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Autore: Ghost Writer TNCS    18/02/2017    2 recensioni
Leona è nata con un potere terribile e straordinario, una forza inarrestabile originata nel cuore più profondo dell’Inferno, capace di sbaragliare qualsiasi avversario. Un mostro.
Alphard non è nemmeno nato: lui è un ibrido, il prototipo di un nuovo tipo di supersoldato. Un esperimento.
Insieme si sono diretti su Shytia, un pianeta devastato dalla guerra civile e ora saldamente nelle mani di criminali senza scrupoli, e lì hanno fondato una gilda: la Brigata delle Bestie Selvagge. Ma hanno bisogno di una grande impresa per riuscire ad emergere, per dimostrare quanto valgono.
Un giorno vengono a sapere che Adolf O’Neill, il fuorilegge che controlla la vicina Traumburg, è entrato in possesso di un antico artefatto dal valore inestimabile. Ucciderlo vorrebbe dire liberare la città, ma anche e soprattutto poter saccheggiare la sua ricchissima collezione.
Prima però dovranno trovare degli alleati: qualcuno abbastanza folle da voler attaccare la roccaforte di O’Neill insieme a loro. Qualcuno che abbia la stoffa di una Bestia Selvaggia.
“Non siamo eroi, ma se avete bisogno di un eroe, chiamateci.”
Domande? Dai un'occhiata a http://tncs.altervista.org/faq/
Genere: Azione, Fantasy, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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13. Pena capitale

Delle voci. Qualcuno stava parlando, ma non riusciva a capire chi fosse.

Una luce, chiara e abbagliante. Pian piano i suoi occhi si abituarono e l’ambiente circostante divenne meno sfocato. Vedeva delle pareti chiare, di un azzurro tenue e rilassante. Alla sua sinistra c’era un comodino e subito dopo una grande finestra, impossibile dire se reale oppure olografica. Sentiva qualcosa di morbido e leggero che gli accarezzava la pelle, forse lenzuola. Ma dove si trovava?

«Non ti preoccupare, ti ho detto che ne compreremo una nuova.»

Aveva già sentito quella voce: Leona.

«Ma quella mi piaceva tanto…» piagnucolò qualcuno. Sembrava un bambino, ma non aveva idea di chi fosse.

Si voltò lentamente. Sì, era proprio Leona: era seduta su una sedia lì a fianco e stava bevendo dalla sua bottiglia.

«E se non la troviamo più?» brontolò il bambino di fronte a lei. I capelli scuri erano tagliati molti corti, aveva due occhi vivaci e un naso forse un po’ grande. Aveva un’aria molto familiare, eppure non riusciva a riconoscerlo.

Un terribile presentimento gli fece gelare il sangue. «Porca puttana, ma quanto tempo è passato?!»

La felidiana, colta di sorpresa, cominciò a tossire, si piegò in avanti e sputò in maniera molto poco femminile il liquido che le era andato di traverso.

Il sauriano non se ne curò minimamente e indicò il bambino. «Non mi dirai che quel moccioso…!»

La ragazza continuò a tossire per alcuni interminabili secondi, poi scosse il capo. «No, non è come sembra. Questo è Alphard. Il suo corpo è stato bruciato, e così… Beh, diciamo che ha dovuto crearne uno nuovo, solo che ci vuole un po’ per farlo crescere.»

Gardo’gan però non era minimamente convinto. «Non provare a prendermi per il culo!»

«Ti assicuro che è così!»

«È vero! Io sono davvero Alphard!»

«Ma non ci credo neanche se me lo giuri!»

A sentire quelle parole, il bambino fece finta di mettersi a piangere. «Leona, Gardo’gan è tanto cattivo! Abbracciami forte!» esclamò allungando le mani verso il petto della felidiana.

Leona gli mise un dito sulla fronte per impedirgli di avvicinarsi. «Visto che bambino pervertito? Dimmi se non è Alphard?»

«Avrà preso dal padre! Dimmi quanto sono stato in coma!»

«Ehi, non fate chiasso» li sgridò Kael entrando nella stanza. «Vi ricordo che siamo in un ospedale.»

«Ehi, quanto tempo sono stato in coma?»

«Circa mezza giornata» rispose il coleotteriano, impassibile. «Ma non lo definirei coma.»

«Cosa?! E come me lo spieghi quel moccioso?!»

«Il tizio che ti ha sparato lo ha colpito con una granata a ipercombustione. L’ho messo io stesso nella capsula incubatrice per permettergli di rigenerarsi.»

Gardo’gan rimase in silenzio per qualche secondo, riflettendo su quelle parole. «Mmh, d’accordo… Aspetta, mi hanno sparato?! Chi cazzo mi ha sparato?!»

«Un subordinato di O’Neill molto probabilmente» rispose Leona.

Il sauriano si portò una mano alla fronte. «Me lo sentivo che ci saremmo messi nei guai. Ehi, dov’è la mia sigaretta?»

Kael la fece comparire da un gorgo sulla mano superiore destra e gliela porse. «Sei stato molto fortunato: se ti avesse sparato in testa, non avremmo potuto fare niente per salvarti.»

«Ah, grazie, molto confortante» commentò sarcastico il rettile. Assaporò un lungo tiro della sua sigaretta, come se davvero fossero passati anni dall’ultima volta. «Cazzo, dovrò rimettermi a fare pratica con l’Armatura Invisibile!»

«Anche Ulysses dei Boia e un altro membro dell’alleanza sono stati attaccati: non può essere un caso» gli spiegò la felidiana. «Alcuni di quelli che non sono stati presi di mira si sono già tirati indietro.»

«E noi che faremo?» volle sapere il sauriano.

La felidiana si strinse nelle spalle. Dopo l’attacco di Danray aveva rischiato seriamente di venire travolta dalle emozioni, ma per fortuna all’A&N non insegnavano solo a imbracciare fucili e a praticare sport. Per tre anni l’avevano preparata ad affrontare situazioni drammatiche, capaci di sconvolgere la vita di chiunque. Sapeva che il modo migliore per superare i momenti difficili era focalizzarsi su ciò che si aveva a disposizione, facendo appello a se stessi e a persone di fiducia, ma era perfettamente consapevole che non esisteva un manuale con la soluzione a tutti i problemi.

«Leona, ho sete!» esclamò Alphard, distogliendola dai suoi pensieri.

«Kael, puoi accompagnarlo tu alle macchinette?»

«Perché non l’hai chiesto prima?» esalò il coleotteriano con la sua voce spettrale.

Il bambino deglutì. «Perché prima non avevo sete. Leona, Kael mi fa paura!» piagnucolò nel tentativo di farsi abbracciare, ma di nuovo senza successo.

«Smettila di fare il bambino! Ormai non ci casco più!»

Alphard gonfiò le guance e uscì dalla stanza insieme all’insetto.

Rimasta sola con Gardo’gan, la giovane trasse un lungo sospiro. «Mi chiedevi se voglio andare avanti. Beh, fosse per me ti direi di sì, senza dubbio, il fatto è che…» Deglutì. «Io… Io ho paura di perdervi. So che è una cosa stupida, ma quando avevo dodici anni ho perso mia madre, e la sola idea di rivivere quel periodo…» Si strinse le braccia, come per farsi forza da sola. «Sai, è stato allora che ho cominciato a bere. Mi sentivo a pezzi e alla fine ho cominciato a bere una bottiglia dopo l’altra per… Non lo so, credo per dimenticare, per cancellare il dolore… Sono rimasta chiusa in casa a bere e basta per… per non so quanto; mi ricordo solo che quando mi sono svegliata, ero in ospedale. Un’amica di mia madre era venuta a casa e mi aveva trovata stesa a terra tra le bottiglie vuote…» Fece un’altra pausa. «Ho combattuto tantissime volte, anche contro parecchi avversari contemporaneamente, però quella è stata l’unica volta che ho rischiato davvero di morire.» Fece oscillare la bottiglia che aveva in mano, persa nell’ondeggiare del liquido ambrato. «Scusa, sto divagando. Il fatto è che… Insomma, io voglio davvero fare qualcosa per questa città, voglio sfruttare la mia forza per cambiare le cose in meglio, ma ho paura che qualcuno di voi si ferisca, o peggio.  Se non mi fossi messa in testa di rubare l’Uovo, tutto questo non sarebbe successo.»

«Leona, ascoltami: posso capire che ti preoccupi per me e per gli altri, ma non abbiamo bisogno di una babysitter. Cosa credi? Non è la prima volta che rischio di lasciarci la pelle. Quello che mi piace di te e della Brigata è proprio l’atmosfera spensierata, divertente, senza quel qualcosa di opprimente che c’è in molte gilde serie, sia legali che illegali. Tu non hai paura di combattere per ciò in cui credi, ed è proprio questo che mi spinge a seguirti. Quindi, a costo di sembrare indelicato: smettila di fare la madre, perché nessuno di noi ne ha bisogno.»

La felidiana rimase un attimo immobile, sorpresa da quelle parole, poi abbassò le orecchie, imbarazzata. «Ecco, io…»

«Sei o non sei il capo della BBS?!»

Al sentire quelle parole, un interruttore scattò nella testa della giovane, che di colpo scattò in piedi. «Hai ragione. Io sono il capo delle Bestie Selvagge, e ti prometto che Aaron O’Neill non resterà impunito. Nessuno può attaccare un membro della mia Brigata e sperare di farla franca!»

Gardo’gan aspirò un’altra boccata di fumo dalla sua sigaretta. «Beh, in realtà non sarei un membro della Brigata…»

«Oh, dai, che rompicoglioni!»

«E va bene, va bene, sono nella Brigata anche io, contenta?»

«Finalmente ti sei deciso!»

Provò ad avvicinarsi, ma lui la bloccò. «Se provi ad abbracciami, ti ammazzo.»

Delusa, Leona abbassò le orecchie. Poi sollevò il pugno con un sorriso speranzoso.

Gardo’gan sospirò e poi lo batté con il proprio. «Contenta? E menomale che è Alphard il bambino!»

***

La donna nello schermo, una felidiana dai capelli castano chiaro e gli occhi marroni, aveva il viso scarno e l’aria emaciata.

«So che questo è un periodo difficile per te, ma cerca di avere pazienza. Presto starò bene e potrò tornare a casa.» Aveva una voce stanca, flebile e affaticata. «Layla mi ha detto che sei di nuovo scappata per tornare a casa nostra. Per favore, non farlo più. Lei e Mesut[25] vogliono aiutarci, cerca di fare la brava con loro. Hai un dono straordinario, con la tua forza puoi salvare l’universo: non dimenticarlo mai. Ti voglio bene, Leona, e te ne vorrò sempre.»

Il video si interruppe e la giovane dovette asciugare la lacrima scesa lungo la guancia. Sua madre, Artemis[26], aveva registrato quel messaggio perché una grave malattia l’aveva costretta a letto in una camera isolata, impossibilitata ad uscire o anche solo a vedere sua figlia. Il giorno dopo il suo cuore si era fermato e quel video era diventato l’ultima testimonianza di quanto la amasse. Leona lo guardava di rado, era un ricordo molto doloroso, ma c’erano dei momenti in cui desiderava risentire la sua voce.

Ormai aveva preso la sua decisione: avrebbe tolto di mezzo O’Neill, ma prima si sarebbe incontrata con Ulysses Dąbriński per fargli capire le sue intenzioni.

Con la mano accarezzò il monile dorato che le avvolgeva il bicipite destro. Quello era stato l’ultimo regalo di sua madre e grazie ad un sigillo alchemico si poteva adattare al suo braccio, in questo modo non c’era il problema che potesse diventare troppo largo o troppo stretto. Non se ne separava mai.

Il suono roboante di una trombetta da stadio la destò dalle sue riflessioni: era il segnale che Alphard – ormai quasi tornato all’età adulta – aveva finito di preparare la cena.

Lei, Gardo’gan e Kael si riunirono intorno ad uno dei tavoli del pianoterra e l’ibrido servì le rispettive portate. Il sauriano, la cui specie era prevalentemente carnivora, aveva optato per una pietanza a base di carne speziata a cui poteva abbinare frutti o verdure a piacere; il coleotteriano invece aveva scelto una sorta di pizza riccamente farcita. Per se stesso lo spadaccino aveva preparato una ciotola piena di larve e insetti al forno da intingere in una salsa piccante, per la felidiana invece aveva fatto il suo piatto preferito: zaffiro di mare[27] al cartoccio.

Nonostante l’acquolina in bocca, la giovane si schiarì la voce per attirare l’attenzione degli altri tre. «Ragazzi, questa è la prima cena che facciamo con tutti e quattro come membri della Brigata, quindi volevo ringraziarvi ancora una volta per la vostra fiducia. Presto dovremo affrontare una dura battaglia, ma vi prometto che sarà solo la prima delle nostre imprese. Sarà il primo dei nostri successi.» Sollevò la sua bottiglia di alcolico. «A noi!»

Alphard, Gardo’gan e Kael sollevarono a loro volta i rispettivi bicchieri, felici e carichi per le parole del loro leader. «A noi!»

***

Era prima mattina e Ulysses Dąbriński passeggiava nervosamente nello spazioso atrio della sua base. Due dei suoi alleati erano stati uccisi, altri tre si erano ritirati e lui stesso aveva rischiato di saltare in aria a causa di un pacco bomba arrivatogli per posta.

In quel momento stava attendendo Leona Asterion: la felidiana aveva chiesto di vederlo, e lui aveva subito capito di dover sfruttare quell’occasione per portare avanti il suo piano. Era certo che la trovata del brindisi avrebbe funzionato, invece la giovane aveva rifiutato il suo pregiato Reilin d’annata, costringendolo ad escogitare un altro stratagemma per drogarla. Per riuscire a trasformare Leona nella sua marionetta era infatti necessario un complesso rituale, e non poteva certo compierlo con la felidiana che si ribellava. Oltretutto aveva un solo tentativo: solo un ristrettissimo gruppo di persone era in grado di preparare l’insieme di pozioni, sigilli prestampati e artefatti necessari, di conseguenza si facevano pagare una cifra esorbitante, tale da prosciugare completamente le casse della sua banda e da dover richiedere anche alcuni prestiti. Ma se non altro, una volta completato correttamente il rituale, il risultato era garantito al cento percento.

In quel momento la porta automatica dell’atrio si aprì e Leona fece il suo ingresso insieme a Kael. Al contrario della precedente visita, questa volta la felidiana non si era preoccupata troppo dell’abbigliamento, optando per una canotta sportiva, degli shorts e una paio di calze alla coscia.

«Signorina Asterion, sono felice che abbia voluto incontrarmi in questo momento difficile» esordì il treant andandole incontro con un caloroso sorriso.

Le porse la mano, ma lei la ignorò e continuò a fissarlo con aria tutt’altro che amichevole. «Non sono qui per giocare al teatrino» affermò in tono glaciale. «Mi consegni il materiale necessario a trasformarmi in una marionetta, o sarò costretta a ucciderla.»



Note dell’autore

Ciao a tutti!

In questo capitolo è saltata fuori una “nuova versione” di Alphard, sono emersi ulteriori dettagli sul passato di Leona e ho avuto modo di chiarire i pensieri di Gando’gun a proposito della Brigata.

E, tanto per non farci mancare nulla, Leona sapeva quello che aveva in mente Ulysses. Riuscirà il treantiano a venirne fuori tutto intero?


Ora un avviso importante: ho rinominato l’Uovo di Æskjnir in Uovo dei Sindri. Il motivo principale è che Æskjnir sarà anche un nome originale, ma non vuol dire nulla, Sindri invece è un nano della mitologia norrena (spesso chiamato Eitri). Eitri/Sindri insieme a suo fratello Brokk ha creato molti oggetti magici destinati agli dei, tra cui Draupnir (l’anello di Odino) e Mjöllnir (il martello di Thor).

In TNCS ho scelto di adottare il nome “Eitri” come nome proprio del nano, e di utilizzare il nome “Sindri” per riferirmi ad entrambi i fratelli come se fosse il loro cognome.

A presto! ^.^


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[25] Mesut Scahars è tra i protagonisti di CrD - 1 - Alba di Cristallo.

[26] Artemis compare in AoD - 1 - I Gendarmi dei Re.

[27] Un tipo di pesce originale di TNCS caratterizzato da una colorazione color zaffiro.

   
 
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