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Autore: Maty66    18/02/2017    1 recensioni
James Tiberius Kirk. Un eroe, figlio di un eroe. Burattino di tutti anche nella morte.
Genere: Angst, Avventura, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James T. Kirk, Leonard H. Bones McCoy, Romulani, Spock
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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EROE

Capitolo 21
Senza tregua

 “No, non può essere…” singhiozzò McCoy cercando, senza risultato, di tenere a bada le lacrime.
Non di nuovo, non poteva aver perso di nuovo Jim, dopo averlo finalmente ritrovato, dopo che l’unica  conversazione che aveva avuto con lui da un anno a questa parte era stata un litigio dettato dalla paura e dalla rabbia .
“Jim… mi senti?” fece Nuhir, azionando il comunicatore che anche lei aveva dietro l’orecchio.
Il suo viso tradiva l’emozione nel non ricevere risposta.
“Qualcuno mi sente?” chiese ancora la ragazza.
“Nuhir… siamo qui”
Una voce femminile arrivò da dietro una roccia subito prima che Susan si materializzasse come dal nulla.
“Tutto ok?”  chiese la romulana scrutando nel buio.
Subito dopo comparve anche la figura atletica di Gary.
“Gli altri?” chiese ancora Nuhir, ma Susan scosse subito la testa.
“Nancy non ce l’ha fatta, è morta all’impatto della capsula.  Jim?” chiese la dottoressa.
Nuhir non rispose, lanciando occhiate verso McCoy che continuava a guardare in alto, mentre le lacrime gli scendevano.
“Almeno ci ha liberato della nave romulana” chiosò Gary.
“A quale costo?? Si è sacrificato per noi?”  scandì McCoy guardandolo.
“Abbassa la voce, medico, non so se te ne sei reso conto, ma qui è pieno di romulani. Dobbiamo andarcene subito” sibilò l’uomo.
“Io non mi muovo sino a che non abbiamo trovato Jim. Potrebbe essere ferito, dobbiamo cercarlo!”
“McCoy dovresti aver capito che ben difficilmente Kirk si è salvato, probabilmente si è vaporizzato con la nave”
“Bastardo maledetto!!” urlò McCoy, avventandosi contro l’uomo.
“Ora basta!!” intervenne Nuhir.
“Mettiamoci al riparo, poi vado a cercare Jim” concluse.
 
“Vedrai che ce l’ha fatta… si sarà espulso prima dell’impatto”
Susan stava seduta accanto a McCoy nella piccola grotta che avevano trovato come nascondiglio.
Gary Mitchell era invece seduto all’entrata, di vedetta.
Nuhir era partita silenziosa e veloce non appena gli altri si erano sistemati, alla ricerca di Jim.
“Se c’è qualcuno che può trovarlo è lei…” continuò Susan, cercando di consolare  McCoy che se stava immobile a fissare la parete di fronte.
“Sai, tutti a bordo abbiamo capito che c’è qualcosa fra di loro…” bisbigliò complice, cercando di non farsi sentire da Gary.
McCoy si voltò a guardarla, combattuto fra il desiderio di sapere di più e la preoccupazione che lo divorava.
“Insomma si capisce da come si guardano… non è stato facile per Jim, lui è l’unico ad aver dovuto rinunciare alla famiglia” spiegò la donna.
 “Ha lasciato che la sua famiglia lo piangesse morto. Ci ha distrutto” replicò il medico, lasciando che per un attimo la rabbia prendesse di nuovo il sopravvento.
“E se ora penso che può esserlo davvero… non riesco a sopportarlo” balbettò ancora, con le lacrime agli occhi.
“Non è così, me lo sento”
“Se voi due avete finito di farvi confidenze, credo che abbiamo un bel problema in arrivo” fece con voce alterata Gary scrutando fuori nel buio.
“Ci hanno trovati” concluse cupo.
 
McCoy correva al limite delle sue possibilità, ma sentiva che le forze gli stavano rapidamente venendo meno.
La ferita chirurgica gli bruciava e sentiva il respiro mozzato e corto, ma non poteva fermarsi. Maledisse mentalmente come si era lasciato andare fisicamente nell’anno passato; sino a che era stato sull’Enterprise, il capitano lo aveva trascinato regolarmente in palestra e preteso da lui un intenso esercizio fisico, ma ora era decisamente fuori forma.
“Susan…” chiamò, cercando di individuarla nel buio.
“Muoviti McCoy, ci farai catturare tutti” sibilò Gary al suo fianco.
Dietro di loro si sentivano le grida dei romulani sempre più vicine e minacciose.
“Susan…” chiamò ancora debolmente il medico, senza ottenere risposta.
I rumori e le voci dietro di loro erano sempre più netti.
“Sono troppo vicini, dobbiamo nasconderci” sibilò Gary mentre spingeva McCoy di botto dietro una roccia.
I due ebbero appena il tempo di acquattarsi che un gruppo di romulani comparve davanti a loro, trascinando  di peso una terrorizzata Susan.
“Dove sono i tuoi amici???” urlò uno dei romulani strattonando la donna violentemente.
“Non c’è nessun amico” rispose lei con aria di sfida, anche se nella voce si intuiva il panico
Neppure il tempo di finire la frase che il romulano la colpì con un pugno, sbattendola a terra.
“Non ti ripeterò la domanda: dove sono i tuoi amici?” chiese con aria minacciosa.
 
Dietro le rocce McCoy e Gary Mitchell assistevano impotenti alla scena.
“Dobbiamo fare qualcosa!” bisbigliò il medico, quando Susan finì a terra.
“Non possiamo fare niente! Sono il doppio e ben armati, ci ucciderebbero tutti in un istante” sibilò Gary con aria dura e decisa.
“E lasciamo che la uccidano??”
“Rischi del mestiere” rispose senza la minima emozione Mitchell.
Il secondo pugno fece sbattere la testa di Susan violentemente al suolo.
“Ti decidi a parlare?” fece il romulano sempre più minaccioso, puntando il phaser.
“Fanc…” sibilò la donna asciugandosi l sangue che le colava dal naso.
“Lurida umana” grugnì il romulano alzando ancora una volta il pugno.
“Aspetta… so io come farla parlare…” ridacchiò un altro dei romulano, mentre si vvicinava, sbottonandosi i pantaloni.
“Dicono che le donne umane resistono poco…” sghignazzò avvicinandosi minacciso, mentre gli altri si facevano da parte con soddisfazione.
Il terrore puro si dipinse sul volto di Susan
“Ehi lasciatela stare!!” urlò McCoy, uscendo dal suo nascondiglio.
 
Spock aveva adottato la spiacevole abitudine umana della stimolazione motoria ed ora si aggirava sul ponte dell’Enterprise, in tondo, mentre la sua mente cercava di concentrarsi e valutare tutti gli scenari possibili.
Sin da quanto l’aveva incontrato la prima volta aveva sempre ammirato (non invidiato, l’invidia non è logica) in Jim Kirk la sua straordinaria capacità di intuire  e scovare soluzioni improbabili e fantasiose, ma sempre efficaci, per i vari problemi.
L’espressione umana “tirare fuori il coniglio dal cappello” all’inizio gli era sembrata del tutto illogica, come molte espressioni colloquiali degli umani, ma con ora si rendeva conto che rappresentava appieno ciò che Jim Kirk sapeva fare meglio.
Ma Spock non era Jim Kirk.
Sentiva gli sguardi di tutti sulla sua pelle (anche questa  era una sensazione illogica) mentre cercava di calcolare tutte le possibilità.
 “Signore, registro una serie di esplosioni!” annunciò Sulu con la voce leggermente strozzata.
“Sembrano due navi in collisione… nei pressi di Remus” continuò il timoniere.
“Oh mio Dio…” sospirò Uhura, mentre attenta ascoltava nel suo auricolare le conversazioni.
“Dicono che la nave nemica si è lanciata contro l’incrociatore romulano che l’aveva intercettata…”
Per un momento, irrazionalmente, Spock pensò alla Kelvin e a George Kirk: poteva suo figlio aver preso la stessa identica decisione?
“Che facciamo Spock?” chiese Uhura con le lacrime agli occhi.
 
“Guarda, guarda un altro lurido topo umano… pieno di audacia, comunque”
L’alito puzzolente del romulano provocava a McCoy  la nausea, ma lui cercava di non mostrarsi debole e tremante, anche se  il cuore gli batteva furioso nel petto e la ferita chirurgica bruciava come l’inferno.
Sarcasticamente McCoy si ritrovò a pensare che tutto il lavoro fatto da Susan per rimetterlo insieme era stato fatica sprecata, sarebbe morto da lì a poco.
Senza rivedere mai più Johanna, senza vederla crescere, accompagnarla al college per la prima volta, portarla all’altare…
Pensò al dolore di sua madre, ma almeno il pensiero che ci fosse lei a tenere a bada l’ex moglie, a garantire a Johanna un minimo di serenità, rendeva le cose più facili.
E non avrebbe mai rivisto Jim, anche se  fosse stato ancora vivo.
Sarebbe morto e l’ultima conversazione con quello che considerava suo fratello minore sarebbe stato un litigio.
“Bene lurido umano, ora mi dirai dove sono gli altri…” sibilò il romulano, mentre lo sollevava da terra.
McCoy rimase in perfetto silenzio
“Uccidilo, così la donna umana capisce che le conviene parlare…” fece l’altro romulano ridacchiando.
“Hai ragione, torturare costa tempo e fatica…”
Con un ghigno selvaggio estrasse il phaser e lo puntò direttamente in faccia al medico.
“NO, vi prego!!” implorò Susan.
 “Se credi in qualche divinità credo che sia ora che tu le chieda di accoglierti”
 McCoy chiuse gli occhi ed aspettò l’inevitabile.
 
Il ronzio elettrico del phaser attraversò l’aria e McCoy attese il bruciore paralizzante, ma non accadde nulla.
Riaprì gli occhi solo per vedere quelli del romulano spalancati e vuoti, subito prima che si accasciasse a terra, trascinandolo con sé.
Altre tre scariche di phaser e poi McCoy vide con la coda dell’occhio  gli altri romulani cadere in terra.
Cercò disperatamente di liberarsi del peso del corpo che lo schiacciava a terra, quando  un paio di mani fecero scivolare il cadavere lontano, ed un paio di occhi azzurri comparvero nella sua visuale.
“Tutto ok?” chiese mentre gli porgeva la mano per aiutarlo ad alzarsi.
“Jim!!!” urlò emozionato McCoy.
 
“Fammi vedere quella ferita” borbottò il medico, cercando di tenere fermo Jim per un paio di secondi.
Il lato destro del volto del giovane capitano era ricoperto di sangue, ormai secco.
“Sto bene” rispose lui.
“Col cavolo che stai bene. Hai perso conoscenza? Potresti avere una commozione celebrale, una emorragia intracranica in corso…” McCoy maledisse il fatto di aver perso il tricorder nell’atterraggio della capsula.
“Sto bene, ho detto. Non è niente” ribattè Jim, con aria infastidita.
“Hai preso una laurea in medicina mentre eri via?”  fece sarcastico il medico
“Se voi due avete finito di litigare dovremmo andarcene e di corsa” intervenne Nuhir che stava aiutando Susan ad alzarsi.
La donna cercava di ricomporsi alla men peggio.
“Dov’è Gary?” chiese Jim, mentre cercava disperatamente di sfuggire alle mani di McCoy che gli tastavano la testa.
“Dove vuoi che sia? Deve essere scappato alla prima occasione…” rispose Nuhir lasciando trapelare il disprezzo nella voce.
 “Bones… smettila!! Dobbiamo andarcene…” Jim scansò la mano del medico con un gesto brusco, prima di incamminarsi.
“Dove stiamo andando?” chiese McCoy  muovendosi di malavoglia.
“Lontano da qui” fu la risposta laconica.
 
 Ormai erano in cammino da più di tre ore e la notte stava lasciando il posto ad un’alba rossastra e nebbiosa.
Circa mezz’ora dopo  lo scontro con i romulani, Gary Mitchell era ricomparso, con il solito sorriso spavaldo sul volto.
“Piacere di rivederti Kirk” aveva detto guardarlo Jim con aria di sfida e incamminandosi  con loro come se nulla fosse.
“Dobbiamo trovare un riparo. Fra un po’ la temperatura diventerà insopportabile e poi ci individueranno subito con la luce”
“In quelle grotte” indicò il giovane capitano.
Jim sentiva lo sguardo indagatore di McCoy su di lui, ma non poteva mostrarsi debole, anche se  da quando Nuhir lo aveva tirato fuori dai rottami della capsula  di salvataggio, aveva un mal di testa lancinante e la vista sdoppiata.
 Arrancando, il gruppetto raggiunse una formazione rocciosa e si addentrò in una delle piccole caverne che si aprivano sul deserto.
L’improvviso cambio di luce e temperatura accecò completamente Jim che, barcollando, dovette aggrapparsi alla parete rocciosa per non cadere.
“Jim!!” le mani di McCoy lo raggiunsero in un attimo, tenendolo fermo.
“Va tutto bene… mi serve solo un momento…” provò a giustificarsi il giovane, mentre lottava per tenere a bada la nausea.
“Sì come no… siediti qui” fu la risposta, burbera ed affettuosa.
Incapace di reagire, Jim si lasciò condurre all’interno della grotta e si sedette in terra.
“Nausea?” chiese McCoy mentre gli teneva il viso fra le mani.
“Un po’…”
“Hai una bella commozione cerebrale nella migliore delle ipotesi… del resto è il minimo che ci può aspettare quando ci si lancia contro un incrociatore romulano”
“Non mi sono lanciato contro la nave romulana. Ho messo il pilota automatico e mi sono infilato nella capsula di salvataggio. E’ stato un atterraggio un po’ brusco” replicò Jim con piccolo sorriso.
“Comunque si sia devi stare calmo, non fare movimenti bruschi e cerca di riposare”
“Stai scherzando? Ti rendi conto in che situazione siamo? Riposare è l’ultima cosa che posso fare”
“Non è che possiamo andare da qualche altra parte per ora, giusto? Quindi, per favore, stai giù”.
La voce di McCoy aveva ora un tono duro.
“Dobbiamo trovare l’acqua… non resisteremo senza” mentre parlava Jim si rendeva conto di quanto la sua voce fosse impastata e stanca.
“Vado io, ora, prima che faccia giorno pieno, conosco bene i luoghi” intervenne Nuhir subito prima di uscire lesta ed agile.
“Sempre che non vada a chiamare i suoi amici” fu il commento di Gary.
 
Jim trovava sempre più difficile restare sveglio.
“Jimmy… non dormire, resta sveglio dai…”
La voce di McCoy arrivava ovattata e lontana.
“Non puoi dormire, è pericoloso con una commozione cerebrale. Apri gli occhi, forza”
Stavolta era Susan a parlare, sempre con voce lontana.
“Cosa darei per un tricoder” borbottò McCoy con il suo accento del sud.
“E’ solo una commozione cerebrale, ha la testa dura” sorrise Susan di rimando.
“Sto bene…” balbettò Jim, cercando di mettersi a sedere.
“Ti ho detto di stare giù!” intimò McCoy, mettendogli una mano su petto per tenerlo fermo.
Proprio in quel momento fece il suo ingresso Nuhir, trascinando un sacco trasparente colmo d’acqua.
“Ho trovato l’acqua e anche un po’ di cibo” annunciò la donna, mentre tirava fuori dallo zaino un piccolo bicchiere in metallo
“Bene, bevi un po’, ti farà bene” disse McCoy prendendo il piccolo bicchiere che Nuhir  gli porgeva.
“Posso fare da solo, non sono invalido” protestò Kirk quando il medico cercava di aiutarlo a  bere.
“Shhhh” sibilò Nuhir mentre tesa ascoltava.
“Sono qui”  sussurrò la donna, mentre estraeva il phaser dalla cintura.
“Lo sapevo ci ha traditi!!” quasi urlò Gary.
Immediatamente Jim balzò in piedi, estraendo anche lui l’arma.
Tutti si nascosero dietro le rocce, mentre le voci all’ingresso della grotta si facevano sempre più distinti e netti.
Jim trattenne il respiro mentre ascoltava il fruscio di passi che si avvicinavano.
Strinse con forza il phaser,  e contò mentalmente sino a tre, preparandosi alla battaglia.
Poi, veloce, uscì dal nascondiglio e puntò l’arma contro il nemico.
E si ritrovò davanti l’impensabile

Beh rieccomi... lo so avevo promesso aggiornamenti veloci, sono imperdonabile.
Comunque grazie a chi continua a seguirmi, nonostante tutto.
E grazie alla mia preziosa beta.

Spoiler per il rpossimo capitolo:


“Non vorrai portare anche lei…” obiettò Gary, lanciando sguardi di fuoco verso Nuhir.
“Smettila Gary, posso nutrire  molti più sospetti su  di te che su di lei” chiosò il capitano, avviandosi anche lui verso l’uscita, barcollando leggermente.

 
  
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