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Autore: catoptris    17/02/2017    1 recensioni
"I Mondani oggi festeggiano," mormorò Julian, posando le labbra sulla spalla coperta di Emma. Lei rabbrividì visibilmente, e si ritrovò stretta al ragazzo ancor di più. "San Valentino, il - com'è che lo definiscono? - patrono degli innamorati. Credo," continuò.
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Carstairs, Julian Blackthorn
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era notte fonda. Lo sapeva, Emma, stesa con gli occhi sbarrati a fissare il soffitto flebilmente illuminato. Non dormiva più, ormai — come poteva?
Sospirò, voltandosi su di un fianco a osservare la spiaggia dalla finestra socchiusa. La spiaggia. La tanto detestata e amata spiaggia. Socchiuse lentamente gli occhi, raggomitolandosi sotto le coperte: già, come se quello servisse.
Quasi si rizzò a sedere nel sentire la porta richiudersi alle sue spalle, ma un dolce profumo familiare la fece rilassare e sciogliere come neve al sole.
“Emma?” la chiamò il suo parabatai. “Emma, sei sveglia?”
Si fermò: avrebbe dovuto rispondere? Magari, se avesse finto di dormire, lui se ne sarebbe semplicemente andato.
Sbagliato.
Dopo qualche istante privo di risposta, completamente avvolto nel silenzio, Julian si stese al fianco della ragazza. Lei trattenne il fiato, chiudendo completamente gli occhi, ma riuscì a rilassarsi solo nel momento in cui il braccio del giovane le si avvolse attorno i fianchi. Percepì ogni molecola del suo corpo accendersi e fremere a quel tocco così delicato, familiare, ma ormai lontano.
“I Mondani oggi festeggiano,” mormorò Julian, posando le labbra sulla spalla coperta di Emma. Lei rabbrividì visibilmente, e si ritrovò stretta al ragazzo ancor di più. “San Valentino, il – com'è che lo definiscono? – patrono degli innamorati. Credo,” continuò. A Emma piaceva il pensiero che, nonostante tutto, lui le parlava.
“Alcuni organizzano vere e proprie sfilate, ma non sanno che deriva tutto da riti pagani,” continuò, passando a sfiorarle il braccio. Lei, inconsciamente, sospirò. “Romani, per la precisione, dedicati al dio Luperco della fertilità; Raziel, se solo sapessero in cosa consistevano davvero,” rise brevemente, ed Emma lo sentì fin dentro le ossa. Percepì poi la punta delle dita sulla sua schiena, dove sapeva s'intrecciavano cicatrici e cicatrici, ed ebbe – solo per un istante – il desiderio di allontanarsi. Ma era Julian, come poteva anche solo pensare di riuscirci. Quel tocco così delicato, così familiare, le fece salire le lacrime agli occhi: lei odiava piangere.
“Vorrei solo che proteggesse noi,” continuò in tono, se possibile, ancora più flebile. “Te in particolare; festeggiano figure che non hanno ragione di esser considerate sante,” un braccio del ragazzo era completamente avvolto attorno i fianchi sottili di Emma, e lo sentì nascondere il volto tra i suoi capelli, all'altezza della spalla. “Quale santo lascerebbe accadere una cosa del genere a te, Em? Con quale coraggio?” biascicò in tono amaro. Emma tremava ormai, in quell'abbraccio ricco di parole e sensazioni e – senza aprire gli occhi – scivolò contro di lui, voltandosi pacatamente prima di accoccolarsi al suo petto, come avrebbe desiderato fare sempre. Poteva permetterselo, in quel momento: poi avrebbe fatto la sua scenata. Ma aveva bisogno di sentirlo, vivo e caldo accanto a sé; aveva bisogno di sentire il suo respiro, e la sua pelle, e il suo cuore. Aveva così tanto bisogno di lui, e non poteva far altro che fingere. Fingere di non amarlo, di non tenerci davvero. Fingere che, sì, era il suo parabatai, ma niente più.
Quella notte, Emma dormì di nuovo, stretta tra le uniche braccia che avrebbe desiderato fino all'ultimo, flebile battito del suo freddo cuore.

Non ho mai festeggiato San Valentino, ma loro si merito almeno questo.

   
 
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