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Autore: vanessie    17/02/2017    4 recensioni
La storia sviluppa alcuni personaggi di mia invenzione presentati nella fanfiction "Sunlight's Ray".
Una vicenda ricca d'amicizia, amore e problemi della vita quotidiana con cui ogni adolescente si trova a fare i conti...narrati da una prospettiva femminile e maschile. Non mancherà un pizzico di fantasy e un richiamo ai personaggi originali della Meyer!
Per avere una migliore visione delle cose sarebbe meglio aver letto Sunlight's Ray 1-2-3, in caso contrario potete comunque avventurarvi in Following a Star!
Genere: Fantasy, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Successivo alla saga
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Sunlight's ray'
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FOLLOWING A STAR

 

Capitolo 46

“Il tempo scorre”

 

7 MESI DOPO…

POV Kevin

La missione di scoprire qualcosa in più sulla famosa profezia e sulla ragazza misteriosa si era rivelata del tutto inconcludente. Ethan ed io ci eravamo veramente impegnati al massimo, ma nessun nuovo indizio era venuto a galla, dunque avevamo allentato la presa. Ormai avevo frequentato già il primo e il secondo anno di università. Era stato magnifico: studiare veterinaria da sempre era il mio sogno e l’ambiente universitario era favoloso. Avevo incontrato nuovi amici, tra cui Patrick era quello con il quale avevo maggior confidenza e affinità. Ma anche Danny e Joshua erano molto divertenti e alla mano. Avevo incontrato Megan, una bellissima ragazza con la quale ero stato fidanzato e con cui ero per la prima volta riuscito a capire fino in fondo il significato della parola amore. Aveva la mia stessa età, studiavamo nello stesso corso di laurea e avevamo passioni e interessi comuni. Purtroppo però lei si era ammalata. La leucemia l’aveva consumata rapidamente, strappandola dalle mie braccia. Megan era morta 7 mesi fa. Quest’evento doloroso mi aveva portato ad accantonare momentaneamente gli studi. Non riuscivo a concentrarmi, non mi andava di tornare nei luoghi in cui solitamente la vedevo e una grande tristezza si era impossessata di me, da quando Megan non c’era più. I miei amici, zia Valerie e zio Ethan mi erano stati accanto, spronandomi a riprendere in mano le redini della mia vita. Mamma e papà, così come Amy e Nicole, avevano tentato di darmi tutto il sostegno possibile, invitandomi anche a lasciare l’Irlanda per tornare in America, se questo poteva aiutarmi. Avevo rifiutato. I 7 mesi precedenti mi avevano fatto riflettere molto, portandomi alla conclusione che Megan non sarebbe tornata se io continuavo a piangere e deprimermi. Lei non sarebbe tornata mai più ed io, negli ultimi giorni prima della sua morte, le avevo promesso che sarei riuscito ad andare avanti, che avrei continuato ad amare la vita sia per me che per lei, che avrei concluso gli studi, che sarei diventato un veterinario. Mollai quello stato d’animo e ce la misi tutta per riprendere a studiare, ero rimasto indietro di quasi un anno e fu piuttosto confuso e impegnativo recuperare, dato che dovevo sostenere gli esami e recuperare qualche laboratorio che non avevo seguito per motivi personali. Quella mattina cominciava ufficialmente il mio terzo anno. Presi la metropolitana e raggiunsi l’ateneo. Intravidi Patrick da lontano, lo salutai e insieme ci incamminammo verso l’aula nella quale si teneva la nostra lezione. “Oh ma ci pensi che quest’anno ci porterà a metà del nostro corso di studi quinquennale?” mi chiese Patrick “Sì, il tempo vola! Finalmente cominceremo con il tirocinio!” esclamai “Hai già trovato un posto in cui farlo?” domandò “A dire il vero sì. Sai che stavo cercando un lavoretto e mi hanno preso in un parco zoo-faunistico di Dublino. Sarò al negozio di souvenir, ma ho chiesto di poter fare tirocinio lì nel parco, almeno armonizzo i tempi” gli spiegai “Grandioso! Io invece farò il mio tirocinio al centro naturalistico di Dublino nord” “Bene, siamo sistemati entrambi” risposi “Beh ora che sei di nuovo il vecchio Kevin spero che potremo uscire insieme più spesso” “Sì lo faremo” affermai.

 

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Era trascorso qualche mese. Mi trovavo in aula magna per una lezione insieme ai miei amici Patrick, Danny e Joshua. Stavo ascoltando con attenzione e prendendo appunti, dando un’occhiata alla lavagna multimediale sulla quale il prof faceva scorrere delle immagini esplicative. L’argomento era interessante, ma ad un certo punto mi distrassi del tutto. Ogni volta in cui veniva fuori la parola globuli bianchi, io ripensavo a quella terribile malattia, la leucemia, che a sua volta mi faceva ripensare a Megan, morta a causa di quella patologia. Poggiai il gomito sul banco e mi sorressi la testa poggiando il mento sul palmo della mano. Quanto era bello frequentare con lei le lezioni e poi trascorrere interamente la pausa pranzo in giardino o tra i corridoi…stavamo a parlare, a baciarci, a progettare le serate da passare fuori in qualche bel locale…mi accorsi di avere sulla faccia un sorriso accennato. Pensare a Megan adesso non mi procurava più quel pianto disperato dei mesi precedenti, lei ora era un piacevole ricordo, che mi sarei portato dietro per sempre. Dal momento della sua morte, avvenuta 9 mesi fa, avevo fatto molti progressi nella mia vita sociale, spesso uscivo con gli amici ed ero tornato ad essere il vecchio me stesso, aperto a nuove conoscenze. Non avevo avuto più nessuna ragazza fissa, solo il mese scorso ero riuscito a baciare una tipa carina senza provare rimorsi, ma era finita lì, con quel bacio. Nelle ultime due settimane ero uscito con una ragazza conosciuta all’ateneo, Diana. Aveva la mia stessa età, era carina, castana con gli occhi scuri…non che ne fossi innamorato, non mi faceva perdere la testa, ma mi piaceva la sua tranquillità e il suo voler prendere le cose con calma. Non ero pronto ancora per una relazione seria, la batosta che avevo avuto con Megan mi aveva segnato. Anche lei aveva avuto una brutta esperienza e il nostro frequentarsi era paragonabile a quello di due amici che escono insieme qualche volta, senza troppe pretese. “Oh andiamo?” mi domandò Danny risvegliandomi dai miei pensieri “La lezione è finita, te ne sei accorto?” mi chiese Patrick “Sì scusate” mi giustificai. Riposi nello zaino il quaderno per gli appunti e l’astuccio, poi andammo alla mensa universitaria, visto che era ora di pranzo. Facemmo la fila per il self-service e riempimmo i nostri vassoi, per poi cercare un tavolo libero. Ci accomodammo e mangiammo condividendo un po’ di pensieri sui nostri attuali corsi che ci tenevano impegnati. “Comunque…basta parlare di studi! Stasera noi quattro usciamo a divertici, è ufficiale!” esclamò Joshua “A divertirci? Alla mia ragazza il tuo concetto di divertimento non piace molto” affermò Patrick “Non ho detto a imbroccare, a divertirci” sottolineò Josh “Per me va bene, dove andiamo?” chiesi “Bowling? Vi va?” ci domandò Danny “Perfetto” rispose Patrick. Ci accordammo sulla serata e poi diligentemente tornammo a seguire le lezioni pomeridiane fino alle 17.00. Ci salutammo e ognuno tornò a casa propria. Presi la metropolitana e ascoltai la musica dal mio IPhone con le cuffiette nelle orecchie. Era dicembre, c’era un affollamento tremendo sulla metro, poiché tutti erano impegnati con la ricerca dei regali di Natale. Eravamo talmente pigiati in quel vagone, da dovermi rimpicciolire al massimo in un angolino vicino alla porta di entrata/uscita. La musica mi teneva compagnia, mentre davo un’occhiata in giro alla gente presente. Un bambino di circa 5 anni se ne stava spaparanzato a sedere sulle ginocchia di sua madre, tenendo in mano un robot che muoveva frequentemente. Sorrisi quando incrociai i suoi occhi e lui distolse subito lo sguardo, come se provasse imbarazzo. In piedi, poco distanti da me, c’erano due uomini d’affari con la ventiquattrore che discutevano di chissà cosa nei loro cappotti eleganti. Una coppia di ragazzi della mia età era invece impegnata a baciarsi appoggiata alla parete del vagone. Cavolo ci andavano giù duro…sorrisi da solo a quel mio commento idiota. Mi accorsi di non essere il solo a guardarli nella loro esagerazione. C’era una ragazza in piedi, di fronte ai due folli baciatori, che stava palesemente trattenendo una risata. La osservai meglio. Aveva i capelli biondi che si poggiavano armoniosamente sulle sue spalle e un visetto angelico da bambola che mi colpì parecchio. Era sicuramente più piccola di me, sebbene l’età non fosse facile da attribuire all’apparenza delle persone, ma i suoi lineamenti dolci e il fatto che fosse esile la facevano sembrare giovane. Si era tolta il cappotto e indossava un abito blu scuro che le arrivava a metà coscia, calze color carne e stivaletti alla caviglia intonati al vestito. Non eravamo molto vicini, ma neppure lontani. Notai che aveva gli occhi di colore azzurro chiaro, di una tonalità bellissima, simile al colore dell’acqua cristallina di un’isola tropicale, oppure al colore assunto dal cielo sgombro dalle nuvole in una giornata di primavera. Era veramente…mooolto carina.

 

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Rimasi a fissarla, fino a che lei si voltò nella mia direzione e capì che i miei occhi erano puntati proprio su di lei. Girò lo sguardo a sinistra e qualche istante dopo lo reindirizzò su di me. Accennai un sorriso per non apparirle un maniaco sessuale. Lei ricambiò; quei secondi di occhi negli occhi mi fecero sentire stranamente emozionato e su di giri.

 

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Mi venne in mente di avvicinarmi per chiederle almeno come si chiamasse, ma prima che potessi farlo la metropolitana si fermò e lei scese. Che peccato! Mi voltai alla ricerca del cartello che riportava il nome della fermata: Sandycove, Dublino sud est, due fermate prima della mia. Forse abitava lì…forse era scesa solo per raggiungere la casa di un’amica, oppure un posto di lavoro…cazzo, avevo avuto un tempismo pessimo! Tornai a casa degli zii e sistemai lo zaino in camera mia. Andai a fare la doccia, mi vestii comodo e infilai gli occhiali da vista. Avevo infatti un piccolissimo difetto all’occhio desto, dove mi mancava mezzo grado e anche se non portavo gli occhiali fissi, c’erano dei momenti in cui li mettevo per riposare la vista e comunque avevo l’abitudine di metterli sempre quando stavo davanti alla tv o al computer. Raggiunsi gli zii in salotto, dove erano seduti a vedere la televisione. “Stasera vado al bowling con Patrick, Joshua e Danny” li informai “D’accordo, siamo contenti che esci a divertirti” disse la zia “All’università tutto a posto?” mi chiese Ethan “Sì benissimo, sto preparando una tesina per un laboratorio. Sono contento perché è venuta proprio bene!” esclamai “Mi fa piacere” rispose lo zio “Ti va di dare uno sguardo?” gli proposi “Certo” affermò. Lasciammo il divano e ci mettemmo seduti davanti al mio pc portatile. Infilai la chiavetta USB e ricercai il documento in questione. Diedi una rapida scorsa alle pagine, soffermandomi nei punti che andavano meno nel dettaglio e che quindi potevano interessare anche chi, come Ethan, non studiava medicina veterinaria. “Beh mi sembra una bella tesina, non sono un intenditore ma da inesperto ti dico che sei stato bravo” affermò poi aggiunse “Senti Kevin…con gli amici le cose vanno bene?” “Sì perché?” “Così, per chiedere. Sai che la zia ed io ti vogliamo bene” “Lo so e ve ne voglio anch’io” risposi. Gli zii per me erano diventati un po’ come dei secondi genitori, da quando vivevo a Dublino. Con mamma e papà avevo sempre avuto un bel rapporto, avevo sempre confidato a papà tantissime cose che mi riguardavano, gli avevo chiesto consigli, gli avevo raccontato delle ragazze e ora che lui era a Forks…mi mancava. “Zio? Posso raccontarti una cosa?” gli domandai “Tutto ciò che vuoi” “Sai oggi per la prima volta da quando Megan è morta io…ho provato delle emozioni nel guardare una ragazza” confessai. Ethan sorrise “È una bella cosa, lei chi è?” “Non lo so, l’ho incontrata sulla metropolitana mentre stavo tornando a casa” “Vi siete presentati?” mi chiese “No, volevo farlo, ma improvvisamente lei è scesa” “Magari vi incontrerete di nuovo” mi consolò. Annuii “Sì forse…pensi…pensi che sia sbagliato che io dopo Megan provi delle sensazioni per una sconosciuta?” domandai. Certe volte mi chiedevo infatti se interessarmi a una ragazza fosse un po’ come tradire Megan…certo lei era morta, ma fino all’ultimo giorno ero stato il suo ragazzo. Ethan abbassò gli occhi e sospirò.

 

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“Non stai tradendo nessuno Kevin. È normale che un ragazzo di 20 anni si interessi alle ragazze, che provi delle emozioni e…certamente anche delle sensazioni fisiche” “Lo pensi davvero? O me lo stai dicendo per consolarmi?” “Lo penso davvero e sono felice che tu sia riuscito a superare la brutta esperienza che hai vissuto” affermò dandomi una pacca sulla spalla. Gli sorrisi “Grazie per quello che tu e la zia fate per me” dissi “Non hai motivo di ringraziarci. Sei uno dei figli di mia sorella, tra noi c’è un legame di sangue Kevin. Inoltre Jeremy ha fatto tanto per me quando ero un ragazzino di 13 anni, mi ha aiutato a crescere come un fratello maggiore e credimi, ci sarò sempre per te, Nicole e Amy” affermò. “Sai Kevin, non te l’ho mai detto ma ogni volta che ti guardo negli occhi è come se rivedessi lo sguardo di mio padre! È emozionante, oltretutto porti anche il suo nome” disse sorridendo “Nonno Kevin che tipo era? Intendo caratterialmente, so qual era il suo aspetto dato che ho visto tante volte le sue foto” “Mio padre era un uomo molto attaccato alla famiglia, forte e molto responsabile. L’ho perso troppo presto, ero un ragazzino…e mi manca anche ora che sono un uomo” confessò. Era la prima volta che Ethan ed io parlavamo di una sua cosa personale ed era stato bello condividere quel momento. “Dai preparati, i tuoi amici arriveranno tra poco!” esclamò dopo aver controllato che ore fossero. Andai in camera a vestirmi e, quando suonarono alla porta, fui pronto per uscire. Patrick aveva il compito di guidare quella sera. Cenammo al bowling e bevemmo. Raggiungemmo il bancone e prendemmo le scarpe per giocare, poi iniziammo la sfida. Quando giocavamo a qualsiasi cosa e ogni volta in cui facevamo sport, scattava in noi un inevitabile meccanismo di competizione. Nicole diceva sempre che la combinazione maschi + sport ci faceva assomigliare a degli animali in lotta. Ogni volta che la mia gemella lo diceva, mi faceva sorridere e probabilmente aveva ragione. Alla fine della partita di bowling, Patrick vinse per soli tre punti di differenza rispetto a me, che arrivai secondo, poi Joshua terzo e ultimo Danny. “Vorrà dire che l’ultimo arrivato paga una birra per gli altri!” esclamò Patrick a Danny “Oppure l’ultimo arrivato potrebbe andare lì al karaoke e cantare una bella canzone” ribattè Joshua “Ohhhh no, pago la birra. Se mi metto a cantare scoppia il diluvio universale!” rispose Danny. “E oltre alla birra scattaci almeno una foto” aggiunsi. Ci mettemmo in posa e ci scattammo varie foto da ragazzi più o meno intelligenti.     

 

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“Vi devo raccontare una cosa” esordii “Vai spara” disse Danny “Oggi pomeriggio, mentre tornavo a casa in metropolitana, ho visto una tipa bellissima” spiegai “Le hai chiesto di uscire?” mi domandò Joshua “No, non ho nemmeno fatto in tempo a chiederle il nome!” esclamai “Descrivicela” mi spronò Patrick “Bionda, occhi azzurri, pelle chiara, magra, viso da bambola” affermai “E vorresti rivederla!” disse Patrick con ovvietà “Sì, mi piacerebbe” ammisi “Beh cercare in Irlanda una ragazza bionda non sarà facile, è un colore di capelli molto comune” disse Danny. “Il mio consiglio è: non fissarti su questa che neppure conosci! Che ne sai? Magari le parli e capisci che non ne vale la pena! Secondo me faresti meglio a darti un’occhiata in giro, senza dare a nessuna la sicurezza di un tuo reale interesse” affermò Josh “Non mi sto fissando sulla tipa della metro, ho solo detto che era bella. E poi…beh non sono in cerca di una storia, non me la sento ancora dopo Megan” ammisi “Fai le cose con calma Kevin” mi consigliò Danny “Ok cambiamo argomento, passiamo alle cose serie: sfida nella zona sala giochi?” scherzai “Vai, andiamo!” esclamò Patrick.

 

NOTE:

Ciao, cominciamo con la seconda parte di Following a Star! Come anticipato il capitolo è iniziato con un salto temporale di 7 mesi, poichè in quel lasso temporale Kevin non aveva granchè da raccontarci della sua vita: è stato molto male per la perdita di Megan, ha momentaneamente accantonato gli studi, ha lasciato il lavoro al pub e ha quasi interrotto i suoi contatti sociali. I suoi amici irlandesi (Patrick, Joshua e Danny, che imparerete a conoscere) gli sono rimasti vicini, lo hanno supportato e adesso che le cose vanno meglio, Kevin ricomincia a uscire più spesso, ha iniziato a recuperare alcuni esami del secondo anno di college, si dedica intensamente allo studio e sta per iniziare il suo tirocinio, tutte cose che lo tengono impegnato e lo aiutano a superare i traumatici eventi del passato. Veniamo a sapere che è uscito con una ragazza, Diana, di cui dice di non essere innamorato, ma tra loro c'è una frequentazione...Mentre il capitolo procede, passano altri 2 mesi, la sua vita scorre e, tornando a casa dal college, incontra una ragazza carina sulla metropolitana. Kevin ne rimane colpito, scruta ogni suo più piccolo dettaglio, la fissa, lei se ne accorge ma i due non si parlano. Questo incontro fa riflettere Kevin sui suoi stati d'animo, ha bisogno di confidarsi e lo fa prima con zio Ethan, poi con gli amici, ma è Ethan a dargli le risposte di cui aveva bisogno: nessuno pensa che sia sbagliato che un ragazzo di 20 anni possa provare delle emozioni osservando una ragazza, nessuno pensa che sia presto o che Kevin stia in un certo senso tradendo Megan. Spero che traspaia dal capitolo quanto Kevin sia riuscito a progredire nel suo dolore, ma quanto ancora sia fragile a causa della sua brutta esperienza. Il Kevin solare, sicuro di sè e positivo che conoscevate dalle sue incursioni nella prima parte dedicata a Nicole, è al momento appena visibile, la sua ripresa infatti non si è ancora del tutto compiuta.

Beh mi sono dilungata anche troppo! Lascio a voi la parola, mi piacerebbe sapere cosa ne pensate di Kevin, del suo incontro con la ragazza della metropolitana, del suo rapporto con Ethan...insomma...recensite! A venerdì!

Vanessie

   
 
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