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Autore: Akira Yuki    18/02/2017    1 recensioni
Gilbert Beilschmidt è un famoso quanto temuto agente della Gestapo, il quale viene incaricato di condurre un'indagine su un certo Roderich Edelstein, accusato di proteggere illegalmente degli ebrei. Tuttavia gli eventi prenderanno una piega davvero inaspettata.
Gilbert x Roderich. Scene di violenza.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Austria/Roderich Edelstein, Germania/Ludwig, Prussia/Gilbert Beilschmidt
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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Gilbert iniziò ispezionando il salotto dell'appartamento di quei ragazzi. Il luogo era piccolo, sui divani vi erano dei lenzuolo, c'era diversa polvere sui mobili. Gilbert, che era abituato all'ordine e alla pulizia, riteneva quel posto una sorta di topaia, un luogo sudicio come le persone che ci potevano vivere. 
L'albino controllò i cassetti del mobile del salotto, trovando solo cose inutili.

Uno dei suoi uomini lo chiamò dalla cucina. "Signore, qui ci sono solo carte inutili e medicine".

Gilbert annuì e andò a controllare in una delle due camere, mentre un terzo uomo stava controllando l'altra camera. Questa era la camera di una femmina: piuttosto ordinata, ma piena di stracci. L'albino controllò tutta la stanza, senza trovare nulla di interessante. Stranito dal fatto di non aver trovato nulla di compromettente neanche in questa stanza, si abbassò per controllare sotto il letto, non trovando nulla.

L'uomo che aveva controllato l'altra camera chiamò l'albino. "Signore, l'altra stanza è vuota".

"È impossibile che non ci sia nulla. Ricontrollate bene tutti e due!", urlò Gilbert. I due uomini corsero a ricontrollare le stanze.

In uno scatto d'ira, Gilbert tirò via i cassetti del mobile nella stanza della ragazza, così che tutto il loro contenuto si riversasse in terra. Vi era tutta roba inutile, eccetto per un interessante particolare: sotto uno dei cassetti vi erano delle carte attaccate con del nastro adesivo. Egli prese il cassetto e tolse le carte, rigettando il casetto in terra. Le carte erano in realtà delle lettere.

Gilbert uscì dalla camera e guardò i suoi uomini.
"Voi finite qui e vedete se trovate altro".

Detto ciò uscì dall'appartamento e dal palazzo, tornando verso il quartier generale delle SS.

Mentre si faceva strada tra gli uffici del palazzo, una delle SS lo fermò e, dopo il saluto, lo aggiornò sulla situazione dei ragazzi:
"Signore, sono entrambi nelle stanze d'interrogatorio. Appena darete l'ordine inizieremo".

Gilbert ricambiò il saluto e annuì al soldato, avvertendo che sarebbe arrivato da loro in pochi minuti. Si allontanò verso il suo ufficio e, una volta dentro, iniziò a leggere le lettere.



Roderich si ritrovava in una casa che non era la sua bellissima villa e non era 'sua'. Non si sentiva a suo agio quando doveva stare in un posto senza il proprio proprietario, ma doveva mettersi il cuore in pace. Si guardò attorno e notò una piccola libreria su uno dei muri del salotto, quindi si mise a guardare che libri ci fossero. Molti erano dei classici, altri erano libri riguardanti la storia o l'arte della guerra. In sintesi: non c'era nulla che lo potesse interessare.

Sospirò e si guardò di nuovo attorno. In seguito si avviò per le scale, salendo piano piano. Non era buona educazione andare a curiosare in case altrui, ma non voleva stare con le mani in mano e voleva sapere di più su questo strano albino. In casa non c'era nessun altro, quindi poteva guardare a giro senza aver paura di essere scoperto. 

Una volta al piano di sopra, entrò nella stanza di Gilbert: era perfettamente in ordine. La scrivania vicino al letto era piena di fogli, ma comunque ordinata. 

Roderich guardò qualche foglio sulla scrivania: erano rapporti, informazioni su missioni, su operazioni e su persone. Su altri fogli vi erano degli schizzi. Il ragazzo fece attenzione a rimettere tutto esattamente com'era dopo averla letta. 

Tra i tanti fogli trovò una lettera speditagli da qualche persona molto vicina a Himmler, capo supremo delle SS. Nella lettera questa persona informava Gilbert di cosa aveva provocato quell'esecuzione durante la rivolta degli studenti e chiedeva di non ripetere il gesto, altrimenti ci sarebbero state conseguenze anche per lui.

Roderich mise la lettera al suo posto, ma trovò un'altra lettera sempre da parte di qualche persona molto influente: stavolta era scritta aveva mano, quindi doveva essere una cosa non ufficiale. Era strano trovare una cosa così tra tutti quei rapporti e missive, così Roderich la lesse.

Nella lettera, questa persona si congratulava con Gilbert, usava un vocabolario ampio, sembrava una vera e propria lode in onore dell'albino. Tuttavia, presto Roderich capì il perché di quella lode: a quanto pare Gilbert aveva ucciso un gruppo di anarchici, ma non uccisi dopo un processo o altro. Nella lettera, l'uomo stava raccontando, con tono quasi divertito, il modo in cui l'albino si era liberato di quei ragazzi: rinchiusi nella loro stessa casa, li aveva lasciati bruciare vivi ed era rimasto ad aspettare finché non fu sicuro che erano tutti morti.

In quel momento, Roderich sentì la porta del piano terra aprirsi. Il sangue gli si era gelato nelle vene. Doveva uscire subito, prima che qualcuno lo scoprisse. Rimise il foglio sulla scrivania e si sbrigò ad uscire dalla camera. Si affacciò alle scale e vide che Ludwig era tornato a casa. 

Tirò un sospiro di sollievo e scese le scale, cercando di rimanere calmo.

Quando il biondo lo sentì, si girò.
"Mh? Sei ancora qui?".

Roderich annuì. "Sì.. Vostro fratello vuole che rimanga qui mentre lui è via".

"Capisco.. Va bene. Io vado in cucina a mangiare qualcosa, tu vuoi nulla?", chiese il soldato.

Il ragazzo scosse la testa. "No, grazie".

Ludwig si diresse in bagno per lavarsi le mani, poi andò in cucina e si preparò qualcosa di veloce da mangiare. Si sedette a tavola e iniziò a mangiare.

Roderich lo guardava, aveva molti pensieri in testa. Decise allora di parlargli. Si avvicinò e si sedette a tavola anche lui.
"Posso farvi delle domande?".

Ludwig lo guardò un po' stranito dalla richiesta, ma annuì.

"Ecco, qual'è esattamente il lavoro di vostro fratello?", chiese Roderich.

"Lui comanda varie squadre di ricerca al momento. Deve controllare tutti i casi maggiori che gli vengono presentati e, se è importante, indagare su essi lui stesso. Si, direi che più o meno è questo il suo lavoro".

Ci fu un po' di silenzio, Roderich stava pensando alla sua prossima domanda, mentre Ludwig mangiava tranquillo.

"Tuo fratello è un tipo..violento? Intendo con le persone in generale", chiese Roderich, facendosi coraggio.

"Mh.. Beh, no", rispose Ludwig. "Tuttavia.. È bene non farlo arrabbiare".

Roderich rimase a guardare il biondo per qualche secondo, poi parlò. "Cosa intendete..?".

Ludwig guardò il ragazzo dritto negli occhi. "Mio fratello è una persona rispettabile, è il migliore nel suo campo, ha fatto molti sacrifici per arrivare dov'è adesso. Tuttavia, ci sono volte in cui fa totalmente di testa sua". Ludwig guardò il ragazzo con maggior intensità. "Non so tutti i dettagli delle sue missioni o di ciò che ha fatto e non voglio saperli. So solo quello che le voci fanno girare ed io non sono d'accordo con mio fratello per i suoi modi". Il tedesco, finito di mangiare si alzò in piedi e sparecchiò.

"Faresti bene a sperare di liberarti presto della situazione in cui sei. Così sarai di nuovo libero e salvo", Ludwig diede un'ultima occhiata a Roderich. "Io devo uscire. Ti serve qualcosa?"

Roderich scosse la testa.

"Va bene.. A dopo allora". Ludwig si mise una lunga giacca e uscì di casa, lasciando di nuovo Roderich da solo.

Il ragazzo ora aveva freddo. Aveva i brividi sulla pelle e non capiva perché. Si sedette sul divano e aspettò di riscaldarsi, ma i suoi pensieri non gli davano tregua. Ora aveva quasi paura del luogo in cui si trovava, ma soprattutto della persona che lo abitava.

Alzò una mano per toccarsi l'orecchio che gli aveva morso Gilbert. Sentiva ancora un po' di dolore. Si strinse tra le braccia, cercando di darsi calore.

Dopo qualche minuto si calmò finalmente è guardò l'orologio, non era passato molto tempo, Gilbert sarebbe tornato tra qualche ora. Decise di alzarsi e di tornare in camera sua, voleva sapere di più, voleva sapere se era davvero così crudele o se aveva anche un lato più umano. 
Una volta in camera sua, si mise a curiosare. Osservò le poche foto che aveva di lui e suo fratello insieme; per curiosità guardò nell'armadio che vestiti portava di solito. Purtroppo non c'era molto altro e Roderich non se la sentiva di leggere altri fogli sulla scrivania, decise quindi di smettere e tornò in salotto, al piano di sotto. 

Stranamente aveva ancora freddo, fu preso da qualche brivido. Vedendo un giaccone sull'appendiabiti, pensò che non avrebbe dato fastidio a nessuno se lo usasse solo per qualche minuto. Lo prese, mettendoselo sulle spalle e si sedette sul divano. 

Nonostante fosse assillano da vari pensieri, il calore che si era creato dentro quel giaccone era piacevole e rilassante, tant'è che Roderich non resistette e si addormentò.



Gilbert aveva assistito e partecipato all'interrogatorio dei ragazzi ed una era la cosa certa: loro non avevano mai incontrato l'autore delle lettere che gli arrivavano, eccetto per l'episodio con il signorino Eldestein. Gilbert avrebbe potuto verificare che le lettere inviate ai ragazzi non erano da parte di Roderich confrontando la scrittura di esse e quella del ragazzo, tuttavia le lettere potevano essere state scritte da qualcuno che semplicemente scriveva un dettato. Quindi, il fatto che la scrittura delle lettere non corrispondente a quella dell'austriaco non era una prova sufficiente per liberarlo dalle accuse. 

Eppure, c'era un particolare che aveva colto la sua attenzione: le lettere che arrivavano ai ragazzi davano luoghi e orari precisi, affinché essi potessero fare proteste o attacchi contro qualche figura statale. Questo era un particolare molto curioso, Gilbert sapeva che non poteva essere un caso e proprio per questo si fece consegnare i turni di ogni squadra di ricognizione di ogni data segnata sulle lettere. 

Si chiuse nel suo ufficio per controllare ogni turno e luogo di pattugliamento.

Dopo più di un'ora venne ad una conclusione: in ogni luogo descritto sulle lettere, alla rispettiva ora, risultavano o poche o nessuna pattuglia a controllare il posto. Ciò non poteva essere un caso.

Gilbert mise le carte da parte dopo aver visto che erano passate varie ore da quando aveva lasciato casa. Era meglio allora che tornasse, così per controllare che il principino stesse ancora lì.
Prese la giacca e andò via, tornando a casa.

Una volta dentro, si tolse la giacca e accese la luce. Si guardò attorno cercando il ragazzo, ma fu sorpreso da quel che vide: Roderich stava dormendo serenamente sul divano, circondato dal suo giaccone. 

Rimase a guardarlo per un po', ma decise di non svegliarlo. Si recò quindi in cucina per preparare qualcosa.

Dopo pochi minuti, Roderich fu svegliato da un buon odore proveniente dalla cucina. Si stropicciò gli occhi leggermente e si alzò, andando verso la cucina per vedere chi stava cucinando. Gilbert stava preparando della carne per cena.

"Scusa, ho usato il tuo giaccone", disse Roderich.

"Mh?", il prussiano si girò verso il ragazzo. "Ah, tranquillo, faceva un po' freddo in casa, quindi va bene", detto ciò tornò a cucinare.

Roderich si tolse il giaccone dalle spalle e andò a rimetterlo al suo posto. 
In quel momento rientrò in casa anche Ludwig.
"Ben tornato, Beilschmidt", disse Roderich.

Ludwig annuì al ragazzo e si tolse la giacca. "Cosa hai fatto fin'ora?".

"Nulla di che.. Mi ero solo addormentato sul divano".

Ludwig lo guardò tranquillo e si sedette sul divano, sospirando stanco.

Roderich invece tornò in cucina e si avvicinò a Gilbert, che indossava ancora la camicia bianca, i pantaloni e gli stivali della sua divisa, a quanto pare non aveva avuto tempo di cambiarsi.
"Cosa avete fatto a quei ragazzi?", chiese il ragazzo.

"Un semplice interrogatorio. Ora dovranno rimanere in carcere per un po'".

"E cosa hai scoperto?"

"Beh..", Gilbert si girò a guardarlo, con una faccia divertita e con un tono strafottente parlò. "Sicuramente la persona con cui avevano contatti non eri te. Tu non saresti mai stato così attento nei particolari".

Roderich cercò di mantenere un tono calmo, sapeva che l'albino si divertiva a farlo arrabbiare e per questo non gliel'avrebbe data vinta.

Tuttavia, detto ciò, Gilbert tornò serio e continuò. "Temo che le cose siano anche peggiori. Il loro contatto aveva accesso ai turni delle squadre di ricognizione. Quindi, o è un militare, oppure qualcun'altro gli ha dato quelle informazioni. Ma penso sia più probabile la prima ipotesi".

"Quindi, stai dicendo che c'è qualcuno che sta aiutando la Resistenza proprio dall'interno dei vostri dipartimenti?".

Gilbert annuì. "Sì. E questo atto di tradimento dovrà finire presto".

Roderich rimase un po' in silenzio ma poi il suo sguardo parve illuminarsi. Si avvicinò a Gilbert e parlò entusiasta. "Quindi non avete più motivo di sospettare di me, potete lasciarmi libero! Ormai non vi servo più per le vostre immagini, quindi lasciatemi andare".

Gilbert rimase ad ascoltarlo, ma quando Roderich finì, egli sorrise, con uno di quei sorrisi affatto non rassicuranti. "Oh, non è così facile principino. Tu rimani ancora un sospettato. Fammi terminare questo caso e solo allora sarai libero".

L'austriaco lo guardò ora arrabbiato, ma il prussiano parlò ancora prima che potesse farlo il ragazzo.

"Cos'è? Non ti piace qui?", chiese divertito l'albino.

Roderich strinse i denti, non voleva cedere alla rabbia solo per dargli soddisfazione. Si girò e fece per tornare in salotto, se non che il prussiano gli prese un braccio con una mano e lo tirò verso di sé, in modo da averlo davanti e aderente al proprio petto. Gilbert si abbassò leggermente e, mentre lo teneva fermo con le sue braccia, con una mano gli spostò dei capelli dall'orecchio che portava ancora il segno del morso e gli sussurrò: "ricorda che noi due non abbiamo ancora finito".

Roderich si dimenò per farsi lasciare. "Lasciatemi!".

Gilbert lo lasciò subito e rimase a guardarlo divertito. Roderich lo guardava con odio e dopo essersi sistemato tornò in salotto. 

Ludwig si stava dirigendo in cucina in quel momento. Il biondo guardò il fratello un po' contrariato.

"Non trattarlo male.. Ricorda che è un ospite alla fine".

"Sì sì, tranquillo Lud, stavamo solo scherzando", disse Gilbert divertito. Tuttavia il suo sorriso non bastò per non far preoccupare il fratello minore, il quale si limitò a sospirare.





Nota dell'autrice: Scusate se vi ho fatto aspettare tanto per aggiornare >.<


  
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