanto, spalancò gli occhi per la sorpresa.
-Nolum!- esclamò, scattando quasi in piedi, se il suo corpo martoriato non l’avesse costretto a rinunciare suo malgrado.
-Re Regis- rispose il ragazzo dai capelli scuri e disordinati, vestito con abiti comuni, rasato, e con un blocco di cartelli stradali in legno abbandonati contro il trono.
Enfatizzò il titolo regale per prenderlo in giro.
Poi, finalmente, si chinò verso di lui, scambiando un abbraccio fraterno.
-Cento di questi giorni, ed è come se per te non ne sia passato neanche uno- commentò Regis, sorridendo.
Il sollievo che provava nel rivedere quell’individuo era palpabile; era appena avvenuto un miracolo.
-Eh, a qualcuno capita- replicò Nolum, posando il martello con cui stava piantando il cartello, e offrendogli la mano, per invitarlo ad alzarsi.
-Ce ci fai nella sala del trono?- chiese, accettando l’aiuto.
-Oh sai, pianto cartelli. Il solito insomma- rispose il ragazzo, ma Regis gli lesse negli occhi che era una bugia bella e buona.
-Va bene, ho fatto una digressione. Però è sempre per lavoro. Spero di non essere inopportuno.
-Oh no, al contrario- rispose il re, appoggiandosi con entrambe le mani al bastone -Apprezzo che tu sia passato. Mi hai fatto un favore.
-Oh beh, sempre pronto a dare una mano.
Nolum sorrise, e riprese a picchettare con calma.
-Come mai stai piantando un cartello?- chiese il re, alzando un sopracciglio -Qui non siamo per strada.
-In qualche modo, sembra che tu ti sia perso, amico mio- rispose Nolum, dando il colpo finale.
Annuì, soddisfatto, lanciando una breve occhiata al re.
Regis annuì a sua volta, capendo, e riportò lo sguardo sul cartello.
La tavola dove avrebbero dovuto esserci le indicazioni era bianca e vuota, ma dopo pochi attimi una scritta luminosa apparve, risplendente.
Il re lesse senza problemi.
Hai fatto la scelta giusta.
Regis ispirò con forza, rincuorato almeno in parte.
-Allora?- chiese Nolum.
-Grazie- rispose lui -Avevo bisogno di sentirmelo dire.
-Ah prego, il cartello ha fatto tutto da solo.
Nolum afferrò il suddetto e lo rinfilò nella catasta, con gli altri, per poi caricarseli tutti in spalla.
-Hai tempo per fare quattro passi?- gli chiese Regis, muovendo un passo esitante verso la scalinata che portava al corridoio.
-Perché no? Sono anni che non mi prendo qualche minuto di pausa.
-Quanto ti invidio- sussurrò il re, giocosamente.
-Beh, almeno tu hai un tetto sopra la testa… forse un po’ troppo. Perché deve essere così alto il soffitto?
-Perché è rassicurante. Ti fa sentire più libero- disse Regis, alzando lo sguardo al soffitto, che gli negava l’accesso al cielo.
-Sentirsi liberi in una prigione è un paradosso.
I due si concessero una breve risata.
-Credevo che anche tu avessi una casa, Nolum.
-Avevo.
-Cosa è successo.
-Oh, la guerra. Mentre ero al lavoro le armate di Niflheim sono arrivate e l’hanno demolita in un attimo.
-Mi dispiace.
-Eh, anche a me. Ma tanto la usavo solo un giorno all’anno. E poi, ormai, restava solo il pavimento.
-Solo il pavimento?
-Dove credi che abbia ricavato il legno per i miei cartelli?
Regis si fermò un breve attimo a guardare il volto sereno dell’amico, sorpreso di tanta naturalezza nel parlare delle proprie disgrazie.
-Non me l’avevi mai detto.
-L’ho fatto ora, Regis. Non è cambiato molto, alla fine.
-Torni mai a visitare i ruderi?
-No. Insomma, la usavo un solo giorno all’anno, dopo tutto. E non era granché allegro festeggiare il proprio compleanno a casa da soli.
-Immagino che fosse l’unico giorno in cui potevi rifornirti del legno per i tuoi cartelli.
-Non era un compito eccessivamente gravoso, ma portava via l’intera giornata a volte.
-E adesso?
-Adesso… beh, sono passati anni. Però, devo dire, mi è capitato diverse volte di incontrare qualcuno che compiva gli anni lo stesso giorno, facendomi dare un passaggio.
-Bella sensazione.
-Oh sì. Paradossale: passo tutto il mio tempo a fare avanti e indietro per strada ad incontrare nuove persone, e nel giorno in cui avrei potuto godere di più della compagnia degli altri mi rintanavo nella mia casa, da solo.
-Non sempre realizziamo le nostre mancanze, almeno finché non ci priviamo di esse.
-Eh. Però i primi tempi, quando era quasi tutta intera, ogni tanto ospitavo qualche viaggiatore solitario, e in effetti non era tanto male stare un po’ di tempo tra le vecchie mura.
-Non è triste aver perso anche la casa in cui sei cresciuto?
-Eh, avevo già fatto 30, tanto valeva fare 31- replicò -Mi sono lasciato molte cose indietro, ma quelle veramente importanti le porto ancora con me.
-Sei una persona estremamente pragmatica.
-Oh no, sire, io sono al 100% uno scapestrato.
Regis si concesse un’altra risata, fermandosi poi per un accesso di tosse.
-Vogliamo fermarci un attimo?- gli chiese Nolum, posandogli una mano sulla spalla.
-No, mi fa bene, muovermi un po’. Non avrò molto tempo per farlo, in ogni caso.
-Questo è lo spirito- lo incoraggiò l’amico, mentre l’aiutava a recuperare l’equilibrio -Se posso chiedere, come mai questa aria lugubre? So che adesso stai meglio, ma mi pare di capire che ci sia molto che ti turba.
-La profezia è stata svelata- rispose Regis, con un sospiro -È mio figlio.
Il re sentì Nolum ispirare a denti stretti -Scusa.
-Eh, sono cose che purtroppo non possono essere cambiate- rispose -Ma sono felice che tu sia passato. Mi hai dato una mano a riprendermi.
-Povero Noctis- sussurrò Nolum -Aveva due occhi così dolci quando è nato.
-Mi dispiace solo che tu non l’abbia visto crescere- continuò Regis, portando una mano dietro la schiena, per sostenersi meglio -Gli saresti piaciuto.
-Oh, se per questo sono certo che sarei piaciuto anche a Gladio e Iris. Cindy… beh, da come è maturata, credo che avermi avuto attorno le avrebbe fatto comodo- rispose Nolum, allegro.
Regis se lo ricordava bene come l’aveva trovato, appena era arrivato a salutare la neonata nipote di Cid: tranquillamente appoggiato allo stipite dell’ingresso, i cartelli raccolti in una stretta fune e appoggiati alla parete, senza che fosse invecchiato di un giorno dall’ultima volta che si erano visti.
Poi ricomparve in ospedale, dal nulla, il giorno in cui era nato Gladiolus: si erano incrociati all’accettazione, lui, Clarus e Nolum, e avevano fatto le scale assieme, cercando di trattenere l’entusiasmo.
In entrambi i casi, era rimasto fino a sera, e poi era scomparso sotto le luci dei lampioni della strada, senza aggiungere parola.
Poi era nato Noctis.
Regis, quel giorno, aveva avuto una riunione importante, e i servi non l’avevano avvertito dell’evento se non alla fine di essa.
Con un’ora di ritardo, si era precipitato in ospedale, con Cor che lo scortava, ricordandogli ogni cinque minuti di mantenere la calma e il contegno, finché, svoltando un corridoio, non si era trovato davanti Cid, intento a conversare tranquillamente con Nolum: non contento di essersi presentato puntuale un’altra volta, si era pure fermato a dare indicazioni al loro amico per farlo arrivare in tempo.
Quella volta era rimasto anche fino alla sera del giorno dopo, dicendo che era un anniversario importante,e si era goduto i festeggiamenti come una persona normale, prima di scomparire di nuovo.
Regis gli lanciò un’occhiata sospettosa, ma alla fine si strinse nelle spalle.
Non aveva la minima idea di come aveva fatto a sapere della promozione di Cor, e soprattutto a trovare posto affianco al seggio reale, o di come avesse scoperto della nascita di Iris, per altro riuscendo a tirarsi dietro Cid una seconda volta.
-A proposito, che fine ha fatto quella divisa che ti ho prestato?
-Dopo che la piccola mi ha rigurgitato addosso? Non mi… oh sì, ora ricordo: l’ho usata per ritagliare alcune piccole divise per i bambini di un orfanotrofio, per giocare a fare il Re di Lucis e le sue guardie.
-Non avrebbe potuto avere una fine più degna- si complimentò il re, commosso.
-Non vorrai mica metterti a piangere adesso.
-Oh, perché non dovrei concedermi qualche piccolo svago? Il re di Lucis, dopo tutto, vive ancora, e vivrà ancora dopo che la stirpe si sarà estinta- replicò giocoso Regis, lasciando che una lacrima solitaria scivolasse lungo la sua guancia -Non c’è premio più grande, per l’uomo sofferente, che un riconoscimento dei suoi sforzi.
-Pensi che il regno cadrà?
-Ormai è solo questione di tempo- spiegò Regis, prendendo un passo più lento e un tono più basso -Mi dispiace aver condannato così tante persone per una guerra inutile, ma dovevamo almeno provarci. Per tutti.
-Beh, non credo che sia possibile farne una colpa a qualcuno, se non a Niflheim- lo rassicurò Nolum -Certo, ammetto di aver sperato fino all’ultimo che, per qualche miracolo, riusciste a ribaltare la situazione. È un po’ triste sapere di non poter vincere qualsiasi cosa si provi a fare.
-È solo una sconfitta momentanea. La profezia si è rivelata, alla fine vinceremo tutti.
-Sei molto ottimista, ma il prezzo da pagare potrebbe essere troppo alto per qualsiasi felicità- lo contraddisse Nolum, posandogli una mano sulla spalla.
-È uno prezzo che gli altri hanno già abbondantemente pagato, combattendo. Ora, bisogna ripagarli per tutto.
-Sembri Bahamut quando parli così. Non ti fa bene avere quel Sidereo così vicino- lo rimproverò Nolum.
Regis gli annuì, conscio che l’amico non aveva nessuna simpatia per quegli esseri superiori.
-Bahamut è la manifestazione della forza del cristallo, e sicuramente il più nobile e regale di tutti i Siderei. Di sicuro, meglio lui a proteggerci che Ifrit. O peggio Leviathan. Quei due sarebbero capaci di distruggere l’intera città nella foga della battaglia- si giustificò, posando una mano sul battente della porta della sala del trono.
-Certe cose non cambiano mai.
Regis si voltò verso l’amico, inclinando il capo, e quello indicò il trono con un cenno del proprio.
Il re si volse del tutto, e rimirò quanto piccolo e distante era il seggio che aveva occupato fino a pochi minuti prima.
-Anche quando si è vecchi e stanchi, quando iniziamo a camminare non ci rendiamo conto di quanto lontani andiamo- continuò Nolum, appoggiandosi con la spalla destra all’altro battente -Per questo non bisognerebbe arrendersi mai.
-Hai proprio ragione- annuì convinto Regis, spingendo con forza la porta -Ma comunque, vorrei chiederti un favore personale.
-Farò tutto quello che è in mio potere perché nessuno dimentichi chi erano i Re di Lucis- rispose subito l’altro, ma lui scosse il capo, mesto.
-No, è una richiesta molto più importante.
-Ohhhh. Ti ascolto- rispose Nolum, sfregandosi le mani con un ghigno d’aspettativa.
-Vorrei che tu vegliassi su mio figlio, durante il suo viaggio- spiegò il re -Aiutalo, lui e i suoi compagni, come hai aiutato me e i miei anni fa.
-È una grossa responsabilità, Regis. Nessuno dei miei amici, in tanti anni, mi ha mai chiesto di vegliare sul destino del mondo- scherzò l’altro, sorridendo serenamente -Ma tranquillo, lo farò.
-Spero non ti causi problemi.
-Oh, è il mio lavoro dare indicazioni a chi ne ha bisogno, sire- replicò Nolum, incrociando le mani dietro la schiena -Non sarà più difficile che fare avanti e indietro per tutto il mondo.
-Mi è mancato il tuo ottimismo, in questi ultimi anni- commentò il re, fermandosi di fronte da un’ampia vetrata, da cui entrava con forza la luce del tramonto.
-Sempre lieto di essere d’aiuto- si inchinò il ragazzo -C’è altro che posso fare per te?
-Hai già fatto più di quanto potessi sperare- replicò Regis -Anche quando non avevamo il tempo di venirti a cercare, non hai mancato di presentarti ad ogni cerimonia o ricorrenza importante per noi.
-È una cosa che faccio un po’ con tutti quelli che mi fanno una buona impressione. E poi, con Clarus ero un po’ obbligato, in fondo il suo matrimonio l’ho officiato io- rispose Nolum, facendo scappare un breve momento di ilarità pensando all’ultima frase.
In effetti, Clarus e sua moglie si erano sposati una fatidica sera, con pochi amici, tra cui lo stesso Regis, attorno ad un fuoco da campo, e Nolum, che per l’occasione aveva condiviso il desco con loro, li aveva informalmente sposati.
-A proposito- si interruppe Regis, ricordandosi della cosa -Passa da lui andando via. Credo voglia restituirti le fedi, perché tu possa affidarle a qualcun altro.
-Sei proprio sicuro, Regis?- chiese il ragazzo, sorpreso -Non è che magari le vuole conservare per Gladio, o Iris, non so…?
-Fidati. Ci teneva a farlo di persona, ma ormai credo non abbia più tempo- il re sospirò -Ormai nessuno di noi ne ha.
-Voi forse no, ma io sì- rispose Nolum -Sono abbastanza sicuro di trovarlo in casa, quando passerò.
-Ne sarà felice- annuì soddisfatto il re, guardando fuori, verso il tramonto.
-Non hai altro da dire?- chiese il ragazzo, un’ultima volta.
-No, va bene così- rispose il re, avanzando verso la vetrata -Addio Nolum.
Sentì l’altro sbuffare qualcosa -Alla prossima, Regis.
Lui non si volse, mentre i passi del vecchio amico si attenuavano sempre di più.
“Sì, addio” si disse un’ultima volta, prima di riprendere a camminare lungo il corridoio.
Era ora di vedere quanto lontano riuscivano a portarlo quelle vecchie gambe, prima che finisse tutto.


A : E, signori e signore, ecco il prequel di “Sex Scene Ahead”, con la fissa e non indifferente partecipazione di Nolum Cassio Feri. Devo dire che, nonostante fosse un personaggio-ingranaggio con una finalità relativa allo svolgersi di una determinata situazione, si sta evolvendo piano piano in qualcosa di molto più interessante. Mi sa che lo vederete ancora in giro per il fandom, per un po’. In ogni caso, alla prossima. Ciao.

  
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Final Fantasy XV / Vai alla pagina dell'autore: DanieldervUniverse