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Autore: Rossella Stitch    18/02/2017    1 recensioni
E se le cose tra Kara e Lena si fossero evolute dopo la 2x08?
Se avessero iniziato a frequentarsi e avessero capito di essere innamorate l'una dell'altra?
Questa shot è collegata a "YOU’RE MY GREATEST MASTERPIECE", anche se può essere letta da sola.
Non si può scappare dall'amore, Kara e Lena lo sanno bene e chissà cosa decideranno di fare.
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Kara Danvers, Lena Luthor
Note: Raccolta, What if? | Avvertimenti: nessuno
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AVVERTIMENTI:
 
Salve a tutti, buon sabato e buon weekend u.u
Immagino che tutti siate rimasti sconvolti dalla 2x12 e soprattutto da Lena, che oramai ha palesato con tutta se stessa il suo essere di sicuro non etero xD
Questa shot è collegata alla precedente one shot che ho scritto, "YOU’RE MY GREATEST MASTERPIECE", ma non è necessario che leggiate -se non l'avete letta e volete leggere direttamente questa- l'altra per potervi approcciare a No escape from love. 
Rispetto all'altra, No escape from love non segue gli avvenimenti di nessuna puntata successiva alle 2x08, ma prende sicuramente in considerazione l'aspetto emotivo e le dinamiche private di Lena, anche se non ho palesato alcun evento ricollegabile al suo passato. Però insomma, per chiunque abbia visto la 2x12 alcune parti introspettive risulteranno sicuramente più piene e profonde. 

Quindi, se vi va di leggere io vi aspetto in fondo :3
Buona lettura!








NO ESCAPE FROM LOVE


 
 


 
Ma ci sono quei dieci minuti nelle mie giornate,
quelle mezz’ore in cui non capisco più niente,
e non importa quante persone mi vogliano bene
in giro per il mondo: sono sola.
Non posso chiamare nessuno.
Vado giù e posso tirarmi su solo con le mie forze.
Non è niente, è solo che ho paura.
E la paura è una delle sensazioni
più estranianti che abbia mai provato. 


-MEGLIO SOFFRIRE CHE METTERE IN UN RIPOSTIGLIO IL CUORE-
Susanna Casciani
 
 




 
Per tutta la vita si era sempre definita un’esclusa, una reietta.        
Con un senso di vergognosa discriminazione che l’aveva portata a maturare una profonda mancanza di autostima e di fiducia in se stessa.    
Aveva lavorato sodo durante gli anni per cercare di eguagliare i successi altrui, i traguardi che avrebbero dovuto portare soddisfazione non solo personale, ma anche negli occhi delle persone che avrebbero dovuto amarla.

A dodici anni aveva iniziato la scherma e l’equitazione: il primo sport l’aveva scelto un po’ perché l’affascinava e un po’ perché le piaceva il rigore, la disciplina che trasudava da ogni movimento e lei sin da piccola voleva imparare ad essere perfetta, la migliore e un risultato del genere lo si poteva ottenere soltanto con delle regole ferree. La scherma aveva regole, obblighi, necessitava di continuità e dedizione. Aveva bisogno di quello sport.     
A scegliere l’equitazione, invece, era stato il suo istinto, il suo desiderio di libertà e di spontaneità. Un istinto che, per ovvie ragioni, teneva chiuso sempre in gabbia, cercando di addomesticarlo per farselo amico e poterlo sfruttare come punto di forza, non di debolezza.

A quindici aveva chiesto espressamente a sua madre di poterle reclutare un insegnante privato in grado di trasmetterle approfondimenti di matematica, di chimica, fisica, astronomia, ma anche di letteratura e storia. Tutto a questo mondo rappresentava un pezzo di storia e ogni cosa, anche la più piccola ed apparentemente insignificante, aveva un suo passato. E Lena doveva saperne di più, sempre.

A diciotto anni era una giovane donna affascinante, estremamente educata e cortese, con una cultura e una conoscenza del mondo superiore a quella di gran parte dei suoi coetanei. Era solare, determinata e piena di grinta.            
Per Lilian Luthor però, niente era abbastanza e Lena lo sapeva.

Lo sentiva in ogni sguardo assente, in ogni carezza asettica e in ogni commento tristemente gentile. Mai una volta sua madre era stata in grado di dimostrarle sinceramente il suo affetto.    
Mai un abbraccio, mai un sorriso genuino e mai c’era stata per Lena la limpida certezza di avere la donna al suo fianco.            
Per Lilian esisteva soltanto Lex e Lena, invece, rappresentava … un compromesso.

Sin da quando aveva memoria si era sempre sentita un alieno sulla terra.  
Come una radio sintonizzata su frequenze inedite, percepibili e raggiungibili soltanto da lei.      
Da ragazzina, durante le loro cene -unici momenti di reale unione familiare- le veniva chiesto di raccontare la sua giornata e negli anni aveva compreso che la richiesta dei suoi genitori non era comandata da un effettivo desiderio di sapere, piuttosto era la routine meccanica e sterile a gestire ogni tipo di conversazione che nasceva ogni qualvolta si ritrovavano tutti e quattro seduti a tavola.

Lena parlava, ma non veniva ascoltata.        
La guardavano, ma nessuno metteva sul serio a fuoco per poterla vedere davvero.          
Cercava di farsi capire, ma per quanto lei si mostrasse nella sua autenticità, nessuno mai comprendeva sul serio.

Ci aveva provato in tutti i modi, ma il tempo passava e tutto rimaneva sempre uguale. Per cui, rassegnata, un giorno aveva deliberatamente deciso di smettere di provarci, smettere di farsi notare, smettere di essere perfetta e sperare che qualcuno potesse accettarla, che qualcuno potesse prendersi cura del suo cuore e della sua anima. Aveva smesso di fingere, di portare maschere, di mostrarsi al mondo come un prodotto costruito e assemblato in modo impeccabile e finalmente aveva deciso di abbracciare la realtà nella sua purezza: aveva soltanto se stessa al mondo, a nessuno importava realmente di lei e nessuno avrebbe lottato per la sua persona. Nessuno se non se stessa.         
Questa consapevolezza ovviamente non aveva cancellato anni ed anni di sacrifici e privazioni, ma le aveva donato un certo equilibrio, una stabilità effettiva che non credeva avrebbe mai potuto raggiungere.

Non le importava più nulla del sangue, del peso del suo cognome e dell’amore che provava costantemente per la sua famiglia, per le poche persone che si erano susseguite nella sua vita o per chiunque altro. Aveva accettato che nonostante gli sforzi e la perseveranza, il suo istinto e la sua emotività erano indomabili tanto da non poterli lasciare chiusi per sempre in una gabbia. Aveva capito che doveva lasciar loro libero arbitrio.      
Soltanto così avrebbe potuto smettere di sopravvivere e iniziare a vivere davvero.

E National City significava questo per Lena: una nuova vita.

Una vita che sua madre aveva bellamente deciso di distruggere, insinuando nuovamente il dubbio in lei e nelle persone che la circondavano, mossa solo dalla pazzia e dall’odio.  
Un odio che le scioglieva il sangue nelle vene, un odio che si era impossessato di lei e l’aveva ingravidata col suo seme.
Un odio viscerale che cresceva ogni minuto sempre di più e come un veleno si propagava per tutto il suo corpo senza possibilità di scampo.

Quella donna era infetta e Lena non avrebbe lasciato che infettasse anche lei, non adesso che aveva qualcosa per cui valeva la pena vivere. Che aveva qualcuno per cui valeva la pena combattere e vivere.

Perdendosi in quei cupi pensieri, aveva perso di vista ogni altra cosa e solo in quel momento si rese conto di essere in ritardo per l’appuntamento che aveva con Kara, anche se era strano che l’altra non fosse già alla sua porta.       
Senza rimuginare troppo quindi, decise di sciogliersi i capelli e cambiarsi almeno la camicia, visto che non aveva tempo di salire di sopra nel suo attico per darsi una veloce rinfrescata. Aveva lavorato duramente tutto il giorno e in quel momento l’unica cosa che desiderava era essere tra le braccia della donna che amava.

Kara però era in un ritardo mostruoso e non riusciva a capire come poteva essere accaduto. 
       
Lei non era mai in ritardo. Mai.

Il suo lavoro le aveva insegnato la puntualità, il rispetto per gli appuntamenti e soprattutto quanto fosse importante per gli altri il tempo, per cui cercava sempre di spaccare il secondo. E si, ci riusciva piuttosto bene anche a causa della sua indole, che la portava ad essere una donna organizzata. Tutti i giorni tranne quello.

Attraversando la strada, alzò gli occhi sull’imponente edificio che rappresentava la sede della L-Corp e sperò con tutta se stessa che Lena non fosse arrabbiata per il suo ritardo.
     
C’era stata una rapina in centro. Una gioielleria piuttosto importante e il suo intervento era servito più di quanto credesse. Era tornata poi a casa e si era immersa in una spasmodica ricerca al vestito perfetto, il tutto contornato dall’aver dimenticato un appuntamento con Winn, che insistentemente aveva cercato di rintracciarla al cellulare senza evidente successo.

- Buonasera.- Kara entrò nell’edificio e arrivata al piano desiderato salutò prontamente l’assistente di Lena, appoggiando le mani sulla scrivania della donna ed emettendo un sospiro di sollievo. Era in ritardo soltanto di un’ora e Lena di solito era una persona comprensiva, quindi Kara sperava per il meglio.

-Salve signorina Danvers, la annuncio subito.- Le rispose cordialmente l’assistente, afferrando subito la cornetta del telefono che l’avrebbe messa in contatto diretto con l’ufficio.

Per evitare di sembrare troppo invadente Kara si spostò verso la sala d’aspetto, sedendosi in modo composto, come a voler nascondere in qualche modo l’emozione che provava ogni volta che si trovava anche solo in prossimità dell’altra.

Erano trascorse oramai alcune settimane dal loro primo bacio e le cose tra loro erano migliorate notevolmente.

Pranzavano spesso insieme e alcune volte Lena le aveva chiesto di raggiungerla nel suo studio anche in tarda serata per poter godere della reciproca compagnia, seppur per poco.
       
Ed ogni sera, tornata nel suo appartamento, Kara aspettava impaziente una telefonata dell’altra e trascorrevano sempre quasi un’ora a parlare, raccontandosi le rispettive giornate oppure ogni cosa che passasse loro per la mente.
           
Anche dal punto di vista emotivo Kara stava cercando di abbandonare ogni sua paura e buttarsi in questa magnifica nuova esperienza che aveva tra le mani. Come un vaso di cristallo, la bionda maneggiava  Lena e il loro rapporto con una cura, una devozione ed un’attenzione inimmaginabili.

Aveva paura che tutto potesse rovinarsi all’improvviso, che tutte quelle magnifiche emozioni che provava da quando aveva incontrato la mora potessero scivolare tra le sue dita come sabbia.

Stava cercando in tutti i modi di non lasciarsi sopraffare dalla paura, di lasciare libero sfogo ai suoi sentimenti e si era ripromessa di non precludersi nessuna possibilità con l’altra, perché sentiva che questa poteva essere l’occasione che avrebbe potuto cambiare sul serio la sua vita. Lo sapeva come si sa che c’è sempre un’alba che sorge dopo il tramonto, come si sa che il proprio cuore batte nel petto.
   
-Signorina, Miss Luthor l’aspetta.- 
  
Il suono di una voce riportò Kara alla realtà e subito si apprestò a recuperare la borsa poggiata al suo fianco, per poi ringraziare la segretaria ed entrare nello studio di Lena.

-Ehi.- Un enorme sorriso spuntò sul volto della bionda appena entrò nella stanza e dopo aver richiuso gentilmente la porta, si incamminò al centro della stanza in cerca della mora.

-Ciao mia salvatrice, avanti vieni qui a darmi un bacio.- La esortò Lena, sistemandosi più comodamente sul divano bianco e allargando le braccia in un chiaro segno d’invito.

- Cosa ci fai sul divano? Iniziavo a pensare fosse solo un elemento decorativo della stanza che tu non utilizzassi realmente.- Disse scherzosamente Kara, togliendosi la giacca e borsa, per agganciare il tutto all’appendiabiti.

-Prima che tu possa iniziare a scusarti per il ritardo, ti dico già che non ne hai bisogno tesoro, davvero. Ho finito un lungo collegamento con un meeting in Europa praticamente… dieci minuti fa.- Ribatté Lena,  sospirando stancamente e poggiando il capo sullo schienale del divano.

-Quindi vieni qui su, ho decisamente bisogno di te in questo momento. -

Kara non se lo lasciò ripetere e si fiondò letteralmente sul divano, accomodandosi al fianco di lei e poggiando le gambe su quelle di Lena, che subito le afferrò con una mano per non lasciarle scivolare.

Quest’ultima cercò subito gli occhi di Kara, la quale afferrò gli occhiali e li lanciò dietro di sé con un gesto quasi liberatorio. Era così bello poter essere se stessa ed ogni tanto era stufa di doverseli sempre aggiustare, mantenere e stare attenta che non la ostacolassero quando non erano al loro posto.   
   
In un attimo le labbra sottili di una impattarono contro le morbide e carnose dell’altra, muovendosi piano, dolcemente e senza timore. Una mano di Kara si insinuò nei capelli dell’altra, portandola leggermente più vicina a sé per regolare meglio i loro movimenti.   
        
I denti di Lena mordicchiarono leggermente il labbro inferiore della bionda in un tacito permesso e senza troppe cerimonie Kara dischiuse le labbra e accolse la lingua talentuosa della sua ragazza.

Oh Rao, l’aveva sul serio definita la sua ragazza?

-Mi sei mancata.- sussurrò Lena nel bacio, riprendendo subito dopo a venerare quelle labbra che tanto desiderava.

-Mmh, anche tu.- Rispose Kara, muovendosi lentamente sull’altra fino a ritrovarsi seduta a cavalcioni sulle sue gambe. Non aveva idea di quello che stava facendo, ma l’unica cosa a cui riusciva a pensare il quel momento era il corpo di Lena, il profumo di Lena e le labbra di Lena. Affondò entrambe le mani in quel mare di capelli corvini ed aumentò l’intensità di quel contatto, tirandole leggermente alcune ciocche e succhiandole avidamente la lingua e le labbra.

Le mani di Lena avvolsero possessivamente i fianchi della donna sopra di lei, massaggiandoli intensamente ed estendendo le carezze per tutta la sua schiena. Dio, adorava quel corpo.  
 
Non avrebbe mai capito come l’altra riuscisse ad essere così incredibilmente sensuale e straordinariamente tenera nello stesso momento. La sua pelle era così calda, così profumata e così… intensa.
          .          
I gemiti che emetteva quando i loro incontri si spingevano verso sentieri inesplorati erano una musica celestiale per le sue orecchie e i baci, Dio i baci di Kara erano pura estasi. Nessuno l’aveva mai baciata così, in modo passionale e allo stesso tempo così delicato. Attento.

-Non credi…- bacio - che dovremmo… - altro bacio – ferm.. mmh-

-Sta zitta.- sentenziò perentoria Kara, spostando la direzione dei suoi baci prima verso la mandibola, poi vero il collo dell’altra che, dal suo canto, iniziava a sospirare in modo decisamente più intenso e profondo.

La bionda assaggiò piano quella pelle d’alabastro, alternando morsetti teneri a baci vogliosi, iniziando a muovere inconsapevolmente il bacino avanti e indietro sulle gambe dell’altra.   
      
Le mani di Lena erano scese più giù, sempre più giù, accarezzando intensamente le cosce e il sedere di lei. Voleva farsi più audace, ma dannazione, erano nel suo studio e sapeva quanto Kara si stesse sforzando di essere così intrepida.
      
Da un lato apprezzava tantissimo il modo in cui l’altra le stava dimostrando di avere fiducia in lei, perché sapeva che per la ragazza era difficile lasciarsi andare davvero e non solo dal punto di vista fisico, ma anche e soprattutto dal punto di vista emotivo.

Ma doveva fermarla davvero, perché le mani di Kara si erano insinuate sotto la sua camicia e la sua pelle calda a contatto con le mani fredde di lei erano una combinazione letale.

-Kara…- Tentò di richiamarla, sospirando piano ed emettendo un piccolo gemito quando sentì i denti dell’altra affondare delicatamente nella pelle sensibile del suo collo.

Ripercorse a mani aperte, un’ultima volta, le toniche gambe della sua magnifica… non era la sua ragazza. O forse si? E massaggiò intensamente il suo sedere per poi agguantare i suoi fianchi, cercando di allontanarla gentilmente.

- Scusa…- Sussurrò Kara, riemergendo dal collo dell’altra e donandole un ultimo bacio pieno, prima di staccarsi definitivamente. - E’ tutto il giorno che ti penso.- Confessò poi, portando le mani sulle spalle di lei e sistemandosi meglio sulle sue gambe.

Abbassò lo sguardo e arricciò il naso, improvvisamente timida, e respirò a pieni polmoni almeno un paio di volte, prima di incontrare di nuovo le iridi lucenti della ragazza seduta praticamente sotto il suo corpo oramai in fiamme.

- Beh, si vede.- Ridacchiò Lena, stringendo amorevolmente la presa sul busto della bionda e inchiodando gli occhi nei suoi.

-Sei bella.- Esclamò languidamente la mora, sorridendo di gusto quando notò le guance dell’altra decisamente troppo rosse.

-Lena, smettila.- Si lamentò imbarazzata Kara, cercando di portarsi le mani al volto per nascondersi dallo sguardo di lei.      
Si sentiva nuda ogni volta che Lena la guardava. Quegli occhi chiari e limpidi le penetravano l’anima, portando a galla delle parti di se stessa che credeva non esistessero neppure.

-Ok, ti do tregua solo perché non voglio che tu muoia di combustione spontanea.- Sentenziò Lena, scostandosi leggermente dalla bionda e poggiandosi comodamente allo schienale del divano, unico testimone di quel momento così intimo.

-Allora dimmi, come è stata la tua giornata?-

-Oh Rao, è stata un inferno.- Esclamò con fare esasperato Kara, decidendo subito dopo di liberare l’altra e si buttò quasi a peso morto sul divano, avvicinandosi poi immediatamente al fianco di Lena, poggiando il capo sul petto di lei e stringendola a sé gentilmente.        
Dal suo canto, la mora drappeggiò prontamente un braccio sulle spalle di Kara e la strinse forte, regalandole un tenero bacio sul capo.

-Questa mattina ho avuto una discussione bruttissima con James. Quell’uomo sa essere davvero testardo quando vuole, in più il capo ha preteso un articolo per il numero di domani e onestamente? Tra le tante cose da fare l’avevo iniziato, ma non ho avuto modo di concluderlo come volevo.-

Lena l’ascoltava attentamente, con gli occhi chiusi e il capo reclinato all’indietro. In pratica era diventata in pochissimo la personificazione del concetto di tranquillità. E tutto grazie a Kara.

-In tutto ciò, mia sorella sembra completamente essersi dimenticata di me ed è tutta immersa nella sua nuova relazione con Maggie. Ti ho parlato di Meggie? Cioè, è una ragazza fantastica e sono davvero contenta che abbia aiutato Alex con la scoperta di se stessa e tutto il resto, però io… ho bisogno di mia sorella, ecco. Vorrei poterle raccontare. Tipo… di te. S-sempre che a te vada bene ch-

-Kara.- La richiamò dolcemente Lena, riportando i suoi occhi sul viso di lei e intrecciando la mano che l’altra aveva posato sul suo grembo con la sua.

-Si? Maledizione, sto parlando troppo. Perdonami. Sono un po’ logorroica e p-parto in quarta ogni tanto, io non…- Tentò di scusarsi la bionda, affondando subito dopo il volto nel petto dell’altra e serrando gli occhi in un moto di imbarazzo.

-Non sei affatto logorroica. Diciamo che dai delle risposte esaustive.- La rassicurò Lena, sorridendo affettuosamente.

Kara riemerse dal petto di lei e si sistemò meglio, poggiando la guancia allo schienale del divano. Il suo naso che sfiorava la guancia rosea di Lena, i suoi occhi che la scrutavano attentamente, aspettandosi da un momento all’altro che la mora potesse dissolversi nel nulla. Scomparire come fumo che si dissolve nell’aria.

-Più ti guardo e più mi chiedo c-come… cioè, come sia possibile.-

-Come sia possibile, cosa?- Rispose dubbiosa la mora.

- T-tu ed io. Quello che sta succedendo. Non c-ci hai mai pensato? Ci sono così tante persone più semplici di me o sai, anche più… n-non lo so, più tutto. Rispetto a me.- Tentò di spiegarsi Kara, cercando di non abbassare lo sguardo.

Lena prese un piccolo respiro, sorridendo in un modo così luminoso e affettuoso che Kara si sentì quasi in difetto, perché non riusciva ad immaginare cosa l’altra vedesse in lei.

-Se potessi, ti presterei i miei occhi per farti capire quello che vedo quando ti guardo.-

-Io non volevo ins-

-Lasciami finire, ti prego.- Esclamò Lena, sporgendosi poi di pochissimo in direzione dell’altra e bloccando le sue parole con un bacio a fior di labbra.

- Tu sei… bellissima. Tu non sei paragonabile a nessun’altra persona. Per me sei speciale e non a causa dei tuoi poteri.- Continuò la mora, mantenendo il contatto visivo con Kara. Non le avrebbe permesso di distogliere lo sguardo, perché voleva farle capire anche con gli occhi quello che sentiva.

-C’è una legge chimica non scritta, ma assolutamente vera che dice che il simile scioglie il simile. Significa che due sostanze simili, messe in contatto, spezzano i loro legami interni per formarli con l’altra. Significa che tutto ciò che pensi che io sia, in parte o in tutto, lo pensi perché siamo simili, solo che non lo vedi. Non potremmo essere legate, se non fossimo affini e l’affinità d’animo è molto rara.- *

-Lena…- Sospirò emozionata Kara, con gli occhi lucidi e mani tremanti.

-Fammi finire, ho detto. Non credevo fossi così disubbidiente.- Esclamò giocosa Lena, dandole un piccolo bacio sul naso e facendo sorridere l’altra.
-Ogni legame che instauro con una persona è speciale e diverso in base alla persona con la quale vengo a contatto, questo mi sembra ovvio. Per cui io non voglio nessun altro e mi comporto in un certo modo solo con te perché tu sei unica, quindi il nostro legame è unico e il mio modo di approcciarmi a te è unico.- Terminò la mora, raccogliendo prontamente con le labbra una lacrima che, incontrollata, precipitava dalla guancia arrossata di Kara.*

-Non volevo farti piangere.-

-N-no, cioè… è che n-nessuno aveva mai…- Tentò di parlare Kara, ma era troppo emozionata anche solo per poter esprimere in modo coerente una parola.  
     
Lena aveva realizzato così tante cose in quelle ultime settimane, aveva capito che le stava crescendo dentro un sentimento mai provato prima e questa consapevolezza la spaventava a morte.     
Non credeva che sarebbe mai riuscita ad innamorarsi di qualcuno, troppo concentrata nel preservarsi e nel nascondersi dietro i muri che aveva costruito per difendere un’integrità difficilmente conquistata.        
Ma sapeva che anche l’altra era terrorizzata, ne aveva avuto la prova quella sera e non voleva che Kara si sentisse spaventata. Voleva che si sentisse libera, al sicuro e soprattutto… beh, amata.

In men che non si dica Lena si strinse a Kara, portando entrambe a distendersi sul divano in un groviglio di braccia e gambe, quasi a formare un bozzolo. Dove finiva una iniziava l’altra, senza alcuna distanza inutile a ricordar loro che in realtà erano due corpi distinti e separati.

Si bearono del reciproco calore per un tempo interminabile, lasciandosi sopraffare dall’amore ancora inespresso - ma decisamente tangibile e reale - che provavano l’una per l’altra.

- Sai, anche io sono stata adottata.- Sussurrò Kara ad occhi chiusi, totalmente vulnerabile e mossa dalla voglia di far sapere all’altra tutto di lei. Ogni pensiero, ogni trascorso e ogni sentimento provato.

- Lo avevo intuito, ma non ho mai chiesto nulla perché non volevo indurti a raccontarmi senza che tu fossi realmente pronta.-

- Il mio pianeta si chiamava Krypton ed era totalmente diverso dalla Terra. Forse ti sarebbe piaciuto, sai?- Continuò Kara, sorridendo leggermente, ricordando la geografia del suo pianeta natale.

- Ero figlia unica e i miei genitori, i miei zii e tutta la mia famiglia mi amavano in un modo incondizionato. Ero una bambina felice, circondata dall’amore, dal rispetto e immersa in un mondo che amavo, di cui andavo fiera.-

- Credi che sarei stata simpatica alla tua famiglia?- Domandò Lena, senza smettere neppure un secondo di accarezzare con delicatezza l’altra.

- Mia madre ti avrebbe adorata, ne sono sicura.- Rispose prontamente Kara, stringendosi istintivamente di più a Lena, come a volersi rifugiare in lei ed evitare di lasciarsi sopraffare dalla malinconia che provava ogni qualvolta i ricordi della sua famiglia e del suo mondo le tornavano alla mente.

- Era una donna molto saggia, sai? Non dimostrava apertamente il suo affetto, forse perché la sua posizione sociale non glielo permetteva o forse perché non voleva dimostrarsi troppo emotiva, non so. Ma ricordo chiaramente come ogni sera si intrufolava gentilmente in camera mia, si distendeva al mio fianco e iniziava ad accarezzarmi i capelli. Io aprivo gli occhi anche se ero assonnata e le chiedevo di intonarmi una canzone, così che potesse accompagnarmi nel sonno. E lei mi baciava il naso, la fronte, le guance e poi iniziava a canticchiare la mia canzone preferita.-

Scavare nella propria memoria alla ricerca di ricordi felici è sempre logorante, perché sono proprio i ricordi felici e spensierati che fanno sentire la mancanza, l’assenza che anche a distanza di mesi o anni, squarcia il petto e stringe il cuore esattamente come fosse il primo giorno.        
E non c’era momento in cui Kara non pensasse alla sua famiglia, al suo passato e a ciò che aveva perduto. Spesso ci pensava con nostalgia, altre volte le ritornavano alla mente sprazzi di vita gioiosi e divertenti e il buon umore si insinuava in lei e le arricchiva la giornata. Altrettante però, erano le volte in cui si ritrovava in lacrime nel suo letto e iniziava ad inveire contro il nulla, arrabbiata con se stessa e con il suo passato perché il senso di abbandono diventava tanto opprimente da non lasciarla respirare. Odiava profondamente la sensazione di solitudine che la pervadeva nei momenti più inaspettati, perché in quei momenti né Alex, né i suoi amici e tanto meno fare del bene servivano a qualcosa.  Nulla riusciva a farla sentire meno persa, meno ospite nella sua stessa vita.      

- Tua madre doveva essere davvero una persona fantastica e immagino tu abbia preso molto da lei. Tale madre tale figlia. - Sussurrò dolcemente Lena, sistemandosi meglio sul divano e ritrovandosi occhi negli occhi con l’altra.

Trovò quelli di Kara colmi di lacrime non versate e un’espressione di pura sofferenza dipinta in volto e a quella vista Lena non riuscì proprio a trattenersi: la baciò con passione, con tutto il trasporto di cui era capace. Voleva che Kara capisse quanto le importava e che - ovviamente  sotto altri aspetti - comprendeva le sue parole quasi come se fossero proprie.

La bionda rispose al bacio con trasporto, avvolgendo con vigore un braccio attorno al busto di Lena e intrecciando le sue gambe con quelle di lei. Sempre più unite, sempre più decise.  
Il respiro di Kara era irregolare, assuefatta dall’odore della mora e sopraffatta da tutte le sensazioni contrastanti che simultaneamente erano esplose dentro di lei. Nella sua mente cercava di aggrapparsi ad un barlume di lucidità per evitare di perdere il controllo, soprattutto perché non voleva rischiare di far del male a Lena o di spaventarla con qualche brusca manifestazione involontaria dei suoi poteri.

- Non voglio aprire gli occhi perché ho p-paura che stia succedendo davvero, ma… Lena, stiamo fluttuando, vero?- Sibilò Kara ad un certo punto, staccandosi solo di pochi millimetri dalle labbra dell’altra e con la benché minima intensione di aprire gli occhi, troppo intimidita e sì, anche un po’ frustrata.

Lena non si mosse di un millimetro e aprì improvvisamente gli occhi, cercando di capire se davvero si stesse librando nell’aria assieme all’altra ed effettivamente si rese conto di essere a quasi mezzo metro di altezza rispetto al divano, il che non solo la stupì, ma come al solito la divertì moltissimo.

- Tesoro, apri gli occhi. Non vergognartene su.- La incoraggiò la mora, quando notò che l’altra non solo non aveva ancora aperto gli occhi, ma aveva anche il broncio e il viso rosso dall’imbarazzo. Le accarezzò dolcemente una guancia umida a causa di qualche lacrima ribelle e attese.

- Io non so come ci riesci a non scappare tipo speedy gonzales.-

- Credevo di essere più bella di un topo, ma se per te va bene così, chi sono io per contraddirti.- Disse Lena scherzosamente, aggrappandosi a Kara non appena notò che l’altra stava riportando entrambe a contatto diretto con il divano che fino a poco prima le ospitava.

- Ma cos- no che non sei un topo, dai…- rispose Kara ridendo, contenta che l’altra avesse smorzato il momento, infondendole la giusta tranquillità che le serviva per riaprire gli occhi e tornare ad immergersi in quelli limpidi di lei.

- Scusa.-

- Ti scuso solo se mi dici che sono più bella di un topo.- Rispose Lena, affondando il viso nel collo di Kara e ispirando il suo odore come se ne andasse della sua vita.

La bionda rise e sussurrò con voce bassa e piena: - Sei la donna più bella che abbia mai visto. La donna più sensuale che esista e hai un modo ipnotico di muoverti intorno a me che mi fa diventare matta. Lo giuro.-

Il corpo di Lena diventò improvvisamente elettrico, ma non mosse un muscolo, anzi. Iniziò lentamente a depositare languidi baci sul collo di Kara e respirare in maniera irregolare.

- Non so se sarò in grado di… diventare tua nel modo in cui tu ti aspetteresti, ma so di aver incontrato una donna forse imperfetta per gli altri, ma perfetta per me. E lo giuro a te come se lo stessi giurando a me stessa: non saremo più sole d’ora in poi. -

- Tu… insegnami solo ad amarti Kara. Non chiedo altro. - Mormorò Lena tra un bacio e l’altro.

Kara affondò una mano nei capelli dell’altra e assecondò i movimenti del suo capo, mentre con l’altro braccio non fece altro che portare la mora completamente distesa su di lei. Aprì leggermente le gambe, lasciando che il bacino di una entrasse a contatto con quello con dell’altra e piegò le gambe affondando i piedi nel divano, oramai sicura di non poter più tornare indietro.

- Credo…- Iniziò a dire, sospirando pesantemente. - Che t-tu lo sappia fare già p-piuttosto bene. -

E d’improvviso entrambe capirono di essere pronte.           
Quella sera Kara aveva capito di non essere più sola e Lena aveva accettato finalmente la verità: sentirsi un alieno sulla Terra era una sensazione che l’accompagnava da una vita e dopo anni era non solo riuscita a diventare amica di un alieno, ma addirittura ad innamorarsene.

Trent’anni della sua vita erano trascorsi e finalmente Lena Luthor aveva capito che non c’era via di scampo dall’amore: più forte di ogni barriera spazio temporale, più forte di tutto e di tutti.          
Si rese conto che non la stupiva ciò che provava, ma ciò che non riusciva a provare per nessun’altro, nemmeno nei suoi stessi confronti provava tutto quel sentimento. Si rese conto che se avesse perso Kara, probabilmente non si sarebbe più ritrovata. Mai.**

E perché rischiare di perdersi senza di lei, invece che perdersi in lei?











* tratto da un'esperienza personale, in quanto parte della "dichiarazione" di Lena appartiene a parole che mi sono state dedicate molto tempo fa da una persona per me molto speciale. 

** Il testo originale da cui ho tratto il periodo è:
"Non mi stupiva ciò che
provavo per te, ma ciò 
che non riuscivo a 
provare per 
nessun'altro, nemmeno 
nei miei confronti
provavo
tutto quell'affetto, 
che se ti avessi perso, 
non mi sarei più
ritrovata."






NOTE AUTRICE:

Eccoci qui.
In primis, ci tengo a ringraziare tutte le persone che hanno letto/recensito/inserito tra preferiti-seguiti-ricordati la mia prima one shot, "YOU’RE MY GREATEST MASTERPIECE ". Siete stati tutti fantastici e i vostri pareri mi hanno aiutata moltissimo nella stesura di questa nuova shot. Vi adoro *-*
Spero che possiate dedicarmi di nuovo qualche minuto del vostro tempo per farmi sapere cosa pensate di No escape from love, sarebbe davvero importante per me scoprire i vostri pareri e le vostre critiche. Essendo nuova nell'ambito della scrittura, qualsiasi cosa mi diciate può servirmi per arricchirmi e migliorare in questo percorso. 
Spero di continuare a scrivere e di avere ispirazione, così da poter condividere con voi altre pazzie che mi frullano nel cervello (e non sono poche u.u) 
A prestissimo e grazie di cuore - di nuovo - a tutti.
VIVA LE SUPERCORP ASDFGHHJKL
Ross!


 
  
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